Pietro Gianola
(NPG 69-01-39)
Lo stato di diffusa, anzi di crescente inquietudine e agitazione dei giovani, in particolare a livello di studenti universitari e medio-superiori, il passaggio dalle varie proteste a dichiarazioni e a manifestazioni di contestazione, più o meno globale della società attuale e delle sue istituzioni (famiglia, scuola, lavoro, chiesa...) sono fatti ormai noti a tutti.
Ogni giorno i giornali, spesso la televisione, periodici e ciclostilati, aggiungono nuove informazioni.
Perciò sui fatti è superfluo indugiare.
È invece opportuno portare un contributo, di studio e di riflessione, per l'analisi.
Dai fatti, al coordinamento dei fatti; dal coordinamento alle idee sottese; da queste, valutate con animo disponibile e pronto, alle risposte, possibili e urgenti.
Attraverso questo iter, in una serie di successivi articoli, P. Gianola si propone di delineare gli orientamenti per una risposta, che tenda a sbloccare una situazione che si fa ogni giorno più pesante, e che minaccia di tradursi in un urto aperto, senza conseguire i risultati positivi che invece sembra possibile e doveroso trarre al più presto.
Questo primo articolo intende analizzare la crisi giovanile nel contesto della società d'oggi, per evidenziarne gli elementi di urto, veri o preconcetti. Tra le varie soluzioni abbracciate dai giovani - che non intendono limitarsi alle sole parole - valutate e criticate nei termini della loro portata, emerge come possibile apertura, la partecipazione.
Sull'argomento, è già stato pubblicato uno studio sintetico e con preoccupazioni immediatamente operative, in Note di Pastorale Giovanile 1968-11: il tema è talmente vivo e mordente, ricco di risvolti sempre nuovi e imprevedibili, che ne meritava un'analisi attenta e dettagliata.
LA CRISI DEI GIOVANI E CRISI DELLA SOCIETÀ
Il movimento, la protesta, la contestazione giovanile in genere e dei giovani studenti e lavoratori in particolare, hanno luogo all'interno di un più vasto contesto: il vasto, profondo, complicato processo di sviluppo e di trasformazione e di crisi dell'intera società contemporanea. Questo processo è vissuto e sofferto a tutti i livelli, anche se sembra ai giovani, e non posso fargliene torto, che ricada più pesante, più oppressivo, più insopportabile, proprio a loro livello.
Crisi di coscienza
L'intera società italiana e mondiale attraversa una delle più severe crisi di crescenza che la storia ricordi. Mai tanti fattori e valori sono entrati in movimento contemporaneo e complesso, a volte conflittuale, come oggi. È un bene, perché così è rotto ogni immobilismo, e tutto il fiume immenso dell'umanità e della storia riprende a scorrere, senza che sussistano sacche di immobilismo o di esclusione, cosa che nel passato sempre accadeva, non ultimo preludio delle difficoltà odierne.
Si deve subito osservare che come tutte le crisi di crescita, anche l'attuale è carica di distruzioni e di ricostruzioni, di valori e di disvalori, di ambiguità e ambivalenze, di errori, di rischi, di promesse...
Per questa ragione richiede uno sforzo di interpretazione e prese di posizione responsabili, prive di preconcetti, di chiusure aprioristiche, Chiede soprattutto che si colgano e si incanalino a mete sicure i fermenti più validi.
