CATECHESI CON I GIOVANI /5
Marcello Scarpa
(NPG 2020-06-52)
La vita è novità, movimento, trasformazione. Un concetto caro a papa Francesco che nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium ricorda l’importanza «di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità».[1] La vita scorre, come un fiume, invece «Chi nella vita è fermo, finisce per corrompersi. Come l’acqua: quando l’acqua è ferma lì, […] tutto si corrompe».[2] Se la vita è cammino, cambiamento, allora è anche sviluppo, crescita, perenne inizio. Pensiamo al bambino: quando inizia a parlare, a camminare, poi a leggere e scrivere, cresce facendo pratica dell’esistenza umana, ovvero provando, sbagliando, cadendo, rialzandosi. Impara dalla vita, non ha già in mente l’obiettivo da raggiungere; prima ancora di certezze razionali, sperimenta, fa esperienza, sempre sotto lo sguardo vigile e amoroso della mamma.
Nella vita, «Se si pratica si prende coscienza. Se si pratica la creaturalità la si comprende; se si pratica l’amore lo si comprende; se si pratica la fede se ne prende coscienza; se si vive secondo Dio, si prende coscienza di Lui».[3] È attraverso la prassi che cresce e matura la vita, quindi anche la vita cristiana. Pertanto, dopo aver ricevuto il primo annuncio di Cristo, e aver creduto a quanto ascoltato dando un primo assenso di fede, bisogna poi iniziare a crescere nella vita cristiana, facendone esperienza, gustandone la bellezza, sperimentandone la verità.[4]
La fede non è un teorema di matematica o una lezione di storia compresa una volta per tutte. La fede è relazione con Gesù, che non è solo morto duemila anni fa, ma è risorto, ossia è vivo, qua, oggi, e vuole comunicarsi con tutti, donandoci la sua vita; in particolare «Ciò che vuole Gesù da ogni giovane è prima di tutto la sua amicizia».[5] La fede è amicizia con Gesù, e nella vita le amicizie vanno coltivate. Se non si coltivano, appassiscono. Per un amico bisogna saper investire tempo, risorse, energie. Con un amico si prende un appuntamento, si parla, si dialoga, ci si confronta su tutto. Gesù è un amico fedele e ha tante “parole” da dirci. Parole che sono state scritte nei Vangeli, parole che attendono di essere lette e/o ascoltate per nutrire la nostra anima.
Iniziare i giovani alla “Scrittura”
Iniziare i giovani alla Scrittura è qualcosa di totalmente diverso dall’istruire i giovani sui contenuti biblici.[6] Di solito si è portati a pensare che al primo annuncio di Cristo debba poi immediatamente seguire un’esposizione chiara e lineare dei contenuti presenti nella Scrittura. Pertanto, si riflette sulle condizioni migliori da realizzare perché il messaggio di Gesù possa efficacemente passare nella vita dei giovani. In tal modo essi, di fatto, rimangono dei destinatari cui insegnare qualche contenuto della Bibbia. I giovani, invece, percepiscono «come vera, solo la loro esperienza personale e, pertanto, questo è il tempo in cui la Chiesa […] deve poter dire: Vieni e vedi»,[7] accostati alla sorgente della Scrittura, gusta la bellezza di quella Parola che ti è stata annunciata e che hai intuito come fonte significativa per la tua vita.
