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    Una nuova rubrica di NPG

    PAROLE ADOLESCENTI

    Virginia e il professore


    12. Un sogno salva la vita?


    200vdv
    Caro Prof, 
    tra i vari compiti a casa in questo tempo di “forzata vacanza”, avevo da preparare una argomentazione… che sento esprimere davvero uno di quei temi "di vita" che sto condividendo con Lei da qualche tempo ormai. Il sogno. Sì proprio quelli che – dicono – sono il cibo quotidiano di noi adolescenti, di cui quasi siamo “impastati”, quelli che ci fanno vivere, appunto “sognare”.
    Gliene posso parlare?
    Allora, i sogni. Cosa sono? Già... non è questa una domanda che specialmente i giovani dovrebbero porsi più spesso? Io lo faccio. Capire cosa sono, vederne la differenza dalle illusioni, da un immaginario campato per aria... e capire perché possono/devono diventare il motore di una vita.
    Azzardo una metafora. Se il futuro fosse un palazzo (ciascuno non sogna forse una propria “casa” per il futuro?), le sue fondamenta - la parte più solida della costruzione - sarebbero fatte di qualcosa che è più forte del cemento e del ferro, sarebbero “astratte e immateriali”. Intendo dire, sarebbero composte di speranze e di fiducia, di desideri e di sogni. Già nelle fondamenta ci sta un sogno.
    Come vede, sto girando attorno a immagini perché forse non saprei dare delle definizioni precise, ma sappiamo che i sogni sono l’inizio di tutto. Non si può vincere una corsa se prima non si e sognato di farlo. Certo, l’allenamento prima di questa corsa è importantissimo, ed è – anch’esso – essenziale per la vittoria. E allora i sogni sono superflui? No di certo: cosa, se non un sogno, potrebbe mai spingerci a metterci in gioco (il più delle volte con grandi fatiche) per raggiungere un obiettivo? Ho parlato dello sport, ma potrei citare qualunque altra cosa ci stia a cuore; per esempio un obiettivo scolastico, un’abilità come il suonare, imparare una lingua, un progetto per il futuro…
    Cosa mette in moto la voglia nonostante la fatica e anche i fallimenti che l’obiettivo comporta?E poi, solo chi sogna, chi immagina, può regalare qualcosa di bello a chi ha intorno, arricchendo se stesso e gli altri. Penso ad esempio a Giacomo Leopardi. No, non si può dire che lui abbia trascorso una vita felice. Sempre soffocato dall’ambiente che lo circondava, ha incontrato ostacoli e dolori nel suo cammino, si è visto limitata la sua libertà dai familiari. Eppure, gli bastò guardare l’orizzonte coperto da una siepe per immaginare l’infinito, per cercare di descriverlo (per quanto un uomo, essere “finito”, possa farlo), di creare un mondo dentro questo infinito, un mondo che lo ha aiutato a vivere e ha fatto scattare la scintilla in tanti. E così facendo, ha regalato alla letteratura una delle opere più belle, e a tutte le persone che vissero dopo di lui (comprese noi nel 2020) dei pensieri degni di essere custoditi nel cuore di tutti. È vero, forse questo non bastò per renderlo un uomo felice, ma di certo lo rese un grande Uomo, che poteva, con la sua immaginazione, colmare il vuoto che aveva nel cuore.
    Forse, in fin dei conti, ci basta sognare, e il naufragar ci sarà dolce in questo mare.
    Ecco, Prof, io sogno così. E gli adulti sognano ancora?
    Sua (a casa da scuola)
    Virgy

    PS. In questo tempo sogno... che tutto torni come prima!


