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    «Chi siamo? Dove andiamo?»: riflessioni sul progetto di vita



    B. Bartolini - L. Ferracin

    (NPG 1973-12-73)

    Avvento: tempo di riflessione e di confronto. La proposta di salvezza che è Cristo diventa significativa per i nostri giovani se è avvertita come proposta-per-noi-qui-ora.
    Il giovane d'oggi ha molte «proposte» di salvezza, tanto che troppo spesso è distratto e indifferente. In un clima del genere, l'Avvento diventa un fatto «strano», retorico e vuoto: quale salvezza cercare in Cristo, se la salvezza già l'abbiamo tra mano, con le mille cose che affascinano il nostro quotidiano?
    C'è bisogno di mettere in crisi le false salvezze, per aprire all'Avvento. La messa in crisi, per essere seria, deve passare attraverso il progetto d'uomo che si condivide e si persegue.
    Il confronto e lo scontro è quindi sul progetto d'uomo.
    A questo livello si situa il sussidio audiovisivo che presentiamo.
    A parte, sono disponibili i fotocolor che «documentano» un festival pop. Immagini del genere si possono anche facilmente ricavare dalle riviste di informazione e di canzoni. DIMENSIONI NUOVE ne ha riprodotto un buon estratto (1973 /2).
    Le pagine che seguono indicano il significato, l'utilizzazione, gli strumenti, di quel montaggio (o di altri simili) in chiave di pastorale. Sono nelle mani degli educatori: con un pizzico di fantasia possono suggerire interventi pastorali davvero interessanti, nel quadro delle preoccupazioni educative ricordate sopra. La lunga sperimentazione da cui il sussidio è nato, lo conferma.
    Usare un «festival pop» come momento di espressione giovanile... ha pregi e limiti. D'accordo: un festival non è l'unico momento espressivo, nè forse il più significativo. E poi il giovane è una realtà mutevole. Non si può basare un giudizio su un momento così parziale della sua esperienza.
    Inoltre, la trama è fornita da serie di immagini: e un servizio fotografico non è mai la realtà, ma è sempre una prospettiva parziale, una interpretazione della realtà.
    Nonostante questi limiti, riteniamo il documento un buon stimolo alla riflessione. Fissando e oggettivando il comportamento, esso può diventare uno specchio, in cui trovare espresse le aspirazioni e i progetti, la ricerca di una identità, di un significato. Una buona fotografia di un «progetto d'uomo» che circola. E forse più del previsto.
    Altre indicazioni più specifiche percorrono il sussidio stesso, come sempre montato con abbondanza di suggerimenti metodologici per stimolarne un uso plurimo e diversificato.
    Ricordiamo il materiale collaterale, prezioso per la utilizzazione piena di queste pagine:
    • GIOVANI POP (Collana Parametri, Elle Di Ci, L. 1.000) che raccoglie, catalogate con ordine all'interno di alcune tematiche chiave, le reazioni dei lettori di DIMENSIONI NUOVE alla «provocazione» della documentazione fotografica del festival.
    • 36 fotocolor sul festival pop, da richiedere a: Audiovisivi Elle Di Ci - 10096 Torino-Leumann (in diapositive L. 4.500 - in filmina L. 2.500).

    PROGETTI A CONFRONTO

    Il giovane è un uomo in costruzione alla ricerca di una «interpretazione» nella vita. Non basta vivere, ci vuole una «ragione per vivere».

    UNA VITA CHE CERCA SE STESSA

    Si trova la vita fra le mani e si chiede: «Che cosa faccio nella vita», «Che ne faccio della vita?».
    Egli sente di avere un nome, un volto, un'identità tutta sua, una intimità unica, originale e irripetibile.
    Da qui l'esigenza profonda di essere se stesso, il problema di come essere se stesso. Perché si accorge che essere se stesso è una sofferenza, una lotta contro Molte forze che vogliono farlo essere ciò che egli non è, per renderlo funzionale a qualcos'altro.
    Questo problema d'essere se stesso fa subito nascere in lui l'altro «qual è la verità di se stessi?». Perché ci sono più «interpretazioni» del proprio essere, e si tratta di scegliere quella «vera».

    VIVERE È ESSERE IN RAPPORTO

    E poi vivere è essere in rapporto. Necessariamente.
    Ma anche qui ci sono vari modi di concepire e di vivere i propri rapporti. Il rapporto genitori-figli, ragazzo-ragazza, individuo-gruppo, individuo-società, individuo-natura.

    L'UOMO È COSCIENZA

    Insomma vivere è vivere un progetto di vita. Per umanizzarsi il giovane deve prendere coscienza del progetto che di fatto vive, per verificarne la verità, per modificarlo, per completarlo e per cambiarlo.
    Come fare questo?
    È necessario «pensare» con calma, con pazienza, molte volte anche per lungo tempo. Una vita che non si pensa non è una vita umana. Se non rientra mai in se stesso, se non si chiede il perché delle sue azioni e delle sue scelte, non sarà mai un giovane adulto, ma un bambino inconsapevole. Certo c'è una riflessione che accompagna la vita, che ogni uomo fa. Ma è necessario anche fermarsi.

