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    L’esperienza delle Diocesi lombarde: l’inizio di un percorso insieme


    Giovani e Vescovi - Un dialogo sinodale che porta frutto /1

    Letizia Gualdoni

    (NPG 2022-05-02)


    Spieghiamo in poche righe questa nuova rubrica di NPG, che ha un titolo fresco e impegnativo. Essa parte dal racconto di un’esperienza, che si prospetta come l’inizio di un cammino di “amicizia sinodale” nella Chiesa, tra i diversi soggetti/protagonisti di essa: i pastori e i giovani, in dialogo sui temi della vita. Nelle prossime puntate, su ognuno dei 5 sentieri indicati, si percorrerà la strada già aperta per proseguire il confronto: un vescovo ascolta e risponde, i giovani ascoltano e rispondono... è la sfida dell'incontro, la grazia di un cammino che può «generare scintille» e portare frutto.

    Fuori scorreva la vita frenetica di una giornata qualunque nella metropoli milanese. Dentro, nel duomo, cuore della Chiesa di Milano ma anche di tutta la Lombardia, 14 tavoli, disposti ovunque si aprisse uno spazio (nelle navate laterali, nel transetto e nell’abside), per il dialogo fra un gruppo rappresentativo di 200 giovani, i vescovi alla guida delle dieci Diocesi lombarde e i quattro vescovi ausiliari di Milano. Un’immagine potente e al tempo stesso semplice, che così, come quel 6 novembre, non si era mai vista: segno di un rinnovato desiderio di confronto con il mondo giovanile ed espressione di una vera esperienza sinodale che «ha toccato i cuori, ha ridestato speranze infiacchite, ha varcato i confini della Chiesa». Al centro del dialogo “la vita”, quella stessa che fuori fluiva, vorticosa e veloce, e che poi avrebbe riaccolto i giovani, impegnati ogni giorno nelle strade delle più disparate e normali occupazioni, a partire dagli ambiti frequentati (lavoro, studio, sport, volontariato, famiglie, amicizie), alla ricerca di un senso sul proprio essere nel mondo. «La vita come ciascuno di noi, in fondo, la può sperimentare: slanci e prudenza, desideri e paure».
    «Sono passati dei mesi da novembre ad oggi, da quell’incontro tra “Giovani e Vescovi” che le Chiese di Lombardia hanno celebrato lo scorso 6 novembre - sottolinea don Stefano Guidi, coordinatore di Odielle (Oratori Diocesi Lombarde) - Quel giorno i vescovi lombardi si sono seduti a tavola con i giovani, tra le imponenti colonne del Duomo di Milano, e li hanno ascoltati per più di due ore sulle questioni cruciali della vita». Parole che intrecciano la fede con la vita e che i giovani sentono in modo particolare, punto di partenza di un percorso più ampio con cui i vescovi si propongono di comprendere il vissuto dei giovani d’oggi: vocazione e lavoro; riti; affetti, vita e dono di sé; ecologia; intercultura.
    Sui grandi sentieri della vita che orientano in modo significativo la giovinezza...
    La parola “vocazione” è considerata ancora attuale dai giovani? In un contesto sociale in continuo mutamento, segnato da incertezze e precarietà, sono chiamati a riconoscere il proprio posto nella vita, secondo la propria originalità: «Se riconosci una chiamata di Dio e la segui, ciò sarà la cosa che darà pienezza alla tua vita» (Christus vivit, n. 276).
    Riti di passaggio, riti di gruppo, riti liturgici: sono più diffusi di quanto si avverta ed esprimono la visione del mondo. Quali sono i più significativi per i giovani?
    E ancora: quale importanza hanno gli affetti nel progetto di vita dei giovani? Cosa significa per loro “amare sul serio”? «Vi chiedo di essere rivoluzionari, vi chiedo di andare controcorrente; sì, in questo vi chiedo di ribellarvi a questa cultura del provvisorio, che, in fondo, crede che voi non siate in grado di assumervi responsabilità, crede che voi non siate capaci di amare veramente» (Christus vivit, n. 264).
    Quanto i giovani vogliono essere protagonisti attivi di una nuova cultura ecologica, costruita su una solidarietà universale? Avere cura della “casa comune” è l’unico modo per proteggere il mondo in cui viviamo e assicurare un futuro al nostro pianeta: un nuovo modello sociale, più sostenibile e con meno squilibri.
    Infine: come le appartenenze possono non diventare pregiudizi? Come una società può crescere nel rispetto e nell’integrazione di culture differenti? Siamo chiamati al passaggio da società multiculturali a interculturali, a partire dalle nostre comunità.