La Parola di Dio non è solo una parola del passato da presentare nel migliore dei modi, ma è un evento attuale di salvezza che, quando accolta con fede, ci fa entrare in comunione con Dio. Papa Francesco invita gli operatori pastorali a valorizzare le potenzialità di fede dei cristiani di entrare in relazione personale con le pagine bibliche; la presenza dello Spirito, infatti, dona ai fedeli «una certa connaturalità con le realtà divine» (cfr. EG 119). I giovani, dunque, posseggono la capacità di comprendere il mistero della Parola con la quale vengono a contatto. L’iniziazione alla Scrittura è un dialogo con il Signore, «un’esperienza interpersonale d’ascolto e di risposta. Dio fa conoscere ciò che è in se stesso (il suo mistero) rivolgendosi agli uomini in un faccia a faccia conviviale (come ad amici), mettendosi a conversare con loro».[8] Ciò significa che bisogna avere il coraggio di fare un passo indietro, di far realmente vivere al giovane la sua esperienza con la Parola, permettendogli di entrare nella narrazione biblica, in maniera tale che il confronto con essa possa depositare «il suo frutto di conoscenza».[9]
Iniziare a camminare sui passi del Vangelo
Da diversi anni le Chiese del Triveneto cercano d’intercettare le sensibilità dei giovani prendendo in seria considerazione le loro domande esistenziali. Dall’anno pastorale 2016-2017 nell’arcidiocesi di Trento, rispondendo al desiderio del vescovo Lauro Tisi di lavorare insieme ai giovani sulla Parola di Dio, viene proposto un cammino di riscoperta della fede strutturato a partire dal confronto diretto e prolungato con le pagine della Scrittura. “Passi di Vangelo” è un percorso per accompagnare i giovani, camminando sulle orme dei personaggi del Vangelo di Marco, a scoprire il vero volto di Dio, «il volto di un Dio capovolto rispetto ai pregiudizi e alle categorie umane».[10]
Si tratta di un viaggio che ha lo scopo di scoprire non nuove terre, ma di purificare lo sguardo interiore, perché «Seguire Gesù permette di avere occhi nuovi sulla vita, sulla realtà e su Dio».[11] Un percorso che fa leva sul protagonismo dei giovani che non sono meri destinatari di un’istruzione sulla Scrittura ma “esploratori” di un passo della Scrittura, viaggiatori che “navigano” fra le righe di un brano da leggere, su cui riflettere e meditare da soli: «Al centro della proposta è la Parola, non offerta, però, calandola dall’alto ma consegnata a ciascuno in uno spazio personale di contatto con il Vangelo, perché un giovane la incontri personalmente».[12] In tal modo essi entrano in relazione personale con la Parola che è viva ed efficace (cfr. Eb 4,12), e non smette di interrogare quanti vi si accostano con cuore disponibile e aperto.
Un esempio concreto
In un “Gruppo giovani” della diocesi di Trento, il confronto personale con il brano di Mc (10,35-45), in cui Giacomo e Giovanni chiedono a Gesù il privilegio di potersi sedere alla “destra del Padre” provocando in tal modo la reazione degli altri discepoli, ha suscitato alcune domande sul tema dell’incomprensione nell’amicizia. I giovani, molto sensibili alle dinamiche relazionali, si sono messi in gioco intrecciando le Parole del Vangelo con il loro vissuto esperienziale, facendo emergere dal testo una difficoltà relativa al gruppo dei primi discepoli, ma presente anche nella loro vita.
Ecco alcune fra le domande raccolte: «Come fa Gesù a rimanere così tranquillo di fronte a questa arroganza e a rilanciare di nuovo con una domanda così delicata? Chi sono quelli per cui è stato preparato il posto? Allora esiste qualcuno che è più importante di altri?».[13] Domande che toccano l’esistenza, che dicono il desiderio di ricerca, di andare oltre, di mettersi in cammino. Quasi senza accorgersene, entrando liberamente nella trama narrativa, i giovani si ritrovano «di fronte a Gesù: il fascino intrigante di qualcuno che spesso non comprendi ma che percepisci ti stia parlando di cose fondamentali anche per la tua vita».[14] È l’inizio di un dialogo di amicizia col Signore.
Al momento di conoscenza iniziale con Gesù, che suscita le domande nei giovani, segue un percorso di amicizia comune col Signore. Ogni mese, infatti, il vescovo di Trento incontra i giovani sul Vangelo a partire dalle domande che ha ricevuto, dando loro «uno spazio adeguato per esprimerle, senza la fretta di facili risposte. […] Non vengono chiesti ragionamenti astratti: i giovani condividono pezzi di storie di vita, questioni esistenziali aperte, domande e provocazioni».[15] In tal modo i giovani apprendono a camminare con Gesù: all’inizio personalmente, nel confronto diretto con la Scrittura, poi insieme ad altri, rivivendo in tal modo l’esperienza dei discepoli di Emmaus che mentre riflettevano sulle Parole di Gesù, che non capivano, hanno vissuto l’incontro col Risorto che è venuto loro incontro, sciogliendone i dubbi e riscaldandone il cuore (cfr. Lc 24,13-53).