    CONFRONTARSI CON GLI ALTRI
    PER PRENDERE COSCIENZA DI SÉ

    Ora ogni uomo è così fatto che per prendere coscienza di se stesso, ha bisogno del confronto con gli altri. Anche questo confronto avviene in parte spontaneamente dentro le trame della vita, quando si vede un film, un manifesto, quando si parla con gli amici, quando si discute in gruppo o in famiglia o quando si legge un libro. Ma il giovane deve confrontarsi anche riflessivamente».

    UN DOCUMENTO DA LEGGERE IN PROFONDITÀ

    Qui è offerta una possibilità. È una serie di immagini riprese durante un festival pop. Sono fortemente stimolanti. L'immagine non è la realtà, ma è sempre una certa lettura della realtà. D'altra parte quello che riproduce è reale, quantunque non sia tutta la realtà: fissa un istante, un aspetto.
    È, come si può notare, una situazione particolare, avulsa da ogni comune contesto sociale, separata. Mancano quasi completamente persone di una certa età, non si vede la forza pubblica. È veramente un raduno di giovani, nel senso stretto della parola. È giustificabile quindi considerare questa situazione come un'occasione particolare di espressione giovanile.

    UN MONDO DI MUSICA IN CUI POTER VIVERE I PROPRI SOGNI

    I giovani hanno avuto la possibilità in questo concerto di costruirsi un loro mondo, con tutto ciò che nella società era loro negato. Sotto a tutte le varie manifestazioni si vede nascere un uomo, che essi vorrebbero nuovo ed in un clima che essi definiscono libero.
    E sono veramente tanti; nemmeno alle manifestazioni politiche si vedono tanti giovani e, come si può notare, la loro non è una partecipazione staccata, assente, ma è anzi viva e sentita.
    Veramente il loro numero lascia perplessi.
    Significativa la proposta fatta sul palcoscenico: Vestire di sogni - Vestire di musica. Che cosa è che il giovane maggiormente vive se non il sogno o la musica? Ecco quindi una possibilità concreta di realizzare questa prospettiva. Un mondo di musica in cui poter vivere i propri sogni.
    È da notare come la proposta sia chiaramente consona alla civiltà che i giovani vorrebbero rifiutare. Proprio perché sogni da vivere e non realtà nuove da costruire. Finché i giovani e soprattutto tanti giovani sognano, non c'è nulla di allarmistico.

    LA MUSICA RAGIONE PRIMA DELL'INCONTRO

    Si inserisce poi il grande tema della musica. Si noti, per inciso, come la musica non sia un momento di questo raduno, ma sia l'anima e la ragione prima dell'incontro.
    La musica è qui presentata, anzi vissuta dal cantante, proprio come è sentita dalla maggioranza dei giovani. Una musica cioè non distaccata, impersonale. Non è una musica in cui solo lo strumento e l'interprete vivono, ma una musica in cui essenzialmente l'interprete vive con la sua personalità, la sua storia, la sua carica.
    Lo strumento è importante, anzi essenziale trattandosi di musica, ma lo si può lasciare da parte (come fa il cantante) per cercare in ciò che ci circonda i contenuti nuovi di una musica che oramai vive dentro.

    LA MUSICA SI FA GESTO VUOTO DI SIGNIFICATO

    Una musica quindi che non può prescindere dall'incitamento e dalla risposta del pubblico. Inizia così il grande tema del «gesto». Si è qui voluto sottolineare come l'esteriorità, come il gesto svuotato di ogni contenuto sia falso e degradante. Il ballo che nasce come momento di incontro e di espressione, si degenera via via in discorso gestuale sempre più povero di comunicatività. Diventa il «mio ballo», ed il gesto perde significato.
    Pian piano il ballo se non ha qualcosa da dire, come ad esempio il ballo popolare o il balletto classico, diventa un puro e semplice agitarsi.
    Se a questo si aggiunge una situazione inibitoria alla quale trovare sfogo, allora veramente la violenza ha la migliore possibilità di espressione. Ecco la parabola: da un ballo nato nell'incontro e nella comunicazione ad un violento agitarsi di singolo.
    Si è così sviluppato a grandi linee il «vestire di musica».