Le componenti di questa crisi di crescenza, almeno le principali, sono facilmente elencabili:
* Lo sviluppo economico
- a livello di produzione: quantità e qualità dei prodotti, riorganizzazione e potenziamento di tutti i fattori della produzione
- a livello di dilatazione crescente della partecipazione al consumo e al benessere
- a livello di impegno scientifico, tecnico professionale, comandato e diretto dalle esigenze della produzione e della produttività, regolato dalla programmazione
* L'espansione della informazione e dell'istruzione, con crescente possibilità, capacità, volontà di partecipazione e critica a ogni livello, in ogni settore, culturale, morale, sociale, politico
* La trasformazione dei quadri di valori, dei criteri e modelli ideali, delle norme, dei costumi, dei criteri e modelli di valutazione, la esplicazione universalistica dell'interessamento e della solidarietà
* La complessa crisi di crescenza religiosa, vissuta
- come crisi del sacro, disaffezione, desacralizzazione, secolarizzazione, declino della fede facile, tramonto delle forme tradizionali
- come crisi e critica delle istituzioni religiose, dei riti, degli interventi delle chiese ai vari livelli, revisione dell'autorità e dell'ubbidienza in tema di fede, costumi, vita in rapporto a una rinnovata coscienza di sé e della natura dell'organismo ecclesiale
- sforzi per attuare una più autentica religiosità, per una Chiesa più autenticamente evangelica, più interiore e insieme più presente al mondo con una specifica azione, più comunitaria e corresponsabile, più consequenziale nell'azione e nelle prese di posizione
* Lo sviluppo della coscienza e della sensibilità sociale
* La crescita della maturità politica, in linea democratica, universalistica, con potenziamento della partecipazione diretta
* L'evoluzione della coscienza e dei modelli sessuali, entro e fuori della famiglia...
Crisi delle istituzioni (strutture, modelli, programmi, metodi)
Alla crisi di crescenza, ancora caotica fin che si vuole, non hanno saputo partecipare con adeguato ritmo i responsabili e i detentori del potere, della direzione, dell'autorità, delle leve del progresso e dello sviluppo delle istituzioni.
La conseguenza è che oggi si è spaventosamente accentuato il divario tra le «strutture», il «sistema», le «istituzioni» e il vissuto che al di fuori e al di dentro si dilata, progredisce, cerca vie per emergere, per ordinarsi, per conseguire gli obbiettivi di un ordine nuovo, moderno. Come conseguenza, è inevitabile che si moltiplichino le accuse, gli urti, i conflitti, i tentativi e i fallimenti di composizione. Sono per se stessi in crisi:
* il potere politico, economico, culturale, educativo, ecclesiale, e i suoi detentori, che faticano e resistono nell'elaborare nuovi modi di concepirlo, di detenerlo, di esercitarlo e specialmente di parteciparlo;
* le strutture mediante le quali il potere si istituzionalizza, crea organismi, rapporti, definisce ruoli, stabilisce gerarchie, ordini, classi, controlli, linee obbligate di vita e di sviluppo, a livello di stato, azienda, ufficio, famiglia, scuola, chiesa;
* i programmi e i metodi delle molteplici istituzioni, che avrebbero il compito di affermare i valori e di realizzare gli obiettivi.
La coscienza e i giudizi che riguardano questi fattori, come si può constatare ogni giorno leggendo la stampa, ascoltando conversazioni, pubbliche e private, denotano condizioni pesanti, denunciano troppi, anche se non totali, modi di inadeguatezza rispetto alla realtà che dovrebbero ordinare migliorandola.
Si constata che, nonostante gli sforzi dei bene intenzionati, nonostante l'innegabile evolvere lento e faticoso di qualche rinnovamento, nonostante le dichiarazioni tornite e promettenti a tutti i livelli (abbondanza dei documenti, ostentazione di volontà dei fini, pari alla inerzia sui mezzi, promesse e auguri, largo spazio alla retorica), il potere e i suoi detentori, le strutture e le istituzioni, metodi e programmi su larga scala, e forse anche «globalmente»:
* non sono più funzionali, sono arretrati, non sanno adeguarsi con la rapidità e la complessità degli sviluppi, con il ritmo della crescita, e perciò non rispondono alla ragione per cui sussistono e chiedono privilegi e sacrifici;
* evolvono «a tempi lunghi», troppo lunghi, mentre oggi ogni ritmo si accelera in tutte le direzioni di sviluppo culturale e sociale;
* mancano del coraggio e del rischio, di nuove ipotesi, di carica profetica;
* si rivelano frenanti, estranei, lontani, burocrati, intenti a una ordinaria amministrazione, paternalisti;
* procedono per compromessi, alchimie, rappezzamenti, là dove essi vorrebbero la rivoluzione delle situazioni strutturali e metodologiche.
