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    Dal Sinodo quali indicazioni per la PG?


    Una lettura delle Proposizioni

    Cesare Bissoli

    (NPG 2013-02-06)


    «Nella Nuova Evangelizzazione,
    i giovani non sono solo il futuro
    ma anche il presente (e il dono)
    nella Chiesa» (Prop. 51)


    Le proposizioni sono affermazioni sintetiche che cercano di riassumere il pensiero dei membri del Sinodo. Sono consegnate al Papa perché componga un testo ufficiale ed autorevole (Esortazione Apo­stolica) che esprima in sintesi il contenuto dell’assise sinodale.
    Nel caso nostro si tratta del XIII Sinodo Generale svoltosi a Roma nell’ottobre 2012 con il tema: La Nuova Evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana.
    Si può intuire facilmente l’importanza di questo evento ecclesiale a dimensione mondiale, per cui merita rifletterne le indicazioni. In verità qui diventa indispensabile una chiarificazione. Per sé il Sinodo non ha inteso realizzare, nemmeno in parte, un discorso di pastorale giovanile. Quindi non falsifichiamolo con domande che non sono sue. Ma d’altra parte è vero – lo rileviamo qui sotto – che proprio il tema che sta al centro e dà il titolo all’intero Sinodo, Nuova Evangelizzazione, necessariamente ha una diretta sporgenza sulla formazione delle persone. Noi qui lo faremo in riferimento al mondo giovanile, tanto più in quanto vi è una proposizione specifica per esso.
    Sarà un percorso in tre momenti:
    - qual è la giusta ottica di lettura dell’intero documento, e dunque il suo valore per una pastorale giovanile;
    - cosa comporta per la pastorale giovanile il riferimento a un nome così radicale come «Nuova Evangelizzazione (NE);
    - cosa si dice specificamente su pastorale giovanile.

    IL VALORE DELLE PROPOSIZIONI SINODALI PER UNA PASTORALE GIOVANILE

    Possiamo fare alcune annotazioni.
    * Le proposizioni hanno la rilevanza che deriva dalla loro origine sinodale. Ora un Sinodo della Chiesa, come qui sopra si diceva, non è un evento di poco conto, è una delle massime espressioni della Chiesa come tale, in quanto vi partecipano vescovi (successori degli apostoli) di tutte le parti della terra in comunione immediata, visibile con il Papa, presente lui stesso ai lavori sinodali.
    Con i Vescovi collaborano rappresentanti delle diverse realtà ecclesiali e un buon numero di esperti. Non è un Concilio, ma ne riflette la qualità cattolica, universale; non affronta questioni secondarie, ma sviluppa verità fondanti della fede (ad esempio: nel 2004 l’Eucaristia; nel 2008 La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa; nel 2012 La Nuova Evangelizzazione). Le proposizioni di un Sinodo rivestono dunque una forte e fondata valenza ecclesiale da non sottovalutare.
    * Il fatto poi che si tratti di evangelizzazione (NE ne è una specificazione concreta di ordine metodologico) ci porta non ad una tematica regionale, circoscritta, ma all’essenza stessa della missione della Chiesa, che è appunto annunciare il Vangelo ad ogni creatura per un comando preciso del Fondatore.
    È un trascendentale che permea di sé ogni azione di Chiesa, all’interno e all’esterno di se stessa. Siamo consapevoli – e l’Anno della fede lo ha posto al centro – che oggi proprio l’evangelizzare è diventata la questione primaria della pastorale, compreso il mondo giovanile. Interessarsene dunque non porta a dettagli operativi, ma spinge a camminare nella giusta direzione: incontrare i giovani significa dare loro la luce e la gioia del Vangelo. Quando si parla di Vangelo come inteso da Gesù, si entra sempre di diritto nell’area della pastorale giovanile.
    * È giusto dire che le proposizioni sono una forma di essenzializzazione dei contenuti trattati. Vanno comprese nella totalità del pensiero del Sinodo, codificato in vari documenti secondo un ordine temporale: i Lineamenta, lo Strumento di lavoro, le relazioni di apertura e di conclusione, i contributi dei «circoli minori» o di studio, gli interventi del Papa, il Messaggio del Sinodo, l’Esortazione apostolica finale (probabilmente entro il 2013). Quindi il pensiero completo e definitivo sull’argomento che ci interessa viene dall’insieme di tutto questo, e in esso vanno comprese le singole proposizioni, come cercheremo ora di fare. Tanto più ciò è necessario in quanto le proposizioni sono ordinariamente circoscritte tra le 50-60, nel nostro caso sono 58.
    * Che valore specifico hanno allora le proposizioni come tali? Sono una mediazione necessaria e significativa. L’essere state stese in un numero esiguo dice la inevitabile «compressione» dei contenuti cui si associa l’impersonalità della registrazione; ma il fatto che le proposizioni, pur così concentrate, abbiano ricevuto un’approvazione pressoché unanime, ci garantisce un grado di sufficiente affidabilità: cioè quanto viene affermato è stato effettivamente pensato e pronunciato come cosa che stava a cuore, diciamo pure, dell’intera comunità ecclesiale.
    Le proposizioni non dicono la pianta già formata, ma offrono il germe che a noi come pastori tocca verificare e sviluppare.
    Possiamo affermare che la figura dei giovani e la loro formazione cristiana era certamente presente al Sinodo, ma non era al centro dei suoi lavori. Aveva per scopo il tema della nuova evangelizzazione. Ebbene questo è un tema tale che investe di sé ogni tipo di azione pastorale in ciò che riguarda la trasmissione della fede per qualunque destinatario, e dunque chi si impegna nel mondo giovanile è sollecitato ad interessarsene come impreteribile indicatore di pensiero e di azione.

