Giovani e lavoro nel Magistero di Francesco

Inserito in NPG annata 2019.

Antonio Panico *

(NPG 2019-08-33)


 

Ogni papato si caratterizza per alcune peculiarità che connotano in modo specifico il programma pastorale che si intende sviluppare. Francesco ha voluto indicare chiaramente un percorso di attenzione al sociale già con la scelta del nome e con le prime parole pronunciate subito dopo l’elezione. La scelta di stare dalla parte degli ultimi, quella di combattere la logica dello scarto implica una sorta di opzione preferenziale per i giovani che Francesco dichiara di voler avere al suo fianco come collaboratori dai quali la Chiesa non può prescindere se vuole essere pienamente sé stessa. Lo scorso 22 giugno nel discorso rivolto ai partecipanti all’XI Forum internazionale dei giovani organizzato dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita il Santo Padre richiamava ciascuno dei presenti ad un reale protagonismo nell’azione per evitare di «scivolare agli ultimi posti». L’invito a «giocarsi la partita» piuttosto che ad essere spettatori è una felice metafora utilizzata da Papa Francesco per spronare quei rappresentanti del mondo giovanile cristiano a mettersi con generosità in azione per «migliorare il mondo» in cui oggi sembrano regnare divisioni, conflitti, inimicizie[1].
Il Papa incoraggia costantemente i giovani ad andare oltre le difficoltà del momento presente che lui ben conosce e denunzia. La questione operaia di fine ottocento che aveva ferito l’animo sensibile di Leone XIII oggi viene declinata in maniera nuova. L’intero magistero di Francesco apporta un progresso nel patrimonio già ricchissimo della Dottrina Sociale Cristiana e presenta quanto di diverso c’è rispetto a quelle «cose nuove». Una delle novità più dolorose che affronta è costituita dalla necessità di eliminare le storture che caratterizzano oggi il mondo del lavoro. Rivolgendosi ai delegati della CISL incontrati il 28 giugno del 2017 in occasione di un importante congresso il cui titolo «Per la persona, per il lavoro» ha ispirato il suo intervento, Francesco ha denunciato l’irrazionalità di alcune scelte di politica economica operate negli ultimi anni in alcuni paesi:

è una società stolta e miope quella che costringe gli anziani a lavorare troppo a lungo e obbliga una intera generazione di giovani a non lavorare quando dovrebbero farlo per loro e per tutti. Quando i giovani sono fuori dal mondo del lavoro, alle imprese mancano energia, entusiasmo, innovazione, gioia di vivere, che sono preziosi beni comuni che rendono migliore la vita economica e la pubblica felicità. È allora urgente un nuovo patto sociale umano, un nuovo patto sociale per il lavoro, che riduca le ore di lavoro di chi è nell’ultima stagione lavorativa, per creare lavoro per i giovani che hanno il diritto-dovere di lavorare. Il dono del lavoro è il primo dono dei padri e delle madri ai figli e alle figlie, è il primo patrimonio di una società. È la prima dote con cui li aiutiamo a spiccare il loro volo libero della vita adulta.[2]

Non valorizzare i giovani penalizza la società nella sua totalità: mentre vien chiesto un sacrificio poco accettabile a chi è ormai proteso verso la cessazione nel proprio impegno occupazionale dopo aver dedicato a questo larga parte della propria esistenza, si genera in coloro i quali hanno tante energie e capacità innovative una frustrazione tale da azzerare la gioia di vivere. Già qualche tempo prima, in occasione delle celebrazioni per il ventesimo anniversario dell’istituzione da parte della Conferenza Episcopale Italiana del Progetto Policoro, papa Bergoglio aveva sottolineato la tristissima condizione di tanti giovani che nel sud del Paese sono disoccupati:

Quanti giovani oggi sono vittime della disoccupazione! E quando non c’è lavoro a rischiare è la dignità, perché la mancanza di lavoro non solo non ti permette di portare il pane a casa, ma non ti fa sentire degno di guadagnarti la vita! Oggi i giovani sono vittime di questo. Quanti di loro hanno ormai smesso di cercare lavoro, rassegnati a continui rifiuti o all’indifferenza di una società che premia i soliti privilegiati – benché siano corrotti – e impedisce a chi merita di affermarsi. Il premio sembra andare a quelli che sono sicuri di se stessi, benché questa sicurezza sia stata acquisita nella corruzione. Il lavoro non è un dono gentilmente concesso a pochi raccomandati: è un diritto per tutti! [3]

Il lavoro per Francesco è molto di più che uno strumento attraverso il quale il giovane riceve il denaro che potrà spendere in ottica puramente consumistica, è un elemento identitario senza il quale viene esposto ad una vulnerabilità particolarmente pericolosa: «Cosa fa un giovane, senza lavoro? Si ammala e deve andare dallo psichiatra, o cade nelle dipendenze o si suicida…[4]».

