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    L’ambiente dei giovani: verso una green generation


    Valerio Corradi

    (NPG 2016-06-50)


    Giovani, città e ambiente

    Il rapporto tra i giovani e alcuni spazi della città (es. luoghi della movida, bar, shopping center, multisale, ecc.) prende forma in uno scenario urbano più generale segnato da stimoli contraddittori.
    Da una parte si osserva la presenza di zone della città e di insediamenti di pregio, dove una buona disponibilità e cura degli edifici e dei servizi favorisce la qualità e l’esclusività dell’abitare. Dall’altra parte vi sono diffuse forme di degrado che possono riguardare sia gli aspetti urbanistici di contesto (es. le cattive condizioni delle vie e degli spazi pubblici in genere) sia gli aspetti architettonici (singoli manufatti malamente conservati), sia la dimensione socio-economica (es. insicurezza, povertà).
    In questo quadro disorientante, una delle questioni più sentite riguarda il rapporto che le popolazioni urbane intrattengono con l’ambiente naturale in uno spazio ormai completamente antropizzato e slegato dai ritmi naturali. Va da sé che una città ecologicamente degradata rafforza messaggi negativi. Ad esempio, inquinamento, abbandono e assenza di manutenzione, oltre a creare potenziali problemi alla salute, trasmettono, con il passare del tempo, un’immagine di incuria che si riflette negativamente sull’immaginario generando un senso di estraneità negli abitanti.
    Per contro, non si può non riconoscere che la città contemporanea è interessata da importanti operazioni di restyling e dalla tendenza alla diffusione del verde, sia dedicando aree apposite per i cittadini, adeguatamente attrezzate, sia con l’estensione di spazi e piantumazioni orizzontali e verticali negli edifici e nei singoli alloggi, con infrastrutture e servizi “green” comuni e innovativi. Tale diffusione, secondo alcuni studi, è sostenuta da un’emergente sensibilità ecologica sorta come reazione all’oggettivo peggioramento di molte condizioni ambientali urbane e insieme dell’ampliamento del dibattito mediatico sugli eventi calamitosi e sui potenziali rischi generati dall’uomo.
    È opinione condivisa che al di là di palliative e parziali soluzioni, per vincere le sfide emergenti in campo ambientale, nella città odierna è indispensabile che una nuova forma mentis si diffonda, prima di tutto, tra le giovani generazioni alle quali sarà chiesto di portare a compimento le istanze di modernizzazione ecologica oggi in parte avviate.
    Solo una nuova generazione più sensibile e responsabile verso le tematiche ecologiche potrà migliorare la bellezza dei luoghi urbani ben sapendo che “essa riguarda non (solo) il puro fatto visivo ma l’intera gamma dei rapporti fra l’uomo e l’ambiente: la vita che si svolge, le condizioni fisiologiche e psicologiche, l’identità e il significato dei luoghi, il paesaggio urbano, la vivibilità e l’uso dello spazio pubblico, delle sue attrezzature, del verde”[1].
    Proprio perché la sfida della sostenibilità chiama in causa le nuove generazioni è necessario prendere in esame segnali e orientamenti in merito all’ambiente che provengono dal mondo giovanile e dal nuovo orientamento filo-ambientale in esso presente che non può essere ridotto alla stregua di un mero un trend di superficie.

    Verso una “green generation”

    Alcune ricerche condotte negli ultimi anni forniscono spunti di riflessione sulla “doxa ambientale” dei giovani e sul posto che sembra occupare la salvaguardia dell’ambiente nel loro orizzonte valoriale.
    Ricerche di carattere europeo (cfr. Standard Eurobarometer 82 - 2014), utilizzando quesiti piuttosto generici (es. “quanto è importante per te la protezione dell’ambiente?”) giungono alla conclusione che anche tra i giovani è in aumento il senso di responsabilità nei confronti dell’ambiente. In Italia troviamo indagini di carattere nazionale e locale che utilizzando quesiti più sofisticati e volti alla comparazione con altre potenziali “priorità esistenziali”, mostrano in maniera chiara l’incremento della sensibilità verso l’ambiente dei più giovani. Sempre queste ultime rilevazioni informano della partecipazione a iniziative o attività per la tutela dell'ambiente e mostrano la lenta diffusione di pratiche do volontariato ambientale.
    Senza entrare lasciarsi andare a forse troppo facili forme di entusiasmo, appare evidente la presenza di una propensione “green” delle giovani generazioni che dovrà completarsi con la riduzione dello scarto tra una dichiarata e generica sensibilità nei confronti dell’ambiente e i comportamenti agiti.
    Anche Papa Francesco sembra aver ben colto le dinamiche filo-ambientali in atto nel mondo giovanile in alcuni passaggi dell’Enciclica Laudato si’. Sulla cura della casa comune. Da una parte sottolinea che in alcuni casi sono i giovani a richiedere un cambiamento e a portare nuove istanze per la costruzione di un futuro migliore, dall’altra parte riconosce che molte delle resistenze al cambiamento sono insiste proprio nel mondo giovanile che per certi versi è il “prodotto” di un contesto opulento e artificiale non favorevole a una riconversione ecologica:

    “Nei paesi che dovrebbero produrre i maggiori cambiamenti di abitudini di consumo, i giovani hanno una nuova sensibilità ecologica e uno spirito generoso, e alcuni di loro lottano in modo ammirevole per la difesa dell’ambiente, ma sono cresciuti in un contesto di altissimo consumo e di benessere che rende difficile la maturazione di altre abitudini. Per questo ci troviamo davanti ad una sfida educativa” (Laudato si', n. 209)

    I giovani postmoderni, pur essendo poco socializzati ad esperienze e a pratiche come il risparmio, la sobrietà, la solidarietà e il contatto con la terra riconoscono sempre più il valore normativo della natura e dei suoi cicli. I giovani sono sempre più sensibili alla qualità ambientale e vanno alla ricerca di quel contatto stretto con la natura che spesso, nella vita quotidiana, è rallentato dalla prevalenza di ambienti artificiali e virtuali.

    Una nuova sfida educativa e pastorale

    In questo quadro emerge quindi l’esigenza di un importante rilancio delle iniziative di educazione ambientale rivolte ai giovani, allo scopo di favorire un loro reale avvicinamento alla natura e una sempre più profonda interiorizzazione dei principi di sostenibilità.
    La sensibilità ecologica delle giovani generazioni non può essere data per scontata e non è qualcosa di automatico; essa va costruita con un paziente lavoro di educazione ambientale intesa come “formazione dei giovani e delle popolazioni in genere, alla conquista di modelli mentali e comportamentali necessari alla progettazione di nuovi equilibri tra le società umane e l’ambiente”[2].
    In termini più specifici la maturazione di un’idea di sostenibilità richiede di partire dall’esperienza del “contact, contact!”[3], ovvero da un rapporto diretto con l’ambiente nel quale la persona sia coinvolta nella sua globalità (sfera cognitiva, affettiva, sensoriale, ecc.). Tale eventualità è resa possibile dall’adozione di una pluralità di strumenti e metodi, ma anche dalla attivazione di rinnovati legami con la spazio costruito e naturale che consentano di valorizzare/replicare le buone pratiche promosse da molte realtà negli ultimi anni, magari in sintonia con le avanguardie green del livello istituzionale, associativo e produttivo (es. attività del commercio equo e sostenibile, aziende agricole biologiche, eco-industrie, fattorie didattiche).
    Da quanto emerso appare evidente che solo la piena assimilazione da parte dei giovani di un’idea di sostenibilità possa costituire un importante punto di partenza per un cambiamento nel modo di vivere e operare sul territorio e in particolare nello spazio urbano. Tuttavia è opportuno precisare che sarebbe un errore confinare la questione ambientale in un circoscritto ambito settoriale.
    Guardando al futuro della città, è necessario insistere sul forte legame tra dimensione ambientale, sociale ed economica (come per altro riaffermato dall’Enciclica Laudato Si’). Sotto il profilo concettuale e operativo, tra le molte cose, esso richiede un sostanziale avvicinamento, ad esempio, tra pastorale del creato, pastorale giovanile e pastorale della famiglia.
    Attività, feste e iniziative rivolte ai giovani devono diventare l’occasione per stimolare una riflessione sulla casa comune e favorire l’interiorizzazione dei principi di sostenibilità. In modo speculare, eventi e iniziative come le giornate ecologiche non possono non essere sostenute dalla linfa vitale dei giovani e diventare motivo per un loro stretto e attivo coinvolgimento su queste tematiche.
    Nei contesti ecclesiali si devono moltiplicare le occasioni per favorire una maturazione del rapporto con l’ambiente attraverso scelte concrete ben visibili e interventi educativi mirati che consentano di riconoscere i nessi tra i diversi temi, in primis tra comportamento virtuoso, sostenibilità, giustizia ed equità sociale.
    Va riconosciuto che alcuni gruppi d’ispirazione cristiana si muovono da tempo in questa direzione (si pensi solo all’esperienza dello scoutismo o dei centri missionari), ma oggi tale vision richiede di diventare patrimonio condiviso. Così come devono essere condivise le scelte lungimiranti di alcune realtà ecclesiali.
    Una ricerca dell’Istituto Regionale di Ricerca della Lombardia[4], già alcuni anni fa sottolineava l’attivismo in campo ambientale (spesso lontano dai riflettori) di alcuni centri diocesani sui temi della tutela del Creato e dell’introduzione di nuovi stili di vita. Ancora oggi si tratta di percorsi che enfatizzano l’elemento spirituale di formazione della coscienza alla cura dell’ambiente secondo un’ottica aperta e inclusiva. Esiste poi una specifica attenzione al tema degli stili di vita dove il focus è la riscoperta della sobrietà e della semplicità volontaria.