    QUALE ORIZZONTE APRE IL SINODO AD UNA PASTORALE GIOVANILE?

    Troviamo quanto mai positivo che, tra le 58 proposizioni, ve ne sia una, la 51, che ha per titolo: Giovani e NE.
    Per valutarne bene la portata, cominciamo con una prima lettura a vedere come si collega all’insieme del testo sinodale, per poi evidenziare le sollecitazioni che interpellano gli operatori di PG. Nel paragrafo successivo concluderemo con un’analisi puntuale della suddetta Prop. 51.

    Una lettura della Prop. 51

    Ecco dunque cosa sta scritto nella Prop. 51: GIOVANI E LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE
    «Nella Nuova Evangelizzazione, i giovani non sono solo il futuro ma anche il presente (e il dono) nella Chiesa. Essi non sono solo destinatari ma anche agenti di evangelizzazione, in particolare con i loro coetanei. I giovani sono nella fase di ricerca della verità e del senso della vita che Gesù, che è la Verità e il loro amico, può fornire.
    Attraverso esemplari adulti cristiani, i santi, in particolare i giovani santi, e attraverso ministri giovanili impegnati, la Chiesa è visibile e credibile per i giovani.
    Ovunque si trovino, a casa, a scuola o nella comunità cristiana, è necessario che gli evangelizzatori incontrino i giovani e trascorrano del tempo con loro, che propongano a loro e li accompagnino nella sequela di Gesù, li guidino per scoprire la loro vocazione nella vita e nella Chiesa. Mentre i media influenzano notevolmente il benessere fisico, emotivo, mentale e spirituale dei giovani, la Chiesa, attraverso la catechesi e la pastorale giovanile, si sforza di renderli capaci e di attrezzarli per discernere tra il bene e il male, di scegliere i valori del Vangelo piuttosto che i valori mondani, e a formare solide convinzioni di fede. Le celebrazioni della Giornata Mondiale della Gioventù e YouCat sono strumenti speciali della Nuova Evangelizzazione».
    Ricordiamo subito che a reggere questa proposizione vi è un dato di fatto: nel Sinodo si è molto parlato dei giovani, dei loro bisogni, dei contesti vitali della famiglia, della scuola, della società, tanto da poter dire che un soggetto primario di quanto affermano le proposizioni era la figura del minore. Ebbene, in una prima lettura globale della Prop. 51 notiamo:
    – al centro di essa sta per quattro volte il termine di NE (ed evangelizzazione);
    – i giovani vi sono collegati sia come « destinatari di NE», sia come « agenti di evangelizzazione»;
    – con lucida consapevolezza si afferma che «nella Nuova Evangelizzazione, i giovani non sono solo il futuro ma anche il presente (e il dono) della Chiesa».
    Il faro della NE è dunque acceso sul mondo giovanile. Cogliamone i raggi su di esso.

    Quale orizzonte viene spalancato

    Se la proposizione dedicata al mondo giovanile è imperniata sulla NE, la domanda scaturisce tanto spontanea quanto fondamentale: ad una pastorale giovanile quale orizzonte spalanca la NE?
    La risposta arriva dalla considerazione di due livelli: dalla struttura delle proposizioni e dai nuclei centrali di contenuto.