    IL SOGNO DELL'AMORE

    Nel secondo momento «vestire di sogni» sono realizzati due grandi sogni giovanili: l'amore e la politica. Anche qui, oltre all'amore come dialogo ed incontro, viene presentato un amore vissuto in modo logicamente giovanile come libertà di amare.
    «Un amore nato quasi nel rifiuto degli altri», certo l'idea iniziale di un amore nuovo portato nelle vie e nella folla era ed è molto significativa. In una società come la nostra che ha bandito l'amore nei rapporti sociali, che traccia nella pubblicità le linee di un amore che di amore non ha che la negazione completa, che ha nelle strade delle professioniste dell'amore, in questa società veramente un amore giovane aveva il suo significato di protesta, ma non poteva che essere respinto. E di qui forse la degenerazione in libertà d'amore. Una libertà forse unicamente da vincoli moralistici, più che da vincoli egoistici ancorati in ognuno di noi. E quindi ancora una volta libertà di gesti soltanto, gesti che via via si impoveriscono e innalzano barriere di incomprensione e di solitudine.

    IL SOGNO DELLA POLITICA

    La politica poi. La grande illusione di poter finire le guerre con le frasi, i ciondoli, i gesti. L'illusione di sognare la pace e di svegliarsi al mattino dopo in un giorno di pace, senza aver compromesso per nulla se stessi, senza essersi compromessi nelle strade e nella lotta contro l'egoismo. Con questo non si vuole assolutamente condannare o svilire i movimenti pacifisti o hippy, ma quello che inizialmente erano segni rivoluzionari, sono stati via via presi nell'ingranaggio di una società consumistica e svuotati di ogni contenuto.

    DI SOGNI NON SI VIVE

    È quindi più che logico che ad un amore vuoto e ad una politica di gesti facili il giovane risponda con l'assenteismo, il rifiuto, il lasciarsi andare. Non c'è niente di meno giovane che il perdere la speranza e la volontà di fare ancora e di persistere. Ecco allora che il giovane non ritrova più se stesso in questo dramma di gesti vuoti che egli ripete dal mattino alla sera. Si sente deluso, stanco, solo, incomprensibile anche a se stesso, e ancor più estraneo e lontano da tutto ciò che lo circonda.
    La risposta non può essere che una sola: «Fermate il mondo, voglio scendere!». È una condanna totale che ha ancora più peso se confrontata con le altre scritte della camicia.
    La risposta a tutto questo quale può essere? Forse ci si deve veramente spogliare di tutto ciò che semplicemente ci pesa addosso e ci impedisce di essere uomini e giovani?

    PERÒ I SOGNI CONTENGONO DEI VALORI DA REALIZZARE

    La parte finale non vuole essere affatto un discorso moralistico in contrapposizione. Infatti le inquadrature che danno lo spunto di un commento positivo sono tratte dallo stesso materiale. Quegli stessi giovani di cui finora abbiamo parlato, questi stessi giovani hanno la possibilità all'interno del loro mondo e con i loro mezzi di creare veramente una alternativa a questa società. Se vogliamo dire così, il concerto pop è stato la prova di un mondo nuovo, una prova in parte fallita, ma che nello stesso tempo ha messo in luce valori significativi da approfondire.
    Nella musica, nel ballo, nell'amore, nella politica i giovani hanno veramente qualcosa di specifico da dire. Quindi non un discorso moralistico (drogati, fannulloni, capelloni, ecc.), ma un discorso costruttivo, che cerchi di entrare nel loro mondo con onestà.
    Allora che farne di queste immagini?
    Sono uno strumento di riflessione e di confronto. Se le leggiamo attentamente, troviamo «espressi» le aspirazioni, i progetti, il modo di concepire la vita, la società, la storia di molti giovani d'oggi. Si tratta prima di tutto di «capirli» per poi valutarli.
    Il cristiano usa per questo la riflessione razionale. Ma oltre a ciò per valutare i significati ultimi ha un metro: la persona e l'insegnamento di Gesù. Così attraverso il confronto egli prende sempre più coscienza della propria identità.
    La riflessione deve poi portare all'azione, a prendere decisioni operative, per realizzare il progetto di vita scelto liberamente e coscientemente.

    FESTIVAL POP: UNA PROPOSTA DI INTERPRETAZIONE

    Il commento alla immagine che segue ricalca la linea espressa in queste pagine. È perciò una interpretazione, e come tale necessariamente discutibile. Il linguaggio è più evocativo che preciso, e rieccheggia testi di canzoni e espressioni di giovani a cui sono state proiettate le immagini.

    I. VESTIRE DI MUSICA: L'ASCOLTO

    1. Titolo

    2. Complesso sul palco
    Una voce sta cantando,
    ma sono pochi ad ascoltare.
    I rumori stanno crescendo
    per poterla soffocare.

    3. Cantanti al microfono
    Ma altre voci stanno crescendo da lontano,
    se quel canto vuoi seguire, puoi cantare,
    e così tu sarai uno in più con noi.

    4. Suonatori e cantanti seduti in silenzio
    Se sei stanco di lottare, siedi qui a riposare,
    se non sai più cosa fare, puoi cantare,
    e così tu sarai uno in più con noi.

