Spiritualità dello studio /5
Armando Matteo
(NPG 2006-05-57)
Ci siamo lasciati l’ultima volta dopo aver fatto un po’ di strada insieme a quel grande teologo e filosofo che fu Sant’Agostino d’Ippona. Vorrei ora avviare il cammino di questa successiva tappa intorno al tema della spiritualità dello studio con un altro pensiero dell’autore delle Confessioni. Egli scrive (in latino, ovviamente): Nemo nisi per amicitiam cognoscitur, che, tradotto nella lingua italiana, significa che nessuno viene conosciuto se non attraverso l’amicizia. Detto in modo più immediato, si conosce solo ciò che si ama, si comprende solo ciò che diventa oggetto del nostro affetto. In una parola, ci vuole passione.
Quando penso alla parola passione mi vengono in mente subito due immagini: la prima è quella di un ciclista che in gara affronta una salita di montagna con un forte dislivello. La tensione dei suoi muscoli diventa visibile e riesci a misurare lo sforzo che egli compie tutto concentrato come è in quei movimenti precisi ed eleganti delle sue gambe. La seconda immagine è quella di un orafo nel momento della creazione: quanta cura e precisione deve usare per imprimere al metallo prezioso quelle forme sublimi che rendono davvero unici e irripetibili i suoi gioielli. E penso che tanta fatica sia sopportabile solo se sostenuta da una passione grande per ciò che si è scelto di fare. Oppure è il caso di dire: da una passione grande per ciò che ci ha eletto come suoi esecutori?
Di per sé, il termine passione esprime bene questa ambivalenza tra passività e attività: nessuno diverrebbe ciclista se non venisse afferrato da un desiderio (che viene da fuori di lui) per provare la bici e lo stesso vale per l’orafo, ma nessuno diverrebbe un ciclista o un orafo degno di questo nome se non scegliesse egli stesso di vivere fino in fondo quella passione sorta in lui quasi dall’esterno per quella specifica attività. Insomma, alla fine si tratta di scegliere ciò che ci ha scelto!
Qualcosa di simile accade nell’ambito dello studio. Abbiamo già intuito che con lo studio c’è in gioco molto di più di quanto ordinariamente si pensi. Non si può, infatti, ridurre tutto a un voto o al conseguimento di un titolo, per quanto entrambi siano cose che meritino la nostra attenzione. Ora possiamo fare un’ulteriore scoperta intorno alla sua intima natura.
Studiare, infatti, vuol dire «provare passione»: lasciarsi afferrare da qualcosa di più grande di noi cui diamo l’accesso nel nostro spirito e tramite noi nello spazio dell’umanità: sia un’idea, un’invenzione, un progetto, una storia o una musica, un’immagine o una semplice intuizione, diamo vita a ciò che non ne aveva se non a livello virtuale. E l’orizzonte del nostro impegno, ora, non potrà essere più semplicemente quello limitato dei miei interessi o delle mie relazioni: l’orizzonte diventa, esattamente, quello degli uomini e delle donne del mondo, che attende di venir allargato grazie al nostro contributo.
Per questo studiare vuol dire «metterci passione»; a questo punto, infatti, del cammino non sono più possibili improvvisazioni, storpiature di un progetto iniziale, realizzazioni che mostrano solo metà delle potenzialità intraviste al principio. Ogni dettaglio diventa importante, ogni passaggio deve essere verificato di nuovo e poi di nuovo ancora e poi di nuovo infine; ogni parola deve essere quella giusta al posto giusto, ogni colore o nota deve intonarsi al contesto, perché lavoriamo a qualcosa che ci supera e che potrebbe arricchire tutti. Solo così, con un impegno convinto, rispondiamo con passione a ciò che ci ha afferrati, ci ha soggiogati perché tramite noi potesse entrare nel mondo dello spirito.
Colpisce sempre riflettere come molti uomini illustri solo raramente, mentre realizzavano le loro opere, abbiano avuto riconoscimento pubblico della loro grandezza; più spesso ciò è accaduto al termine della loro vita e a volte dopo la loro morte. Tale circostanza, tuttavia, non ha impedito loro di portare a compimento con una perizia straordinaria le loro opere, il frutto della loro creazione. Sono stati uomini di passione.
C’è un mondo di idee, di intuizioni, di progetti che preme per essere generato a vita, che vorrebbe entrare dentro le coordinate della nostra storia per portare nuova luce, per arricchire la tavolozza del nostro sguardo sul mondo, per renderci sempre più lungimiranti e precisi nell’orientarci dentro le fitte trame della nostra storia e della storia comune: e per questo chiede l’ausilio di uno di noi.