A pochi anni dalla nascita, “Passi di Vangelo” sta allargando il suo raggio d’azione all’ambiente digitale[16] e sta «risultando significativa. Questi i punti di forza: la riscoperta del volto di Dio narrato da Gesù, il riavvicinamento ai sacramenti (riconciliazione ed eucarestia) da parte dei giovani che hanno frequentato il percorso; la valorizzazione dell’esperienza comunitaria come luogo di crescita e cammino di fede […] il coinvolgimento dei giovani nella conduzione dei gruppi, a più livelli e nella realizzazione della proposta».[17]
Una proposta per gli ambienti ecclesiali
Come sono strutturati i nostri incontri formativi con i giovani sulla Parola di Dio? Sono solo un’occasione per istruire i giovani con accurate esegesi bibliche o edificanti pensieri spirituali? Riusciamo a mettere un brano evangelico nelle mani dei giovani per poi scomparire, lasciando che sia il Signore a parlare al cuore e alle menti dei nostri giovani? Proviamo a fidarci un po’ di più dei giovani per creare occasioni di Grazia in cui possano incontrarsi cuore a cuore col Signore e poi:
● Prima di ogni riunione, diamo ai giovani un “compito” da fare. Leggere, meditare, riflettere personalmente la Parola, e venire all’incontro con qualche domanda scritta. Non potrebbe essere questa una significativa pratica di “ascolto” delle domande giovanili nella loro novità e provocazione?
● Quando si invitano i giovani ad un’attività di gruppo formativa, ricreativa, organizzativa, perché non accompagnare la proposta con qualche versetto del Vangelo che faccia da linea-guida e su cui riflettere previamente? Iniziare dall’ascolto della Parola che s’incarna nel vissuto dei giovani e poi… continuare a camminare insieme, passo dopo passo, sulle orme del Vangelo.
Inizia così un processo di cui forse non si conosce il traguardo (dipende dalle domande iniziali dei giovani) ma di cui conosciamo invece il “navigatore”: lo Spirito di Gesù che come un venticello soffia e dirige i cuori. E se i giovani alzano le vele…il gioco è così bello che non smetteranno più. Perché hanno incontrato il Signore della vita. E da ora in poi la loro vita non potrà più fare a meno del Signore.
NOTE
[1] Francesco, Evangelii gaudium (= EG). Esortazione apostolica sull’annuncio del vangelo nel mondo attuale, Città del Vaticano, 24 novembre 2013, n. 87.
[2] Idem, Compagni di cammino. Meditazione mattutina nella cappella della Domus Sanctae Marthae (2 ottobre 2018).
[3] S. Currò, La cultura vocazionale: esigenza ecclesiale, anzi umana, in: S. Currò – M. Scarpa (ed.), Giovani, vocazione e sinodalità missionaria. La pastorale giovanile nel processo sinodale, LAS, Roma 2019, 65.
[4] Cfr. H. Derroitte (ed.), Catechesi e iniziazione cristiana, LDC, Leumann (TO) 2006.
[5] Francesco, Christus vivit. Esortazione apostolica postsinodale ai giovani e a tutto il popolo di Dio, Città del Vaticano, 25 marzo 2019, n. 250.
[6] Cfr. M. Scarpa, Educare i giovani alla Scrittura, in: G. Benzi – F. Krason (edd.), Bibbia, giovani e discernimento, LAS, Roma 2019, 81-89.
[7] U. Lorenzi et Alii, Iniziazione cristiana per i nativi digitali. Orientamenti socio-pedagogici e catechistici, Edizioni Paoline, Milano 2012, 6.
[8] J.C. Reichert, Servire l’esperienza della Rivelazione: dall’istruzione all’iniziazione, in: H. Derroitte (ed.), Catechesi ed iniziazione cristiana, 121.
[9] Ibidem, 123.
[10] R. Covi – L. Dall’Olmo et Alii, Uno sguardo sul territorio ecclesiale. Alcune prassi virtuose, in: “Studia Patavina” 65 (2018) 2, 290. La proposta si articola su due livelli: il primo, mensile, guidato dal vescovo a Trento; il secondo, settimanale, affidato all’animazione delle zone territoriali, cfr. ibidem, 291-292.
[11] Ibidem, 290.
[12] Ibidem.
[13] Cfr. https://www.noitrento.it/images/dicembre2017/Gruppo-giovani-Spunti-su-Mc-1035-45.pdf (16 gennaio 2020).
[14] Ibidem.
[15] R. Covi – L. Dall’Olmo et Alii, Uno sguardo sul territorio ecclesiale, 291.
[16] Cfr. https://www.diocesitn.it/area-annuncio/2019/10/01/passi-di-vangelo/ (16 gennaio 2020).
[17] R. Covi – L. Dall’Olmo et Alii, Uno sguardo sul territorio ecclesiale, 292.