    5. Due giovani in controluce
    Siamo venuti alla ricerca di un mondo nostro,
    di ciò che ci è stato negato.

    Un uomo nuovo da vivere in libertà.

    6. Massa di giovani in ascolto
    Siamo tanti,
    più che dietro a King, a Kennedy, a Mao...

    7. Chitarra levata in alto e mano a «V» di vittoria
    Il nostro gesto di vittoria e la chitarra
    sono simboli giovani di un mondo giovane.

    8. Gruppo di giovani a torso nudo in controluce
    Vogliamo un mondo di musica
    in cui poter vivere i nostri sogni.

    9. Flautista al microfono
    Non lasciamo che la musica ci sfiori soltanto,
    lasciamola entrare in noi.

    10. Panoramica dall'alto sulla massa dei giovani
    Lasciamo entrare in noi
    ogni momento triste o allegro,
    pieno di pace o di guerra, d'amore o di odio.
    Tutto in noi diventerà migliore perché nostro.
    Siamo in tanti,
    ma diventeremo così uniti
    da essere come un uomo solo.

    11. Flautista che grida con le braccia alzate
    Quello che domandiamo è libertà,
    quello che ci è negato è libertà,
    quello che ci creiamo è libertà.

    12. Gruppo con cartello: tribù Zampanò
    È arrivato quel momento,
    subito la vogliamo, la libertà.

    Il. VESTIRE DI MUSICA: IL BALLO

    13. Quattro che ballano in mezzo alla folla
    Al suono di questa musica ci siamo incontrati:
    una musica che entra in noi, ci anima, ci libera.
    I nostri gesti ritmati si fanno parole
    nella ricerca di un dialogo.

    14. I quattro in primo piano
    Non cerchiamo armonia nei gesti,
    ciò che vogliamo è che la musica sia tensione
    e ci riveli ciò che è vivo in noi.

    15. Primo piano di ragazzo e ragazza che ballano
    I nostri movimenti sono
    riti magici di purificazione,
    di liberazione dalla vita quotidiana,
    dai suoi compromessi, dai suoi condizionamenti.

    16. Un giovane di spalle; l'altro teso in uno sforzo violento
    Con la violenza del gesto
    ci ribelliamo ad una società programmata
    in cui tutto è preciso, prestabilito.
    i nostri ideali non realizzati,
    gridano ora sul nostro viso.

    17. Volto teso verso l'alto
    Senza sorrisi aneliamo alla libertà.
    Soffriamo nel bisogno impellente
    di uscire dalle strettezze di un corpo
    che ci condiziona e ci limita.

    18. Ragazzo e ragazza col volto coperto dai capelli
    La «nostra» musica, il «nostro» ballo
    stanno chiudendoci in noi,
    quasi dimentichiamo gli altri intorno.
    I gesti si sono fatti vuoti, incomprensibili.

    III. VESTIRE DI SOGNI: L'AMORE

    19. Lui parla a lei nell'orecchio
    Vorrei parlarti.
    Ho tutto un mondo qui dentro.
    Ascoltami: nel tuo sentirmi c'è la mia vita.

    20. Lui e lei con la testa appoggiata
    l'uno sulla spalla dell'altro
    Sei qui accanto a me, sereno, disteso.
    La mia felicità è la tua armonia.
    Questo amore nato come incontro.

    21. Lei accanto a lui, sdraiati sull'erba
    Mi sono sognata, sai, un amore tutto mio,
    un amore da vivere in libertà.
    Un amore che ci riempisse di vita
    come una musica nuova.

    22. Lui e lei che camminano
    Avere nelle scarpe la voglia di andare,
    avere negli occhi la voglia di guardare,
    avere nel cuore la voglia di amare;
    e restare invece prigionieri di un mondo
    che ci lascia sognare, solo sognare.

    23. Lui e lei abbracciati fra gente che va e viene
    In questa società che cammina frenetica
    e non sa amare,
    in mezzo a cuori chiusi
    di gente che non sa vedere amore,
    la nostra intimità è una sfida.
    Così, quasi schiacciati, ci amiamo.
    E tu in questo mondo prigioniero,
    diventi il mio canto libero.

    24. Lei chinata su di lui
    Nel difenderci ci siamo isolati.
    I dolori degli altri non sono diventati anche i nostri.
    Ci siamo chiusi.
    Davvero, se non ci fossi tu, io me ne andrei.
    Se non ci fossi tu,
    io non sarei prigioniero del mondo.

    IV. VESTIRE DI SOGNI: LA POLITICA

    25. Gruppi di ragazzi sdraiati per terra
    È bello restare qui,
    insieme senza schemi, senza regole.
    Liberi di esprimerci come vogliamo.
    Qui è facile.
    Qui è come un sogno,
    qui è come illusione di libertà.

