Cesare Bissoli *
(NPG 2017-03-65)
NPG inizia una rubrica – a cura del pedagogista Raffaele Mantegazza – dall'attraente (per chi lavora nella PG) titolo "I giovani nella Bibbia". Sono tutti permeati da una intensa passione educativa. Sta al centro la figura giovanile così come l’autore la vede e intende nella Bibbia.
Il lettore potrebbe stupirsi sul modo di accostare la Bibbia in questa maniera.
Tre osservazioni paiono congrue.
1. Dalla Costituzione conciliare Dei Verbum e dai successivi documenti del magistero tra cui L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa 1993) e Verbum Domni 2012), si afferma che una visione di fede è pienamente adeguata all’uso della Bibbia, in quanto essa è Parola di Dio in linguaggio umano. Queste dimensioni sono genuinamente colte e valorizzate con un serio processo esegetico che mette in luce il senso storico del testo e il suo messaggio teologico, questo sia nel singolo brano (pericope) per arrivare alla globalità del Libro sacro, senza dimenticare che nel NT si giunge alla pienezza di senso che l’AT non possiede, ma prepara e prefigura in misura sostanziosa e non trascurabile
L’autore di questi articoli dice una cosa giusta quando nel primo di essi riconosce che “è del tutto ovvio che occorre leggere i testi biblici relazionandoli al contesto storico-sociale nel quale sono stati scritti e non come manuali di immediata applicazione: questo è lo sconcertante errore di ogni lettura letteralista del testo, non per nulla spesso base di pericolosi integralismi e fondamentalismi”. Si dovrebbe esplicitare anche il riferimento al messaggio religioso proprio del tema e degli articoli che ne trattano. In verità si noterà come la componente religiosa è sì richiamata nelle diverse citazioni in cui Dio è il soggetto, ma in una forma piuttosto frammentata, per cenni, dato il genere letterario scelto dall’autore, come qui sotto diremo.
2. Una seconda notazione riguarda la categoria di ‘giovane’, la cui educazione fa da oggetto unico di riflessione. Chiaramente non è facile nella Bibbia distingue le diverse età di una persona. Per cui l’A. saggiamente annota, sempre nel primo contributo: “Per noi “giovane” significa “soggetto ancora in formazione in relazione con una o più figure adulte”. Indubbiamente vi è un singolare allargamento semantico. In ogni caso viene da osservare che nell’opera c’è la tendenza di riferirsi a passi biblici che trattano di giovani in senso stretto, ma anche di ricondurre a figura giovanili personaggi che è difficile considerare tali, sicché si hanno come due livelli che si sovrappongono: quello che ha per oggetto i giovani come sono nella Bibbia; e quello che la Bibbia offre per l’educazione dei giovani.
3. L’ A. mostra di conoscere la Bibbia e le esigenze dette sopra, ma fa una scelta originale: dire la verità della Parola di Dio secondo un genere letterario che chiamerei poetico, una interpretazione creativa, per cui in certo modo si configura la Bibbia come documento culturalmente elevato, atto a prestare un servizio quanto mai autorevole alla sempre difficile e delicata arte dell’educazione della gioventù. Vige in certo modo una spinta proiettiva a tale scopo mettendo testi biblici canonici con testi apocrifi, accostando il senso originario della figura biblica meditata con sensi provenienti dalla cultura pedagogica e umana del nostro tempo, permettendosi di fare citazioni esplicite del testo biblico o riecheggiandole, ponendo indicazioni bibliografiche oppure no…
Cogliamo gli stimoli avvincenti e convincenti pedagogicamente che vengono dalla lettura degli articoli. Tale lettura ci spingerà ad apprezzare ancora di più la Bibbia, stimolandoci ad approfondire più organicamente la Parola di Dio sull’educazione e su ogni altro argomento umanamente sensibile.
* Docente emerito di Bibbia e catechesi, Università Salesiana, Roma.