Pietro Gianola
(NPG 1968-03-37)
È una domanda grossa. Forse ce la siamo già posta in tanti, scoraggiati da difficoltà, da insuccessi, che si moltiplicano sulla strada del nostro impegno apostolico e che frantumano anche l'entusiasmo più deciso.
Eppure l'A. risponde sì. Ma non sempre e a tutte le condizioni. Ogni istituzione deve rispondere a precise strutture (nel senso più ampio del termine) se vuole essere viva, valida, accetta, funzionale. Quali sono le caratteristiche di un Oratorio per i giovani di oggi? Oratorio o (oppure «e») Centro Giovanile?
Come si integrano i gruppi spontanei nel clima apostolico-organizzativo dell'Oratorio?
Oratorio clericale o laicale?
Quale proposta cristiana va posta ai giovani d'oggi?
Le riflessioni dell'A. si articolano come risposta a questi interrogativi, mordenti per chiunque è vissuto all'interno di un Oratorio o è appena sensibile al mondo giovanile.
La Pastorale giovanile oggi si trova a un punto critico.
Da una parte sopravvivono quasi per inerzia antichi e venerandi nomi, strutture e metodi di accostamento e lavoro che hanno fatto il loro tempo. Hanno vita stentata; a un primo sguardo può sembrare che diano qualche segno di vita; ma rivelano la triste realtà appena si osserva la funzione che dovrebbero svolgere e che sono ben lontani dallo sfiorare.
Intanto fermentano novità di proposte, d'iniziative, di formule disparate nelle quali a fatica si ritrova l'unità dello scopo pastorale al di sotto delle varianti.
In mezzo c'è chi sta a guardare, smarrito, constatando il superamento dell'antico e la fragilità delle nuove formule.
Al di sotto scorre la realtà giovanile, sullo sfondo del più vasto trasformarsi della società intera ad ogni livello, in ogni ambiente.
In Italia sembra che ci sia una radicale incapacità di impostare e condurre innanzi un discorso generale sulla condizione giovanile da un punto di vista pastorale. Non c'è neppure un organo che l'abbia in programma.
Così qualcuno può pensare che sia finito il tempo in cui il problema generale dei giovani era posto in termini di oratorio, di centro giovanile. Qualche fortunata soluzione come GS o Mondo X e simili movimenti hanno creato un nuovo orientamento (o disorientamento) nelle file dell'A.C. Così è più che mai scoperto in Italia un piano di pastorale giovanile affrontato in tutta la sua vastità.
La Chiesa non può attendere, non può accontentarsi di fenomeni che a volte sono più appariscenti effervescenze che non soluzioni generalizzabili, o anche frammenti utili per comporre un più generale lavoro.
La soluzione del problema pastorale giovanile non può prescindere da tali fenomeni, ma non può fermarsi ad essi, né elevarne la formula a validità assoluta.
Ogni piccola parrocchia di paese, le parrocchie unitarie delle cittadine o dei grossi borghi, quelle delle grandi città, con situazioni di centro, di quartieri residenziali, di periferie e agglomerati..., tutte sentono il problema della loro gioventù, di tutta la loro gioventù.
È giusto che qualcuno pensi a categorie, a gruppi di particolari esigenze o disponibilità.. Ma nella Chiesa ci vuole anche chi per missione deve pensare a tutta la gioventù della zona geografica o di influenza e di responsabilità.
Una carenza motto grave è costituita in Italia dalla mancanza di una Consulta Giovanile Cattolica che sia l'espressione di questa preoccupazione pastorale Nazionale, Diocesana, Locale. Le eccezioni rappresentano dei tentativi ancora ben lontani da qualche effettivo lavoro.
Il clero opera per un accostamento diretto. Ma quanti giovani raggiunge? C'è il lavoro indiretto attraverso la formazione e l'assistenza alle famiglie, agli insegnanti, agli educatori.
Ma per la maggior parte bisogna pensare a un lavoro missionario, di attrazione o accostamento di lontani. Solo in ben pochi luoghi la maggioranza dei giovani ha un contatto diretto sufficiente con le fonti della fede e della grazia.