    26. Gruppo di ragazzi bianchi e neri
    Come bambini ci accettiamo tutti,
    l'unico colore della pelle che ci interessa
    è quello giovane.
    Qui è facile.
    qui è come un sogno,
    qui è illusione di libertà.

    27. Gruppo: braccia alzate e pugni chiusi
    Come in un gioco
    alziamo le nostre braccia in segno di lotta.
    E qui la lotta è facile.
    Qui è come un sogno,
    qui è illusione di politica.

    28. La bandiera che diventa una tenda
    Abbiamo strappato le bandiere
    e ne abbiamo fatto tende.
    I simboli di lotta di popoli oppressi
    si sono fatti parte di noi, nostri vestiti.
    Ma guardiamo da lontano, distaccati.

    29. Carro armato ricoperto di fiori
    Un vecchio è morto vendendoci fiori,
    nel freddo di una strada,
    e noi di quei fiori
    abbiamo ricoperto carri armati.

    30. Pace sui calzoni, mani alzate col segno di vittoria
    Noi siamo contro ogni guerra,
    noi vogliamo che vinca la pace.
    Qui è facile,
    qui è come un sogno,
    qui è illusione di pace.

    31. Camicia con scritte
    Per la libertà d'amare, sono con voi.
    Contro la guerra d'oggi, sono con voi.
    Facce da straniero, sono con voi.
    Barbe da profeta, sono con voi.
    Sono con voi.
    Fermate il mondo: voglio scendere!

    V. INTERROGATIVI

    32. Volto pensieroso
    Ho gridato il mio disprezzo
    per il mondo degli altri, degli adulti.
    Ma l'ho veramente distrutto?
    Ho poi costruito qualcosa di veramente nuovo?
    Mi sono costruito un mondo mio,
    un mondo giovane.

    33. Ragazzi che guardano avanti
    Sono stato libero di fantasticare da mattina a sera,
    di esaltarmi nella musica.
    Ma ho pagato un prezzo troppo alto.

    34. Ragazzi che parlano
    Mi accorgo di non aver dato noia ai potenti,
    anzi che oggi ho lasciato loro
    la possibilità di decidere anche per me.

    35. Una tenda: ragazzo solo
    La festa sta per finire
    e mi trovo triste e solo.
    Solo con me stesso. Mi chiedo:
    Chi sono? Dove vado?
    Ho paura di tornare nel mondo.

    36. Tre ragazzi si fanno strada tra la folla, dandosi la mano
    Andrò ancora per le strade del mondo con occhi sinceri.
    Cercherò ovunque il dolore, la gioia dell'uomo.
    Andrò ancora senza un orario, senza bandiera.
    Mi chinerò su malati e su volti di bimbi,
    camminerò tra sporcizia e denaro.
    Senza fermarmi.
    Andrò ancora per le strade del mondo:
    potete contarci!

    ALTRI MODI DI USARE L'IMMAGINE 

    Abbiamo presentato nelle pagine precedenti un montaggio con un proprio testo. Però è possibile usare le stesse immagini in altro modo o facendo altri montaggi.

    PROPOSTA PRIMA
    LEGGERE LE IMMAGINI UNA PER UNA

    Questa lettura può essere fatta dall'animatore, o in forma di conversazione se il gruppo non è numeroso. Lo sforzo di tradurre in parole l'immagine, di esprimerne il contenuto e gli elementi formali è il primo passo per un discorso più approfondito.
    Dopo aver letto le immagini, si può far costruire un montaggio ai giovani, oppure proiettare quello qui offerto in silenzio o con sottofondo di musica pop.
    Le immagini si fanno passare con una eguale scansione di tempo (ognuna 10/15 sec.) oppure con tempi diversi. Il tempo di sosta dell'immagine crea un ritmo ed è un elemento importante del discorso: si può in questo modo sottolineare particolarmente una immagine, creare sequenze, orientare la lettura.

    PROPOSTA SECONDA
    PROIETTARE IL MONTAGGIO SONORIZZATO
    CON CANZONI A COMMENTO

    Il testo delle canzoni segue il tema delle immagini proponendo contenuti simili anche se non identici. La canzone cioè è scelta come interpretazione delle immagini.
    L'animatore può proiettare il montaggio già sonorizzato con canzoni. Oppure può proiettare prima le immagini con relativa discussione e poi far scegliere ai giovani canzoni che le interpretano.
    Qui come esempio e suggerimento riportiamo le canzoni scelte da un gruppo di giovani.

    Dal fotogramma 1 al 10: UNO IN PIÙ

    Noi giovani abbiamo qualcosa da dire, ma la società, gli altri cercano di soffocare le nostre voci. È necessario essere in molti, è necessario che anche tu venga con noi.
    Se stai camminando per il mondo, se sei stanco di lottare, questo essere insieme nel canto può essere un momento di riposo e di ricerca.
    «Puoi cantare e così tu sarai uno in più con noi».