Crisi dei valori, degli ideali, dell'uomo, degli uomini
Purtroppo nel mondo e nella società moderna, alla crisi di coscienza, alla crisi delle strutture e dei metodi, corrisponde un'ancora più grave crisi dei valori, delle idee e degli ideali, dell'uomo, degli uomini.
Non illudono più le belle e promettenti dichiarazioni, le parole, documenti ufficiali. Purtroppo la auto-difesa, le analisi, i rinnovamenti proposti delle generazioni adulte, si concentrano e si limitano spesso con malcelata compiacenza, spesso con un gusto delle belle parole che crudamente contrasta con la gravità degli argomenti, ai livelli verbali, concettuali, astratti, augurali, emotivi.
La contestazione, adulta e giovanile, ha luogo invece e soprattutto a livello delle realtà quotidiane, nelle quali si stenta a ritrovare la traduzione dei bei documenti e delle analisi teoretiche.
Non si tratta più di critiche marginali, ma di una crescente messa in crisi dei sistemi, di una messa in crisi del sistema globale della società attuale giudicata, proprio dai più acuti responsabili, in crisi di valori, di modelli, di prospettive, di potere effettivo. Il sistema attuale è inadeguato per scarsità dei valori effettivamente circolanti, per incapacità di uomini, e per debolezza di tensioni, per mancanza di idee e di coraggio, per risolvere i problemi che ogni giorno si ripropongono con gravità crescente. E' molto il male che si fa nel mondo; è moltissimo il bene che l'attuale sistema non è più capace di fare. Le prove di incapacità sono numerosissime, e non si vedono nelle strutture e negli uomini al potere speranze di ripresa: segregazione razziale, Vietnam, Biafra, Cecoslovacchia, imperialismo economico e finanziario americano, imperialismo politico militare ideologico russo, NATO e patto di Varsavia, povertà e miseria, corruzione pubblica, prepotenza privata, rimando delle riforme, dittature di destra e di sinistra, sfruttamento e strumentalizzazione dello uomo,... abolizione della guerra, superamento della disoccupazione, terzo mondo...
Crisi dei tentativi e progetti di rinnovamento, di ricostruzione
Non mancano tentativi di uscita dalle strettoie di una tale crisi. Le principali direzioni di questi tentativi, segnate da una preoccupante crisi di valori e di idee sono:
* L'anarchia: eliminazione di ogni potere dell'uomo sull'uomo, perché fonte di ogni difficoltà e ingiustizia; utopia di un ideale autogoverno;
che rifiuta o evade i controlli «sociali», e relega lo Stato e i suoi poteri in funzione di pura difesa di un ordine di privilegio.
* Il totalitarismo di destra e di sinistra: ripresa e rafforzamento del potere mediante censura e controllo, partiti o gruppi «guida», repressioni delle forze che insidiano il sistema, controllo della comunicazione, creazione di miti.
* La democrazia «formale»: parlamentarismo e partitismo caratterizzati da tempi lunghi, da gradualità snervanti, da mancanza di mordente ideale e rinnovatore, pendolismo, sottogoverno privato o di gruppi di potere, di correnti, dichiarazioni sproporzionate rispetto agli impegni, potere stretto nelle mani di notabili «a vita», proselitismo dei giovani; incapacità effettiva di una «democrazia» sostanziale, operante a ritmo di tempi corti, rispondenti ai bisogni urgenti; rifiuto della educazione all'esercizio del potere, del decentramento e del pluralismo del potere, aperta a vie, idee e forze nuove, decisa alla revisione della distribuzione del potere.
