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    Con tutta la forza



    Educare l’amore. Percorso per fidanzati /4

    Raffaele Gobbi

    (NPG 2010-04-52)


    «Siete venuti a celebrare il matrimonio senza alcuna costrizione, in piena libertà e consapevoli del significato della vostra decisione?». La domanda che apre il rito del matrimonio probabilmente fa una certa impressione a chi vive il cammino del fidanzamento: chi può rispondere positivamente senza un brivido per l’importanza della decisione?
    Arrivare a dire un sì così rilevante mette in campo l’intelligenza dell’amore – di questo si è parlato nello scorso numero – e coinvolge la libertà e la forza della decisione. L’amore è, infatti, volontà, cioè decisione di amare, di andare verso l’altro, fino a dare in-pegno tutto se stessi. E questo atto di volontà non è una forzatura della verità dell’amore quanto un suo genuino compimento.

    Nuvole… nere

    Vanno
    vengono
    ogni tanto si fermano
    e quando si fermano
    sono nere come il corvo
    sembra che ti guardano con malocchio.[1]

    La volontà fa capolino nell’affresco dell’amore a due soprattutto quando un conflitto allontana, la svogliatezza smorza l’entusiasmo, la fatica porta a sedersi; quando arrivano le nubi grigie della difficoltà o addirittura quelle nere del dramma.
    In quei momenti decidere di investire sulla relazione è veramente amore. Più la relazione di coppia prende il largo e si approfondisce, più è necessario l’esercizio della volontà: non per fondere e annullare due distinte volontà di due persone in un’ipotetica unità (il miraggio della fusionalità), ma per temprare e allenare due persone a volere assieme il bene e, reciprocamente, il bene l’uno dell’altra. Tutto ciò è sempre una lotta, serena e benefica, ma pur sempre una lotta: mi batto per dirmi e per accoglierti; per esprimermi e farti spazio. Amarsi è spesso dialettica, a volte drammatica.
    La forza della volontà è amore autentico quando è illuminata dall’intelligenza, permeata di affetto e diviene cioè discernimento nella luce dello Spirito (su questo il terzo paragrafo). Una volontà cieca infatti è solo testardaggine pericolosa e sterile.
    Analogamente, la volontà deve essere apertura e ricerca del bene, un bene che supera il «per me», il punto di vista soggettivo, istintuale ed emotivo. Allo slogan fasullo «fa’ quello che ti senti», va sostituito con fermezza e pazienza il «senti quello che fai»: cioè impegna il tuo sentimento, la tua intelligenza e la forza della tua libertà. Su questo punto, accompagnatori ed educatori devono investire ed essere sapientemente fermi ed esigenti.
    Il decidere è anche rinuncia, cosa forse difficile da capire e accettare per la sensibilità contemporanea. Il decidere comporta, come si coglie dall’etimo della parola, un tagliar via, un troncare di netto ciò che non va, ciò che non è bene. Questa rinuncia ha senso solo se è motivata da un bene che convince, attrae e affascina; se non è subita e sopportata; se è capita e sdrammatizzata con un pizzico di sano umorismo; se se ne discute, ecc. A questo proposito, per non cadere in un banale volontarismo, occorre lavorare a fondo e pure di cesello sulla formazione di una coscienza morale illuminata. «Devi fare così perché è così; basta che tu lo voglia; lo dice il papa», ecc. sono chiaramente posizioni che non bastano!
    L’impegno di amare ha senso se si trascrive come un dare in-pegno se stessi con gioiosa consapevolezza.
    Rilanciamo insomma l’urgenza di una pedagogia della volontà, per contribuire a plasmare personalità forti.