Anche la solidarietà

Il Papa non resta indifferente di fronte alla sofferenza dei tantissimi giovani che sono le membra dolenti di un corpo che, invece, dovrebbe trovare proprio in loro forza ed entusiasmo.
Nel suo documento programmatico, l’esortazione apostolica Evangelii gaudium, al n. 192 aveva parlato della necessità di un lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale attraverso il quale ogni essere umano può realmente esprimere e accrescere la dignità della propria vita. Queste caratteristiche sono ancora più importanti se riferite al mondo giovanile dal momento che sono i più giovani coloro i quali fanno esperienza di una libertà che è tipica di un’età nella quale non si è ancora totalmente ingabbiati negli schemi tipici della cultura dello scarto. Il giovane «creativo» che ha una valida idea imprenditoriale da proporre sa bene che dovrà rendere partecipi altri della propria iniziativa se vorrà vederla sviluppata e avere successo. Francesco alla libertà, alla creatività e alla capacità di coinvolgimento dell’altro, aggiunge una quarta prerogativa del lavoro che per lui dovrebbe essere solidale e cioè aperto alla collaborazione di chi è rimasto indietro e che non deve essere solo oggetto di interesse caritativo. La solidarietà non è sinonimo di carità come ci insegna Giovanni Paolo II nel n. 38 della Sollicitudo rei socialis ma è un principio che vuole il coinvolgimento di chi riceve l’aiuto perché a sua volta questi dia il meglio di sé perché si vada verso il conseguimento di un bene realmente comune dal momento che è importante che «tutti si sentano responsabili di tutti».
Nel bellissimo documento che ha riportato le conclusioni del sinodo sui giovani che è stato celebrato recentemente presso la Santa Sede, Francesco ha voluto riprendere questa prerogativa del lavoro segnalando l’importanza del guardare al lavoro come una necessità esistenziale che è utile anche ai poveri:

Invito i giovani a non aspettarsi di vivere senza lavorare, dipendendo dall’aiuto degli altri. Questo non va bene, perché «il lavoro è una necessità, è parte del senso della vita su questa terra, via di maturazione, di sviluppo umano e di realizzazione personale. In questo senso, aiutare i poveri con il denaro dev’essere sempre un rimedio provvisorio per fare fronte a delle emergenze».[5]

C’è grande coerenza nel magistero di Francesco che nel brano appena riportato dell’esortazione apostolica post-sinodale Christus vivit riprende quanto da lui già scritto nell’enciclica Laudato Si’ al n.128 dove, a proposito della valorizzazione del capitale umano, ricorda che: «rinunciare ad investire sulle persone per ottenere un maggior profitto immediato è un pessimo affare per la società».

Senza rinunciare ai sogni

Avere fiducia nell’uomo significa certamente venirgli incontro nel momento del bisogno ma anche e soprattutto spronarlo a realizzare sé stesso attraverso il lavoro. Non sempre sarà possibile trovare in tempi ragionevolmente brevi sia per un giovane che per un uomo adulto il lavoro che risponde meglio alle proprie caratteristiche di interesse personale e «siccome non si può vivere senza lavorare» a volte bisognerà accettare quello che si trova. Rivolgendosi però al giovane che ha davanti a sé molti anni di vita Francesco dice che è fondamentale…

… non rinunciare mai ai tuoi sogni, non seppellire mai definitivamente una vocazione, non darti mai per vinto. Continua sempre a cercare, come minimo, modalità parziali o imperfette di vivere ciò che nel tuo discernimento riconosci come un’autentica vocazione.[6]

Come ha raccontato in diverse occasioni e come è stato anche riportato in alcuni libri che raccontano la sua biografia,[7] Jorge Mario Bergoglio da giovanissimo ha lavorato svolgendo anche mansioni umili che non potevano essere esaustive delle proprie aspettative e che certamente erano ben lontane dalla realizzazione di quella che era la sua vocazione religiosa. Eppure Francesco ritorna a quelle esperienze come veramente importanti per la sua crescita umana. Non si è tirato indietro e davanti alle difficoltà ha dato il meglio di sé perché le cose nella sua vita potessero volgere al meglio. L’invito a non rassegnarsi, a non cadere nel giogo del lamento continuo che non produce mai effetti positivi presentato nel n. 141 della Christus vivit nasce dalla sua esperienza personale e dall’ascolto dei tanti che si sono accostati a lui come pastore attento alle esigenze degli uomini e delle donne del suo tempo. La speranza deve condurre il giovane a guardare al mondo del lavoro né con la rassegnazione di chi sa di doversi accontentare pur di riuscire a «campare», né con la superbia di chi immagina che sia sufficiente contare sulle proprie abilità e sulle proprie conoscenze …

La fede in Gesù conduce a una speranza che va oltre, a una certezza fondata non soltanto sulle nostre qualità e abilità, ma sulla Parola di Dio, sull’invito che viene da Lui. Senza fare troppi calcoli umani e non preoccuparsi di verificare se la realtà che vi circonda coincide con le vostre sicurezze. Prendete il largo, uscite da voi stessi.

* Docente di Sociologia generale e Dottrina sociale della Chiesa, LUMSA (Taranto)

 

NOTE

[1] Cfr Francesco, Discorso ai partecipanti al forum internazionale dei giovani, 22 giugno 2019 in: http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2019/june/documents/papa-francesco_20190622_giovani.html.
[2] Francesco, Discorso ai delegati della Confederazione Italiana dei Sindacati dei Lavoratori, 28 giugno 2017, in: http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2017/june/documents/papa-francesco_20170628_delegati-cisl.html.
[3] Francesco, Discorso ai gruppi del Progetto Policoro della Conferenza Episcopale Italiana, 14 dicembre 2015, in: https://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2015/december/documents/papa-francesco_20151214_progetto-policoro-cei.html.
[4] Idem.
[5] Francesco, Christus vivit, Esortazione apostolica post-sinodale del 25 marzo 2019, n. 269.
[6] Francesco, Ibidem, n. 272.
[7] Tra i libri che raccontano la vita di Francesco si segnala il testo-intervista Il gesuita, curato da Sergio Rubin e Francesca Ambrogetti pubblicato nel 2013 in Italia da Salani.