LA GMG DI SYDNEY. UNO SPIRITO PER LA VITA /2
Domenico Sigalini
(NPG 2008-07-8)
Dire giornata mondiale della gioventù significa oggi riferirsi a un evento che caratterizza la vita della Chiesa cattolica universale. Giustamente diceva il cardinale Bell a Sidney salutando il papa prima della veglia, culmine della GMG 2008: Le GMG sono state inventate da Giovanni Paolo II, sono state continuate da Benedetto XVI e ora sono patrimonio della chiesa universale. Sono un appuntamento forse faticoso per chi organizza, ma molto positivo per la crescita della fede del mondo giovanile e per il ringiovanimento della chiesa intera. Papa Benedetto ha detto ai giovani che la chiesa ha bisogno di loro per un rinnovamento, come del resto il mondo. La GMG è uno di questi momenti di grande rinnovamento. Quando sono iniziate nel lontano 1984-1985, non si aveva chiaro che cosa fossero, che volto avrebbero assunto, che tappe potessero costituire. ma subito si intuì che era un evento che lentamente si inscriveva nel calendario della vita della chiesa e che scandiva la crescita della vita spirituale dei giovani.
Oggi una GMG è ben individuabile in alcuni elementi.
L’ANNUNCIO E LA PREPARAZIONE
Inizia con dei primi sondaggi tra le varie chiese nazionali. Si tratta di vedere l’indice di gradimento della nazione, la disponibilità della conferenza episcopale o del vescovo di una grande città, spesso una visione globale della vita della chiesa e quindi della necessità di dare forza di evangelizzazione a paesi di difficile rapporto con le giovani generazioni. Così è stato di Denver per il mondo americano e di Toronto per il mondo canadese. Da allora questi giovani hanno creato movimento nuovo di evangelizzazione, così è stato per la Francia, per la Germania, per la Spagna. La tappa di Roma del 2000, fu obbligata dal grande giubileo e fu memorabile. Il luogo della nuova GMG è già intuito per questi motivi, ma quando viene annunciato è una esplosione di gioia, come abbiamo visto espressa dai giovani spagnoli a Sidney.
La nazione che ospita comincia a organizzare. Ricordo che la GMG del 2000 di Roma ebbe la prima riunione del comitato preparatorio l’antivigilia di Natale del 1997, appena dopo Parigi e il congresso eucaristico di Bologna. Il Santo Padre fissa un tema, un titolo, una meta alta con una frase del vangelo o della Scrittura e il Comitato si occupa subito di offrire un obiettivo educativo e uno sviluppo catechetico e pastorale. Le chiese vengono aiutate così a predisporre un percorso di fede per i giovani, da inserire nei cammini diocesani e associativi. In questo modo i giovani di tutto il mondo sono aiutati a lavorare su mete grandi, essenziali per il cammino credente, formative e fondamentali per la loro crescita. I giovani che partecipano alle GMG non ci sono per caso, ma sono aiutati a definire le loro motivazioni e a orientarle alla meta giusta.
Un elemento determinate è il pellegrinaggio della croce che viene consegnata alla nazione ospitante in una suggestiva e bellissima cerimonia in Piazza San Pietro la domenica delle Palme. Questo simbolo, che sembrava tanto scontato, ha saputo smuovere milioni di giovani e di adulti. La croce è passata in ogni luogo di vita ed è diventata per i giovani un simbolo determinante per il loro convenire, un segno di comunione e un “testimone”, come nelle staffette agonistiche, di missione.
Da questo grande pellegrinaggio della croce sono sorte molte iniziative nelle chiese locali che hanno proposto il pellegrinaggio di altre croci, sempre con gli stessi frutti spirituali. In molte diocesi per avviare un cammino convergente di spiritualità giovanile si fa passare una croce per le varie parrocchie o comunità religiose. Si vanno a cercare simboli strani... spesso per comunicare la fede ai giovani, basta (!) la croce per smuovere gli animi e convertire i cuori.
LA CELEBRAZIONE
È il momento culminante cui arriva chi si è preparato, ma che diventa anche un fatto coinvolgente per tutti. L’ultima GMG di Sidney può essere presa come esempio di novità nella continuità.
