Franco Garelli
(NPG 1974-06-68)
Il numero di gennaio (1974 /1) ha riportato la prima parte di una importante ricerca sull'immagine che i giovani hanno della Chiesa.
L'intervento attuale porta a completamento la rassegna dei dati e delle interpretazioni. È comprensibile quindi all'interno delle premesse fatte allora.
Su questo materiale di documentazione, l'operatore pastorale può iniziare una sua riflessione attenta, per una proposta di fede capace di ingranare con la reale situazione giovanile.
A livello di redazione, ci impegniamo ad offrire stimoli e suggerimenti.
L'aspetto nuovo di questo secondo intervento è segnato soprattutto dalla sua parte conclusiva, in cui sono analizzati i dati globali della ricerca, scomposti sul grado di partecipazione politica. L'autore, in altre parole, desidera comunicarci come «vedono» la chiesa i giovani che hanno una diversa intensità di sensibilità politica. È un discorso serio. Da molte parti si ha oggi la percezione che un alto livello di impegno politico mini alla radice una certa esperienza ecclesiale.
L'affermazione, così come suona, è di certo semplicistica. Non la si può né avallare né rifiutare, sulla sola discriminante dell'emotività. Solo i dati «oggettivi», in appoggio alle personali esperienze, possono fondarne la verità o la falsità. Sulla lunghezza d'onda dei dati, è di estrema importanza prendere in esame «quale» immagine di chiesa entra in crisi alla presenza di una forte sensibilità politica, per verificare se il fatto è verso la maturità o verso il crinale pericoloso.
Al di là di tutto, resta la necessità di impiantare una esperienza ecclesiale capace di reggere l'urto con una forte politicizzazione, se non vogliamo slittare nell'utopia di pretendere una inversione di marcia alla sensibilità giovanile. Per capire come vanno le cose, la ricerca offre un notevole supporto di dati.
COME I GIOVANI COSTATANO LA CHIESA
2. La valutazioni delle funzioni delle istituzioni ecclesiali
Ci sono molti fattori che possono avallare la previsione che la maggioranza dei giovani emetterà un giudizio sostanzialmente critico verso le istituzioni ecclesiali. Anzitutto sembra estendersi sempre più a livello giovanile, una globale diffidenza verso ogni tipo di istituzione che si presenta come «tradizionale», che opera cioè da molto tempo e con i medesimi metodi in alcuni settori. E questo sembra essere il caso, in generale, delle istituzioni ecclesiali. In secondo luogo sembra crescere l'istanza della provvisorietà del ruolo di supplenza che la chiesa pare gestire con le varie istituzioni con cui opera a livello sociale. Inoltre sembra aumentare la convinzione che un intervento a livello immediato risolva solo una dimensione del problema e molte volte sia un punto a sfavore della soluzione radicale del fenomeno. Sembra pertanto estendersi la sensibilità che la soluzione dei problemi è da ricercarsi a livello politico e che questo tra tutti è l'ambito più adeguato per procedere ad una effettiva e non dilazionante risoluzione delle urgenze.
Contribuiscono a gravare sulla bilancia dell'ipotesi di un giudizio negativo sulle istituzioni ecclesiali da parte della maggioranza dei giovani le campagne fatte a livello nazionale da gran parte della stampa contro certi modi di conduzione delle istituzioni della chiesa che operano a livello sociale. È certo che una considerevole parte dei giovani del campione avrà recepito questo clima di valutazione negativa.
Da queste indicazioni nasce il quadro complessivo nel quale desideriamo che i giovani valutino le istituzioni ecclesiali. Deve essere possibile sottolineare tutte le diverse dimensioni di giudizio accennate: da una parte la valutazione sulla funzione di aiuto effettivo alle persone, dall'altra
il giudizio sulla remora che queste istituzioni costituiscono per una soluzione a livello globale dei problemi; per un verso la considerazione se le istituzioni ecclesiali costituiscono a livello implicito od esplicito un principio di integrazione nei valori che la società dominante prospetta, per altro verso la valutazione del fine di queste istituzioni; da un ambito il giudizio sulla funzione di supplenza, dall'altro la considerazione di un valore di testimonianza. I dati dovranno essere presi in esame con due limiti: anzitutto le valutazioni, come abbiamo già ricordato, sono complessive, riguardano tutte le istituzioni ecclesiali, in generale, mediante le quali la chiesa opera a livello sociale. E sotto questa denominazione comune sono comprese le scuole, le associazioni giovanili, le opere di assistenza ai vecchi, orfani, minorati, ammalati, ecc.