Le caratteristiche della pastorale giovanile che meglio risaltano oggi in Italia sono la spontaneità e la fluidità delle risposte e delle iniziative unite al pluralismo delle forme e dei gruppi: centri culturali, centri di spiritualità; comunità religiose e singoli sacerdoti, laici intraprendenti soli o in gruppo, riviste e movimenti... hanno dato origine a un provvidenziale e positivo moltiplicarsi di fermenti pastorali giovanili che si diffondono e intersecano in tutta l'Italia o che si affacciano dall'estero.
È un fatto positivo da tenere in considerazione, perché indiscutibilmente può costituire una via da potenziare, un'indicazione di metodo da sviluppare anche in vista di una soluzione più generale del problema giovanile. Siamo di fronte alla stragrande maggioranza dei giovani che in Italia «chiesero pane e non c'era chi lo spezzasse loro».
Per questa ragione mi sembra che si riproponga il tema degli Oratori per i ragazzi e dei Centri giovanili o Circoli per i maggiori, organicamente collegati con i gruppi parrocchiali, sia come formula verso la quale possono convergere anche i predetti movimenti spontanei e fluidi per svolgere una più vasta e funzionale opera nella Chiesa, sia come rete di iniziative direttamente legate alla struttura diocesana e parrocchiale che per sua natura ha i caratteri della universalità e totalità pastorale di cui si parlava.
Non mancano esempi in atto, consolanti e sicuri. Voglio presentare qualche considerazione ricavata organizzando non tanto ipotesi teoriche, ma quasi raccogliendo e organizzando esperienze personali e forme sentite e osservate in diverse circostanze.
Qualcuno che ci crede
Se mi domandassero che cosa ritengo che costituisca l'essenza dell'Oratorio e del Centro Giovanile, qual è il primo fattore di riuscita, da cercare, da formare, da sviluppare al di sopra di ogni altro, non esiterei a rispondere: qualcuno che ci crede!
Questo «qualcuno» può essere all'inizio un Sacerdote, parroco o viceparroco, l'incaricato dei giovani, uno disponibile per un simile apostolato. Può essere anche un Laico, adulto o giovane, nel quale il carisma cristiano dell'apostolato assume direzione giovanile e dimensione totale. Può essere un giovane, può essere una giovane; poiché intendo fare un discorso generale e in parte comune in questo articolo.
Evidentemente per la natura della cosa, il prete cerca il laico, e il laico cerca il prete, per congiungere la loro «fede» comune e permettere la nascita di un'iniziativa effettivamente «ecclesiale».
Se il prete può restare solo (spesso non ha altri preti che lo possano aiutare, e anch'egli non può dedicarsi solo alla missione giovanile; comunque appena è possibile egli ha bisogno di altri sacerdoti che collaborino con lui), il laico deve moltiplicarsi con altri laici, per la molteplicità degli sviluppi che una simile iniziativa comporta.
Nasce così un nucleo apostolico (o si evidenzia e potenzia negli antichi oratori languenti), segnato da un profondo incontro spirituale, da una larga intesa, da una concreta collaborazione, con la volontà comune di fare, con la capacità di fare, collaborando.
Un ambiente di incontro di comunità giovanile
Sono convinto che una soluzione concreta del problema pastorale giovanile ha bisogno anche di ambienti di incontro, di ritrovo, di attività. La differenza potrebbe essere solo questa: il nucleo apostolico può trovare necessario o possibile un unico ambiente, naturalmente differenziato per età e per altre ragioni,... oppure può ritenere necessario e soprattutto possibile moltiplicarlo sia per raggiungere un numero maggiore di soggetti, sia per la difficoltà del richiamo centrale.
Qualche nota per questo o per questi ambienti?
Aperto
Deve presentare per tutti i giovani un largo margine di libertà di ingresso, di attività, di frequenza. Per questo il suo titolo d'esistenza è semplicemente la denominazione «giovanile», senza altra definizione-limitazione. Per questo le iniziali esigenze, le richieste sono minime, possibili a tutti i giovani, anche se le «proposte» saranno invece ben più alte, ma sempre graduali e rispettose delle vie e dei ritmi e livelli di ognuno. Amici possono condurvi e invitarvi gli amici.
Gruppi esterni possono chiedere e ottenere di porvi il loro centro di ritrovo e azione, purché presentino un minimo di convergenze per cui si possano sentire parte viva della comunità larga dell'oratorio o centro. Superfluo è ricordare l'apertura agli interessi, ai gusti, alle espressioni che più stanno a cuore ai frequentanti.