    Nuvole… bianche

    Certe volte sono bianche
    e corrono
    e prendono la forma dell’airone
    o della pecora
    o di qualche altra bestia
    ma questo lo vedono meglio i bambini
    che giocano a corrergli dietro
    per tanti metri.[2]

    La volontà ha a che fare con il cammino di due fidanzati perché è desiderio di costruire un futuro, uno scrutare l’orizzonte. Nel volere ci si sporge in avanti, ci si oltrepassa.
    Accompagnatori, genitori, educatori possono essere amichevoli pungoli in questo senso: cosa ne volete fare di questo dono che è l’amore, dove vi volete fare condurre, che progetti intendete affrescare nel cielo azzurro del vostro futuro? La tirannia del presente, il disincanto lucido verso un’apertura responsabile al futuro è frequente oggi, e sarà quindi benefica una forte vigilanza critica su questo fronte.
    Si tratta di andare controcorrente, di essere alternativi rispetto all’andazzo.

    «Attacca il tuo carro ad una stella.
    Chi vuol essere un uomo deve essere un anticonformista».

    Queste due citazioni di Ralph Waldo Emerson esprimono bene tutto ciò.
    E quindi, nel cielo luminoso del cammino di coppia si stagliano tante belle e simpatiche nuvole bianche: le aspettative, i sogni, i progetti che si vogliono rincorrere. E passi pure una certa ingenuità fanciullesca, ossia i sogni ad occhi aperti, che a volte ci si concede… perché c’è brama di futuro, si scruta avanti, non sazi del presente della coppia, in cui pure si «abita» bene.
    I fidanzati vanno invitati a desiderare, preparare e volere un futuro, senza appiattirsi unicamente sul presente, sul «per adesso va tutto bene, viviamo giorno per giorno». Questo scrutare l’orizzonte è saggezza di non affrettare ma nemmeno rimandare troppo le decisioni. Il fidanzamento è per essenza un presente anelante ad un compimento.
    La bellezza del fidanzamento: è fatto per non durare!

    Il sole!

    «Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo…» (Mt 1,18-21).

    Dobbiamo ricordare che il fidanzamento, per definizione, può finire male. Ci vuole forza di volontà anche per riconoscere che la persona che ho davanti non è quella con cui posso condividere la mia intera vita. Giuseppe è stato sul punto di mollare tutto…
    Non si può essere del tutto pronti a reggere l’urto della vita, il suo dramma; l’inedito, l’imprevisto, il capovolgimento delle attese sono sempre possibili. Purtroppo, l’elusione della dimensione costitutivamente drammatica della vita con sedativi e ipnotici esistenziali sta sotto gli occhi di tutti, con esiti di omologazione sotto l’imperativo del divertimento senza responsabilità.[3]
    Nel caso di Giuseppe, l’annuncio luminoso si inserisce nella notte tormentosa e oscura della cocente delusione che deve avere provato verso la sua promessa sposa. Quell’angelo gli porta luce perché valuti nel miglior modo… forse l’angelo è lo Spirito. Lo stesso Spirito che ha toccato il grembo di Maria, è apparso luminoso nel cuore e nella mente di Giuseppe, che per la sua rettitudine era pronto a riceverlo.
    Lo Spirito creatore in Maria, illuminante in Giuseppe.
    Il richiamo al sigillo dello Spirito Santo ricorda che i cristiani non sono volontaristi: due persone non «tengono duro» assieme solo perché ci mettono tutta la loro buona volontà. Questo è volontarismo.
    Il dono dello Spirito Santo è illuminante, sanante, rasserenante: «Voi fidanzati metteteci tutta la vostra buona volontà e fate spazio, per mezzo della fede, al sigillo di Dio, il dono dello Spirito Santo».
    Da una parte lo Spirito «relativizza» la presunzione che tutto dipenda dalla umana bravura; dall’altra però lo Spirito consacra ciò che trova, ciò che i due riescono ad essere.
    Il cammino di coppia può e deve essere cammino sotto il sole forte e delicato della Grazia.

    Il padre guardava il suo bambino che cercava di spostare un vaso di fiori molto pesante. Il piccolino si sforzava, sbuffava, brontolava, ma non riusciva a smuovere il vaso di un millimetro.
    «Hai usato proprio tutte le tue forze?», gli chiese il padre.
    «Sì», rispose il bambino.
    «No», ribatté il padre, «perché non mi hai chiesto di aiutarti».
    Credere e pregare è usare tutta la forza: su questo punto torneremo fra due puntate.