* Uno pseudo-riformismo religioso-conciliare e, in campo educativo, l'attuazione di alcuni criteri parziali e marginali di partecipazione, di comunitarietà, la cui realizzazione addormenta le voci critiche superficiali o accontenta compromessi strutturali.
I GIOVANI NON STANNO PIÙ A GUARDARE
Della crisi di crescenza, vissuta largamente come crisi del sistema, e segnata come crisi dei valori, dell'uomo, della crisi dei tentativi di miglioramento... i giovani sono testimoni, vittime avvolte e travolte, offese, sconcertate. Ma sono anche «soggetti» vivi e razionali, vigilanti, critici, attivi in vario modo, in varia direzione, nella famiglia, nella scuola, nella Chiesa, nelle molteplici espressioni sociali e culturali.
Possiamo ipotizzare schematicamente tre atteggiamenti:
1) Consenso totale alla società attuale e ai suoi sistemi e metodi, con senso
- ingenuo, di chi non ha poteri di verifica, di chi manca di capacità critica, di chi ha un concetto immaturo di ubbidienza e di dipendenza;
- interessato e profittatore, di chi spera privilegi: «i figli di papà», i «diplomati» dalla carriera sicura;
- motivato, di chi gode eccezionali esperienze favorevoli (ma in questo caso non sa vedere al di là della eccezionalità delle esperienze personali).
2) Contestazione parziale, espressa in forma di insoddisfazione e protesta o dissenso settoriale, qualunque sia la ragione, qualunque sia il settore e perciò con estensione varia.
3) Contestazione globale, dissenso e rifiuto radicale del tipo di società attuale, deficiente nei suoi ideali e valori, nei suoi modelli e metodi, nei suoi rapporti di potere, nella sua organizzazione, nei suoi programmi effettivi di sviluppo.
Ne conseguono reazioni che possiamo ancora ipotizzare nelle seguenti quattro forme di condotta e azione:
1) Integrazione: sono i giovani che tendono con varia coscienza o incoscienza, con calcolo o rassegnazione, a prendere un posto, il loro posto entro le strutture dei vecchi sistemi immobili, ingiusti, arretrati, spinti o attratti dalla rassegnazione, dai privilegi, dal benessere, dal conformismo ai costumi della maggioranza, dall'industria dei modelli e dei consumi, dalla forza delle tradizioni, dal facile arresto ai livelli non evoluti di sottoprodotti umani maschili o femminili, largamente di moda, anzi esaltati, trionfanti, industrializzati.
L'integrazione è largamente diffusa
- per incapacità critica
- per calcolo interessato, utilitario e pigro
- per pesante condizionamento del sistema medesimo attraverso pressioni moralistiche, economiche, culturali.
2) Evasione: varia nel tempo, nei settori, nei modi
- reale: fuga da casa, da scuola, dalla Chiesa, dal lavoro, da impegni di responsabilità
- simbolica: ludica, fantastica, musicale, erotico-sessuale, edonistica, folcloristica, compensativa
3) Protesta: contestazione espressa, ma ferma alla protesta:
* contestazione innocua, ribellismo romantico, motivazione private (delusioni affettive, complessi di origine familiare, difficoltà caratteriali, labilità mentale...) trasferite sulla società; espressioni varie: Beatles, capelloni, barbe, abbigliamenti, canti e musiche di protesta, pose pseudo-anticonformiste, evasioni, manifestazioni di massa o di gregge che bela o rugge per snob...
* contestazione violenta: assalto violento alle istituzioni, ai sistemi della società della cultura, della politica, della scuola e ai loro singoli; anarchia, maoismo, Cheguevarismo, Torrismo... ma limitata e scarica di aggressività...
4) Partecipazione non integrata critico-ricostruttiva: è la forma dei giovani decisi e capaci di una nuova proposta da attuare alla luce di valori, ideali, progetti nuovi già posseduti o in severa ricerca, in direzione culturale, sociale politica, ecclesiale.
