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    Educare l’amore. Percorso per fidanzati /6

    Raffaele Gobbi

    (NPG 10-08-47)


    Un fidanzamento inizia con l’ac-consentire ad un incontro con l’amato che colpisce per sviluppare, cammin facendo, un con-sentire, una condivisione che non è certo fare tutto insieme o appiattirsi sull’altro.

    Accordare

    Tu sei grande in amore
    e temeraria.
    Io timido ad ogni passo.
    Non ti farò del male
    ma di farti del bene sarò capace? [1]

    L’amore è quindi «anima» in senso ampio, cioè incessante cammino verso la comunione di valori, ideali, progetti, stili di vita.
    Il fidanzamento è progressiva messa a punto di una sensibilità e una idealità comune che non annulla la singola persona, al contrario la vivifica.
    Quando due persone nell’incontro e nel cammino a due riescono a tirar fuori da sé il meglio; quando l’altro, senza neanche rendersene conto, diventa uno stimolo, un motivo perché io esprima pienamente me stesso, la mia vocazione…
    Quando mi arricchisco di sensibilità e atteggiamenti che prima non notavo, che prima non possedevo e che scopro senza che si tratti di un ostentato tentativo di piacere all’altro… Ecco che due esistenze si accordano, da cuore a cuore, maturano in comunione. «Amare è promuovere l’altro perfezionando noi stessi» (Michele Federico Sciacca).
    Il periodo del fidanzamento è, perciò, tempo per aprirsi a nuove esperienze formative, per cogliere occasioni e accogliere proposte che permettano di approfondire quelle intuizioni, quelle domande, quelle ricerche di senso che a volte emergono con forza, ma che non raramente rischiano di essere soffocate dalla quotidianità.
    Trovare l’accordo che faccia risuonare al meglio, in pienezza, la ricchezza di due libertà, volontà, storie è la bella avventura di tutta la vita; è compito particolare del fidanzamento, in cui va verificata la reale consistenza e possibilità di tutto ciò.

    Discordare

    Solo un mano d’angelo
    intatta di sé, del suo amore per sé,
    potrebbe offrirmi la concavità
    del suo palmo perché vi riversi
    il mio pianto.
    La mano dell’uomo vivente
    è troppo impigliata nei fili
    dell’oggi e dell’ieri, è troppo ricolma di vita e di plasma di vita!
    Non potrà mai la mano
    dell’uomo mondarsi per il tranquillo pianto del proprio fratello!
    E dunque, soltanto una mano
    di angelo bianco dalle
    lontane radici nutrite
    d’eterno e d’immenso potrebbe
    filtrare serena le confessioni
    dell’uomo senza vibrarne sul fondo in un cenno di viva ripulsa.[2]

    Cartina di tornasole necessaria è l’esperienza del discordare, in due tonalità.
    C’è innanzitutto un paziente lavorio per cesellare le differenze in modo che non degenerino in divergenze. Qui non è questione di giusto o sbagliato ma di quanto si può e si deve accogliere l’irriducibile essere altro dell’altro. Il banco di prova è spesso dato da aspetti molto concreti come la gestione del tempo e dei beni materiali, i rapporti con le famiglie d’origine e le relazioni con gli amici, i progetti e gli impegni per il futuro, ecc. in cui chiaramente si hanno abitudini e sensibilità diverse. I due fidanzati si sperimentano in questa continua ricerca di superamento della possibile discordia.
    In secondo luogo, anche l’errore, la scelta sbagliata, la fragilità fanno la loro comparsa. È un livello specificamente morale, l’essere liberi di fronte al bene e al male. Qui il discordare è una nota stonata rispetto all’armonioso progetto di bene che Dio consegna: si lascia la strada della vita vera, si sperimenta il peccato.
    Non si fa un buon servizio minimizzando la fallibilità costitutiva della persona, il condizionamento del peccato originale. Ogni educatore e accompagnatore ha qui parole importanti da spendere contro un certo spontaneismo in amore per cui basta fare quello che si sente… mentre occorre sentire quello che si fa, scandagliando a fondo senso e verità di ciò che si dice e compie.
    Arrivare al punto di perdonarsi l’un l’altro, di assumere anche l’errore in un cammino più ampio non è solo un impegno di buona volontà umana, ma anche un sacramento e un dono di Dio da chiedere e coltivare.
    I tanti aspetti, momenti, tratti dello stare insieme hanno bisogno di un centro di gravità, di unificarsi in armonia: questa è la riconciliazione, il senso pieno di pace per cui ogni cosa sta al suo posto, per cui si compongono pure quelle differenze che rendono più ricco e stimolante il rapporto.
    La spiritualità a due va sillabata, quindi, come riconciliazione e non solo nel senso sacramentale.
    La lirica di Alda Merini citata poco sopra suggerisce che la mano che può lenire le lacrime degli uomini è una mano d’angelo, la mano di Dio, vien da aggiungere. Nelle suggestive immagini della poetessa occorre una concavità, un vuoto, in cui poter versare le lacrime; occorre superare i condizionamenti dell’»una volta eri diversa», «ti amo aspettando che in futuro tu cambi». Le lontani radici d’eterno e d’immenso non si ritraggono con delusione, sconcerto e ripulsa quando emergono le pochezze, le meschinità… e si sa che dove si ama tanto, la possibilità di ferirsi è più elevata, perché si è più vicini e indifesi.