Una città si è messa a disposizione dei giovani
Non sono pochi gli articoli di stampa e i libri che parlano dei giovani come di una generazione inesistente o da scarto. Sembra che il mondo adulto dica loro: non abbiamo bisogno di voi, non c’è posto per voi. Non c’è lavoro, non ci sono prospettive. Del resto chi siete? che contributo date alla vita del mondo di oggi? La città di Sidney invece ha avuto il coraggio, andando contro una opinione dei massmedia piuttosto supponente come sempre e ovunque, di ospitare, di fare spazio, di accogliere con tutte le sue forze il mondo giovanile. Ha scommesso su di loro, ha fatto breccia nell’opinione pubblica e ne ha tratto un grande vantaggio. Le solite cassandre che prevedevano la calata dei vandali si sono convertite a questo mondo giovanile a partire dai fatti. Una città cosmopolita ha avuto il coraggio di chiudere strade importanti, mettere in stand by interessi particolari, fermarsi quasi per ospitare. Come era facile per noi prevedere, la gente ha cambiato presto i pregiudizi contro i giovani in accoglienza e gusto di stare con loro, di averli per le strade. Il Daily Telegraph di Sidney del 24 luglio riportava i risultati di un sondaggio interessante. Il 71% diceva che la GMG è stata una cosa ben fatta, il 78% dichiarava che la GMG era stata una impresa bella, l’81% si dimostrava contento di aver incontrato tanti giovani puliti che non han creato difficoltà, il 51% sarebbe disposto a tenerne un’altra di GMG a Sidney. In linguaggio giornalistico il sondaggio dice chiaramente il successo dell’evento presso una opinione pubblica non facile, come è quella anglosassone per le cose della chiesa cattolica.
La condivisione di cammini formativi nelle diocesi e l’accoglienza nelle famiglie
È una esperienza che si è aggiunta a partire dall’incontro europeo di Loreto del 1995 e che permette ai giovani di sperimentare non solo rapporti di gruppo, di massa, di grandi adunate, ma di entrare nella intimità di una famiglia e vivere accoglienza e dono, di stabilire rapporti con piccole comunità cristiane, più o meno vive, ma sempre porzioni della chiesa di Gesù. In Australia le grandi distanze hanno permesso una distribuzione molto diversificata dei giovani e una sorta di rimpatriata per i gemellaggi con i residenti nativi di vecchie nazioni europee.
Le celebrazioni
Momenti importanti sono quelli che permettono ai giovani di venire a contatto con una proposta forte di vita cristiana e questo avviene attraverso incontri di catechesi, che Giovanni Paolo II ha sempre voluto fossero dettate dai vescovi, proprio per far capire alla chiesa che i giovani sono il primo impegno formativo di tutti ai livelli più alti del ministero della Parola.
Qui i giovani possono essere aiutati a riflettere sul patrimonio della fede, mettersi a confronto tra di loro e con il catechista, approfondire domande e problemi che la vita quotidiana presenta. È un lavoro che si può fare anche in parrocchia, ma alla GMG, diventa più coinvolgente, assume i contorni di una universalità della chiesa che determina scelte convinte di adesione e progetti di vita rinnovata nella fede.
Il top della proposta è sempre però la parola del papa, che offre i riferimenti essenziali e decisivi della crescita dei giovani. Da ogni Gmg i giovani portano a casa due o tre elementi che nel passare degli anni e nel susseguirsi delle esperienze diventano una sorta di catechismo, di punti di non ritorno per la vita quotidiana. Così lo è stato per la generazione di papa Giovanni Paolo II. Alcuni papà accompagnavano in Australia i loro figli ormai diciottenni.
IL PATRIMONIO PREZIOSO DI SIDNEY
Cari giovani permettetemi di farvi una domanda, diceva il papa alla omelia della messa conclusiva: Che cosa lascerete alla prossima generazione? Su quali fondamenta state costruendo le vostre esistenze?
Ogni giovane parte da casa sua, dal suo mondo con le sue ferite, i suoi sogni, le sue difficoltà, i suoi progetti, le piccole e grandi infedeltà e la tenacia di costruirsi un futuro. Il papa le ha interpretate e aiutate a chiarirsi e a orientarsi a una prospettiva di vita cristiana.
Le domande dei giovani sono state approfondite e allargate in un grande cenacolo, dove la chiesa con il suo pastore e la presenza di Maria si è radunata da tutti i confini della terra per ricevere un dono, una forza, una speranza.