    Dalla struttura del documento

    Le proposizioni non sono radunate a caso, ma sono distribuite in quattro parti secondo una sequenza logica provvista di senso.
    * La prima parte è dedicata alla «natura della NE» (Prop. 1-12): essa costituisce l’asse portante di tutto il resto che ne è articolata applicazione. Le Prop. 4 e 5 formano il binomio-chiave: la Trinità come fonte della NE; l’inculturazione come mediazione umana della NE: la verticale e l’orizzontale, Dio e uomo.
    Si delinea una dinamica comunicativa scandita da una triplice relazione: Dio in Cristo evangelizza; la Chiesa trasmette la sua Parola con le sue parole, i suoi segni e la sua testimonianza di vita; le persone sono amate e cercate da Dio, quindi sono esse stesse in stato di ricerca e mostrano di avere bisogno di Lui.
    * La seconda parte si dedica al «contesto (in cui) è chiamata ad operare la Chiesa oggi» (Prop. 13-25). In essa si dicono situazioni, obiettivi e qualità di azione secondo cui la Chiesa fa NE, tenuto conto soprattutto del mondo in cui vive.
    * La terza parte presenta l’impegno di NE della Chiesa al suo interno, parte qualificata perciò con «risposte pastorali alle circostanze odierne» (Prop. 26-40), tra cui catechesi, educazione…
    * La quarta parte riguarda «agenti e collaboratori della NE», tocca persone e istituzioni (Prop. 41-58).
    È una descrizione di elementi in cui troviamo la trama di una comunicazione pastorale che vuol essere efficiente: natura, scelte di contenuti, processi, responsabili.
    Proprio in questa parte compare l’esplicito riferimento ai giovani (Prop. 51).
    Dall’insieme ci viene una rinnovata avvertenza ben nota a chi fa educazione cristiana: ogni forma di trasmissione della fede, quindi anche la pastorale giovanile, va pensata e svolta entro un’ampia rete di relazioni con Dio, nella Chiesa, nel contesto sociale.

    Nuclei tematici portanti

    L’analisi si fa più stringente se prendiamo in considerazione gli elementi che realizzano la trasmissione della fede. Attraversano un po’ tutte le proposizioni. Una pastorale giovanile che si vuol rispecchiare nel testo sinodale si imbatte in una serie di indicazioni ove alcuni contenuti sono particolarmente rimarcati e fanno il filo rosso del documento.
    Li raduniamo così: la trasmissione della fede
    – ha come avvio fondante l’evangelizzazione/nuova evangelizzazione, il primo annuncio, l’iniziazione cristiana;
    – vive di una spiritualità nutrita dalla pratica sacramentaria, in particolare l’Eucaristia, da un’esplicita ecclesialità e da una cosciente promozione umana ed apertura sociale;
    – cresce in particolare con la catechesi e l’educazione.