    Ricordare

    Maria disse:
    «L’anima mia magnifica il Signore
    e il mio spirito esulta in Dio,
    mio salvatore, perché ha guardato
    l’umiltà della sua serva.
    D’ora in poi tutte le generazioni
    mi chiameranno beata.
    Grandi cose ha fatto per me
    l’Onnipotente e Santo è il suo nome…»

    L’amore è «anima» anche e soprattutto nel senso proprio della spiritualità cristiana. Grandi cose Dio opera: l’amore a due è animato dal dono della Grazia, la coppia avverte proprio nella relazione d’amore un Amore più forte e potente.
    È l’emergere naturale e ricco di letizia della gratitudine e della lode, consapevoli di una chiamata e di un intervento di Dio sulla propria vita. È leggere la vita e la storia con gli occhi della fede: dare alla vita parole di fede e alla fede parole che profumano di vita concreta.
    È quel che ha vissuto Maria, innamorata di Dio, che ricorda, in canto e in-cantata, le grandi opere che in lei e per lei si stanno compiendo.
    Come Maria davanti al Mistero di Dio, così coppie credenti sperimentano che il senso di gratitudine e di gioia erompe spontaneo proprio dall’interno dell’amore con cui ci si ama.
    Tutto può avere inizio con la scelta o la proposta di uno dei due di partecipare insieme ad alcuni momenti… la messa, un camposcuola, un ritiro spirituale, un incontro. Senza forzature, prepotenze, o ricatti. Senza sentirsi superiori e senza far sentire l’altro a disagio, consapevoli che si è differenti per sensibilità e storia.
    Vivere assieme certi momenti di spiritualità è solo l’inizio.
    Può arrivare il tempo in cui ci si racconta cosa significa Dio per la propria storia. Sboccia una sorta di confidenza e amicizia spirituale per cui la persona amata è colei che fa compagnia nel cammino di fede.
    Ci si ricorda di pregare per e con l’altro, da soli in coppia, in comunità.
    È pregare l’uno per l’altra, insieme, ad alta voce, perché l’altro senta, anche con la mano che si stringe, con i corpi vicini, con lo sguardo che si incrocia, con il cuore che nel frattempo perdona e rafforza la relazione. La preghiera dei fidanzati è sicuramente colorata di intima fisicità.
    Come Maria nel Magnificat, una buona spiritualità a due apre il cuore all’orizzonte della solidarietà e della responsabilità: il ricordo di Dio dilata il cuore all’impegno, apre gli occhi per riconoscere i poveri, gli umili, gli affamati, protagonisti del cantico di Maria.

    Concordare

    Ed ecco sbocciare la con-cordia. È ben altra cosa rispetto all’illusione-miraggio di essere sempre e comunque d’accordo, espressa in quell’affermazione: «noi non litighiamo mai»; non è una spinta fusionale in cui le individualità spariscono. È ben più della mancanza di divergenze e forti conflitti perché è pienezza più che assenza.
    Volendo descriverla brevemente, è la grazia di fare cose diverse con tempi diversi trovandovi ricchezza e stimoli per camminare assieme; il dono di una intuizione penetrante ma al tempo stesso delicata del mondo intimo dell’altro; il ritrovarsi nel cuore di Dio e il trovare Dio nel proprio cuore e al cuore della storia d’amore.
    La concordia, insomma, si articola nel rapporto a due e in rapporto al Signore, è concordia con Dio e concordia con la persona amata.[3]
    Efficacemente è stato detto in forma di slogan: amore non è guardarsi a vicenda; è guardare insieme nella stessa direzione. La direzione indicata dal canto di Maria: l’alto della Gloria di Dio e ciò che sta attorno reclamando il nostro impegno.

