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    Un rapporto progettuale esemplificativo


    Giuseppe Morante

    (NPG 2008-01-17)

    Tra un animatore-educatore e un adolescente

    Ragionando in prima persona, i due interlocutori dovrebbero, più o meno, esprimersi così: «Tu ed io abbiamo un buon rapporto che dobbiamo e vogliamo mantenere. Eppure ciascuno di noi è una persona a sé stante con le proprie esigenze e con il diritto di soddisfarle. Io cercherò di essere veramente tollerante nei tuoi confronti quando cercherai di soddisfare le tue esigenze o, nel caso tu abbia dei problemi. Se mi confidi i tuoi problemi io cercherò di ascoltarti dimostrando tolleranza e comprensione in modo da aiutarti a trovare da solo una soluzione piuttosto che abituarti a dipendere da me. Se hai un problema a causa del mio comportamento perché interferisce in qualche modo con la soddisfazione delle tue esigenze io ti incoraggerò a dirmi apertamente e sinceramente quello che provi. In questi casi ti ascolterò e cercherò di modificare il mio comportamento se posso.
    Da parte mia, però, quando il tuo comportamento interferisce con la soddisfazione delle mie esigenze, costringendomi a provare intolleranza nei tuoi confronti, ti confiderò i miei problemi e ti dirò sinceramente quello che provo nella convinzione che tu abbia abbastanza rispetto delle mie esigenze da ascoltarmi e da modificare il tuo comportamento.
    Nel caso in cui nessuno di noi riesca a modificare il proprio comportamento in modo da rispettare le esigenze altrui e se scoprissimo di avere un conflitto nel nostro rapporto, allora ci impegneremo entrambi a risolverlo senza mai ricorrere all’uso del potere per vincere l’uno a spese dell’altro. Io rispetterò le tue esigenze, ma dovrò anche rispettare le mie. Di conseguenza, impegniamoci sempre a trovare delle soluzioni ai nostri conflitti che siano accettabili per entrambi.
    In questo modo, le tue esigenze saranno rispettate ma lo saranno anche le mie, per cui nessuno sarà costretto a cedere ed entrambi avremo vinto. Il risultato sarà che tu potrai continuare a crescere riuscendo a soddisfare le tue esigenze, ma anche io potrò fare la stessa cosa.
    In questo modo, la “nostra relazione” sarà sempre equilibrata perché c’è rispetto reciproco. Ciascuno di noi avrà la possibilità di essere se stesso e potrà continuare ad avere con l’altro un rapporto basato sul rispetto, l’amore e l’amicizia reciproca».[1]
    Questo modo di ragionare nel servizio educativo evidenzia chiaramente le modalità di una buona relazione tra l’educatore (animatore) e l’educando (ragazzi), sia nella dinamica relazionale che in quella comunicativa. Il dialogo può aiutare l’educando a sviluppate una migliore comprensione delle relazioni interpersonali e un più efficace impiego delle competenze comunicative e relazionali che sono alla base di una vita soddisfacente e significativa.
    Il processo così chiaramente avviato facilita la risoluzione dei numerosi e complessi problemi di relazione e di comunicazione che i ragazzi vivono ogni giorno anche nei rapporti con i compagni, con gli insegnanti e nel contesto familiare. Per cui una buona modalità relazionale valorizza la sensibilità e la tendenza formativa presente nei ragazzi, favorendo in loro lo sviluppo dell’autostima, del rispetto e della collaborazione nelle relazioni con i compagni e con gli adulti.

