(NPG 2023-07-8)
Non conoscono la via della pace (Isaia 59,8).
Il Dossier di questo numero di NPG intende offrire una bussola a quei giovani e a quegli educatori e operatori di PG che, di fronte alla constatazione del profeta Isaia e agli scenari sconsolanti dei nostri tempi, non vogliono rassegnarsi: né a una guerra perpetua, alimentata dalla spirale della produzione delle armi, né alla resa a una pace vuota e ingiusta.
Un Dossier per accompagnare e nutrire chi voglia mettersi in cammino sulle orme di testimoni come Giorgio La Pira, che indicava appunto ai giovani “il sentiero di Isaia”. Camminando in ascolto di esperienze ecclesiali ispirate da diversi testimoni e maestri, raccontate nelle pagine che seguono.
Uno spartito per uomini e donne in cammino, consapevoli che la pace va chiesta, accolta, ma anche operata. Una polifonia di testimonianze e spunti, ispirati dall’unico Maestro, chiamato a “guidare i nostri passi verso la via della pace” (Lc 1,79).
Tre sono i fuochi ispiratori e propulsori di questo cammino “scritto”, nel loro reciproco intreccio e richiamo: i giovani, le comunità, l’educazione.
I giovani in quanto protagonisti (o almeno compartecipi) delle esperienze e delle proposte che offrono alcune comunità che lavorano nel campo, movimenti e associazioni che si richiamano alla dottrina sociale della Chiesa ma anche ad alcune figure specifiche di carisma, che traducono e concretizzano nelle loro proposte una specificità tematica e metodologica; e poi ovviamente l’educazione, come orizzonte dell’incontro tra i due soggetti e la crescita di persone e di cultura.
Abbiamo dunque pensato di percorrere questo sentiero – quello delle varie proposte comunitarie/associative – per una ragione molto semplice: per il bagaglio culturale, storico e carismatico che esse possono offrire, terreno che facilmente diventa luogo di esperienza per i giovani, e anche per via del loro “essere tramite” delle istituzioni, offrendo così elementi di una cultura di relazione, di confronto, di rappresentanza, di democraticità… in una parola “politico”, come ulteriore contenuto dell’esperienza offerta. In effetti le comunità di fede e le associazioni da queste generate non hanno solo valore strumentale, di opportunità, ma hanno il pregio di offrire esperienze radicate, organizzate, socializzate: di strutturare così delle esperienze che possano risultare valide per i giovani.
L’educazione è il filo rosso, necessario per la crescita dei giovani (dunque non solo “corsi” ma esperienze, non solo idee ma pratica, non solo confronto virtuale ma incontro reale tra le persone), perché queste cose solo nel fare diventano catene di trasmissione.
E la fede, e l’educazione alla fede? Ovviamente non basta vivere una di queste esperienze per vedere consolidata o accresciuta la propria maturità cristiana (anche perché il terreno della pace non è prerogativa specifica e unica dei “cristiani”… che a volte hanno invece dovuto farsi trainare e confrontare con altre voci “da fuori”); ma questo della pace è un facile terreno di incontro su temi molto “evangelici”, e che esigono anche una certa scelta controcorrente e radicale. Questo dell’educazione e del lavoro per la pace è certamente un possibile campo di confronto con valori e persone testimoni dove la Buona Notizia di Gesù può essere di stimolo e invito. Tanto più che anche la Chiesa ha fatto un suo cammino per comprendere queste esigenze all’interno della sua stessa missione di evangelizzazione, e ha anche fatto chiarezza rispetto ad alcune categorie che nel passato ne avevano bloccato una piena comprensione. Ed è proprio all’interno di questo cammino e pensiero della Chiesa (e a volte magari “urgendo” verso il nuovo e il cambiamento) che le istituzioni e associazioni di cui ora parleremo hanno cercato di essere risposa concreta e propositiva, soprattutto al mondo dei giovani più sensibili e attenti.
