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    Handicappato allievo scomodo


     

    Società e giovani

    Claudio Bucciarelli

    (NPG 1983-04-44)


    Dai dati del Ministero dell'Istruzione proposte per un inserimento non selvaggio nella scuola dei portatori di handicap.

    Il problema dell'inserimento degli handicappati nella scuola e nella società è problema di capitale importanza, che non può certo essere disatteso da una società che diventa sempre più cosciente dei suoi doveri verso tutti i suoi membri e soprattutto verso chi è più svantaggiato e che ha più bisogno. Inoltre, i risultati raggiunti dal progresso tecnico e scientifico danno la possibilità di «sfruttare» maggiori risorse e migliorare strutture e servizi, al fine di rendere più funzionale una legislazione in favore dei diritti umani e soprattutto dei cittadini più deboli.
    In questo contesto deve essere visto il problema della integrazione degli handicappati nella scuola: non, quindi, una pura e semplice operazione di carattere amministrativo, ma una sorta di verifica che la scuola pone a se stessa, ai suoi insegnanti, agli allievi e ai genitori, tutti coinvolti in un impegno, in cui insegnamento e apprendimento, socializzazione e relazione educativa compiono un vero e proprio salto qualitativo, in ordine agli stessi valori dell'educazione.
    I dati ufficialmente più aggiornati - quelli dell'Ufficio Studi e Programmazione del Ministero della Pubblica Istruzione - derivano dalle risposte di 95 Provveditorati e si riferiscono all'inserimento degli alunni handicappati nelle scuole statali: materne, elementari e medie dell'obbligo scolastico. Il numero complessivo degli handicappati inseriti nelle suddette scuole nel 1980-81 aumenta in valori assoluti (91.460 unità), pari ad un incremento percentuale del +1,2% rispetto all'anno precedente; l'aumento più sensibile si ha nella scuola media con 3.296 unità e nella scuola elementare con 2.942 unità, mentre nella scuola materna si verifica una flessione di circa 600 unità.
    Disaggregando il dato per circoscrizione geografica, il nord si attesta su un numero complessivo di 43.714 alunni handicappati, pari all'1,4% sull'intera popolazione scolastica dai 3 ai 13 anni, il centro con 17.794 unità (1,3%) e il sud/isole con 29.952 unità (0,9%). Se si incrociano questi dati con quelli relativi alla presenza degli «insegnanti di sostegno», si può ricavare come nelle regioni meridionali gli insegnanti di sostegno siano meno numerosi che nelle altre regioni; per esempio: nella scuola elementare in Val d'Aosta un insegnante ha poco più che un alunno, mentre in Calabria ne ha 15 e in Sicilia 11; nella scuola media in Liguria un insegnante ne ha 2, mentre in Basilicata ne ha 42. Ciò può significare che nell'Italia meridionale il doppio fenomeno della lentezza con cui avviene l'integrazione degli handicappati nella scuola e la scarsa presenza di insegnanti di sostegno proceda in un rapporto dialettico sfasato e perverso.
    Si può comunque affermare che, a livello globale, il rapporto «insegnanti di sostegno-alunni handicappati», sia nella scuola elementare (= 1 insegnante per 5 alunni) come nella scuola media (= 1 insegnante per 3 alunni), è nello «spirito» della circolare ministeriale n. 119/1979 che prevede un insegnante per quattro alunni handicappati. Il problema vero semmai è che tale proporzione non è uniforme sul piano delle circoscrizioni geografiche, vedendo ancora una volta il mezzogiorno svantaggiato. Inoltre, altro grave problema, per ovviare che l'handicappato non diventi un allievo «scomodo», occorre che il suo inserimento nella scuola sia strettamente collegato ad una seria programmazione educativa e didattica.
    Infatti, non mancano denunce di casi in cui l'inserimento è avvenuto in modo «selvaggio» perché non dosato e graduale, ma indiscriminato e improvvisato, per tutte le forme di handicap, senza la necessaria assistenza di figure specialistiche e la previa sensibilizzazione dei genitori dei ragazzi non handicappati. Rimane comunque questo un traguardo da perseguire per la sua duplice valenza educativa ed egualitaria, anche se costituisce un problema da approfondire calibrando meglio l'intervento in funzione delle non omogenee possibilità di inserimento fra gli handicappati. È ormai assodato che se per l'handicappato medio-lieve l'integrazione è possibile ed auspicabile sempre, per quello con menomazioni gravi è ipotizzabile un inserimento graduale o parziale limitandone la portata ai momenti di socializzazione ma utilizzando comunque la sede scolastica normale per un intervento di riabilitazione condotta in modo differenziale o individualizzato.
    Sempre dalla suddetta ricerca fatta dal Ministero P.I., l'inserimento degli alunni handicappati, per vari fattori, non è stato sempre facile, ma tra le 13 condizioni favorevoli che hanno favorito l'integrazione scolastica di questi alunni, sono state segnalate tra le più importanti ed efficaci le seguenti:
    - la disponibilità e la collaborazione di tutti gli operatori scolastici, anche non docenti;
    - gli insegnanti di sostegno specializzati;
    - le metodiche didattiche moderne;
    - la collaborazione tra scuola e servizi specialistici.
    All'incremento quantitativo, però, relativo all'inserimento degli alunni handicappati, urge lavorare ancora molto sul piano qualitativo per migliorare il servizio scolastico offerto a questi alunni in difficoltà di adattamento e di apprendimento. Va dato comunque atto che esiste uno sforzo significativo per dotare la struttura scolastica di un numero sufficiente di insegnanti di sostegno specializzati per alunni portatori di handicap e soprattutto per qualificarli professionalmente.
    La strada da fare è ancora molta.


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