    Ecco i sentieri tracciati dalla Christus vivit che hanno individuato le cinque tematiche di confronto, per iniziare un nuovo cammino, secondo il desiderio dei Vescovi lombardi (che ne hanno affidato la realizzazione a Odielle), sollecitati dall’esortazione post-sinodale di papa Francesco, di incontrare i giovani e percorrere insieme a loro sentieri inediti, cogliendo le sfide che il nostro tempo ci offre. La solitudine della pandemia (e oggi di uno scenario storico drammaticamente mutato e sconvolto dalla guerra) aveva rallentato un po’ la ricezione di questo documento decisivo che attendeva di essere veramente assunto e vissuto: questo incontro era stato pensato come immediatamente successivo al Sinodo dei giovani, ma non sono stati due anni di sospensione… le riflessioni nate, anche alla luce delle ferite dell’esperienza della pandemia, hanno permesso di elaborare, di precisare, di approfondire sia i desideri che i bisogni e le aspettative.
    Un «trampolino di lancio» per suscitare «un ardore, capace di accendere altri e generare scintille», un evento che non finisce in se stesso ma apre una strada. L’iniziativa “Giovani e Vescovi - Un dialogo sinodale che porta frutto” del 6 novembre rappresenta così l’inizio di un cammino insieme, tra “Giovani e Vescovi”, per un rinnovamento della Pastorale Giovanile lombarda, in prospettiva della Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona del 2023: ai tavoli, strutturati con uno dei dieci Vescovi alla guida delle Diocesi lombarde e i quattro ausiliari di Milano, affiancati da un facilitatore e un segretario, i giovani (tra i 18 e i 30 anni) hanno argomentato in modo serio e costruttivo, esprimendo con sincerità quanto più stava loro a cuore, secondo i sentieri delle tematiche di riferimento; nel pomeriggio, nel Salone Pio XII di via Sant’Antonio 5, una restituzione sintetica delle cinque tematiche, le conclusioni del Vescovo delegato per la Pastorale giovanile della Conferenza episcopale lombarda, mons. Maurizio Gervasoni, e un finale sorridente con l’attore comico Giacomo Poretti.
    «Abbiamo bisogno di creare più spazi dove risuoni la voce dei giovani: “L’ascolto rende possibile uno scambio di doni, in un contesto di empatia. Allo stesso tempo pone le condizioni per un annuncio del Vangelo che raggiunga veramente il cuore, in modo incisivo e fecondo» (Christus vivit, n. 38).
    «Il messaggio è importante, necessario e può orientare il cammino, indicare il futuro, seminare una speranza - aveva indicato l’Arcivescovo Mario Delpini all’inizio dell’incontro -. Il messaggero è pieno di ardore e di buona volontà, ha un senso di responsabilità per il messaggio che porta e sente il desiderio di condividere questo messaggio. Ma sembra che abbia smarrito l’indirizzo. Ecco, per questo siamo qui. Perché noi tutti vogliamo ragionare insieme per cercare il destinatario. Per cercare come raggiungere i giovani, vostri coetanei. Perché abbiamo un desiderio di felicità da condividere».
    Accogliere un invito, sedersi a un tavolo (faccia a faccia, senza la mediazione di schermi e realtà virtuali), concedersi del tempo (anche tra mondi solo in apparenza lontani, avvicinando in un’occasione straordinaria i giovani ai loro pastori), ascoltarsi vicendevolmente, darsi attenzione reciproca, uscire dai propri confini abituali, incontrare altre idee, dare un nome al proprio vissuto e ai propri sogni. Quali vie siamo disposti a percorrere per avviare e continuare un dialogo che sia fruttuoso, per costruire insieme la Chiesa di oggi e del domani?
    «I vescovi si sono messi in ascolto dei giovani: hanno trovato la conferma di quello che già sapevano - afferma don Stefano Guidi -. Che la vita di ogni giovane è lo spazio sacro - proprio perché è giovane - a cui guardare per riconoscere i segni della presenza di Dio». «La giovinezza è un tempo benedetto per il giovane e una benedizione per la Chiesa e per il mondo» (Christus vivit, n. 135).
    Per lasciarsi provocare ad essere, ancora e nuovamente, “Chiesa in uscita”, pur restando all’interno di essa, tra le splendide guglie slanciate verso il cielo del Duomo milanese e così «in ogni nostra cattedrale, nei passi di Vangelo che le nostre Chiese stanno facendo». «Quali decisioni ci sta chiedendo il Signore, oggi, per essere suoi discepoli? - si era chiesto il Vescovo di Vigevano, mons. Maurizio Gervasoni - È forte in voi una grande esigenza di eticità, di valori, di impegno: l’esigenza di autenticità. Un’altra cosa emersa è la vostra voglia di fare, molte volte avete ribadito: fatti, non parole. E poi la rivendicazione di protagonismo, di un ruolo verso il futuro che sentite che vi spetta, insieme alla richiesta di esperienze di confronto comunitario e di corresponsabilità.
    Questo il senso dell’incontro che possiamo raccogliere: ascoltare la voce dello Spirito che ci permette di rileggere, alla luce della fede, la nostra vita e il nostro modo di fare pastorale, affinché possiamo maturare una decisione libera e rinnovata di vita buona… in grado di portare alla lode grata della bontà di Dio che fa cose grandi in ciascuno di noi».
    «La pastorale giovanile non può che essere sinodale, vale a dire capace di dar forma a un “camminare insieme” che implica una valorizzazione dei carismi che lo Spirito dona secondo la vocazione e il ruolo di ciascuno dei membri della Chiesa, attraverso un dinamismo di corresponsabilità» (Christus vivit, n. 206).