Il giovane ha bisogno di essere vivo dentro.
Il mondo ha bisogno di rinnovamento, di ricucire le ferite di un creato e di una persona violati dall’abuso, dalla apatia, dalla chiusura, dalla frammentazione, da uno sguardo miope e corto sulla vita e sull’universo, da un nascosto senso di disperazione. C’è bisogno di un senso.
La chiesa ha bisogno di rinnovamento, ha bisogno di crescere unita, di uscire da una sorta di autosufficienza che la distoglie da Gesù, dalla sua croce e risurrezione.
In quel grande cenacolo a cielo aperto, la chiesa universale radunata attorno al suo pastore è sceso lo Spirito Santo con la sua forza. È solo Lui che può operare tutto questo.
I giovani si sono portati a casa la consapevolezza di questa presenza sempre nuova, sempre viva di uno Spirito, dello Spirito di Dio, dell’amore fatto persona. Dio è con noi nella realtà della vita, non nella fantasia. È questa sua presenza di amore che risolve l’incertezza, supera la paura del tradimento, porta in sé l’eternità. Ci sono alcuni semplici strumenti che si possono usare: la preghiera, la contemplazione del Santissimo Sacramento l’appartenenza semplice a una comunità che vive quotidianamente la vita degli uomini.
Tutto l’insegnamento del papa è stato concentrato sulla persona dello Spirito Santo, su uno sguardo profondo alla vita trinitaria, alla fede cristiana che pone nello Spirito l’assoluta novità religiosa. Il tema è difficile e il papa ha voluto far riferimento anche alla sua personale ricerca, ai suoi studi, alla sua scoperta della profondità della fede cristiana proprio per aiutare i giovani a vivere in profondità, oltre le facili fantasie che possono aiutare a credere, ma che ti lasciano solo di fronte al mistero sia della vita che della fede. I giovani si sono portati a casa una nuova confermazione, una nuova primavera, quella dello Spirito, una dolce compagnia ignorata spesso, ma attiva e determinante per la crescita cristiana di ogni uomo. Essere casa abitata dallo Spirito, non sentirsi mai abbandonati, ma sempre accolti e risanati, essere rinvigoriti oltre ogni placebo ingannevole e distorcente è la certezza di ogni cristiano che si affida allo Spirito Santo, che ne attende e accoglie la intima presenza.
Un amico si sono portati a casa i giovani, una saggezza nuova, una capacità di guardare con fiducia la vita e il futuro, una certezza di non essere mai soli, una forza di testimonianza vera dentro la vita, nei propri progetti, determinati non da tentativi fortunosi di affermarsi, ma dalla risposta a una chiamata precisa, da accogliere con generosità. Essere testimoni con la forza dello Spirito è coraggio di essere cristiani perché si è vivi dentro, non perché si ha bisogno di conquiste o di conferme.
Il ritorno alla quotidianità
Tra le tante domande e sospetti che si nutrono anche giustamente nei confronti delle GMG è che sono un fuoco di paglia, che non sempre la vita quotidiana dei giovani cambia, non sempre le parrocchie vedono anche solo una parte di questo entusiasmo. Può essere vero. Credo però che ogni giovane abbia il diritto di aprire gli occhi, di intuire la bellezza del cristianesimo oltre le proprie appartenenze sociologiche, per crearsi convinzioni che vanno al cuore e che prima o poi riaffiorano alla vita. Fare festa fa parte dello statuto antropologico di ogni uomo ed è già una cosa bella in sé. Da una festa fatta bene nascerà un quotidiano dotato di senso, mentre da una serie di giorni confusi non nascerà mai una festa vissuta bene, ma solo sballo, noia e spesso scatenamento disordinato di tensioni e di energie.
La pastorale giovanile ne ritorna rinvigorita e con responsabilità ancora più evidenti se si confrontano i giorni dell’entusiasmo, della ricarica e della festa con una quotidianità di un mondo giovanile spesso abbandonato e solo, in balia di persone incoscienti, se non colpevoli di sfruttamento, di incitamento allo sballo e alla noia, e purtroppo con genitori che non riuscendo a dialogare con i figli li accontentano in tutto, non accettano l’evidenza di un fallimento, proteggono i figli contro ogni intervento educativo e non sanno guardarli più negli occhi.