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    Giovani e luoghi dello sport



    Valerio Corradi

    (NPG 2017-06-69)


    I luoghi dello sport

    Le piattaforme sportive polivalenti, il campo di calcetto, la piscina, la palestra, la pista di atletica, il percorso ciclabile sono solo alcuni degli spazi che i giovani frequentano settimanalmente e che intercettano speranze, paure, frustrazioni e desideri diventando ambiti di sperimentazione e di crescita personale. Frequentati continuativamente o saltuariamente, per svolgere attività in modo agonistico o amatoriale, in forma organizzata o occasionale, gli spazi dello sport possiedono una centralità nel tempo libero delle giovani generazioni e sono tra i pochi ambiti sul territorio che catturano l’interesse dei ragazzi. Si tratta di luoghi “concreti” dove si mostra e si sperimenta una corporeità in cambiamento a fronte del “virtualismo” che spesso prevale nelle relazioni online o dell’intellettualismo spesso presente in altri ambiti educativi come la scuola.
    Mai come in questo periodo storico c’è l’opportunità e la necessità di riscoprire la dimensione educativa degli spazi sportivi e il loro contributo alla formazione delle giovani generazioni. Oggi, infatti, la pratica sportiva diventata di massa conosce una crescente differenziazione interna che ne rivela le diverse sfumature e potenzialità. Sembra necessario ripartire da una nuova consapevolezza del potenziale educativo dei contesti strutturati per lo sport, dove la pratica sportiva è promossa e gestita da associazioni sportive formalmente riconosciute e dove è prevista la presenza di figure adulte competenti che svolgono la funzione di guida nei confronti dei giovani.
    Non si deve dare per scontato che lo sport sia sinonimo di valori positivi, infatti “come gli altri strumenti che l’uomo ha inventato, lo sport può essere utilizzato per scopi buoni o cattivi” (Aldous Huxley) per promuovere valori o disvalori a seconda che vi sia o meno una sensibilità pedagogica tendente al bene. Lo spazio dello sport può essere ambito di riproduzione delle disuguaglianze sociali, di esclusione, di esaltazione della competizione, di trasgressione delle regole (es. casi di doping), di chiusura narcisistica nel proprio Io. Dall’altro lato lo spazio sportivo può essere, in positivo, luogo d’inclusione, di condivisione, di auto-valutazione e di cooperazione nel quale il fare qualcosa per sé e per gli altri trova una propria sintesi attiva e originale.

    La pratica sportiva

    Secondo il Rapporto Annuale Istat 2016 – La situazione del Paese, nel 2015 le persone di 5 anni e più che dichiarano di praticare uno o più sport nel tempo libero sono il 33,5% della popolazione (il 23,9% si dedica allo sport con regolarità, il 9,6% saltuariamente). Coloro che, pur non praticando uno sport, svolgono un’attività fisica sono il 26,5% della popolazione, mentre i sedentari sono il 39,7%. Nel tempo, la quota di coloro che praticano sport con continuità aumenta (nel 1997 era pari al 18,1%).
    Il Grafico 1 mostra che il picco nella pratica sportiva si registra tra i 6 e i 18 anni. In questa fascia d’età, oltre che registrarsi la quota più consistente di sportivi iscritti o tesserati, risulta non attivo fisicamente/sedentario una persona su quattro. Circa il 60% degli adolescenti risulta impegnato in uno sport con una quota del 15-20% che si dimostra comunque attiva fisicamente. Questo dato conferma che tra le nuove generazioni si registrano livelli di pratica superiori a quelli delle generazioni precedenti come quelle cosiddette della “transizione” (1966-1980) e del “millennio” (1981-1990). La generazione che possiamo definire “postmoderna” (fine anni ’90 – inizio anni 2000), attraverso una partecipazione organizzata o non organizzata, si lascia cioè coinvolgere maggiormente in diverse forme di attività fisica con l’obiettivo variabile di esprimere o migliorare la propria condizione fisica e psichica, di ottenere dei risultati in termini competitivi, di sviluppare delle relazioni sociali. Tale generazione è anche quella che gode delle maggiori possibilità nel tempo libero di dedicarsi allo sport anche grazie al costante incremento e perfezionamento dell’offerta sportiva che si è registrato nell’ultimo decennio.

    Grafico 1: Sportivi per classe di età – anno 2015

    Corradi7 2
    (percentuali su 100 persone della stessa classe di età)

    La pratica sportiva diminuisce al procedere dell’età e in particolare dopo i 18 anni inizia un calo che porta gli “sportivi” a scendere sotto il 50% con un travaso interno tra il gruppo degli “sportivi” e quello degli “attivi fisicamente”.

    Il Grafico 2 mostra come le ragazze pratichino meno sport dei ragazzi, per tutte le fasce di età tranne che per l’iniziale fascia 3-5 anni.

    Grafico 2: sportivi per sesso e classe di età – anno 2015

    Corradi7 3
    (percentuali su 100 persone della stessa classe di età e dello stesso sesso)

    Gli sport più praticati dalle ragazze sono la ginnastica, l’aerobica, il fitness e il nuoto ed è più diffusa la pratica in impianti sportivi al chiuso mentre tra i ragazzi prevale la pratica in impianti sportivi all’aperto con un incidenza importante del calcio e del calcio a 5.
    Da notare che il livello di pratica sportiva tende ad essere più basso nei piccoli comuni ed elevato nei comuni centro dell’area metropolitana.