    Ide-azione

    Ai fidanzati può essere utile un allenamento della volontà come responsabilità costruttiva e operosa verso il proprio futuro. Chiediamo semplicemente loro di immaginarsi e descriversi come persone singole fra 1 anno, 2 anni, 5 anni, 15 anni, ecc. E questo dal punto di vista fisico, caratteriale, professionale e relazionale. Come sarà il mio corpo, il carattere, la mia situazione professionale e amicale? E tu, in tutto ciò dove sarai? Cosa mi aspetto? Interessante e proficuo sarà mettere assieme le due visioni: sono riuscito a cogliere come tu ti vedi fra 5 anni così e così?
    Un secondo naturale passaggio è provare a scrutare l’orizzonte come coppia chiedendosi che stile, che impegni e difficoltà si potrebbero avere nel futuro prossimo o remoto; quali gioie e traguardi, assieme, si potrebbero conseguire, ecc.
    La riflessione ha lo scopo di mettere in luce decisioni e azioni da scegliere qui e ora per contribuire a realizzare ciò che si sogna e prevede. È da oggi che posso orientare il futuro.
    Sempre nello stile di una revisione a due, può essere utile, se la coppia ha un po’ di stabilità ed è formata da qualche tempo, stilare individualmente una lista di rinunce che si è convinti di aver fatto per e con il partner. Una seconda lista è quella delle rinunce che si suppone l’altro abbia compiuto… Nel confronto delle liste ancora una volta dovrebbero emergere elementi vitalizzanti il rapporto.
    Avvertenza: l’esperienza sul campo ha mostrato come sia importante precisare molto bene senso e contesto di ciò che è «rinuncia»; occorre, inoltre, avere una certa accortezza nello stare vicino alla coppia, poiché una dinamica del genere può far venire a galla molti ricordi spiacevoli, non metabolizzati. Gestire le eventuali negatività potrebbe essere difficoltoso.
    Una canzone di Niccolò Fabi, Costruire, esprime con un bel tocco evocativo la dinamica della volontà come sporgersi verso il futuro e capacità di serena rinuncia... al mito di una perfezione di coppia inesistente.

    Così come l’ultimo bicchiere l’ultima visione
    un tramonto solitario l’inchino e poi il sipario
    tra l’attesa e il suo compimento
    tra il primo tema e il testamento
    nel mezzo c’è tutto il resto
    e tutto il resto è giorno dopo giorno
    e giorno dopo giorno è
    silenziosamente costruire
    e costruire è sapere e potere
    rinunciare alla perfezione

    Volere è un’arte spirituale che va coltivata e ben compresa, specie da chi è accompagnatore.
    Allo scopo sono utili in chiave psicologico-spirituale le riflessioni di Alessandro Manenti in Vivere gli ideali. Fra paura e desiderio. In particolare il capitolo quinto e sesto della quarta parte (La decisione: esperienza di imbarazzo e Responsabili in proprio) danno un quadro di riferimento sul tema della rinuncia.
    Stimolante anche l’opera di André Louf Generati dallo Spirito, in cui si riflette a fondo sul senso e la natura del discernimento spirituale come momento essenziale del «fare la volontà di Dio». Si consiglia il capitolo Discernere la volontà di Dio.

    NOTE

    [1] Fabrizio De Andrè, Nuvole. La scelta dell’indicativo «guardano» al posto del grammaticalmente corretto «guardino» è licenza poetica.
    [2] Fabrizio De Andrè, Nuvole.
    [3] Tranciante al riguardo la sentenza di Nietzsche, che sembra una diagnosi dell’oggi: «Piccoli uomini, caratterizzati da una vogliuzza per il giorno, una vogliuzza per la notte, fermo restando la salute. [...] Essi compongono quell’umanità-gregge che desidera solo l’animale-capo».


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