Giuseppe Sovernigo
(NPG 1978-01-45)
DIVENIRE «PERSONALITÀ DIRETTE DA DENTRO»
Il sociologo David Riesmann fa osservare che nella nostra epoca di transizione ci sono, schematizzando un po', due tipi di personalità ben caratterizzate.
Una volta in una società omogenea in cui si diveniva adulti facilmente, ricevendo un quadro di valori sistematico, tranquillo, non conflittuale, non sottoposto a variazioni notevoli, l'uomo poteva dirsi «diretto dalla tradizione». Egli infatti interiorizzava i valori tradizionali in maniera semplice. Facilmente si adattava alla società. I valori non mutavano radicalmente da una generazione all'altra. Il quadro dei valori era piuttosto organico, semplice, trasmesso da una o due agenzie di socializzazioni La fedeltà alla tradizione era il criterio per ritenere un uomo come normale, divenuto e riconosciuto maturo, inserito organicamente e ben adattato, un adulto.
Attualmente, in una società pluralista in cui coloro che socializzano sono molti e sono spesso tra di loro in conflitto, non è più possibile divenire adulto come un uomo diretto dalla tradizione. La fedeltà non è più il criterio unico e fondamentale per dichiarare un giovane una persona matura. Di fatto attualmente emergono due tipi di personalità: la personalità diretta da fuori e quella diretta da dentro.
La personalità «diretta da fuori»
Ci sono numerose persone che di fronte ad una pluralità di agenzie di socializzazione cedono abitualmente a chi fa la voce più grossa, a chi è imbonitore più astuto, a chi vende meglio, a chi ha un potere maggiormente conformizzante. Di fatto ci sono molte persone che non hanno capacità sufficienti per discriminare tra
le varie proposte di valori, di significati per la vita. Cedono a chi ha una dinamica conformizzante più astuta. Molte loro scelte fondamentali non sono autentiche, ma risultano imposte da una pressione sociale. Queste persone globalmente prese son «dirette dal di fuori».
Altre persone solo apparentemente sembrano dirette da dentro. Nei gruppi e in certe istituzioni molto strutturate confluiscono molti individui il cui «io» è debole, ma il cui «super-io» è forte. Sono molto coscienti e molto sensibili ai loro obblighi. Tuttavia le norme cui si adeguano sono facilmente identificabili con quelle dei propri genitori o di persone che nella loro vita hanno assunto una particolare importanza. Nello stesso tempo hanno tendenza ad essere individui timidi e insicuri. La loro vita è spesso regolata da ideali esteriori più che dai valori interiorizzati e fatti propri. Questi individui sono molto sensibili alle aspettative altrui. Poiché non riescono a comprendere esattamente quale sia la loro posizione, si aggrappano il più strettamente possibile alla formula o alle regole o all'ideale. E ciò allo scopo di essere considerate persone a posto. Poiché sono timidi e poco sicuri di sé con gli altri, quando trovano resistenze, sentono le loro opinioni vacillare. Incerti come sono, si lasciano trascinare dalla corrente più forte.
Quando un adolescente vive cercando di soddisfare nel modo più ampio le aspettative altrui, la fonte dei propri valori si spersonalizza. Allora tende a far propri i valori altrui in un modo più o meno assoluto. L'individuo immaturo aspetta le direttive, le invoca. Ha paura di fidarsi del proprio giudizio. Normalmente è attraverso i propri sentimenti che si impara a discernere ciò che si vuole, si crede, si spera.
«Oggi, rileva Eric Fromm, ci incontriamo con persone che agiscono e sentono come automi, che non hanno mai avuto una esperienza veramente propria, che conoscono se stessi non come sono nella realtà, ma come gli altri si attendono che siano, il cui sorriso convenzionale ha sostituito la risata genuina, le cui chiacchiere insignificanti hanno sostituito il colloquio comunicativo, la cui opaca disperazione ha preso il posto di una autentica sofferenza».
La personalità «diretta da dentro»
Una persona educata fin dalla prima infanzia a fare piccole scelte, non ancora tutte libere, ma adattate al bambino, al fanciullo, al preadolescente, all'adolescente, una persona che sa porsi coscientemente di fronte alla pluralità di inviti e di sollecitazioni, che sa distaccarsi da chi tenta di premere su di lui in senso conformistico saprà scegliere a ragion veduta entro la pluralità dei valori proposti.
In una società come la nostra il conflitto sfocia nella possibilità, anzi nella necessità di una opzione personale.