Per questa ragione in due articoli proponiamo un veloce sguardo, all’indietro e al presente (un presente che guarda profeticamente in avanti): uno sguardo al Papa che ha inaugurato il Concilio Vaticano II, san Giovanni XXIII, che sorprese la Chiesa il mondo laico con una travolgente e rivoluzionaria Enciclica, la “Pacem in terris”, di cui quest’anno ricorre il 60° anniversario. È lo studio di Paolo Foglizzo, pubblicato qualche mese fa dalla rivista Aggiornamenti Sociali e ora gentilmente concesso. Il secondo – e non potevamo tralasciare di svilupparlo – è uno studio molto sintetico di Maria Rattà sui 10 Messaggi di papa Francesco in occasione delle Giornata Mondiale della Pace celebrate sinora nel corso del suo pontificato. Messaggi che “nutrono” e sviluppano con concretezza e slancio quella cultura della pace che faticosamente viene costruita, certamente a livello di popoli e di gente comune, anche quando la politica e la diplomazia arrancano.
È proprio all’interno di questa cultura e in questi 60 anni – e con il grande aiuto riflessivo e di testimonianze, ecclesiali e laiche – che le comunità e le associazioni di cui parliamo trovano ragioni per coinvolgere e aggregare tanti giovani, quasi un mandato missionario che fa pienamente parte del Regno di Dio da costruire, il “sentiero di Isaia” e quello di Gesù.
Ecco i riferimenti per le esperienze raccontate.
Carlo Cefaloni, Caporedattore di Città Nuova, traccia un affresco della situazione internazionale in cui siamo immersi come cristiani, evidenziando le contraddizioni di un’economia fondata sulla produzione di armi e riproponendo l’invito ad un “disarmo integrale”.
Dell’esperienza vissuta con i giovani dell’associazione che ancora oggi porta il nome di questo pontefice, scrive in questo dossier Laura Milani, responsabile del servizio civile per l’Associazione Papa Giovanni XXIII e Presidente della Conferenza degli Enti promotori del Servizio Civile (CNESC) in Italia.
Gabriele Rizzi Bastiani condivide la sua esperienza di giovane volontario con la Comunità di Sant’Egidio, altra esperienza nata negli anni di quel Concilio Vaticano II inaugurato dal papa della “Pacem in terris”, e le testimonianze raccolte nei gruppi di “Giovani per la pace”.
Tonio Dell’Olio richiama l’immagine proposta da Papa Francesco dell’artigianato della pace, per introdurre i temi dell’educazione alla pace e alla nonviolenza cristiana, sulle orme di testimoni eminenti della Chiesa italiana come don Tonino Bello e don Lorenzo Milani.
Renato Cursi e Valentina Barbieri offrono, infine, uno sguardo sull’interpretazione salesiana dell’educazione alla pace con i giovani italiani oggi, attraverso l’esperienza rispettivamente del Servizio Civile con Salesiani per il sociale aps e dei Corpi Civili di Pace con il Volontariato Internazionale per lo Sviluppo.
Le testimonianze dei giovani, alcune delle quali esplicitamente collegate a queste comunità e associazioni, mostrano la fattibilità e sostenibilità culturale e personale delle proposte, la diversa ricchezza incontrata ed elaborata, l’apertura a valori specifici, la traduzione in incontri e in promesse di cambiamenti. E così si chiude il cerchio, anzi lo si apre per orizzonti di una umanità che crede nei valori dell’umano testimoniato, vissuto, condiviso.
LA STRUTTURA DEL DOSSIER
0. Introduzione
SCENARI
1. Teatri di guerra, impervi cammini di pace (Carlo Cefaloni, Città Nuova)
2. Un’idea integrale di pace. I sessant’anni della Pacem in terris (Paolo Foglizzo, da “Aggiornamenti Sociali”)
LE RISPOSTE ORGANIZZATE
3. Nonviolenza, scuola, educazione e la pace che sogniamo (Laura Milani, APGXXIII)
4. Vivere il Vangelo costruendo la pace nel servizio quotidiano (Gabriele Rizzi Bastiani, Comunità di Sant'Egidio)
5. Per un “artigianato” di pace (Tonio Dell’Olio, Pro Civitate Christiana)
6. Educare alla pace attraverso l’esperienza dei Corpi Civili di Pace del VIS in Palestina (Valentina Barbieri, VIS)
LA PACE NELLA VITA QUOTIDIANA
7. Giovani, Servizio civile ed educazione alla pace
Intervista a giovani
GIOVANI, PACE, EDUCAZIONE
8. Fraternità, il nome “francescano” della pace. I Messaggi di Francesco per la Giornata Mondiale della Pace (Maria Rattà)
9. Educare alla pace: un sogno salesiano (Renato Cursi, Salesiani per il sociale aps)