    Passaggi di un processo relazionale educativo

    Fissato l’obiettivo generale che tende specificamente a prevenire e a recuperare situazioni a rischio, e più in generale a fornire le necessarie competenze, il processo:
    - mira a sviluppare la responsabilità personale, apprendere a confrontarsi con gli altri efficacemente, acquisire autonomia e capacità di individuare soluzioni efficaci ai propri problemi;
    - permette di entrare in contatto con ì propri bisogni o desideri e conoscere i propri punti di forza in modo da essere in grado di auto-orientarsi, pianifica i propri obiettivi e sviluppa realistici piani di azione, rispetta i bisogni degli altri senza disconoscere i propri;
    - sviluppa e mantiene amicizie significative, comunica in modo diretto e autentico, sviluppa attitudine all’ascolto e gestisce i conflitti in modo efficace senza che ci siano perdenti;
    - stabilisce relazioni produttive all’interno del contesto di un gruppo, di una famiglia, di una classe, facendo esprimere i propri bisogni in modo costruttivo, consolidando i rapporti con gli altri componenti degli ambienti di appartenenza, gestendo le situazioni di contrasto in modo efficace e responsabile.
    Il nucleo tematico centrale (la proposta dei valori come contenuto formativo) di una buona ed efficace relazione deve essere quello del controllo delle relazioni personali vissute nelle sue diverse dimensioni esistenziali:
    - nella propria vita: comprenderne la natura, verificarne l’influenza e il funzionamento, fronteggiare situazioni nelle quali viene usato il potere o il controllo da parte degli altri nei propri confronti. In particolare, la relazione in questa dimensione diviene oggetto di riflessione sulla propria identità di genere e sul proprio progetto di vita;
    - nella comprensione dei propri sentimenti ed emozioni: ne scandaglia il modo di esprimerli, ne capisce la gestione nei confronti di chi esercita il potere o il controllo e ne acquisisce consapevolezza riguardo alle proprie reazioni emotive. Solo attraverso questo dominio sarà possibile evitare i modi di agire che danneggiano, perché si riesce a comprendere il rapporto tra sentimenti e comportamento, ad acquisire la consapevolezza delle tipiche condotte di risposta nelle relazioni in cui viene esercitato il controllo, comprendere i rischi delle reazioni di fuga, di attacco e di sottomissione;
    - nella protezione delle relazioni a cui ciascuno tiene; ne comprende l’importanza, trova indicazioni per prevenire eventuali conflitti, apprendere la differenza nell’usare messaggi di confronto in prima persona e in seconda persona, esprime i propri bisogni e sentimenti;
    - nella capacità di accettarsi e di piacersi di più, acquisendo la consapevolezza delle proprie qualità e potenzialità, migliorare l’accettazione di sé, imparando a comunicare sentimenti positivi verso gli altri;
    - nel progettare obiettivi personali, imparando ad essere consapevoli dei risultati delle proprie scelte e delle proprie aspirazioni, organizzando la propria vita, sviluppando la capacità di individuare e progettare i miglioramenti desiderati;
    - nel costruire relazioni più efficaci, individuando gli eventuali ostacoli che fanno da interferenza ad una buona comunicazione, inviando messaggi chiari e congrui, sviluppando la capacità di comunicare con persone nuove, conoscendo e praticando una comunicazione efficace;
    - nella capacità di ascoltare amici per aiutarli, essendo consapevoli dei problemi che possono danneggiare un’amicizia, evitando le barriere alla comunicazione quando si vuole soccorrere un amico che ha un problema, comprendendo il processo della comunicazione e sviluppando gli atteggiamenti di aiuto verso gli altri;
    - nella capacità di risolvere i conflitti con gli amici essendo consapevoli dei problemi di una relazione di amicizia, conoscendo l’effetto del metodo vinci o perdi nelle relazioni di amicizia, sviluppando la capacìtà di impiegare il metodo senza perdenti nei conflitti;
    - nello stabilire relazioni con persone diverse da noi, riconoscendo la natura dei valori e il loro ruolo nei couflitti, imparando a risolvere le collisioni di valori, proponendosi come modello nell’affermazione dei propri valori senza rifiutare quelli degli altri;
    - nella capacità di mettere in pratica efficacemente la «relazione interpersonale» per poter sviluppare un progetto di crescita «individualizzato» mettendo in pratica le competenze acquisite.
    Gli elementi metodologici evidenziano il bisogno di relazionarsi nell’esperienza umana. Ci sono tanti modi di dire a proposito delle relazioni personali: «ho una nuova relazione», «ne sono uscito», «è finita»; oppure: «tutte le mie relazioni iniziano bene, ma finiscono male».
    Sono espressioni che si sentono pronunciare... da avere ormai la certezza che è proprio così che le relazioni siano vissute dalle persone. Ognuno le percepisce come se avessero un inizio e una fine precisi. Ma sappiamo che è anche possibile considerarsi tutti in relazione gli uni agli altri. Se si parte da questa costatazione, ognuno può imparare a trasformare il proprio modo di relazionarsi con familiari, amici, colleghi, collaboratori, docenti, ministri del culto, educatori...; e anche a trasformare altre più fugaci relazioni con persone mai conosciute, pur essendoci entrato in contatto.
    Insomma si possono verificare queste prese di posizione nei confronti degli altri: scoprire di poter avvicinare o allontanare le persone ma, in ogni caso, di dovercisi per forza relazionare, e che se si vuole veramente migliorare la propria vita, si deve migliorare la qualità delle relazioni.
    Secondo alcune ricerche sperimentali, tra le caratteristiche che contraddistinguono le relazioni positive si citano: il rispetto, la premurosità, la fiducia, l’onestà, il sostegno e la buona comunicazione. Si tratta di valori che favoriscono la formazione di atteggiamenti relazionali attraverso l’empatia, la compassione, la comprensione e il rispetto per le diversità. Quando si acquisiscono e si posseggono queste caratteristiche, si tende a relazionarsi positivamente, indipendentemente dalle differenze di status.
    Per cui si può affermare che le relazioni meglio riuscite fanno sentirsi apprezzati, validi e meritevoli, e infondono un maggior senso di intimità e di fiducia nei riguardi del prossimo. Mentre le relazioni che si classificano come peggiori vengono descritte come strumentalizzanti, coercitive, ingiuste e sbilanciate. E chi avverte di essere strumentalizzato tende immancabilmente a tradurre le diversità in opposizioni. A tali diversità, si possono attribuire di volta in volta valore positivi o negativi, giusti o sbagliati, migliori o peggiori, a seconda della propria posizione personale, considerata puntualmente la posizione corretta. Chi si avvale del proprio ruolo per vincere, per ottenere ciò che desidera a spese di altri, genera nei perdenti insicurezza, umiliazione e sfiducia in se stessi e negli altri. Lo dimostrano certe espressioni che si leggono nelle ricerche: «queste persone hanno una visione unilaterale», «mi sento prevaricato», «mi sento succube».
    Pertanto le relazioni sbilanciate sono sempre ingiuste, dettate da una logica vinci-perdi; le persone dominanti vincono ricorrendo al proprio potere personale e istituzionale di genitore, di docente, di dirigente e via dicendo...: tale comportamento è finalizzato a prevaricare e tiranneggiare gli altri. Chi invece si trova all’estremità perdente, si sente costretto ad accettare questo tipo di relazioni sbilanciate perché dotato di minore status e perché sottomesso, dipendente o indigente.
    Insomma, le indagini sperimentali mettono in evidenza ciò che chiunque può sapere per esperienza personale: la disparità di potere tra persone, o gruppi di persone, costituisce la barriera più grave alla costruzione di relazioni sane e felici. Se una persona (o un gruppo) può forzare un’altra a fare qualcosa contraria alla sua volontà, la relazione è nei guai; viene catalogata come una relazione vinci-perdi; e questo senso di frustrazione e di disfatta induce a sentirsi impotenti, prevaricati e succubi.