    Ide-azione

    Uno spunto iniziale per mettere a fuoco il tema ne Gigi Avanti, Ci sposiamo!, Milano 2002, il primo capitolo Io prendo te.
    Vanno più a fondo sul tema nel secondo e terzo capitolo della loro opera (La differenza; L’ostacolo della diversità) Renzo Bonetti – Patrizio Rota Scalabrini – Mariateresa Zattoni – Gilberto Gillini, Innamorati e fidanzati. Cammini di autoformazione, Cinisello Balsamo 2003.
    L’esperienza della preghiera reciproca e celebrata assieme è un campo vasto: esige buona volontà e buone pratiche. Per dare solo un esempio fra i tanti dello stile e delle tonalità di ciò si segnala un noto testo, Il dono di nozze da parte di Dio. Ai fidanzati chiediamo di pregarla più volte assieme.

    La creatura che hai al fianco è mia. Io l’ho creata.
    Io le ho voluto bene da sempre, prima di te e più di te.
    Per lei non ho esitato a dare la mia vita. Te la affido.
    La prendi dalle mie mani e ne diventi responsabile.
    Quando l’hai incontrata l’hai trovata amabile e bella.
    Sono le mie mani che hanno plasmato la sua bellezza,
    è il mio cuore che ha messo in lei tenerezza ed amore,
    è la mia sapienza che ha formato la sua sensibilità,
    la sua intelligenza e tutte le qualità che hai trovato in lei.
    Ma non puoi limitarti a godere del suo fascino.
    Devi impegnarti a rispondere ai suoi bisogni, ai suoi desideri.
    Ha bisogno di serenità e di gioia, di affetto e di tenerezza,
    di piacere e di divertimento, di accoglienza e di dialogo,
    di rapporti umani, di soddisfazione nel lavoro, e di tante altre cose.
    Ma ricorda che ha bisogno soprattutto di Me.
    Sono Io, e non tu, il principio, il fine, il destino di tutta la sua vita.
    Aiutala ad incontrarmi nella preghiera , nella Parola,
    nel perdono, nella speranza . Abbi fiducia in Me.
    La ameremo insieme. Io la amo da sempre.
    Tu hai cominciato ad amarla da qualche anno,
    da quando vi siete innamorati.
    Sono Io che ho messo nel tuo cuore l’amore per lei.
    Era il modo più bello per dirti «Ecco te l’affido,
    Gioisci della sua bellezza e delle sue qualità»
    Io ti rendo capace di amarla «da Dio», regalandoti un supplemento di amore
    che trasforma il tuo amore di creatura e lo rende simile al mio.
    È il mio dono di nozze: la grazia del sacramento del matrimonio.
    Io sarò sempre con voi e farò di voi gli strumenti del mio amore e
    della mia tenerezza: continuerò ad amarvi attraverso i vostri gesti d’amore

    Una semplice raccolta di preghiere per il tempo del fidanzamento è stata curata da Claudia Gori e pubblicata sul sito www.qumran2.net, da dove è scaricabile.

    Si è fatto cenno alla fisicità come qualità preziosa della preghiera dei fidanzati. Si suggerisce fra le varie possibilità una dinamica, da spiegare bene perché sia vissuta con intensità e delicatezza: si chiede ai fidanzati di pregare il Padre Nostro, ciascuno appoggiando la guancia sinistra sulla guancia sinistra del partner. In sincrono, con molta calma, si prega il Padre Nostro sussurrandolo all’orecchio dell’altro/a.

     

    NOTE

    [1] Verso del poeta Evgenij Evtushenko, citato da Gigi Avanti, Ci sposiamo!, Milano 2002, p. 18. Di questo agile libretto scritto per i fidanzati è qui utile il primo capitolo Io prendo te.

    [2] Alda Merini, Fiore di poesia. 1951-1997, Torino, 1998.

    [3] Sulla concordia José Noriega, Il destino dell’eros, Dehoniane, Bologna 2006, pp 225-227.


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