Papa Francesco e i giovani - Pensieri ricorrenti /10
Cesare Bissoli
(NPG 2018-03-66)
È l’attenzione che Papa Francesco chiede ai genitori nella appassionata Esortazione Amoris Laetitia, frutto come è noto del Sinodo sulla famiglia. Ne tratta nel capitolo settimo: Rafforzare l’educazione dei figli (nn. 259-290). Sono convinto che sia utile saperlo per chi opera nella pastorale giovanile, dove si incontrano ‘figli di famiglia’ e ‘figli senza famiglia’. Con altre parole, sempre più la famiglia chiede di essere conosciuta e integrata nell’educazione del singolo giovane, secondo le sagge indicazioni del Papa. È del tutto legittimo, anzi necessario, se al posto di (o meglio con i) genitori mettiamo gli educatori.
Ecco, come in una collana, gli obiettivi del percorso da fare, tenuto conto che si tratta di una fascia di età che va dai bambini agli adolescenti
- Indicatore globale: “Quello che interessa principalmente è generare nel figlio, con molto amore, processi di maturazione della sua libertà, di preparazione, di crescita integrale, di coltivazione dell’autentica autonomia… Per questo le domande che faccio ai genitori sono: cerchiamo di capire 'dove' i figli veramente sono nel loro cammino? Dov’è realmente la loro anima, lo sappiamo? E soprattutto: lo vogliamo sapere?” (n. 261).
- L’educazione alla libertà responsabile richiede la “formazione etica”. Presupposto: fare in modo che il figlio percepisca che i genitori sono degni di fiducia. Quando egli avverte un abbandono affettivo, si crea un dolore più profondo di una eventuale correzione.
“L’educazione morale è un coltivare la libertà mediante proposte, motivazioni, applicazioni pratiche, stimoli, premi, esempi, modelli, simboli, riflessioni, esortazioni, revisione dei modi di agire e dialoghi” in modo di cercare principi stabili di agire che si chiamano virtù (nn.263-267).
- Fa seguito una serie di indicazioni educative concrete e incisive, colte dall’esperienza. Così la sanzione - sotto forma di correzione - è necessaria per suscitare responsabilità, però deve valere come stimolo e non scarica aggressiva da parte dell’adulto. “La cosa fondamentale è che la disciplina non si tramuti una mutilazione del desiderio, ma in uno stimolo per andare sempre oltre” (nn 268-270).
Ciò richiede un “paziente realismo”. È facile che l’adolescente, così tendenzialmente massimalista, scambi la debolezza e l’errore del genitore come cattivo esempio. Occorre educare a capire che “la libertà situata, reale, è limitata e condizionata”, come pure aiutare a capire che ciò che una persona vuole non è automaticamente segnale di libertà (nn. 271-273).
- L’educazione sessuale, così delicata e necessaria, ha la famiglia come luogo naturale. Le indicazioni date fanno pensare a partire da questa domanda preliminare: “se le nostre istituzioni educative hanno assunto questa sfida” (l’educazione sessuale, appunto) (n. 280). C’è da tenere presente che “i giovani non hanno raggiunto una maturità piena…, si trovano davanti a una invasione di proposte, davanti alla pornografia senza controllo e al sovraccarico di stimoli che possono mutilare la sessualità” (n. 281). Si richiede l’educazione a “un sano pudore”, a ciò che è e significa la sessualità e la sua maturazione, alla comprensione, stima, rispetto e valorizzazione del corpo (nn. 280-286).
In termini generali “La vita familiare come contesto educativo” è da curare in modo unitario ed esplicitamente dialogante e integrato con la pastorale giovanile (nn 274-280).
- “Trasmettere la fede” è certamente un obiettivo primario di contatto tra pastorale giovanile ed educazione familiare. Papa Francesco, in forza anche della sua esperienza, concentra l’educazione religiosa familiare in uno stile esemplare degli adulti.
Tre citazioni: “È fondamentale che i figli vedano in maniera concreta che per i loro genitori la preghiera è realmente importan te”; “gli adolescenti solitamente entrano in crisi con l’autorità e le norme, per cui conviene stimolare le loro personali esperienze di fede e offrire loro testimonianze luminose” (n. 287); ecco infine un’espressione sintetica che incrocia direttamente la pastorale giovanile e la genera pastorale giovanile familiare. Il Papa l’assume dal Sinodo (N 93): “La famiglia si costituisce così come soggetto dell’azione pastorale attraverso l’annuncio esplicito del Vangelo e l’eredità di molteplici forme di testimonianza: la solidarietà verso i poveri, l’apertura alla diversità delle persone, la custodia del creato, la solidarietà morale e materiale verso le altre famiglie soprattutto verso le più bisognose, l’impegno per la promozione del bene comune” (n.290) (nn.287-290).
Come conclusione va assunto seriamente questo connubio tra pastorale familiare e pastorale giovanile: questa ha bisogno del contributo decisivo di quella, e la famiglia deve poter trovare aiuto di luce e speranza da coloro che si pongono a servizio dei suoi figli, e infine occorre fare di tale relazione un discorso esplicito con i giovani. Può capitare che l’operatore pastorale debba assumere un ruolo genitoriale, a patto che si impegni di suscitare e sostenere il ruolo pastorale dei genitori (familiari). La porta aperta dell’oratorio o centro giovanile deve essere la stessa porta che fa entrare in famiglia e viceversa.