Michele Pace *
(NPG 2018-08-40)
Fine grande cercasi è una delle espressioni più famose di Lettera a una professoressa (1967), il testo che contiene il progetto della scuola di Barbiana fondata da don Lorenzo Milani nel 1955. Questa espressione apre, in maniera particolare, il paragrafo del libro in cui gli alunni della scuola progettata e guidata dal prete fiorentino esplicitano quello che doveva essere, per lo stesso Milani, il fine ultimo della scuola: il servizio al prossimo. Per tale ragione, non è stato difficile per i ragazzi del Movimento Studenti di Azione cattolica (MSAC) fare dell’espressione in questione il titolo di un libretto che illustra il progetto del Primo Annuncio, cuore della proposta msacchina. Il Primo Annuncio, infatti, si può definire il fine ultimo della presenza e dell’azione nonché il motivo principale che dà senso e significato a tutte le altre attività organizzate dai ragazzi del MSAC nella scuola.
Il progetto
Nel presente articolo si presenterà proprio il progetto del Primo Annuncio descritto nel libretto e che sta pian piano prendendo corpo in alcune diocesi d’Italia. Prima però di procedere alla descrizione di questo progetto è importante spiegare in poche battute cosa è il MSAC e di cosa si occupa. Il MSAC è un’associazione studentesca riconosciuta dal Ministero dell’Istruzione. Essa nasce nel seno dell’Azione cattolica italiana (AC) per iniziativa degli studenti di AC ed è finalizzata al servizio degli studenti di tutte le scuole superiori, senza alcun tipo di discriminazione ideologica, politica e culturale. Caratteristica principale del MSAC è quella di coinvolgere tutti gli studenti delle scuole d’Italia – anche e soprattutto quelli lontani da un cammino di fede strutturato - e per questo si configura come la proposta missionaria dell’AC nelle scuole. I membri del MSAC sono ragazzi di scuola superiore che, crescendo nella fede, si rendono conto che l’esperienza di fede non può essere vissuta come un fatto personale o ristretto a un gruppo di pochi intimi, ma che va vissuta negli ambiti di vita, in maniera particolare in quello della scuola. Per gli studenti del movimento essere missionari in un ambiente laico come la scuola significa proporre un sentiero da percorrere insieme all’amico, al compagno, al professore su una strada, che è quella del Vangelo. È questo l’obiettivo principale del MSAC: annunciare il Vangelo nelle scuole.
I ragazzi che scelgono di aderire al MSAC vivono questa missione in diversi modi. Essi anzitutto si impegnano, a formarsi in maniera autonoma – oltre che allo studio scolastico – alla conoscenza personale del mondo che li circonda. I msacchini sono studenti che non studiano solo per il voto, ma che s’interessano, che vivono lo studio come una vocazione, che vogliono approfondire le materie di studio e che sono in continua ricerca. Lo studio, infatti, è il mezzo per acquisire conoscenze che permettano al ragazzo di esplorare la realtà con sempre rinnovata creatività. Inoltre i ragazzi che scelgono di aderire al movimento si impegnano a vivere pienamente quell’ “I Care” milaniano che è al centro dell’esperienza del MSAC, cioè prendersi a cuore e interessarsi di ciò che li circonda, a cominciare dalla scuola come luogo di crescita e come ambito dove esercitarsi a mettersi a servizio del bene comune. Lo strumento attraverso il quale i ragazzi scelgono di vivere tutto questo è il MSAC. La partecipazione al Movimento diventa per lo studente occasione d’impegno personale all’interno della scuola, ma anche impegno ad alimentare la vita di gruppo all’interno del movimento stesso.
Il MSAC ha una organizzazione interna che si dipana su due livelli, quello nazionale e quello diocesano. Il livello nazionale si occupa del coordinamento dei circoli diocesani, dell’elaborazione di una proposta formativa annuale, della cura dei responsabili diocesani e dei singoli studenti attraverso l’offerta di momenti di formazione interregionali e nazionali che hanno una cadenza precisa nel corso di un triennio. I circoli diocesani (attualmente il MSAC è presente in 63 diocesi) sono le realtà che operano direttamente nelle scuole attraverso l’impegno personale di ciascuno studente, ma anche attraverso delle strategie precise formalizzate nel testo giuda del movimento dal titolo un MSACco bello! Tali strategie coincidono con le cosiddette quattro stanze, ovvero la Formazione Specifica, gli Orientamenti Culturali, i Punti di Incontro e proprio il Primo Annuncio.