Di fatto questo è un processo molto difficile. La pressione sociale e i modelli di comportamento proposti da chi detiene il potere sociale esercitano sul singolo una forza enorme di convinzione. Uno si sente più adattato in una società con cui si conformizza che non in una in cui deve andare contro corrente. L'andar contro corrente costa molto, mente l'esser conformista costa niente e dà molte soddisfazioni immediate. Per questo in una società come la nostra il vero anticonformista è colui che è diretto da dentro. «Qui nella fabbrica dove mi trovo a lavorare, precisa un apprendista, faccio molta fatica ad essere veramente me stesso. Tutti sono trascinati dalla massa e la massa travolge tutti quanti. Faccio fatica ad essere coerente con i principi di servizio e di amore agli altri perché ognuno cerca il proprio tornaconto. Sarei portato a fare tutto quello che l'istinto mi suggerisce o l'ambiente mi provoca. Capisco che non devo guastami l'anima. In un ambiente del genere capisco che la cosa più importante è mantenere un po' di dignità umana, riuscendo a farsi rispettare e stimare non in ordine all'incarico e alla busta-paga, ma in ordine a ciò che ognuno di noi è dentro di sé. Ciò comporta che io devo accettare gli altri per quello che sono, che devo manifestarmi come sono veramente, riuscendo ad essere libero dai condizionamenti a costo di pagare di persona, ad essere coscienza critica. Mi sembra che gli uomini d'oggi ne percepiscano la mancanza e la ricerchino confusamente. Finora sono riuscito abbastanza in tutto ciò, nonostante certi momenti quasi insopportabili e la vita grulla di tanti attorno a me».
Uno è diretto da dentro quando:
– è fedele alla propria scala di valori, anche quando l'ambiente gli è contrario;
– sa testimoniare accettando anche la solitudine, talora l'isolamento, cui lo espone la sua fedeltà;
– sa collegarsi, per essere fedele, con coloro - che condividono i valori in cui crede, così da, essere ancorato in un gruppo di riferimento;
– sa riprendersi dopo le difficoltà e le infedeltà momentanee, le incoerenze;
– sa entrare in dialogo con gli altri, realizzando un positivo interscambio alla pari;
– sa vagliare quanto incontra mediante il «senso critico» superando le posizioni preconcette.
L'educatore deve giungere a formare personalità «dirette da dentro» conformemente alla propria gerarchia di valori; deve suscitare strutture di personalità capaci di opporsi attivamente, di selezionare le proposte. A questo deve tendere pure l'adolescente nel suo cammino di maturazione.
Ciò sarà possibile nella misura in cui i valori cui si aderisce, in base ai quali si fanno date scelte, sono veri valori autenticamente promuoventi lo sviluppo integrale della persona, quali soprattutto l'amore, il retto uso dei beni della terra mediante la partecipazione e la collaborazione, il servizio e fatica che comporta, il realismo nella vita, la giustizia e l'impegno, il perdono reciproco incondizionato, la purezza di cuore, la pace, la testimonianza.
Oggi sono in circolazione tanti pseudovalori e valori gonfiati che sfasano la vera crescita della persona.
Essere guidati da dentro è un obiettivo educativo necessario ed irrinunciabile.
Nel proprio vivere quotidiano non esistono questi due tipi di personalità allo stato netto e puro. Si costata la prevalenza in persone diverse del primo o del secondo tipo di personalità. A volte la stessa persona si sperimenta ora sulla prima linea, ora sulla seconda. Tuttavia nella propria esperienza globale è possibile, anzi molto' utile, individuare la prevalenza più o meno costante di questo o di quel tipo di personalità. Ciò consente di impostare un adeguato lavoro di maturazione di sé.
ALIMENTARE LA RADICE PSICOLOGICA DELLA LIBERTÀ
Perché la propria libertà passi dallo stadio iniziale ad una forma più matura, è necessario individuare dove sta la radice psicologica della libertà umana così da impostare un adeguato lavoro di educazione cioè di liberazione. Solo questo consente di diventare persone dirette dal di dentro.
Obiettivo centrale da raggiungere è la libertà interiore. Su di essa infatti si fonda l'autenticità di ogni scelta ed azione.
Dal punto di vista educativo si tratta non tanto di formare, di comunicare un contenuto, quanto di sviluppare una capacità naturale fondamentale nell'essere umano.
I momenti dell'eteronomia, della dipendenza tipici dell'infanzia e fanciullezza, della comunicazione-accettazione di un contenuto di valori, necessari per lo sviluppo della libertà, acquisteranno la loro autenticità e saranno resi possibili solo dalla capacità interna di libertà. Solamente nella misura in cui il ragazzo sia progredito nella libertà interiore sarà possibile che egli accetti i valori presentati, facendoli propri in modo vivo. In caso contrario ci sarà una resistenza più o meno evidente ad accettarli, oppure una accettazione passiva e formale. È questo il caso di una falsa assimilazione dei valori. Ciò si verifica in certe coscienze deformate dalla «tirannia dei valori».