In secondo luogo chiediamo un giudizio sulle istituzioni cattoliche senza introdurre una differenziazione tra quelle presenti nei vari paesi esteri e quelle operanti in Italia. Anche se, com'è ovvio, la considerazione dei giovani verterà essenzialmente su quanto costituisce la loro esperienza, e quindi sull'ambito italiano.
Tendenze
Dalle precedenti osservazioni non basta soltanto ricavare che i giovani del campione intervistato hanno sfornato un giudizio sostanzialmente positivo nei confronti delle istituzioni della chiesa. Anche se in effetti è questa l'impressione che di primo acchito colpisce, magari proprio perché inaspettata nelle previsioni, occorre andare aldilà di questa indicazione per meglio specificarne gli ambiti e per ricavare informazioni che possano più adeguatamente mettere in luce la valutazione complessiva dei giovani.
Dobbiamo tener presenti alcuni aspetti prima evidenziati: da una parte la confluenza dei «no» circa le valutazioni negative delle istituzioni ecclesiali rivela un peso assai più forte che non i «sì» netti ai giudizi positivi; dall'altra in generale, i giovani mettendo un costante ed elevato accento sul «vero in parte» di tutti i giudizi, evidenziano in media la difficoltà di collocarsi ai poli estremi dei giudizi in questione, preferendo mantenere globalmente una posizione meno drastica. Il giudizio sostanzialmente positivo diventa quindi un po' più sfumato. Nel senso che è un giudizio nato più per negatività che per positività. Più per rifiuto o accettazione parziale dei giudizi negativi, più per accettazione parziale dei giudizi positivi, che per accettazione piena dei medesimi.
Accanto a questa precisazione vi sono ancora alcuni aspetti della valutazione dei giovani che meritano di essere messi in risalto, confrontando tra loro le somme delle percentuali «vero» e «vero in parte» dei vari giudizi circa le istituzioni ecclesiali. Contro la grande maggioranza dei giovani che riconosce almeno in parte come vero l'aiuto che le istituzioni forniscono agli uomini (85.1 % ), la funzione di supplenza sociale (78.6%), la funzione di testimonianza del messaggio evangelico (72.6%), fa riscontro una discreta maggioranza del campione che riconosce almeno come veri in parte il giudizio che la chiesa esercita attraverso le istituzioni la funzione di sostegno della società borghese (collaborando ad emarginare) (60.1%) e la valutazione circa la funzione di puro guadagno (61.1%) attribuita alle istituzioni ecclesiali. In particolare accanto alla valutazione nel complesso assai positiva circa la funzione di servizio immediato che la chiesa esplica in favore delle persone, si nota una denuncia discreta circa uno dei risvolti negativi che questa stessa funzione può comportare. L'accostamento di queste due dimensioni del fenomeno sembra evidenziare che la maggioranza dei giovani, accanto al riconoscimento del giudizio positivo in questione voglia richiamare la necessità di immettere l'opera di umanizzazione in un quadro di soluzione globale dei problemi, dove la soluzione immediata non suoni in contrasto con quella globale che sembra essere l'unica in grado di non far rinviare o annullare l'effettiva risoluzione dei problemi.
Da ultimo c'è da ricordare ancora come la maggioranza dei giovani sembri non accettare la valutazione della funzione di integrazione nella logica della società da alcuni attribuita alle istituzioni ecclesiali. Oltre la metà dei giovani nega questo giudizio; un giovane su tre lo ritiene «vero in parte»; solo 1'11% lo ritiene «vero».