    ELEMENTI FONDATIVI

    Se la Prop. 51 ha per titolo «Giovani e nuova evangelizzazione», siamo quanto mai interessati a capire anzitutto cosa sia NE.
    Dal Sinodo appare un dato fin dall’inizio a scanso di equivoci: la NE si può comprendere soltanto in connessione con evangelizzazione (Ev). Ciò appare chiaro se esaminiamo le Prop. 4 e 5 dedicate rispettivamente alla fonte originaria, la SS Trinità, e al processo di comunicazione per inculturazione, cioè ad un rapporto tra Dio e l’uomo, che costituisce il binomio-chiave di tutto il Sinodo.
    * Evangelizzazione (detta anche Buona Novella, Vangelo), cuore della missione della Chiesa, «deve essere compresa in un ampio e profondo contesto teologico-dottrinale come un’attività di parola e di sacramento che, soprattutto attraverso l’Eucaristia, ci ammette alla partecipazione della vita della Trinità, e ciò suscita, con la grazia dello Spirito Santo, la forza di evangelizzare e rende testimonianza alla Parola di Dio con entusiasmo e coraggio».
    Si noterà che il termine Evangelizzazione nelle proposizioni è adoperato per riferire l’annuncio del Vangelo in termini generali (cfr Prop. 6,13).
    * Per Nuova Evangelizzazione invece vanno fatte tre annotazioni.
    - Quando appare descritta in collegamento con l’Ev (come avviene nella medesima Prop. 4), la NE rimarca il «qui e ora» in cui l’Ev deve farsi, è riferita al momento concreto dell’Ev nella vita delle persone e della società, è la storicizzazione dell’Ev (nella Prop. 8 si dichiara che l’Ev avviene «in un mondo secolarizzato», v. anche Prop. 13). È perciò collegata strettamente al processo di inculturazione (Prop. 5), cioè all’impegno di «incarnare il Vangelo nelle culture dei popoli». Con ciò viene evocata non una pura mediazione pedagogica, ma il mistero stesso dell’incarnazione, quando il «Verbo (il Vangelo) si è fatto carne (cultura)» (cfr Giov 1,14), per cui la NE è partecipazione al mistero dell’Incarnazione, cui deve corrispondere un adeguato processo metodologico.
    - Ma non bastava per sé dire Ev? Vi è un fattore storico che ha determinato questo termine di NE, già in Giovanni Paolo II. Egli intendeva riferirsi alla situazione di quanti hanno ricevuto il primo annuncio, e magari i sacramenti dell’iniziazione cristiana, ma poi hanno dimenticato tutto, mettendosi di nuovo alla ricerca della fede. Questo soprattutto in Occidente. Di qui l’istituzione da parte di Benedetto XVI del Pontificio Consiglio della NE chiamato a promuovere la NE oggi, cioè l’evangelizzazione di sempre nel mondo, nelle culture di oggi.
    - A voler essere pastoralmente più completi e precisi, più avanti nella Prop. 7, alla luce della Redemptoris Missio di Giovanni Paolo II, si distingue l’Evangelizzazione ad gentes (quanti non hanno mai ricevuto il Vangelo), i fedeli che in ogni caso hanno bisogno di essere rafforzati nella fede, le persone che l’hanno dimenticato e magari lo ricercano.
    In sintesi si può ben dire che la NE è il Vangelo di sempre proclamato «qui e ora», con tonalità diverse, che vanno tenute in conto, tramite un processo di inculturazione. In verità la NE ha una validità per tutti, ma in particolare per quanti sono alla ricerca della fede e in ogni caso per quanti dopo averla ricevuta, l’hanno indebolita, smarrita, silenziata. È il caso dei paesi del nord del mondo.
    * Ad ulteriore determinazione del binomio Ev e NE, si dice nella Prop. 6 che esso si attua con «la proclamazione del Vangelo, cioè «della vita di Gesù Cristo e del suo mistero pasquale». Questa è la fonte della NE e suo compito: esprimere (= far conoscere, provare, gustare, confrontare) il Vangelo inteso come documento della persona di Gesù Cristo visto, seguito, ascoltato, imitato lungo tutta la sua vita, e segnatamente ben conosciuto e sperimentato nella sua Pasqua. È ciò che viene qualificato come kerigma, o proclamazione di ciò che è il cuore della rivelazione di Dio in Gesù Cristo.
    Con ulteriore specificazione, si dice che il Vangelo viene detto, che Gesù è veramente incontrato, se avviene una formale «proclamazione iniziale o primo annuncio» (Prop. 9). Esso è «il luogo del kerigma» cui si connette «il pentimento del peccato, la conversione, la decisione di fede». Qui per la prima volta viene nominata e richiamata la necessità della «catechesi», di un «processo catechistico» per cui il primo annuncio possa continuare a manifestare la sua grazia delle origini, sorreggendo e ispirando tutto il grande impianto della cattedrale della fede. Ci si può chiedere se questa componente viene rispettata sempre nella nostra educazione cristiana dei giovani.
    * Ulteriore passo avanti si manifesta con la Prop. 38. In essa, dopo aver parlato dei sacramenti della Penitenza (Prop. 33), dell’Eucaristia (Prop. 34), del battesimo e confermazione (Prop. 37), si propone l’Iniziazione cristiana come momento della NE, facendo un richiamo esplicito alla «prospettiva catecumenale», al bisogno di una «mistagogia permanente», elementi catechisticamente ben noti, cui dà conferma autorevole la citazione del Direttorio Generale per la catechesi (DGC) (v. pure Prop. 47).
    In una pastorale con i giovani questo passaggio dovrebbe essere già stato realizzato. Normalmente i giovani che accostiamo hanno ricevuto battesimo, cresima e fatto la prima comunione. Ma può essere che tutto sia ormai alle spalle. La «prospettiva catecumenale» per adolescenti, pensata per loro, sembra imporsi oggi per rendere autentico e fondato il cammino di fede.