Se un giorno di questi qualche idea verrà a bussare alla tua mente, tieniti pronto a farle spazio e a prendertene cura. Con ogni passione.
Nessuna povertà deturpa il volto bello dell’uomo più che l’assenza di idee. Che l’assenza di passioni.
Per continuare a riflettere
Mi piace proporti ora un testo di un grande uomo del Novecento. Si tratta di Giovanni Battista Montini, che diventò poi Papa Paolo VI. Negli anni della gioventù si dedicò con molta intensità agli studenti universitari cattolici della FUCI. A loro indirizzò molti suggerimenti e raccomandazioni sul valore e sulla disciplina dello studio. Quella che segue invita a tenere sempre alta la tensione proprio nel momento iniziale dell’apprendimento. Perché è l’attenzione ciò che fa la differenza.
Non bisogna mai assopirsi in una passiva accettazione di qualsiasi insegnamento; bisogna continuamente rendersi conto di ciò che si sta imparando, di ciò che si sta assimilando. Non vogliamo un’endosmosi [passaggio di un liquido dall’esterno all’interno di un diaframma poroso] incosciente del pensiero altrui! Vogliamo una revisione subitanea, cosciente, riflessa di ciò che si legge, e di ciò che si ascolta.
Se tutto ciò che entra nel mio pensiero è fatto per dare unità al mio spirito e sviluppo alla mia attività, esso deve subito essere messo in armonia con le mie idee, con i miei sogni spirituali: se questa armonia non è possibile crearla subito, devo isolare quella nozione disarmonica; devo circondarla di interrogativi, e metterla quasi in disparte nel mio spirito, [per]ché non ne turbi il funzionamento e la vita. Il dubbio, la difficoltà, il paradosso, la meraviglia non devono così essere padroni di me, ma io di loro. Io li prendo e li domino, come posso, con la mia critica: critica scevra di pregiudizi, ma altresì armata di audacia per scindere ciò che è scienza, da ciò che è metodo suo; ciò che è esperienza provata, da ciò che è principio o conclusione gratuita; ciò che è reale, da ciò che è definizione sintetica; ciò che è vero, da ciò che è seducente.
(G. B. Montini [Paolo VI], Scritti Fucini 1925-1933, a cura di M. Marcocchi, Studium, Brescia 2004, 19)
Per la preghiera
Ti suggerisco a questo punto di sostare in preghiera con l’aiuto del Salmo 144: un salmo di lode e di esultanza per la bellezza del creato e per il modo in cui Dio si occupa della storia degli uomini. C’è tanta bellezza intorno a noi, tanta armonia, tanto ordine. Noi vi possiamo contribuire con la passione del nostro studio e della nostra ricerca. Per questo, allora, anche tu onora la tua intelligenza!
O Dio, mio re, voglio esaltarti
e benedire il tuo nome
in eterno e per sempre.
Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome
in eterno e per sempre.
Grande è il Signore e degno di ogni lode,
la sua grandezza non si può misurare.
Una generazione narra all’altra
le tue opere,
annunzia le tue meraviglie.
Proclamano lo splendore della tua gloria
e raccontano i tuoi prodigi.
Dicono la stupenda tua potenza
e parlano della tua grandezza.
Diffondono il ricordo
della tua bontà immensa,
acclamano la tua giustizia.
Paziente e misericordioso è il Signore,
lento all’ira e ricco di grazia.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande
su tutte le creature.
Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza,
per manifestare agli uomini i tuoi prodigi
e la splendida gloria del tuo regno.
Il tuo regno è regno di tutti i secoli,
il tuo dominio si estende
ad ogni generazione.
Il Signore sostiene quelli che vacillano
e rialza chiunque è caduto.
Gli occhi di tutti sono rivolti a te in attesa
e tu provvedi loro il cibo a suo tempo.
Tu apri la tua mano
e sazi la fame di ogni vivente.
Giusto è il Signore in tutte le sue vie,
santo in tutte le sue opere.
Il Signore è vicino a quanti lo invocano,
a quanti lo cercano con cuore sincero.
Appaga il desiderio di quelli
che lo temono,
ascolta il loro grido e li salva.
Il Signore protegge quanti lo amano,
ma disperde tutti gli empi.
Canti la mia bocca la lode del Signore
e ogni vivente benedica il suo nome santo,
in eterno e sempre.
Un libro da non perdere
La perenne sorgente della speranza. Lo studio e l’annuncio della buona novella: Lettera all’Ordine dei Domenicani di fr. Timothy Radcliffe op.