Diversamente felice
Federico e il sogno di una società dell’inclusione
Federico De Rosa *
Sono una giovane persona autistica di ventotto anni. La mia vita non è stata facile perché da bambino ero totalmente incapace di parlare ed anche di capire e gestire le situazioni che vivevo. Ero molto triste perché il mio mondo era separato dal mondo degli altri.
Ma a otto anni incominciai a scrivere con il computer ed anche per me cominciò così ad aprirsi un canale di comunicazione con gli altri.
A tredici anni riuscii a svolgere il mio primo tema di italiano. La traccia chiedeva cosa avrei fatto da grande. Io scrissi che avrei dedicato la mia vita ad aiutare autistici e non autistici a capirsi.
Terminata la scuola superiore, mio padre mi fece notare che scrivevo spesso cose molto profonde e molto belle e che avrei dovuto provare a scrivere un libro. Tramite un mio amico sacerdote, entrammo in contatto con Edizioni San Paolo e con mio grande stupore ad ottobre 2013 ebbi il contratto per il mio primo libro.
Non sapevo parlare ma scrivevo libri. Era fantastico.
Dopo un anno di lavoro, a ottobre 2014, uscì “Quello che non ho mai detto”, il mio primo libro in cui narravo la mia storia ma anche cominciavo già a spiegare come funzionava la mia mente autistica e come fare per entrarci in relazione.
Con mio grande stupore, il libro fu un successo ed il primo dicembre 2014 mi ritrovai sul palco di una sala gremita a ritirare un premio letterario, il Premio Montesacro.
Nei mesi seguenti, cominciai a lavorare in Facebook. Le mamme di bimbi autistici mi facevano domande su comportamenti dei loro bimbi che loro trovavano incomprensibili ed io fornivo le risposte. La mia missione intuita scrivendo il mio primo compito in classe a tredici anni, stava prendendo forma.
Divenni discretamente famoso e cominciai a girare l’Italia invitato da associazioni e istituzioni come anche fui invitato a diverse trasmissioni televisive.
Nel 2016 uscì il mio secondo libro e nel 2020 il terzo. Nel frattempo ho anche cominciato a scrivere stabilmente su alcune riviste e da poco anche sul sito di Repubblica.
Anche con il mio piccolo contributo, spero, in questi anni il mondo dell’autismo è cambiato tanto. Sempre meno siamo visti come malati handicappati da compatire e sempre più come persone neuro diverse da capire ed integrare nella società.
Cosa mi riserva il futuro?
Io non lo so e non mi importa. L’importante è continuare a seguire il mio filo rosso: capirsi tra diversi per poter vivere insieme. Insieme veramente.
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