    Una voce sta cantando, ma son pochi ad ascoltare;
    i gabbiani stan gridando per poterla soffocare;
    altre voci piano piano stan crescendo da lontano,
    se quel canto vuoi seguire, puoi cantare
    e così tu sarai uno in più con noi.
    Lungo spiagge sconosciute siamo in tanti a camminare
    con le lacrime negli occhi, con il sole dentro al cuore;
    se sei stanco di lottare vieni qui a riposare,
    se non sai più cosa fare, puoi cantare
    e così tu sarai uno in più con noi.
    Mentre il mare sta a guardare, continuiamo a camminare
    come tanti burattini con le facce da bambini;
    se sei stanco di lottare siedi qui a riposare
    se non sai più cosa fare, puoi cantare
    e così tu sarai uno in più con noi.

    Dal fotogramma 11 al 18: CANZONE DELLA LIBERTÀ

    C'è chi domanda libertà e chi la rifiuta. Ma c'è in questo canto la coscienza che una libertà regalata e non conquistata non è vera libertà, e si è disposti a tutto. C'è la coscienza che si è in tanti ad essere oppressi e di essere quindi una forza.
    C'è la coscienza che è arrivato il tempo: «Subito la vogliamo: libertà».

    Quello che domandiamo è libertà
    quello che rifiutate è libertà
    quello che non sapete
    è che ad ogni costo noi ce la prenderemo libertà.
    Quello che domandiamo è libertà
    quello che rifiutate è libertà
    quello che non sapete
    è che siamo in tanti al mondo
    troppi a volere ancora
    libertà.
    Quello che volevamo è libertà
    quello che negavate è libertà
    ora però sapete
    è arrivato quel momento
    subito la vogliamo
    libertà.

    Dal fotogramma 19 al 24: IL CANTO LIBERO

    L'amore come libertà, come fuga, come evasione.
    Un amore che ti libera dal mondo, dalle accuse della gente; ma che non ritorna nel mondo per cambiarlo. E continua a librarsi in alto.
    Anche qui un motivo che ritorna: «Dolce compagna che non sai dove andare».

    In un mondo che non ci vuole più
    il mio canto libero sei tu;
    e l'immensità si apre intorno a noi
    al di là del limite degli occhi tuoi.
    Nasce il sentimento
    nasce in mezzo al pianto
    e si innalza altissimo e va
    e vola sulle accuse della gente
    a tutti i suoi retaggi indifferente
    sorretto da un'anelito d'amore,
    di vero amore.
    In un mondo che prigioniero è
    respiriamo liberi io e te;
    e la verità si offre nuda a noi
    e limpida è l'immagine ormai.
    Nuove sensazioni
    giovani emozioni
    si esprimono purissime in noi;
    la veste dei fantasmi del passato
    cadendo lascia il quadro immacolato
    e s'alza un vento tiepido d'amore, di vero amore
    e riscopro te.
    Dolce compagna che non sai dove andare,
    ma sai che dovunque andrai
    al fianco tuo mi avrai se tu lo vuoi.
    (coro)
    Pietre, un giorno case,
    ricoperte dalle rose selvatiche
    rivivono
    ci chiamano boschi abbandonati
    e perciò sopravissuti vergini si aprono
    ci abbracciano.

    Dal fotogramma 25 aI 31: PRIGIONIERO

    Un amore, questo, che chiude e uccide. Accettare ciò che vuole la società, cioè «sognare, solo sognare», vuoi dire chiudersi.
    Anche qui c'è la voglia di guardare, di amare, di andare; ma c'è l'altro che lo blocca, lo imprigiona. «Se non ci fossi tu, io me ne andrei, io non sarei prigioniero del mondo».

    Avere nelle scarpe la voglia di andare
    avere negli occhi la voglia di guardare
    e invece restare prigioniero di un mondo
    che ci lascia soltanto sognare, solo sognare.
    No, se non ci fossi tu
    io me ne andrei.
    No, se non ci fossi tu
    io non sarei prigioniero del mondo.
    Avere nel cuore una voglia di amare
    avere nella gola una voglia di gridare
    e chiudersi dentro prigionieri di un mondo
    che ci lascia soltanto sognare, solo sognare.
    No, se non ci fossi tu
    io me ne andrei.
    No, se non ci fossi tu io partirei,
    non sarei prigioniero di nessuno, di niente.
    lo sarei tra la gente
    un uomo che fa quel che sente.
    No, se non ci fossi tu
    io me ne andrei.
    No, se non ci fossi tu
    io non sarei prigioniero del mondo.

    Dal fotogramma 32 aI 36: ANDRÒ ANCORA

    «Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati. Dove andiamo? – Non lo so, ma dobbiamo andare».
    È un andare nella vita con «occhi sinceri», aperti a tutte le esperienze. Senza falsi schemi (orario-bandiera), sicuri che dalla vita, con i suoi momenti dolorosi o sereni, si avrà la maturazione. «Andrò ancora e se tornerò (quello che conta è andare, non tornare) sarò senz'altro migliore».

