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    Verso una tecnica di «progetto»



    Pietro Gianola

    (NPG 1978-08-49)


    Le indicazioni tecniche del momento progettante, che introducono la nostra breve rassegna dei «progetti educativi», nascono dalla elaborazione delle mete antropologiche presentate precedentemente dall'Autore.

    Il momento progettante in senso stretto deve essere incluso, per una sua validità e efficienza, in altri due momenti, uno preparatorio e l'altro conseguente. In tal modo la linea di elaborazione progettuale completa per una scuola d'ispirazione cristiana, si può ipotizzare secondo questo modello:
    1) maturazione e preparazione dell'INTERVENTO,
    2) elaborazione analitica e organizzata del PROGETTO,
    3) strategia di ESECUZIONE controllata, valutata e migliorata.

    1. MATURAZIONE E PREPARAZIONE DELL'INTERVENTO

    Sono pochi anche i pedagogisti capaci di lavorare a questo livello. Vi si esige capacità di risalire al di là degli atti educativo-didattici della scuola, per coglierne il «fatto» nel suo momento nascente umano e cristiano, personale e sociale, culturale e etico, professionale e storico.
    Proprio la debolezza di queste analisi preparatorie, di queste rimesse in discussione e in ricerca, di queste riaperture radicali critiche e creative fino all'alternativa originale innovatrice, sono la remora più grave dell'impossibilità di giungere in Italia a una matura riforma della scuola.
    Un gruppo gestore che si raduna per innovare la propria organizzazione e azione, non può non arretrare e partire da questo «antecedente» che comprende:
    ^ la dichiarazione (scoperta) dei «protagonisti» che in qualunque modo incidono sulle scelte e decisioni, con vario potere di iniziativa, di controllo, di filtro, di preferenza, di finanziamento, di permesso e proibizione, di contributo con fattori sostanziali per il progetto...;
    ^ la scelta del campo, comunque si imponga o venga assunta liberamente e secondo criteri e ragioni di priorità ben determinate, avvertendone le componenti influenti e i legami, gli elementi da assumere e maturare;
    ^ la problematizzazione educativa e scolastica del campo, cioè la lettura pedagogica del «campo» in quanto sorgente di esigenza e urgenza «orientata» di domanda-risposta scolastica;
    ^ l'analisi della domanda emergente dal campo per definirne in maniera conoscitiva e orientativa le condizioni personali, sociali, culturali, pedagogiche in cui si colloca, per ricavarne le necessità educativo-formative da assumere nella scuola come compiti progressivi, come scopi, obiettivi, impegni, per controllarne le risorse già presenti o da integrare;
    ^ la dichiarazione onesta delle precomprensioni, cioè dei presupposti personali, culturali, sociali e politici, morali e religiosi, psicopedagogici e didattici da cui si parte per decidere delle scelte successive.
    L'intervento può essere eseguito su un campo vergine, per la prima progettazione di una organizzazione scolastica. Più spesso esso ha luogo su un campo scolastico preesistente, con lo scopo di rivedere criticamente e innovare, di procedere a profonde riforme e a larghi miglioramenti, per individuare gravi lacune, sproporzioni, disfunzioni, per spiegare fallimenti e tensioni, per riappropriarsi di progetti elaborati e quasi imposti da altri sopra o al di fuori della scuola.