    LA SPIRITUALITÀ DELLA NE

    * NE comporta un riferimento esplicito alla componente liturgica sacramentale, la quale garantisce la «dimensione spirituale « di essa (Prop. 36). Viene ricordato l’apporto della «liturgia» (Prop. 35), del sacramento della Confermazione (Prop. 37), del sacramento della penitenza (Prop. 33), e in particolare l’Eucaristia definita «sorgente e culmine della NE» (Prop. 34, 36), ricuperando a questo scopo la «domenica» (Prop. 34). Vi è dunque una «dimensione contemplativa della NE, che viene nutrita continuamente attraverso la preghiera cominciando con la liturgia, in particolare con l’Eucaristia» (Prop. 36). In tale contesto ha senso che si parli di «santità e NE». «La santità è un parte importante di ogni impegno evangelizzatore per colui che evangelizza e per il bene di coloro che sono evangelizzati» (Prop. 23).
    * Nelle proposizioni una verità quanto mai sottolineata riguarda la connessione tra NE e appartenenza ecclesiale.
    La NE è «permanente dimensione missionaria della Chiesa» (Prop. 7), si esprime compiutamente nella «chiesa particolare» (Prop. 41), concretamente nella «parrocchia» (Prop. 44), stimolando» il ruolo dei laici» (Prop. 45), in una «pastorale integrata» (Prop. 42) tra «doni gerarchici e carismatici» (Prop. 43). Si legge tra le righe che il servizio, indubbiamente coinvolgente, che possono dare ad una pastorale giovanile movimenti ed altre realtà ecclesiali, non può determinare un mondo chiuso, una riserva di caccia, ma deve restare aperto a tutte le risorse, in dare ed avere, secondo il bisogno delle persone. Si afferma perciò che «gli agenti pastorali negli ospedali, i centri giovanili, le fabbriche, le carceri, ecc. devono tenere presente che la NE deve trovare casa in questi luoghi… poiché Cristo ha mostrato la sua preferenza per le persone che li popolano» (Prop. 44).
    * In tale ottica la NE chiede una forte apertura di orizzonti sulla realtà dell’uomo, esigenza così confacente al lavoro pastorale con i giovani, e dunque fattore di spiritualità giovanile.
    È quanto richiama con forza e in più punti il Sinodo. Enumero semplicemente.
    Apre la Prop. 13: «I credenti devono sforzarsi per mostrare al mondo lo splendore di un’umanità fondata sul mistero di Cristo», quindi si parla di «NE e diritti umani» (Prop. 15), di «NE e sviluppo umano (Prop. 19), di assistenza dei «migranti» (Prop. 21), di «dottrina sociale della Chiesa» (Prop. 24), di «NE e opzione per i poveri» (Prop. 31), di cura dei «malati» (Prop. 32), di «dialogo tra fede e scienza» (Prop. 54), di «gestione responsabile della creazione» (Prop. 56).

    LA MEDIAZIONE FORMATIVA

    * La NE ha bisogno di un cammino formativo dove degli operatori agiscono con determinati procedimenti. Il Sinodo fa presente una molteplicità di persone interessate alla NE, clero, religiosi, laici, uomini e donne, famiglia. Cogliamo la necessità – di cui siamo assolutamente convinti – che l’impegno con giovani domanda persone quanto mai preparate. In una Prop. compare anche un cenno ai formatori dei giovani: «I laici imparino a parlare della persona di Cristo in maniera persuasiva, adatta al nostro tempo e a gruppi specifici di persone (giovani, agnostici, anziani, ecc.) « (Prop. 47). Il formatore richiesto è l’adulto, di cui si parla appositamente nella Prop. 51 dedicata ai giovani. Ne faremo cenno.
    * Due sono le maggiori mediazioni formative agli effetti di una valida NE, e dunque anche per una buona pastorale giovanile:
    – la catechesi come ciò che dopo il primo annuncio ci «istruisce nel deposito della fede», ci dona un «insegnamento sistematico» (Prop. 9). Sicché «una buona catechesi è essenziale per la NE» (Prop. 29);
    – «L’educazione è una dimensione costitutiva dell’evangelizzazione» (Prop. 27). L’aggancio con la pastorale giovanile è chiaro: «I bambini, gli adolescenti e i giovani hanno il diritto di essere educati» (Prop. 27). Nel paragrafo successivo metteremo in evidenza gli aspetti più salienti.
    Se viene posta nell’ottica della NE, la pastorale giovanile ne esce interpellata concretamente:
    – quanto ai fondamenti, essi appaiono strettamente legati all’annuncio del vangelo di Gesù Cristo nel qui ed ora della condizione giovanile;
    – quanto alla spiritualità, essa si nutre di liturgia, di intimo sentire ecclesiale, di impegno per la promozione della persona;
    – quanto al cammino formativo, esso si avvale del duplice canale della catechesi e dell’educazione. Su quest’ultima agenzia dell’educazione, il Sinodo ha messo un accento particolare, evidenziando soprattutto il ruolo decisivo della scuola di ogni ordine e grado e dei docenti operanti in essa (cfr Prop. 27).