Pur con tutte le cautele che derivano dalla difficoltà di valutare insieme la globalità delle istituzioni della chiesa e le sfaccettature complesse che questo fenomeno contiene, e pur con tutte le precisazioni fin qui introdotte e sottolineate, appare comunque evidente che i giovani pur rivelando un certo grado di criticità evidenziano mediamente un giudizio complessivamente positivo verso le istituzioni ecclesiali. È una rilevazione che, è il caso di dirlo, ci ha colto di sorpresa e che si contrappone almeno in parte alla tendenza che vuole i giovani (soprattutto quelli di elevata scolarità) ostili alla funzione che la chiesa esercita a livello sociale attraverso le proprie istituzioni.
3. La percezione dell'influenza della Chiesa sulla società/stato italiani
Nel quadro delle valutazioni del rapporto della chiesa con la società ci sembrava importante chiedere un giudizio specifico riguardante la chiesa in Italia. A questo livello gli indicatori erano pressoché scontati. C'è una generale opinione, specialmente nell'ambito dei giovani, che l'istituzione ecclesiale operi una notevole e indebita influenza nella società italiana,
non limitandosi a «controllare» le coscienze di quanti risultano cattolici per tradizione, ma anche esercitando una pressione sullo stato attraverso i condizionamenti e i legami che caratterizzano il rapporto con il partito della democrazia cristiana.
Attraverso l'analisi descrittiva vogliamo misurare questa scontata percezione di ambiguità e di indebita pressione che viene attribuita a chi valuta il rapporto della chiesa con la società e stato italiani.
In precedenza abbiamo notato come la valutazione su aspetti generali del rapporto della chiesa con la società, abbia visto una maggioranza di giovani schierarsi in maniera critica verso la chiesa, affiancati da una minoranza considerevole per la quale il rapporto era da valutarsi complessivamente positivo.
In seguito i dati circa i giudizi sulle istituzioni ecclesiali hanno messo in risalto una sostanziale valutazione positiva delle funzioni che la chiesa esplica attraverso le proprie istituzioni, pur con alcune riserve importanti. In questo ultimo campo in cui prendiamo in considerazione il rapporto chiesa e società pensiamo che possa decisamente prevalere un atteggiamento di denuncia e pertanto di condanna del modo con cui la chiesa, in Italia, vive la sua presenza a livello sociale e nel rapportarsi con l'istituzione statale.
E questo lo affermiamo nonostante il fatto che non sia stato verificato, nel caso dei giudizi sulle istituzioni ecclesiali, il livello di atteggiamento critico che avevamo previsto.
Tendenze
Cercando di trarre le conclusioni circa l'opinione dei giovani sul rapporto della chiesa con la società e stato italiani, possiamo affermare che in generale i giovani denunciano ampiamente un'indebita influenza dell'istituzione ecclesiale, nei vari campi che sono stati presi in considerazione. In particolare i giovani percepiscono che la chiesa si rivela particolarmente ingerente a livello delle strutture politiche e produttive. Infatti al vertice delle graduatorie di preferenza troviamo tre giudizi secondo cui la chiesa «influenza la democrazia cristiana», «la politica dello stato italiano», e «possiede parecchie azioni di industrie italiane». Significativa l'oceanica adesione dei giovani all'affermazione che la chiesa influenza la democrazia cristiana mentre è da rilevare come circa il problema del possesso da parte della chiesa di azioni delle industrie italiane si verifica una distribuzione assai netta tra i giovani che lascia poco spazio a quelli che ritengono «vera in parte» l'affermazione.
Accanto a questa denuncia critica della posizione della chiesa a livello istituzionale c'è l'accusa di influenza della chiesa stessa sulle persone, sia cattolici, sia semplici cittadini italiani. Pensiamo che anche il secondo caso, (la chiesa ha molta influenza presso tutti gli italiani), sia stato valutato dai giovani in maniera negativa uniformandosi pertanto al giudizio negativo che accompagna queste formulazioni.
L'accusa di influenza della chiesa sulle persone, pur decisamente presente nella valutazione dei giovani, si situa comunque ad un livello più basso rispetto a quella evidenziata dai giovani stessi circa l'ingerenza della chiesa sulle strutture politiche e produttive in Italia.