Organizzato
La nota non contrasta con la precedente. La completa e le fa da sfondo. I giovani medesimi desiderano che l'ambiente abbia una precisa struttura cui fare riferimento in ogni occasione e bisogno. Ma si tratta di organizzare proprio la spontaneità, la fluidità, il pluralismo giovanile, in modo che ne risulti un'articolata unità, che siano garantiti i servizi e che sia possibile salire alle più alte espressioni evitando di smarrirsi nella confusione.
A volta a volta l'organizzazione prende forma di orari, di programmi, di struttura e definizione di gruppi, di coordinamento di iniziative o di lancio di nuove, di espressione e lavoro di leaders, di animatori, di dirigenti, di collegamento e coordinamento con altri organismi interni ed esterni.
Accogliente
È una nota non indifferente. I giovani frequentano ambienti e gruppi, incontrano sacerdoti e laici, ma chiedendo prima di tutto la prova, l'offerta della cordialità, della comprensione, dell'attenzione, della carità, dell'amicizia...
È il primo contatto con il sacerdote, è la caratteristica dei dirigenti, degli organizzatori, è lo stile dei rapporti entro i gruppi e tra i gruppi, è il colore di ogni manifestazione, religiosa e profana. Il cameratismo, l'amicizia, la carità cristiana sono la più potente attrattiva per i giovani lontani.
Attivo
È superfluo insistere sul fatto che i giovani hanno bisogno di occupare il loro tempo libero agendo. L'età giovanile ha risorse inesauribili a questo proposito: riposa e si ricrea con attività congeniali. Uno dei grandi problemi dei giovani è appunto quello di vincere la noia, la banalità, la vuotaggine di tanto tempo libero male impiegato. E chiedono ambienti in cui sia larga, geniale, varia, l'attività di ogni genere: ricreativa, sportiva, culturale, sociale, religiosa, in grandi e piccole manifestazioni, che permettano ad ognuno di ritenersi soddisfatto del tempo dedicato alla presenza in ambiente.
Pluralistico
Prima di tutto s'impone una pluralità legata alle età. La gioventù si presenta almeno chiaramente distinta e diversa nella fanciullezza, nella preadolescenza nell'adolescenza, nella giovinezza. Nei limiti delle possibilità questo comporta moltiplicazione e differenziamento degli ambienti e delle iniziative, pur dentro la grande comunità locale.
Viene poi il pluralismo d'interessi, assai diversi anche nella stessa età. Pur attorno a un nucleo vario di attività ed espressioni comuni, ogni gruppo dovrebbe trovare libertà per i propri interessi di vario genere; ogni giovane dovrebbe poter esprimere le proprie scelte, e scegliere attività, programmi, gruppi, compagni, impegni...
Devono essere tenuti presenti anche i molti livelli, sia di cultura, sia di disponibilità generale, sia soprattutto di aspirazione e comprensione spirituale. Molti gruppi che si dicono aperti, sono poi in pratica accessibili solo a chi condivide impostazioni, interessi, livelli di spirito. E cioè non assolvono se non una funzione settoriale. Bisogna che chi è ad alto livello distingua i momenti in cui lo esprime o lo forma con i propri simili, e i momenti in cui si rende disponibile per un largo dialogo di accostamento.
Di riferimento
Per molte ragioni evidenti di vita, di studio, di lavoro, per le nuove condizioni di disponibilità di tempo, denaro, libertà, per la varietà degli incontri e delle espressioni... e anche per qualche ragione di presenza e di apostolato, oggi i giovani appartengono a molti gruppi esterni all'ambiente d'Oratorio o Centro. Né questi possono pretendere che tutto il tempo libero e le sue espressioni e iniziative siano vissute nel loro ambiente.
Però proprio per queste ragioni, l'Oratorio e il Centro Giovanile devono costituire il centro di riferimento per la formazione giovanile più profonda e sicura, per la visione e revisione cristiana degli altri ambienti, incontri, impegni, comportamenti; sia per i singoli, sia per i gruppi.
Pastorale e educazione
Il compito primo della Chiesa nel mondo è la cura pastorale: evangelizzare, santificare, salvare in Cristo, animare tutto di spirito e di grazia cristiana.
Perciò l'Oratorio e il Centro Giovanile hanno il loro cuore, il punto di arrivo e di ispirazione principale nella catechesi, nella liturgia e nei sacramenti, nella direzione e formazione spirituale, nella vita di comunità cristiana e di carità interna ed esterna, di guida dei giovani a animare cristianamente la vita in ogni espressione.