Mettendo da parte le prime tre stanze, si vuole tentare di comprendere, in questa sede, in che cosa consista il Primo Annuncio e come si realizza concretamente. I momenti di Primo Annuncio vengono definiti dal Documento Normativo del MSAC come “le occasioni dell’annuncio missionario rivolto agli studenti, credenti e non credenti” (art. 3 com. 4). Da questa definizione appare chiaro il doppio riferimento a una o più azioni da compiere da parte del singolo msacchino e da una o più azioni da compiere comunitariamente come movimento. Dal punto di vista personale, come viene ribadito in Fine grande cercasi, vi è la consapevolezza da parte dei msacchini stessi che l’essere cristiani porta necessariamente a essere testimoni con la vita, ancor prima che con la parola; vi è la consapevolezza inoltre che, come studenti, essi sono chiamati a farlo ogni giorno tra i banchi di scuola prendendosi a cuore i bisogni dei compagni di scuola, essendo delicati con i professori, applicandosi nello studio. In fondo “essere discepolo significa avere la disposizione permanente di portare agli altri l’amore di Gesù e questo avviene spontaneamente in qualsiasi luogo, nella via, nella piazza, al lavoro, in una strada” (EG 127).
Missione di tutti
Accanto alla consapevolezza da parte degli studenti del MSAC della loro missione personale, vi è quella che il primo annuncio si sviluppa con una missione di tutto il circolo. Come gruppo MSAC vi è la possibilità di proporre esperienze condivise: il percorso del Primo Annuncio. Non si tratta solo proporre degli incontri di carattere spirituale, ma di promuovere cammini in cui affrontare fino in fondo le domande di vita che ciascuna donna e ciascun uomo si porta dentro. L’obiettivo principale di questo annuncio è proprio quello di mettere a fuoco il desiderio di una vita piena e le domande esistenziali che ognuno si porta dentro. Per far ciò i ragazzi del MSAC si propongono di camminare insieme ai loro compagni prima di tutto attraverso la relazione personale e poi proponendo momenti di gruppo strutturati. Tutto questo mira a scorgere nel loro stesso cuore e nel cuore dei loro compagni quali sono le domande, le paure e i sogni che li abitano e farsi insieme compagni di ricerca, accogliendo e affrontando le domande di senso. Non si tratta insomma da parte dei msacchini di insegnare qualcosa a qualcuno, ma di condividere un cammino.
Alla base di questo progetto vi è l’idea di evangelizzazione espressa da papa Francesco nella già citata Evangelii Gaudium con queste parole: “Non si deve pensare che l’annuncio evangelico sia da trasmettere sempre con determinate formule stabilite, o con parole precise che esprimano un contenuto assolutamente invariabile. Si trasmette in forme così diverse che sarebbe impossibile descriverle o catalogarle, e nelle quali il Popolo di Dio, con i suoi innumerevoli gesti e segni, è soggetto collettivo. Di conseguenza, se il Vangelo si è incarnato in una cultura, non si comunica più solamente attraverso l’annuncio da persona a persona” (EG 129). Da queste parole si comprende come evidentemente i semi del Vangelo si trovano già nel cuore di ogni persona; si nascondono tra le righe di quelle domande che abitano la coscienza di ciascun uomo. Si tratta allora soltanto di scovare questi semi, di farli emergere e di accompagnarne la germogliazione e la maturazione.
Se questo è lo stile e l’obiettivo del Primo Annuncio, esso si struttura attraverso un percorso preciso. Tale percorso è preceduto da un lavoro previo da fare all’interno dell’équipe diocesana. Anzitutto è necessario vivere all’interno dell’équipe momenti forti di spiritualità: pregare insieme, ascoltare e meditare la Parola di Dio, celebrare l’Eucaristia. Un altro passo importante da vivere come gruppo ristretto è quello di operare un discernimento comunitario cercando di captare da un lato le domande presenti nel cuore degli studenti di scuola superiore, dall’altro le necessità del territorio in cui si opera. I possibili passi da fare per attuare questo discernimento sono quelli, ad esempio, di un sondaggio sugli interessi dei propri compagni di classe per poi farne una lettura approfondita a livello comunitario. Solo dopo questi passi è possibile partire con la programmazione del Primo Annuncio. Tutto ciò spiega anche il fatto che si tratta di un percorso legato fortemente all’esperienza del movimento. Fondamentale, infatti, risulta essere questo discernimento previo e il fatto che a operarlo siano ragazzi di scuola superiore che conoscono i bisogni e desideri dei loro coetanei.