    2. ELABORAZIONE ANALITICA E ORGANIZZAZIONE DEL PROGETTO

    ^ illusorio ridurre un progetto scolastico e la sua ispirazione cristiana a un quadro di pii desideri, di trasmettere valori che poi lasci i problemi dei soggetti, dei gruppi, della società senza considerazione né soluzione. Un progetto scolastico è sì legato al tipo d'uomo, di società, di cultura, di lavoro, di visione della vita che si intende privilegiare e coltivare. Ma è anche necessariamente problema di articolazione pedagogica in un progetto educativo-didattico, analitico prima, sintetico e organizzativo strutturale e sequenziale poi, degli elementi operazionali. Eccome i principali.
    ^ Definizione dei soggetti operatori e protagonisti della scuola: quale definizione dei ruoli di iniziativa, di proposta, di direzione, di ascolto, di dialogo, di lavoro... dei docenti, degli alunni, dei genitori, delle forze vive sociali esterne mediante i loro rappresentanti e organismi?
    ^ Quali relazioni affettive, autoritarie o autorevoli, dialogiche, di lavoro scolastico? Quale funzione, cura, attività è consentita e convogliata ai gruppi, alle classi, alle «comunità educative scolastiche»?
    ^ Quali scopi remoti estrascolastici sono assegnati all'esistenza e al lavoro della scuola rispetto alle persone, alle società e ai gruppi umani, alla cultura, al mondo del lavoro professionale, alla ricerca e alla affermazione problematica dei valori esistenziali e cristiani? Quali obiettivi finali vengono assegnati all'intero ciclo scolastico, alle articolazioni annuali e ai periodi interni dei singoli anni in relazione al rispetto e al conseguimento di quegli scopi? Quali linee sequenziali di obiettivi particolari e immediati vengono stabilite e percorse sulla base del quadro programmatico dell'educazione e della formazione? Quali condizioni favorevoli vengono prefissate perché la vita e il lavoro della scuola possa aver luogo con validità e efficacia, in termini di edilizia, di attrezzatura e strumenti, di libertà, di autorità, di disciplina, di fiducia, di ordine, di buon rapporto, di intesa, di convergenza delle intenzioni, degli sforzi, delle attività?
    ^ Come vengono definiti i processi educativo-didattici che si intendono promuovere nella scuola? Quali spazi sono assegnati alla trasmissione del sapere e dei modelli e delle norme dell'agire? Quali alla ricerca personale e di gruppo? Quale funzione e quali spazi alla informazione, alla riflessione critica, all'espansione creativa? Qual è il quadro e quale l'equilibrio e l'integrazione reciproca dei processi di personalizzazione, socializzazione, apertura trascendente? Che posto ha l'orientamento vocazionale-professionale, della vita e della condotta, dello studio immediato e futuro?
    ^ Quali contenuti verranno scelti, elaborati, esplorati, assunti? E cioè, quali aree esplorate, quali metodi padroneggiati e usati, quali atteggiamenti e competenze e modalità di condotta operazionale e morale interiorizzati?
    ^ Quali gruppi di mezzi educativo-didattici si pensa di privilegiare? Quali per l'informazione (lezione, ricerca, lettura, osservazione diretta, documentazione, mediazione dei media...)? Quali per la persuasione e per la motivazione delle scelte, dei cambi, delle acquisizioni (premi e castighi, suggestione e ricatti, principi di piacere, di utilità o di valore oggettivo e soggettivo, paura, interesse, amore, diritto e dovere...)? Quali per direzione e guida dei giudizi di coscienza e di adeguamento e competenza nelle situazioni concrete di crescita e di vita (autorità e autorevolezza, direttività e comando e proibizione o non-direttività e consiglio e dialogo transazionale, permissività, rischio e errore con successiva correzione o prevenzione e impedimento fisico e morale, autodirezione personale o di gruppo...)? Quali mezzi per l'esercizio e per l'esperienza educativa coinvolgente in convergenza dinamica contenuti di realtà e verità e valori, processi bio-psicospirituali intimi, mediazione pedagogica degli agenti educatori? Quali i mezzi-strumenti didattici metodologici e tecnologici?
    ^ Quale dovrà essere l'organizzazione istituzionale di questi elementi educativo-didattici così definiti e determinati in un quadro operante organico e funzionale, articolato e unitario? Chi, dove, quando, che cosa, con che compito e metodo, mediante quali organi, procedimenti, strumenti? Siamo sempre nel momento progettuale previsionale.

    3. STRATEGIA DI ESECUZIONE CONTROLLATA, VALUTATA, MIGLIORATA

    La strategia è l'insieme degli atteggiamenti e dei procedimenti che rendono possibile e quindi reale, entro limiti desiderabili, le previsioni e i propositi del progetto educativo. È quindi azione da svolgere sulle persone cointeressate, sui loro organismi, sui singoli e sui sottogruppi, sui procedimenti di lavoro, perché ognuno degli elementi converga in un insieme operativo soddisfacente.
    La strategia scolastica deve operare a quattro livelli:
    ^ assunzione dei ruoli e degli impegni previsti dal progetto e avvio degli approcci e dei processi di lavoro;
    ^ sviluppo progressivo fino a ritmi di andamento, di intesa, di lavoro educativo-didattico ritenuti ormai normali e accettabili;
    ^ mantenimento di tali livelli e ritmi;
    ^ verifica dei risultati e di procedimento operativi di ogni elemento, per valutarne l'attitudine e per migliorarne la prestazione.


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