    Andrò ancora per le strade del mondo
    con occhi sinceri

    cercherò ovunque il dolore
    la gioia dell'uomo
    conterò le lacrime amare
    di chi soffre
    i sorrisi di chi attende
    con mani protese in avanti.
    Andrò ancora senza un orario
    senza bandiera
    mi chinerò su malati e fontane
    su volti di bimbi
    camminerò tra sporcizia e danaro
    senza fermarmi
    andrò ancora e quando tornerò
    sarò più vecchio e migliore.
    Non sarò mai
    né triste né stanco.
    Andrò ancora e se tornerò,
    sarò senz'altro migliore
    andrò ancora per le strade del mondo
    potete contarci.

    PROPOSTA TERZA
    PROIETTARE IL MONTAGGIO SONORIZZATO
    CON CANZONI IN CONTRASTO

    Il testo delle canzoni è scelto per contrapporre alle immagini di svago e di evasione contenuti di realtà diverse: mondo del lavoro, emigrazione, fame, guerra...
    La canzone cioè viene scelta in funzione «critica» nei confronti del mondo presentato dalle immagini, è perciò un giudizio.
    Anche qui si può proporre ai giovani il montaggio già fatto o sonorizzato e poi discutere insieme le scelte fatte, oppure far prima leggere le immagini e poi invitare a dare il loro giudizio mediante la scelta di canzoni.
    Ecco alcune canzoni che potrebbero essere scelte.

    Il fumo

    In questa canzone viene fatta da una operaia la stessa analisi della società che hanno fatto i giovani di queste fotografie.
    Anch'essi vogliono pensare, amare, sapere cosa sia la primavera. Anch'essi rifiutano una società fondata sul consumismo.
    Ma c'è di diverso in questa canzone una voce di sofferenza, la voce di chi non può fuggire ma deve continuare a lavorare «nel fumo nero della ciminiera»; tuttavia è disposto a sacrificarsi e lottare per non farsi prendere dall'ingranaggio.

    Nel fumo nero della ciminiera
    ci sono tante cose che non vedi,
    non c'è solo carbone di miniera,
    non c'è solo la scoria che tu credi.
    Non c'è solo carbone di miniera
    ma anche un po' di vita della terra,
    il fumo nero è come una bandiera,
    con noi soldati che facciam la guerra.
    Il fumo nero è come una bandiera
    sotto la quale muoiono a milioni;
    più che una vita questa è una galera,
    chi campa bene sono gli spioni.
    Più che una vita questa è una galera,
    se non produci non sei niente,
    se non consumi sei una pattumiera,
    se non hai soldi non ti vuoi la gente.
    Se non consumi sei una pattumiera,
    non hai diritto al nome di civile
    e non importa come arrivi a sera
    e non importa se sei un uomo o un vile.
    E non importa come arrivi a sera,
    se non hai la forza di pensare,
    se non sai cosa sia la primavera
    e se hai dimenticato come amare.
    E se non sai cosa sia la primavera,
    allora amico mio muori contento
    il fumo nero della ciminiera
    ti ha già disperso a briciole nel vento.
    E se non sai cosa sia la primavera,
    allora amico mio muori contento
    il fumo nero della ciminiera
    ti ha già disperso a briciole nel vento.
    (Anna Identici - Ariston AR 0545)

    L'ingranaggio

    È la vita senza prospettiva di un uomo preso dall'ingranaggio. Lavorare, lavorare «e avere dentro di sé il senso che non sei più vivo». Un ingranaggio assurdo, spietato, massacrante. Si rende conto che tutti i valori della vita si stanno svuotando, ma non ha la forza di reagire perché è dentro l'ingranaggio.
    £ proprio questa prospettiva di vita quella che i giovani rifiutano con più accanimento.
    Nel parallelo con la canzone «Il fumo»: qui c'è un uomo seduto, che ha ormai ceduto le armi; là c'è una voce che soffre ma che vuol lottare.