Il Primo Annuncio si configura come un cammino fatto di diversi momenti che vanno a intercettare le diverse sensibilità degli studenti a cui si rivolgono; in particolare si tratta di 5 attività molto generali legate tra loro da un singolo tema, le quali possono essere ripensate in maniera creativa sia nella realizzazione che nella successione a seconda delle esigenze e delle finalità che ogni circolo si pone. La prima tappa può essere definita come un momento di dialogo/confronto, ovvero un primo approccio al tema scelto attraverso una provocazione data da una canzone, video, test, ecc. attraverso cui far partire una condivisione di pareri ed esperienze sul tema. Tali pareri ed esperienze posso essere riportate su un cartellone da riprendere alla fine del percorso. Perché “in questa predicazione, sempre rispettosa e gentile, il primo momento consiste in un dialogo personale, in cui l’altra persona si esprime e condivide le sue gioie, le sue speranze, le preoccupazioni per i suoi cari e tante cose che riempiono il suo cuore” (EG 128). In questa sede si deve arrivare già con una proposta di esperienza di servizio a cui si invitano i partecipanti e che costituirà il prosieguo del percorso.
La seconda tappa, infatti, è costituita proprio dall’incontro con un esperto che prepari gli studenti all’esperienza concreta di servizio, i quali possono creare un primo contatto tra i partecipanti al cammino e le fragilità che incontreranno nella realtà in cui andranno ad operare. Questo incontro, appunto, costituisce il preambolo alla quarta tappa costituita dall’esperienza di servizio vera e propria. Le esperienze di servizio non sono un spot ma impegni che il MSAC diocesano sceglie, attingendo alle carenze e ai bisogni del territorio, lavorando insieme alle realtà e associazioni locali (Caritas, gruppi di volontariato, cooperative sociali, ecc.). Alla base della scelta del servizio vi è la consapevolezza che solo toccando con mano le povertà umane veniamo in contatto con le nostre fragilità. È proprio qui che si scopre che Dio è presente anche là dove sembra non esserci il bene: nelle ferite delle persone che si incontrano durante il servizio e nelle nostre. Come ha ricordato più volte papa Francesco nell’arco del suo ministero: “i poveri ci evangelizzano sempre”.
La quarta tappa di questo percorso si configura come un momento culturale/di studio. Questa tappa serve a scoprire come la scuola può fornire agli studenti gli strumenti per interrogarsi circa i diversi ambiti della loro vita. In concreto si tratta di un incontro in cui il tema portante dello stesso viene sviscerato attraverso alcune materie di studio, magari accompagnato dalla produzione di mostre, video, testi letterari in una collaborazione che vede coinvolti studenti e docenti. La tappa conclusiva, poi, rappresenta il momento in cui gli studenti condividono l’esperienza vissuta, condividendo le domande sorte, le risposte trovate e i pensieri di ciascuno. Si può riprendere in mano il cartellone che raccoglie le riflessioni sorte nella prima tappa, valutando insieme se il percorso compiuto ha cambiato gli studenti. A discrezione del circolo e dell’Assistente, si può terminate con un momento di preghiera.
Sono diversi i pregi di un percorso di questo tipo. Anzitutto la capacità di adattarsi a un ambiente laico quale quello delle scuole e quindi di raggiungere quei ragazzi che hanno perso il legame con la comunità cristiana per scelta personale o per vicende di vita diverse. Accanto a questo vantaggio vi è senza dubbio quello legato a un accompagnamento fatto dai msacchini nei confronti dei loro compagni non con l’atteggiamento di chi è già avanti nella fede, ma condividendo in tutto e per tutto gioie e conquiste accanto a paure, perplessità e fatiche. L’idea del cammino però può portare anche al rischio della discontinuità di presenza da parte degli studenti che magari possono partecipare a una tappa ed evitare le altre o possono saltarne qualcuna; a questo rischio si può ovviare con l’attenzione da parte di ciascun msacchino di accompagnare personalmente ciascuno un compagno di viaggio.
La parola d’ordine per mettere in moto il meccanismo del Primo Annuncio è creatività. Solo superando la logica del “si è sempre fatto così”, solo esplorando spazi, opportunità, strategie nuove è possibile scoprire nuove strade per l’evangelizzazione. Se questo è stato valido in ogni epoca e in ogni luogo, come insegnano le grandi figure di evangelizzatori che hanno attraversato la storia della Chiesa, risulta essere ancora più vero oggi in un tempo di grandi mutamenti sociali. Ma risulta essere tale soprattutto quando i destinatari dell’evangelizzazione sono i giovani; essi, infatti, sorprendono sempre: quando si cerca di incasellarli con schemi, teorie e appellativi di ogni genere, loro sono già oltre. Solo con creatività e con gioia il Vangelo può emergere dai cuori che lo hanno smarrito.
* Assistente Nazionale del MSAC e del MIEAC