     

    BIBLIOGRAFIA

    - MAURI A. – TINTI C., Formare alla comunicazione. Percorsi di gruppo per lo sviluppo di relazioni efficaci nelle professioni educative, sociali e sanitarie, Trento, Erickson, 2002.

    - MINIASSE A., Alle origini dell’universo e dell’uomo (Genesi 1-11), Cinisello B. (Mi), Paoline, 2002.

    - BENEDETTI B., La relazione educativa nel gruppo. Verso una prospettiva sistemica, Napoli, Liguori, 2003.

    - SOVERNIGO G., Amare con tutto il cuore. Laboratorio di formazione affettiva. Le relazioni, Bologna, EDB, 2004.

    - GORDON T., Relazioni efficaci. Come costruirle, come non pregiudicarle, Molfetta (Ba), La Meridiana, 2005.

    - SOVERNIGO G., Come relazionarsi alla pari, Bologna, EDB, 2005.

    - SOVERNIGO G., Come relazionarsi con l’autorità, Bologna, EDB, 2005.

    - SOVERNIGO G., Come relazionarsi nei conflitti, Bologna, EDB, 2005.

    - MELENDO M., La comunicazione base di relazioni comunitarie profonde, Bologna, EDB, 2006.

    - MELENDO M., Passione per la vita. Diventare se stessi nella comunicazione con l’altro, Roma, Edizioni AdP, 2007.

    - CAVALIERI P., Vivere con l’altro per una cultura della relazione, Roma, Città Nuova, 2007.

     
    NOTE

    [1] Gordon T., Relazioni efficaci. Come costruirle, come non pregiudicarle, Molfetta (Ba), La Meridiana, 2005.


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