    marcoCarissima Virginia,
    sono contento di leggere la tua lettera e di sapere che stai così tanto bene da aver voglia di sognare, e proprio in questo tempo così complesso. In un libro che ho scritto dal titolo “Diario (quasi segreto) di un Prof”, che inizia proprio con un sogno, c’è questo capitolo che mi piace condividere con te, perché risponde alla tua domanda “E gli adulti sognano ancora?” a partire da ciò che noi condividiamo, l’esperienza scolastica:
    Tra le discipline scolastiche, in tutti gli ordini e gradi, dovrebbe essercene una denominata "capacità di sognare"! A volte sembra sia presente durante certe prime ore, quando i duri banchi diventano incredibilmente comodissimi guanciali per alcuni studenti, oppure nelle altre ore in occasione di qualche spiegazione un po' pesante.
    Qui, però, parliamo di sogni non di sonno, per quanto le due cose siano collegate durante certi riposini pomeridiani e nel cuore della notte. Una mia insegnante delle scuole medie richiamava i distratti dicendo: «Che fai? Sogni ad occhi aperti?». A volte sarebbe proprio bello sentire in quei momenti cosa sognano ad occhi aperti gli alunni mentre il docente sta spiegando; volendo pensare ad una benevola distrazione, chissà, magari stimolati dalle parole appassionate dei professori, muovono dei passi per le vie del mondo nell'ora di Geografia, combattono a fianco del condottiero nell'ora di Storia, sperimentano qualcosa con il grande inventore nell'ora di Scienze, realizzano una nuova Cappella Sistina nell'ora di Disegno e così via! Certo, da insegnanti normalmente ci arrabbiamo dinanzi agli studenti "con la testa fra le nuvole" - ottimo luogo in cui albergano i sogni - eppure quanto sarebbe bello e soddisfacente, dopo una spiegazione, sentire una voce dalla classe dire: «Oggi, prof, le sue parole ci hanno fatto sognare».
    Se la scuola fosse un "laboratorio di sogni con i piedi per terra", essa sarebbe una fucina di creativi per ogni ambito sociale e soprattutto di persone felici! Questi sogni, però, non si possono insegnare: essi vanno raccontati, trasmessi, condivisi e testimoniati con passione; poi, vanno stimolati, ascoltati, valorizzati e promossi con cura.
    Si tratta di lavorare sulla capacità di sognare insita in ciascun giovane, cominciando proprio dai più piccoli e tenendo conto che ogni adulto ha sognato in grande almeno una volta negli anni della scuola. In fondo, continuare a farlo da grandi, aggrappati ancora a quell'ispirazione fanciullesca, ci rende autorevoli tra gli studenti e desiderosi di lottare ogni giorno, ogni ora, ad ogni suono di campanella, pur di realizzare quel sogno. È un bisogno dei ragazzi, è un bisogno nostro!
    Ma cosa c'entra il sognare con lo studio scolastico, qualcuno si chiederà? Aggiungerà pure che la scuola deve puntare sulla concretezza e sulla scientificità. Eppure, sarà lo stesso "qualcuno" che in aula spiegherà Shakespeare che ha scritto «siamo fatti della stessa sostanza dei sogni» o Schopenhauer che ha detto «la vita e i sogni sono fogli di uno stesso libro: leggerli in ordine è vivere, sfogliarli a caso è sognare»; presenterà Einstein che afferma «un uomo è vecchio solo quando i rimpianti, in lui, superano i sogni» e l'arte di Modigliani il quale ci ricorda che «il tuo unico dovere è salvare i tuoi sogni».
    Come la mettiamo? Chi sarà più efficace? Efficace, anni fa, è stato un mio professore del liceo che in un determinato momento disse alla classe: «Se non avete un sogno, che ci state a fare qui?».
    Qualcuno se ne andò, io restai!

    Carissima Virginia, per questo non smetto di sognare anche a 44 anni, cercando di “naufragar” dolcemente, ma stando sempre con i piedi per terra, lo sguardo in cielo e le maniche rimboccate per lavorare.
    Grazie di cuore e auguri per il tuo sogno, per ogni tuo sogno, da tenere fuori dal cassetto, affinché prendano aria, siano condivisi e si possano trasformare in progetti di vita!
    Con affetto, tuo Prof.
    Marco Pappalardo


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