    Anch'io devo andare sempre avanti
    senza smettere un momento,
    devo andare sempre avanti
    e lavorare, lavorare, lavorare
    e continuare a lavorare,
    lavorare, lavorare
    e non fermarsi mai
    e non fermarsi mai
    e non fermarsi mai
    e avere dentro il senso
    che non sei più vivo
    e faticare tanto,
    vedersi con un vecchio amico
    e non saper che dire
    capire che non ho più tempo per il riso e il pianto
    saperlo e non aver la forza di ricominciare.
    Non è che mi manchi la voglia
    e mi manchi il coraggio
    è che ormai son dentro
    nell'ingranaggio.
    Ricordo quelle discussioni
    piene di passione
    di quando facevamo tardi
    dentro a un'osteria,
    l'amore, l'arte, la coscienza,
    la rivoluzione,
    sicuri di trovar la forza per andare via.
    Non è che mi manchi la voglia
    e mi manchi il coraggio
    è che ormai son dentro
    nell'ingranaggio.
    Nell'ingranaggio,
    questo ingranaggio così assurdo
    e complicato,
    così perfetto e travolgente.
    Questo ingranaggio
    fatto di ruote misteriose
    così spietato e massacrante
    questo ingranaggio
    come un mostro sempre in moto
    che macina le cose
    che macina la gente, sì!
    Anch'io devo andare sempre avanti...
    E non fermarsi mai
    e ritornare a casa silenzioso e stanco
    senza niente dentro,
    appena il cenno di un sorriso
    senza convinzione.
    La solita carezza al figlio
    che ti viene incontro,
    mangiare poi vedere il film
    alla televisione.
    Non è che mi manchi la voglia,
    e mi manchi il coraggio
    è che ormai son dentro
    nell'ingranaggio.
    (Giorgio Gaber, Dialogo tra un impiegato e un non so - Carosello C.I.P. 23011/12)

    PROPOSTA QUARTA
    PROIETTARE DUE COLONNE VISIVE IN PARALLELO,
    CON SOTTOFONDO MUSICALE

    Per coloro che hanno due proiettori sarà interessante proiettare contemporaneamente due colonne visive sullo stesso schermo. L'accostamento simultaneo di due montaggi si presta per dare chiavi di lettura, di interpretazioni, per far scattare la scintilla dei problemi.
    Si potrà, ad esempio, proiettare il presente montaggio in parallelo con alcune immagini de «Gli anziani, un problema per i giovani».
    Diamo qui un ordine di successione delle immagini. Il primo numero è il numero delle immagini di questa filmina; la sigla accanto è quella de «Gli anziani...», col numero dell'immagine da proiettare in parallelo.

    Npg 1973-12-90

    Altri montaggi paralleli si potranno realizzare con altre serie di diapositive. Ad esempio con:
    «La scelta degli ultimi» (Ca 1)
    «Operazione Mato Grosso» (F 57/58)
    «Quando l'amore sembra impossibile» (F 75)
    «La mia croce è qui» (F 59/60)

    OPERAZIONE «APPROFONDIMENTO»

    Non basta vedere. È necessario scendere in profondità per «capire». Non vogliamo e non dobbiamo giudicare le persone, i loro meriti, le loro colpe o le loro responsabilità.
    Conviene poi che non si discuta in generale, ma che le osservazioni emergano e siano collegate alle immagini.
    Infine è necessario mettersi nell'atteggiamento positivo per ricercare prima di tutto i valori che vi sono espressi e che ci sono comunicati.
    Solo in un secondo tempo si passerà ad esaminare gli aspetti negativi.
    Non va mai dimenticato il limite di queste conversazioni: non possono essere analisi scientifiche ed esaustive, ma solo spunti di riflessione.

    • Quali sono le esigenze profonde che muovono questi giovani? Che cosa li spinge a partecipare ad un festival? Come trovi «espresse» nelle immagini queste esigenze?
    • Quali sono i loro comportamenti e quali le cause di questi?
    • Che significato ha per loro la musica? Sorgente di amore? di liberazione? evasione? espressione di sé? comunicazione?
    • Che significato ha il ballo in generale per i giovani? In particolare come interpreti il ballo rappresentato nelle immagini?
    • Qual è il senso del loro modo di vestire? delle scritte che dipingono sui loro abiti?
    • In che rapporto sono questi giovani con la società?
    • La spiegazione dei loro comportamenti è nella società, solo nella società? Questo tipo di cultura giovanile cambierà la società?
    • Un festival aiuta il giovane ad impegnarsi, oppure no? Ossia è possibile che un giovane partecipi, non solo per curiosità e per passatempo, ma fino in fondo» ad una simile esperienza e cultura, e poi essere impegnato socialmente, politicamente e cristianamente?
    • Quali sono i valori a cui questi giovani aspirano? Il modo con cui cercano di realizzarli è valido?
    • Quale progetto d'uomo è implicito in queste immagini? Come lo descriveresti?
    • È possibile affermare che sotto questa manifestazione c'è un bisogno religioso?
    • Queste immagini e questa riflessione ti hanno aiutato a prendere coscienza di te stesso? Quali sono gli aspetti positivi e quali negativi?
    • Quale la valutazione globale di questo fenomeno alla luce del Vangelo?

    La conclusione della ricerca e delle riflessioni fatte insieme non deve essere solo di parole. È necessario che il gruppo e gli individui passino ad esaminare i valori in cui credono, il progetto d'uomo che vogliono realizzare, il loro modo di vivere il rapporto con la società, con la famiglia, con gli amici, come essere Chiesa e come testimoniare Cristo in mezzo ai coetanei. Tutto questo in vista di decisioni operative.


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