Tuttavia la Chiesa sempre e anche oggi, offre ai giovani anche una larga presenza di assistenza per ogni bisogno materiale e spirituale, e di educazione dei valori umani personali e sociali. Famiglia e scuola hanno bisogno di integrazione, qualche volta di sostituzione quando non fanno ciò che loro compete.
L'Oratorio e il Centro Giovanile sono vere opere educative. A loro modo, con proprio stile e con larga accentuazione della partecipazione dei giovani. Ma essi devono assumere la posizione di terza forma educativa, oggi (e sempre) indispensabile, per educare i giovani per una vita di maturità psicologica, di istruzione e coscienza e condotta morale, per un giusto rapporto con i genitori e con l'autorità, per una laboriosità scolastica, lavorativa, per il buon uso del tempo libero...
Al di là dei limiti presto raggiunti dalla capacità e ristrettezza familiare, della confusione o del pluralismo e delle lentezze della scuola, i giovani hanno bisogno di ambienti nei quali essi e i loro problemi sono al centro per uno studio serio, attivamente partecipato, immediatamente praticato. Che c'è di meglio del clima, dei programmi, dei mezzi, dei metodi del Centro Giovanile?
Clericale o laicale?
L'Oratorio e il Centro Giovanile non è solo «dei preti - per giovani», né solo «dei giovani - senza i preti». Sono un fatto ecclesiale, e perciò nel loro organismo vivo includono sia clero che laicato giovanile.
Sono un momento della Chiesa, un'espressione del popolo di Dio in un suo momento giovanile con caratteristiche note di programma e di modi. È perciò largamente un fatto laicale giovanile, sia per coloro che frequentano come massa e gruppi di convergenza, sia per i dirigenti che hanno più chiara coscienza degli scopi e del loro conseguimento. Però nel suo nascere e nel suo vivere sente pure la naturale presenza del sacerdote o dei sacerdoti che vi danno l'apporto delle fonti della fede, della liturgia e dei sacramenti, della direzione e formazione spirituale, significandovi attivamente una presenza non marginale del Cristo... Perciò è evidente la naturale compresenza e corresponsabilità: giovani laici «con» il clero, clero «con» i giovani laici.
E ancora ciò permette e comporta momenti di distinzione chiara dei ruoli e delle mansioni di laici e di sacerdoti, e momenti di convergenza e di integrazione.
In linea di principio si eviti che il sacerdote scenda troppo nelle sue attività a scapito dei laici. Piuttosto dovrebbero questi salire fino al massimo delle loro competenze e capacità, subentrando il clero solo ai limiti di queste, per competenze evidentemente riservate al clero.
Tra queste rientra la suprema tutela e promozione dei valori pastorali anche di tutto quello che i laici possono largamente organizzare e dirigere.
L'Oratorio missionario
Per sua natura l'Oratorio e il Centro Giovanile hanno un volto esterno. I giovani che frequentano vivono una vita maturata all'interno ed espressa immediatamente all'esterno.
Da qui un caso generale di diffusione missionaria: i giovani possono, devono costituire un intenzionale messaggio missionario per tutta la gioventù che non frequenta, e che incontrano nelle abitazioni, nella scuola e nel lavoro, negli ambienti di tempo libero...
Il problema va studiato, va previsto, va pianificato in molte circostanze nell'ambito del lavoro formativo svolto all'interno: testimonianza e apostolato cristiano presso i coetanei, in ogni ambiente.
Questa presenza o azione missionaria ha luogo a tu per tu (incontri e influssi individuali) - da individui a gruppi, quando qualcuno singolarmente valorizza in senso missionario la sua presenza in gruppi di ogni natura che non frequentano - da gruppi in gruppi o ambienti, qualora fossero molti presenti in un gruppo, entro un ambiente, in un'attività, in un'iniziativa...
Presenza e azione missionaria possono restare iniziativa spontanea, ma possono diventare anche espressione in atto di un piano, di un metodo preparato, concordato, rivisto, aggiornato, in ambiente d'oratorio. L'oratorio può diventare la centrale di creazione di nuclei (raggi) di ambiente, o offrire luoghi e mezzi di ritrovo e lavoro. Meglio se qualche sacerdote o dirigente ha responsabilità d'insegnamento o di assistenza nell'ambiente. Comunque devono essere a disposizione per aiuto, se richiesti. Base di partenza, di preparazione e riferimento per ogni dialogo con i lontani. C'è poi la simpatia, il dialogo, la collaborazione tra gruppi d'oratorio e gruppi esterni, anch'essi di ispirazione cristiana, oppure no.