    QUALE PASTORALE GIOVANILE?

    L’esame in dettaglio della Prop. 51 richiama certi aspetti che riguardano il mondo giovanile. Diciamo subito che il testo appare piuttosto abborracciato e che in assemblea si saranno dette cose più numerose e significative. In ogni caso il punto più importante è che la figura del giovane non è straniera nel dibattito sulla NE. Nella nostra proposizione compaiono motivazioni e stimoli operativi che ora raccogliamo.
    Abbiamo già fatto cenno che il contributo maggiore del Sinodo per la pastorale giovanile sta nell’affermare il legame solido tra evangelizzazione /nuova evangelizzazione con cura della gioventù. Solenne è l’affermazione di apertura: «Nella Nuova Evangelizzazione, i giovani non sono solo il futuro ma anche il presente (e il dono) nella Chiesa».

    Destinatari e agenti

    Si riconosce ai giovani apertis verbis il doppio ruolo di «destinatari» di evangelizzazione e di «agenti di evangelizzazione».
    Significa il dovere di fare veramente l’annuncio del vangelo di Gesù Cristo ai giovani secondo tutte le esigenze e vie per parlarne bene. Ma del Vangelo deve trattarsi, e non tanto di mandare in onda pii pensieri di essere buoni o soltanto psicologicamente tranquillizzanti.
    Significa ancora – e questa è novità! – che «i giovani sono agenti di evangelizzazione, in particolare con i loro coetanei». Sembrano più che altro nostalgici auspici. Eppure sono esperienze che avvengono specie mediante membri di associazioni e movimenti.
    È un compito ripreso dei documenti catechistici con ampiezza e pertinenza (cfr DGC, nn. 181-184).

    La ricerca di verità e senso

    Vi è un esistenziale giovanile che viene considerato centrale: la «ricerca della verità e del senso della vita». Ebbene «Gesù, che è la Verità e il loro amico, può fornire» la risposta.
    L’ottica è nettamente cristologica, veritativa, amicale.
    Qui si propone quello che si stima essere il percorso fondante di una evangelizzazione del mondo giovanile nel suo complesso e nella singola individualità.
    Rimarchiamo tre aspetti di una progettazione catechistica e pastorale, tali da formare un triangolo. Ciò può valere come opportuna sistemazione ed accentuazione nella odierna pastorale giovanile.
    * Punto di riferimento, che può essere anche punto cronologico di partenza, è la domanda di senso da suscitare per dare pieno significato alla proposta cristiana; ma si noti anche il richiamo alla «ricerca della verità», ossia a garantire che la domanda di senso sia vera, genuina, motivata, aperta radicalmente a quanto il Vangelo voglia donarci. Anzi, oggi si invoca un’ottica più «kerigmatica», per cui la verità proposta è essa stessa capace di suscitare domande di senso e di rispondervi. È in fondo il tono generale di questo Sinodo: «Proclamare Gesù Cristo risorto, è accompagnare tutti gli esseri umani nella loro storia personale, nel loro sviluppo e nella loro vocazione spirituale» (Prop. 27, cfr Prop. 6,9).
    * Ecco dunque al centro la presentazione di Gesù rimarcato nel triplice accento di datore della verità (su Dio, sull’uomo, sul mondo e dunque sul giovane stesso), in uno stile di amicizia e come uno che «può» fornire una risposta senza imporla. Da questa presentazione coinvolgente sgorga la doppia esperienza dell’incontro che introduce al dialogo personale con Cristo e della relazione con Lui che lo mantiene aperto.
    * Assieme alla verità amicale del Vangelo si fa necessaria la sua visibilità e credibilità: avviene tramite la Chiesa. Sappiamo dello scoglio che questa rappresenta per l’uomo (giovane) di oggi, a causa spesso di una infondata incomprensione, ma non di rado con motivata giustificazione. Ebbene sono avanzati tre criteri di credibilità piuttosto «originali» ma su cui riflettere. Ecco il testo: «Attraverso esemplari adulti cristiani, i santi, in particolare i giovani santi, e attraverso ministri giovanili impegnati, la Chiesa è visibile e credibile per i giovani». Si noterà l’accento non sui discorsi, ma sulla testimonianza di vita esemplare.
    Sono nominati:
    – gli «adulti cristiani», che il Sinodo in altra parte propone come i soggetti prioritari della NE e catechesi (cfr Prop. 28). Si capisce la logica urgente di questo richiamo!
    – «i santi, in particolare i giovani santi». Questi ultimi bisognerebbe trovarli e saperli proporre. Qui si intende per santità una «misura alta di vita cristiana». Se ne parla soprattutto in fogli e riviste di associazioni e movimenti. Si pensi, nel tempo recente, a Chiara Luce Badano del movimento dei Focolari;
    – in verità non abbiamo capito bene chi siano i «ministri giovanili impegnati». Possiamo ritenere che siano i giovani che si dedicano a servizio di altri con la catechesi, l’animazione, il volontariato della carità… L’esperienza ci dice che questi servizi riescono a convincere più di ogni discorso. Infatti finiscono con il coinvolgere altri giovani. E far la carità è incontrare direttamente il Maestro (cfr Mt 25,31s).