    Grafico 3: Sportivi e sedentari per tipo di comune di appartenenza

    Corradi7 4
    (percentuali su 100 persone di 3 anni e più con le stesse caratteristiche)

    Infine, vanno ricordati alcuni risvolti economici della pratica sportiva. Nel 2014, il 21,6% delle famiglie residenti in Italia (oltre 5 milioni 500 mila) ha sostenuto spese per praticare attività sportive; il 4,3% (oltre 1 milione 100 mila famiglie) ha speso per articoli sportivi. Tra le famiglie che la sostengono, la spesa media mensile per praticare sport è di 48 euro (l’1,4% della spesa media mensile per consumi). La quota di famiglie che sostengono spese per la pratica sportiva è più alta nelle coppie con figli; se i figli sono due oltre il 40% delle famiglie sostiene questo tipo di spesa; se i figli sono 3 o più tale quota scende al 37%. La spesa destinata alla pratica sportiva, inoltre, cresce all’aumentare della disponibilità economica della famiglia.

    Sport e territorio

    Molti approfondimenti di ricerca[1] sottolineano che le iniziative del territorio che richiamano maggiormente i giovani sono quelle connesse con l’attività sportiva.

    Grafico 4: livello di partecipazione a iniziative proposte da alcuni soggetti nel corso dell’ultimo anno

    Corradi7 5
    Fonte: JLB 2015

    I dati mostrano un peso importante nel tempo libero giovanile delle attività collegate alla pratica sportiva, inoltre lo sport sembra in grado di attivare l’immaginario delle giovani generazioni. Le stesse strutture sportive (insieme a locali/pub e case private) sono tra i luoghi maggiormente frequentati dai ragazzi sul territorio. Alcune rilevazioni Istat degli ultimi anni sottolineano l’importanza per il territorio di disporre di impianti sportivi indoor (palestre, piscine coperte) sia di quelli outdoor (campi di calcio, di tennis, piscine scoperte, piste di sci alpino) anche se molti degli stessi giovani praticano sport in spazi all’aperto non attrezzati (circa il 20% degli sportivi tra i 3 e i 19 anni).
    L’analisi per età mostra che la pratica in impianti sportivi al chiuso è diffusa in tutte le fasce di età, ma con punte significative di oltre l’80% dei bambini di 3-5 anni; mentre pratica in impianti sportivi all’aperto oltre il 50% dei giovani tra gli 11 e i 17 anni.
    Come mostrato in questi anni dall’annuale rilevazione del Sole 24 Ore, l’offerta e la pratica sportiva individuale e di squadra, oltre che le attività avviate a vari livelli dagli enti di promozione sportiva, sono fattori che contribuiscono in maniera importante a determinare la qualità della vita di un territorio e il grado d’integrazione sociale dei soggetti in età evolutiva e più deboli e fragili. A tal proposito va segnalata l’utilità dell’indice di sportività, costruito dal Sole 24 Ore che monitora ben 33 indicatori sullo sport mostrando le sue ricadute sul territorio[2]. Tale ricchezza va indubbiamente valorizzata considerando sempre più lo sport come opportunità importante di crescita per i ragazzi dal punto di vista fisico e relazionale ma anche come chance di attivazione delle comunità locali chiamate a costruire nuovi percorsi di coinvolgimento e di partecipazione per i più giovani. Emerge così la necessità di investire sull’educazione legata all’ambiente sportivo e in particolare sul ruolo svolto dall’allenatore in quanto figura adulta di riferimento per i ragazzi ma anche di favorire la creazione di un confronto e di una positiva connessione educativa tra società sportiva, famiglia e scuola che prolunghi l’esperienza sportiva (molti abbandonano lo sport per mancanza di tempo, per gli impegni scolastici, per stanchezza/pigrizia e per il subentrare di altri interessi) e la sostanzi di valori positivi.

    Il valore dei luoghi dello sport

    Gli spazi dello sport sono fatti oggetto di una proiezione di aspettative e di speranze dei giovani. Ne è una dimostrazione il fatto che le motivazioni alla frequentazione di ambienti sportivi variano sensibilmente al variare dell’età. I più giovani vivono lo spazio e il momento sportivo come un piacere e una passione, ne apprezzano il carattere socializzante che consente di stare con altre persone e l’importanza dei valori trasmette.
    Superata la soglia dei 20 anni, pur rimanendo importanti le motivazioni legate all’aspetto ludico e di piacere, acquistano più importanza il desiderio individualistico di mantenersi in una buona forma fisica e la possibilità di scaricare lo stress. All’aumentare dell’età vengono sottolineate sempre più le capacità terapeutiche dello sport, questa motivazione, infatti, acquista valore per gli over 40.
    Gli spazi per lo sport sono uno degli scenari nel quale i giovani misurano i propri cambiamenti dovuti all’età per questo la presenza di adulti nel ruolo di educatori competenti e in sintonia col cambiamento di sensibilità del mondo giovanile si rende indispensabile.
    Luoghi dello sport che si riducono ad ambiti di esibizione del sé, di performance atletiche, di ricerca del successo abdicano alla propria funzione educativa e impoveriscono la stessa esperienza sportiva. Per sua natura lo spazio sportivo deve essere un’occasione di crescita per prevenire e recuperare situazioni di rischio e insieme per promuovere un autentico protagonismo giovanile. In questa direzione sono soprattutto le società sportive ad essere chiamate a recuperare la connotazione valoriale del “fare sport” offrendo la collaborazione e accettando la collaborazione di altri soggetti del territorio con l’intenzione di partecipare alla comune impresa di fornire risposte organiche ai problemi che affliggono le giovani generazioni.


    NOTE

    [1] Cfr. https://www.coni.it/images/numeri_dello_sport/Lo_Sport_in_Italia.pdf
    [2] https://www.ilsole24ore.com/pdf2010/Editrice/ILSOLE24ORE/ILSOLE24ORE/Online/_Oggetti_Correlati/Documenti/Notizie/2015/08/classifiche-sport/Schema_indicatori_2015.pdf


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