La situazione psicologica in cui la persona ha la reale possibilità di fare delle scelte libere, e di agire di conseguenza, da un punto di vista negativo è quella di assenza di compulsività coscienti, di necessità, di motivazioni inconsce; da un punto di vista positivo è la fiducia nella propria capacità di farcela, nella propria originalità e capacità creativa. Ciò consentirà a poco a poco di inserire ogni situazione concreta, nuova e problematica nella direzione della «linea di vita preferenziale» in forma costruttiva.
L'esperienza clinica e l'esperienza educativa portano a considerare, come radice profonda della libertà interiore, la considerazione positiva incondizionata di sé.
Questa considerazione positiva incondizionata si traduce in una sana fiducia in se stessi, in un positivo concetto di sé e degli altri, in un fondato ottimismo di fronte alle vicende della vita, proprie ed altrui, in una speranza incrollabile che sa trovare e ritrovare di volta in volta
una via di uscita e una soluzione in ogni situazione problematica, propria ed altrui senza unilateralismi.
La considerazione positiva incondizionata di sé è l'atteggiamento profondo che a poco a poco consente l'affioramento e lo sviluppo della libertà interiore mediante una precisa situazione psichica. Può essere considerata la base psichica indispensabile per la crescita della libertà.
La considerazione positiva incondizionata di sé porta infatti a poco a poco alla «autonomia psichica».
È questa che costituisce il frutto maturo e l'indice inconfondibile della presenza della libertà interiore.
L'autonomia psichica
La autonomia psichica è una dimensione essenziale di una personalità normalmente sviluppata. In essa si radica la libertà interiore.
L'autonomia psichica infatti è il terreno da cui germina la libertà interiore, l'alimento che la sostiene lungo il suo sviluppo, la forza di riserva che garantisce la ripresa dopo ogni ristagno o regressione.
Quali sono le condizioni indispensabili per lo sviluppo dell'autonomia psichica, radice psicologica della libertà interiore?
Quali sono le condizioni principali che consentono una affermazione ed una evoluzione positiva della libertà interiore?
La strada che porta alla autonomia psichica è lunga, costellata di rischi e di mete intermedie che occorre oltrepassare di volta in volta, un cammino che conosce molti avanzamenti, ristagni, retrocessioni, riprese.
In tutte le teorie dinamiche sullo sviluppo della personalità viene riconosciuto l'influsso decisivo delle figure parentali e delle prime esperienze sull'orientamento psichico del fanciullo prima ed in seguito dell'adulto. Ogni teoria poi interpreta a suo modo questo influsso.
I primi tentativi di sviluppo avvengono nel contesto familiare nel quale le figure paterna e materna sono le più significative. All'inizio non vi sono altre persone significative. Nel fanciullo esiste la tendenza all'autorealizzazione come tendenza centrale, primaria. Tutta l'esperienza, che egli va facendo, viene continuamente da lui valutata in base a questa tendenza. Perciò egli attribuisce un valore positivo a quelle esperienze che trova favorevoli al suo bisogno di conservazione e sviluppo, un valore negativo a quelle che sono in contrasto con tale bisogno. Questa tendenza all'autorealizzazione è regolata nel suo enuclearsi dal bisogno di sentire soddisfazione, un bisogno di stima, di valore, di sicurezza di sé. Questo bisogno è talmente «continuo e penetrante» che condiziona tutto lo sviluppo umano. Ogni persona si autoattualizzerà nella vita nella misura in cui all'inizio è stata come rinsaldata in se stessa, ha posto le fondamenta su un terreno che tiene, roccioso, il terreno della stima di sé che genera sicurezza di sé, fiducia in se stessi, negli altri e nella vita, capacità di prendere le distanze da se stessi e dagli altri. È come se la soddisfazione di questo bisogno bonificasse un terreno paludoso e sterile, rendendolo fertile per l'avvenire, il terreno acquitrinoso del bisogno di stima e di sicurezza. Nel suo sviluppo questo bisogno dipende fortemente dalle circostanze esterne e particolarmente dalla valutazione che le persone-criterio (i genitori, gli educatori, gli amici) danno alle varie esperienze, espressioni e comportamenti del soggetto.
Questo rapporto tra la propria esperienza, la valutazione di sé e la valutazione delle persone-criterio è regolato da un nuovo bisogno, cioè il bisogno di affetto delle persone significative.
L'adolescente, per rendersi conto dell misura in cui il suo bisogno di affetto viene soddisfatto, è portato ad osservare tutto l'insieme del comportamento delle persone-chiave nei suoi riguardi. In base a queste osservazioni egli si va formando a poco a poco una immagine del come queste persone-chiave esprimono o negano l'affetto e la stima.