    La rappresentanza di giovani delle Diocesi lombarde ha portato un proprio contributo, secondo le proprie esperienze e sensibilità, raccogliendo anche l’apporto dei coetanei del proprio territorio, per portare veramente la “voce dei giovani”. Una modalità di esperienza che può indicarci un metodo, affinché possa aiutare la Chiesa a ritrovare la sua freschezza originaria: quella giovinezza che non è solo un’età della vita ma una dimensione del cuore. «Sogniamo che i frutti possano germogliare poco a poco, attraverso un processo che si distende nel tempo - aveva commentato don Marco Fusi, responsabile del Servizio per i giovani dell’Arcidiocesi di Milano - a livello regionale, tra le Diocesi lombarde, e a livello diocesano con il proprio vescovo, anche attraverso quei cinque sentieri che sembrano promettenti per esplorare come oggi la Chiesa sia chiamata ad accompagnare i giovani e ad annunciare il Vangelo nel mondo contemporaneo».
    «A quei tavoli ci siamo seduti, insieme, avvertendo che non si ascolta veramente la Parola se non ci si ascolta, osando la reciprocità dell’amore, la condivisione della medesima passione, il trafficare esperienze e letture, desideri e visioni e progetti, il camminare insieme verso scelte coraggiose di fraternità e missione. Con voi abbiamo avvertito la forza di quel segno; con voi desideriamo che il sogno di Dio prenda corpo - sono le parole che i vescovi lombardi hanno affidato ai giovani in una lettera, per annunciare la nuova importante tappa del percorso. - Continuiamo così quel confronto».

    Con la gioia del ricordo di quel 6 novembre, il cammino prosegue in questi mesi con la seconda fase di “Giovani e Vescovi”: alcuni giovani provenienti dalle diverse Diocesi lombarde che hanno partecipato a quella giornata, per intuire i passi del prossimo cammino ecclesiale, sono chiamati a comporre cinque commissioni regionali, ciascuna con un vescovo, un rappresentante degli oratori lombardi e un esperto. Ed un mandato ben preciso per i mesi di maggio e giugno: l’impegno, a partire da una rilettura pastorale dei verbali delle discussioni dei tavoli, di prospettare itinerari per una crescita nella fede e nella missione, abbozzando linee regionali di pastorale giovanile che favoriscano ulteriori confronti e passi di Chiesa nelle realtà locali.
    I giovani non sono infatti soltanto i destinatari dell’azione della Chiesa, ma ne sono soggetti protagonisti: il desiderio dei pastori è quello di lavorare con i giovani, non semplicemente per loro. «Attori essi stessi della pastorale giovanile, accompagnati e guidati, ma liberi di trovare strade sempre nuove con creatività e audacia» (Christus vivit, n. 203).
    «Senza le vostre visioni, come potremmo ancora sognare? Senza le vostre visioni, come potrebbe la Chiesa sognare secondo il sogno stesso di Dio?»


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