La partecipazione è attuata in modo
* autonomo: giovanilismo ingenuo, presuntuoso, illuso o deluso,
* dialogico: in dialogo con adulti stimati, accettati come guide, compagni, amici:
- strumentalizzati da sistemi fanatici ed estremisti di tipo fascista e comunista, settario, partitico
- impegnati con gruppi adulti in una contestazione prevalentemente esteriore, ma povera di autentici valori nuovi umani e cristiani
- impegnati in una contestazione che è anche esterna, ma si motiva nell'intenzione di una autentica libertà dell'uomo definita entro precisi nuovi quadri di valori universali e totali, umani e cristiani.
I giovani che fanno e che faranno storia nella società civile e nella Chiesa sono questi ultimi, i giovani della partecipazione non integrata, della contestazione veramente «globale» della società moderna. Questi sono giunti in genere alla fine di fasi di contestazione che in questi ultimi anni hanno visto prevalere gli altri indirizzi, almeno nelle analisi statistiche nell'attenzione e nell'onore della cronaca. Purtroppo gli indirizzi dell'integrazione, dell'evasione, della protesta senza proposta, coesistono con la «partecipazione», ottengono la maggioranza del seguito, sono negli atti di molti «rivoluzionari» a parole. Ma sono fenomeni d'inerzia e di remora, non forze vive, anche se constatiamo enormi sforzi dei potere politico, economico, culturale, e un po' anche ecclesiale, attraverso il controllo dell'informazione, la repressione, la lusinga, il ricatto, una pseudoeducazione per renderli generali, per bloccare i giovani «scomodi» che chiedono la partecipazione critico-ricostruttiva. Per questa ragione, e perché è l'unica via per sbloccare la situazione e procedere al nuovo, l'attenzione e la disponibilità degli adulti responsabili dovrebbe rivolgersi soprattutto ai giovani della partecipazione non integrata, contestativa, ricostruttiva, l'unica valida anche se scomoda, vera forza viva di pungolo, ma anche di speranza.
È il momento del dialogo fra gli adulti e i giovani.
La linea programmatica rispetto ai molti rivoli e volti del movimento giovanile può essere questa:
- accettarlo
- interpretarlo: coglierne e svilupparne il reale senso umano e cristiano
- correggerlo e integrarlo negli aspetti mancanti e deboli
- diventarne a guide» in vero «dialogo corresponsabile».
Bisogna che gli adulti convengano largamente con i giovani sul molto, sul moltissimo da sbloccare, da aggiornare, da ricostruire dalle fondamenta, da sviluppare; e non si tratta solo di migliorare l'antico, ma di assumere la direzione e la dimensione di una effettiva e profonda rivoluzione del sistema totale, troppo carico di ingiustizie, di immobilismi, di tempi lunghi, di sperequazioni, troppo povero di valori, di idealità di modernità, di azione conseguente ai principi, di tensione morale ideale operativa, di ritmo e coraggio, di spiritualità, di autentici segni dello spirito di Dio e di Cristo, di larga umanità per tutti.
Bisogna che gli adulti accettino globalmente l'esplosione dei movimenti giovanili come segno dei tempi, come forza di urto necessaria per sbloccare e sveltire la situazione, per mettere in crisi, strutture vecchie e metodi duri a morire, per denunciare abuso del potere, per ridare un volto a una misura nuova all'autorità, per obbligare al turno del potere e della direzione, alla larga partecipazione di esso in nuove e più mature forme moderne.
Bisogna che nel vasto e profondo rinnovamento si ammetta che non basta più che ci pensino gli adulti per i giovani:
- i giovani non si fidano più
- i giovani sanno che non è giusto, che non esprime lo spirito e neppure la necessità dei tempi, che non rispetta l'esigenza di una personalità sempre più libera e matura, che non serve per preparare e introdurre alla vita.
I giovani più smaliziati e meno ingenui sanno bene che un'opera così immane non sarà dei giovani soli.
Questi giovani vogliono partecipare con gli adulti migliori e più onesti a una ricostruzione globale.