Ogni nuova esperienza in questo senso modificherà tale immagine. È in base a questi bisogni che l'adolescente, ogni volta che le persone-chiave approveranno o disapproveranno qualche sua azione, parola, ateggiamento, tenderà a riferire tale approvazione o disapprovazione alla propria persona.
Quanto più il bisogno di affetto, tenerezza e stima sarà forte e rimarrà senza una adeguata risposta, tanto più il soggetto tenderà a confondere la propria persona con le proprie scelte. Sono queste infatti che gli fanno meritare o demeritare l'amore ed il riconoscimento di cui ha estremo bisogno come dell'aria che respira. Questa confusione, quasi identificazione, tra la persona e le sue scelte, le sue prese di posizione
è una delle principali cause della mancanza o dell'insufficienza della libertà interiore.
Perché questa pericolosa identificazione tra la persona e le sue scelte possa venir superata e consentire l'autonomia è necessario un salto di qualità nell'educazione, nel proprio cammino di maturazione.
Distinguere tra persona e comportamento
È necessario operare la distinzione tra la persona ed il suo comportamento.
È possibile, anzi necessario per consentire una autentica crescita, considerare positivamente, stimare, amare, rispettare una persona in quanto è persona, cioè un piccolo assoluto, e contemporaneamente non approvare un suo comportamento. È possibile avere di quella persona una considerazione positiva tale che non resti intaccata dalla disapprovazione di un suo comportamento, dall'espressione di un suo sentimento.
Questo riesce nella misura in cui si accosta l'altra persona con un atteggiamento empatico. Occorre cioè sforzarsi di guardare la vita con gli stessi occhi della persona interessata, cogliere il senso di date sue scelte all'interno del suo mondo, della sua ricerca di amare e di essere amato, di realizzarsi nella vita, oltre il valore oggettivo di queste stesse scelte.
I primi passi verso la libertà interiore, il primo avvio verso la liberazione di sé e degli altri si hanno nella misura in cui si comincia, consciamente o meno, ad operare questa distinzione nei riguardi di se stessi anzitutto e degli altri poi. Bisogna esercitarsi nell'imparare a fare, per sé anzitutto, questa distinzione di fronte alle valutazioni di segno opposto che le proprie scelte suscitano nell'ambiente in cui viviamo. In qualunque situazione di vita occorre imparare a percepire a poco a poco come la propria persona sia un piccolo assoluto quasi inesauribile. Le proprie scelte invece sono sì delle concretizzazioni di sé, delle prese di posizione che manifestano alcuni aspetti di noi, ma sono insufficienti ad esprimere la totalità di noi.
Normalmente bisogna sentirsi amati in modo maturo, autentico, disinteressato, incondizionato per compiere questi primi passi essenziali. Dall'adolescenza in poi ogni persona può iniziare a fare i primi passi, a ricercare situazioni di libera espressione di sé, senza stare ad attendere l'iniziativa altrui, iniziativa che spesso viene a mancare.
L'autovalutazione autonoma rispetto all'ambiente
Si tratta di una valutazione che la persona fa di se stessa partendo da criteri di valore interno. Non è che ci si possa giungere sin dall'inizio, ma a poco a poco a prezzo di un lungo e ripetuto cammino.
Ciò avviene quando la valutazione di sé, da parte della singola persona, è fatta non prevalentemente in base ad un ordine di valori astratto ed esterno, ad un dovere imposto, al parere, alla opinione, alla stima altrui, ma soprattutto in base ai valori assimilati e vissuti, al proprio ed altrui bisogno di autorealizzazione, in particolare alla propria «linea di vita preferenziale». Come conseguenza la persona è capace di valutare se stessa con oggettività, riconoscendo e accettando sia i propri limiti che le proprie risorse positive.
Il riferimento ad un ordine di valori resta, ma si tratta di valori interiorizzati, fatti propri in vario modo dall'io della persona.
Al contrario, l'autovalutazione condizionata dall'opinione degli altri e dalle loro esigenze è uno degli ostacoli più grandi per la libertà interiore. Invece una serena valutazione di sé, in base a valori interiorizzati e vissuti, rende possibile una normale indipendenza dagli altri tanto per ciò che riguarda l'agire, quanto per il bisogno di stima e di affetto.
Tale autonomia interiore si traduce in una progressiva «capacità di autodirezione» e alimenta la «libertà esperienziale», cioè l'apertura a tutta la propria esperienza interna ed esterna.
Questa valutazione autonoma rende la persona capace di una vera accettazione degli altri senza difese, né esigenze eccessive.
La valutazione autonoma è pure la base di una obbedienza attiva e costruttiva e della capacità di collaborazione con il prossimo.
Alla radice della ribellione o della sottomissione passiva, come pure dell'incapacità di collaborazione con il prossimo, si trovano infallibilmente una deficienza dell'autonomia interiore ed una abbondante fioritura di meccanismi di difesa.