    Il tema del cambiamento degli stili di vita si pone direttamente in linea con le indicazioni magisteriali per un “conversione ecologica” ovvero per dar vita a un profondo rinnovamento del modo di vivere. Ciò che viene ribadita è la centralità dei processi educativi nel favorire una assunzione di responsabilità nei confronti dell’ambiente utilizzando ad esempio strumenti come: mostre itineranti nelle scuole, proiezione di film e cortometraggi, attività di laboratorio e di formazione per tutta la cittadinanza.
    Altre iniziative insistono sul forte intreccio tra mondialità e sostenibilità. La sostenibilità ambientale non può prescindere dall’assunzione di responsabilità derivante dalle esistenti disuguaglianze tra nord e sud del mondo. In questo caso mirati percorsi di animazione sono utili per affrontare soprattutto i temi sull’asse locale-globale.
    Infine, una strategia educativa vincente richiede di arrivare ai giovani creando occasioni per “lavorare” su questi temi con le loro famiglie in modo che la cura del creato divenga a pieno titolo una pratica domestica e intergenerazionale.
    In questo coinvolgimento delle famiglie una funzione formativa importante è svolta sempre più dalle parrocchie.
    Non è un caso che nella penisola si stiano moltiplicando casi[5] di parrocchie “ecologiche” che subordinano ad esempio progetti educativi e interventi sul patrimonio edilizio al rispetto dell’ambiente; in questa direzione sempre più ampia è la rete dei soggetti ecclesiali che vogliono condividere con altri le proprie esperienze in materia[6].
    Per alcune realtà parrocchiali il primo concreto passo green è, ad esempio, l’installazione di pannelli fotovoltaici sulle proprie strutture (es. canonica, oratorio) anche attraverso il co-finanziamento delle locali famiglie. In alcuni casi si operano scelte in direzione dell’eco-compatibilità come l’installazione di cisterne per la raccolta dell’acqua piovana, il recupero di materiali per completare gli edifici, il potenziamento della raccolta differenziata, la particolare cura degli spazi verdi, che costituiscono una cornice dalla valenza educativa non trascurabile (soprattutto in ambito urbano) nel quale si può registrare una rinnovata solidarietà tra i giovani e le famiglie oltre che un rinnovato senso di partecipazione alla vita parrocchiale.
    Il pieno coinvolgimento della comunità locale e degli stessi giovani è poi passato attraverso una particolare attenzione ai temi della sostenibilità anche nel percorso formativo e di catechesi nel quale il tema dell’ambiente è strettamente associato a quello della solidarietà e della prevenzione delle situazioni di rischio.
    Esperienze come queste ci ricordano che le questioni ecologiche, possono essere affrontate solo riscoprendo il valore della cooperazione e degli scambi sociali orientati alla reciprocità. Affrontare il tema dell’inquinamento in una città oppure porsi la questione del cosa/quanto consumare rende esplicita la connotazione relazionale dell’ambiente ovvero la sua capacità di favorire solidarietà sociale e altruismo. Come mostrano le iniziative di volontariato ambientale e di terzo settore, la difesa dell’ambiente e della sua rete della vita, attraverso il coinvolgimento e l’aiuto reciproco, può essere un valido strumento per contrastare forme di disagio (anche giovanile) e generare nuove relazioni.
    Possiamo allora concludere sottolineando la necessità, partendo dai contesti urbani (dove forse la sfida è più difficile), di contribuire maniera positiva sul piano educativo all’avvento di una generazione disposta a spendersi per le questioni ambientali. Parrocchie, oratori, gruppi, istituti religiosi e centri di aggregazione devono diventare luoghi di educazione alla “dimensione creaturale” della vita che afferma il valore dell’ambiente e insieme quello dell’altruismo e dell’impegno per una società più solidale ed equa.

    NOTE

    [1] Corradi V., Tacchi E.M. (a cura di), Nuove società urbane, Franco Angeli, Milano 2013, p. 18.
    [2] Cfr. R. Semeraro, Educazione ambientale, ecologia, istruzione, Franco Angeli, Milano 1992, p. 18.
    [3] Era questo uno dei motti di Henry D. Thoreau (1817-1862) uno dei padri del pensiero ecologico moderno.
    [4] IReR, Dall’educazione ambientale all’educazione alla sostenibilità. Censimento e analisi delle iniziative in Lombardia, Milano 2010, pp. 76-78.
    [5] Cfr. Dalcore V., Fede, energia solare e riciclo: ecco la parrocchia ecologica, Corriere della Sera, 3 febbraio 2009, p. 12 https://archiviostorico.corriere.it/2009/febbraio/03/Fede_energia_solare_riciclo_Ecco_co_7_090203043.shtml
    [6] Cfr. www.rudyz.net/campaniliverdi; portale che mette in relazione istituzioni ecclesiali ecologicamente responsabili.


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