Inoltre chi frequenta con impegno l'oratorio, dirigenti e non dirigenti, devono sentirsi rappresentanti e responsabili dei compagni che frequentano solo occasionalmente o che non frequentano. Nei programmi di ogni genere non devono mancare adatte iniziative di largo richiamo, come facenti parte del piano totale di vita e di azione.
Problema centrale: la proposta giovanile cristiana
Non è cosa facile. Non si tratta solo di estendere ai giovani quel che vale per gli adulti. Il nucleo comune cristiano va adeguato allo sviluppo, alla mentalità, alle capacità, ai livelli, ai gusti, alla comprensione... dei giovani... con l'aiuto dei giovani. Elenchiamo solo alcuni punti principali.
a) La fede dei giovani: è un primo accostamento, è uno sviluppo, in contrasto o in rapporto con tutte le altre influenza di pensiero, di opinione, di costume che s'incontrano ogni giorno; è il problema della fede vissuta con Dio uno e trino, con Gesù Cristo, nella preghiera, nella liturgia, nei sacramenti, nella carità, nella vita, nella Chiesa...
b) Il culto, la liturgia: i giovani hanno il loro livello, il loro modo, vario ancora per età, per preparazione. Eppure bisogna pensare a loro per qualcosa che sia a loro livello, che li attragga, in cui sentano di esprimersi, di fare comunità, di vivere un'autentica fede e carità.
c) La vita morale: c'è un modo giovanile, iniziale, progressivo, positivo, di prudenza, ma anche di maturazione interiore di valori e di forza, di aperture; vi sono problemi speciali e attuali.
d) L'incontro sociale: l'amore, l'azione di carità, la professione, la vita sociale, il costume sociale, la politica, la giustizia.
e) L'amicizia, il cameratismo, l'amore, la vita affettiva.
f) Il tempo libero e il suo buon uso.
g) Il divertimento, gli strumenti della comunicazione sociale.
h) L'impegno per gli altri, nelle molte forme oggi possibili.
Oratorio - Centro Giovanile e Azione Cattolica
C'è una soluzione che vede le due cose quasi separate. L'A.C. si forma per proprio conto e vive una sua volontà apostolica, cercando campi di applicazione.
C'è un'altra soluzione. Oratorio e Centro Giovanile sono soluzioni per la massa, ma non di massa indifferenziata. La larghissima base della piramide si va stringendo al vertice con quegli elementi interni che comprendono e accettano l'impegno apostolico sistematico: i dirigenti. Essi sono effettivo laicato cristiano, e laicato apostolico.
Possono però stabilire con il centro parrocchiale, con gli organi diocesani un tale vincolo di intesa e cooperazione diretta, da meritare di essere considerati vera A.C., fino ad averne denominazione e organizzazione.
Così concludo là dove ero partito. Alla base dell'Oratorio e dei Centri Giovanili ci vuole qualcuno che ci crede: sacerdoti e laici in collaborazione.
La carenza di clero, la sovraoccupazione di molti, non è fatto decisivo e irrimediabile. I laici possono fare molto, moltissimo. In cordiale e spirituale intesa di comunità con i loro sacerdoti, i giovani laici possono e devono portare il peso ingente di quel che oggi la Chiesa li chiama a fare.
La cura ordinaria della Chiesa, soprattutto la predicazione, l'eucaristia, la confessione e la direzione spirituale, costituiscono il punto di partenza con il quale ogni sacerdote può formarsi i primi nuclei del suo oratorio, del suo centro giovanile, anche se questi per diverse cause si dovranno limitare nello spazio, nei locali, nei mezzi.
Vi sono poi gli oratori, i centri, i gruppi giovanili già fiorenti. Da qui qualcuno può partire e venire a dare una mano, all'inizio, fino a quando non sorgeranno i collaboratori locali.
Ma la più bella garanzia sono i giovani, è l'attesa dei giovani, di ogni età e convinzione, che dalla Chiesa attendono ancora molto, se dato con cuore e con compiutezza positiva di accoglienza.