    Il compito formativo

    Il discorso si sposta ora su chi ha il compito formativo. Se ne parla con energia perché è ritenuto indispensabile: «Ovunque si trovino, a casa, a scuola o nella comunità cristiana, è necessario che gli evangelizzatori incontrino i giovani e trascorrano del tempo con loro, che propongano a loro e li accompagnino nella sequela di Gesù, li guidino per scoprire la loro vocazione nella vita e nella Chiesa».
    Evidenziamo, solo accennandoli, gli elementi richiamati:
    – i formatori sono qualificati come «evangelizzatori», nientemeno!
    – fanno una costruttiva pastorale giovanile se praticano cinque verbi: incontrano i giovani dovunque vivono; trascorrono del tempo con loro, mirando a fare dialogo; propongono la «sequela di Gesù», per questo fanno l’annuncio di Gesù, non come una bella statuina, ma secondo la dinamica del «vieni e seguimi»; non basta, occorre fare strada insieme, «accompagnarli», perché il percorso non è facile, spontaneo; obiettivo concreto cui mirare è fare da guida a scoprire la propria «vocazione «nella vita personale ed anche all’interno della Chiesa. Altri obiettivi sono avanzati nel punto successivo;
    – luoghi privilegiati di pastorale giovanile formativa sono detti essere «casa, scuola, comunità».
    Sulla «scuola» e su altre «istituzioni educative», segnatamente quelle cristiane, ma non solo, il Sinodo ha molto insistito nella già citata Prop. 27 dedicata all’educazione, facendo quasi coincidere educazione con educazione scolastica. Ritengo che su questo punto la nostra pastorale giovanile appare fiacca, incerta, tollerante. Può valere come modello stimolante l’azione di Don Giussani all’interno della scuola.

    Una PG «attrezzata»

    La pastorale giovanile ne esce attrezzata nella linea degli obiettivi, dei processi e dei metodi.
    «Mentre i media influenzano notevolmente il benessere fisico, emotivo, mentale e spirituale dei giovani, la Chiesa, attraverso la catechesi e la pastorale giovanile, si sforza di renderli capaci e di attrezzarli per discernere tra il bene e il male, di scegliere i valori del Vangelo piuttosto che i valori mondani, e a formare solide convinzioni di fede. Le celebrazioni della Giornata Mondiale della Gioventù e YouCat sono strumenti speciali della Nuova Evangelizzazione».
    Si avverte l’accumulo di osservazioni emerse nell’aula sinodale:
    – attenzione al linguaggio mediatico così carico di influssi in tutti gli ambiti di vita dei giovani;
    – la Chiesa risponde a questi ed altre sorgenti di senso non condannando e proibendo, ma educando al discernimento tra bene e male, alla scelta dei valori del Vangelo, a solide convinzioni di fede;
    – in maniera esplicita si ricordano due mediazioni formative maggiori, che sono la catechesi e la pastorale giovanile. Quest’ultima è qui citata per la prima ed unica volta;
    – sono richiamati piuttosto sbrigativamente, come «strumenti speciali della NE», la Giornata mondiale della gioventù e il piccolo testo che riassume per i giovani il Catechismo della Chiesa Cattolica, chiamato YouCat. Ci rendiamo conto che sono affermazioni che chiedono all’educatore giovanile una elaborazione di approfondimento e di adattamento.
    Non si può dire che la pastorale giovanile sia dimenticata nel Sinodo. Nell’articolo 51 appena esaminato tanti aspetti sono richiamati. Non vi è nulla però di particolarmente nuovo per una pastorale giovanile aggiornata. O se si vuole, questa è chiamata a verificarsi e ricentrarsi sull’annuncio del Vangelo direttamente, esistenzialmente, pedagogicamente. Deve lasciarsi investire dalla NE, che è poi suscitata dallo Spirito del Signore risorto.

    CONCLUSIONE

    Cosa dice dunque il Sinodo letto in prospettiva di pastorale giovanile? Lo riassumiamo in tre affermazioni.
    * Una lettura globale delle proposizioni ci offre un valore singolare che riveste e colora di sé i singoli dati, e che possiamo esprimere così: si tratta del pronunciamento di una Chiesa in stato di Sinodo, sotto la guida dello Spirito Santo. Quanto viene affermato va compreso entro una visione di comunione, con ampiezza «cattolica», è una Traditio ecclesiale con la «t» maiuscola. Dove tutto è perfettibile, ma non trascurabile.
    * La pastorale giovanile esiste per la NE. Non si dice che essa debba svolgere tutti i compiti di questa, ma è buona cura dei giovani se è all’altezza dei nuovi bisogni e prima ancora, degli impulsi dello Spirito Santo. Insomma, non sarebbe buona pastorale giovanile se non si mette al servizio dell’evangelizzazione come NE. L’animatore giovanile assume come vocazione la NE. Appare dunque una fusione semantica fra pastorale giovanile, evangelizzazione e NE, fin qui inedita nel magistero pastorale-catechistico.
    * Finalmente, in questa visione globale di NE, chiamata a ispirare la pastorale giovanile e lasciarsi servire da questa, vi è sottesa la pedagogia di un cammino da fare, senza pretesa di un traguardo immediato di fede matura, ma con la certezza che dire il Vangelo su misura d’uomo è realizzarne per lui la grazia. È un visione positiva, fiduciosa che sottende tutte le proposizioni, anzi tutte le voci sinodali, giacché come ebbe a dire Benedetto XVI il primo giorno del Sinodo: «Dio ha parlato, ha veramente rotto il grande silenzio, si è mostrato. Ma come possiamo far arrivare questa realtà all’uomo di oggi, affinché diventi salvezza? Solo Dio stesso può creare la sua Chiesa, Dio è il primo agente; se Dio non agisce, le nostre cose sono solo nostre e sono insufficienti; solo Dio può testimoniare che è Lui che parla e ha parlato. Pentecoste è la condizione della nascita della Chiesa. Dio è l’inizio sempre».

     

    PERCHÉ I GIOVANI POSSANO INCONTRARE CRISTO
    Dal messaggio dei Padri Sinodali al popolo di Dio

    I giovani ci stanno a cuore in modo tutto particolare, perché loro, che sono parte rilevante del presente dell’umanità e della Chiesa, ne sono anche il futuro. Anche verso di loro lo sguardo dei Vescovi è tutt’altro che pessimista. Preoccupato sì, ma non pessimista. Preoccupato perché proprio su di loro vengono a confluire le spinte più aggressive dei tempi; non però pessimista, anzitutto perché, lo ribadiamo, l’amore di Cristo è ciò che muove nel profondo la storia, ma anche perché scorgiamo nei nostri giovani aspirazioni profonde di autenticità, di verità, di libertà, di generosità, per le quali siamo convinti che Cristo sia la risposta che appaga.
    Vogliamo sostenerli nella loro ricerca e incoraggiamo le nostre comunità a entrare senza riserve in una prospettiva di ascolto, di dialogo e di proposta coraggiosa verso la difficile condizione dei giovani. Per riscattare, e non mortificare, la potenza dei loro entusiasmi. E per sostenere in loro favore la giusta battaglia contro i luoghi comuni e le speculazioni interessate delle potenze mondane, interessate a dissiparne le energie e a consumarne gli slanci a proprio vantaggio, togliendo loro ogni grata memoria del passato e ogni serio progetto del futuro.
    La nuova evangelizzazione ha nel mondo dei giovani un campo impegnativo ma anche particolarmente promettente, come mostrano non poche esperienze, da quelle più aggreganti, come le Giornate Mondiali della Gioventù, a quelle più nascoste ma non meno coinvolgenti, come le varie esperienze di spiritualità, di servizio e di missionarietà. Ai giovani va riconosciuto un ruolo attivo nell’opera di evangelizzazione soprattutto verso il loro mondo (n. 9).


    T e r z a
    p a g i n A


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