Nel caso poi che stiamo considerando prevale il giudizio negativo circa la costrizione che la chiesa esercita sui cattolici rispetto a quella che denoterebbe verso tutti gli italiani.
È ancora necessario esaminare il giudizio «la chiesa si serve delle istituzioni che ha per intrufolarsi in tutti i campi». Anche se nel quadro generale dei vari giudizi questo occupa il penultimo posto, sappiamo che il 40% dei giovani definisce «vera» questa affermazione, il 36% la definisce «vera in parte» e solo il 21% la nega. La valutazione prevalentemente negativa che viene attribuita anche a questo ambito del rapporto chiesa-società-stato italiani, ha il potere di controbilanciare in parte l'impressione abbastanza positiva avuta nell'analisi dei giudizi dati dai giovani sulle istituzioni ecclesiali in generale. La considerazione che stiamo esaminando sembra rivelare che almeno per l'Italia è presente questo aspetto di valutazione negativa dell'uso che la chiesa fa delle proprie istituzioni. Complessivamente quindi possiamo affermare che in questo ambito l'ipotesi iniziale è stata confermata ampiamente. La chiesa in Italia viene di fatto percepita dai giovani con una marcata caratterizzazione di influenza negativa a livello politico, produttivo, e nel tentativo di controllo delle persone.
PARTECIPAZIONE POLITICA E IMMAGINE DI CHIESA
I risultati finora presentati hanno un carattere volutamente generale. Cercano di descrivere in maniera dettagliata una dimensione assai più chiacchierata che indagata, l'immagine di chiesa cioè di una popolazione vasta ed eterogenea, studiata attraverso la misurazione di un campione rappresentativo.
Se da una parte questa descrizione consente una precisa e minuziosa analisi del fenomeno globalmente considerato, dall'altra mette in evidenza anche i limiti di una generalizzazione. Nasce l'esigenza di costatare il peso della incidenza sui dati generali di alcune suddivisioni interne al campione.
In previsione di interventi operativi più specifici e nell'intento di ulteriormente chiarire i contorni del fenomeno si procede generalmente ad una descrizione differenziata per sottogruppi presenti all'interno della popolazione oggetto di studio, quali possono essere nel nostro caso la «religiosità», «l'orientamento ideologico», l' «istruzione», ecc.
In questo articolo prendiamo in considerazione una di queste descrizioni differenziate: l'analisi della relazione tra il grado di partecipazione politica dei giovani intervistati e l'immagine di chiesa.
Il tema è assai stimolante. Perché fatto oggetto di molte supposizioni, di svariate ipotesi, di tanti luoghi comuni, di cui con questo intervento si vorrebbe precisare empiricamente la portata. Nei limiti, naturalmente, delle caratteristiche del campione.
Il rilevamento del grado di partecipazione politica del campione
Nel questionario le domande relative alla dimensione politica dei giovani erano sei. Insieme miravano a misurare tre aspetti diversi della partecipazione politica: il grado di conoscenza, il grado di interesse, il grado di partecipazione effettiva. La combinazione dei diversi indicatori mediante un punteggio assegnato alle rispettive modalità ha distribuito i giovani intervistati in un arco di partecipazione politica suddiviso in cinque gradi.
Per evitare di non utilizzare alcuni dati a causa del numero ridotto di casi distribuiti in alcune classi, si è creduto opportuno unire insieme in una unica modalità le due classi «alta» e «molto alta» partecipazione politica.
Per semplificare l'enunciazione unifichiamo anche la denominazione delle due classi: chiameremo «elevata u partecipazione politica la nuova modalità.
Esaminando i dati appare evidente come l'andamento della distribuzione dei giovani nei vari livelli di partecipazione politica non sia omogeneo, anzi riveli un progressivo decrescere del numero dei casi man mano che aumenta il grado di partecipazione.
In questo andamento trova una conferma l'ipotesi avanzata nel suo studio dal Martinotti secondo cui «la partecipazione dei giovani si distribuisce in modo non omogeneo, ma «polarizzato», con una intensa partecipazione di un gruppo ristretto di fronte alla relativa apatia e indifferenza della maggior parte di essi».[1] E ciò nel nostro caso è tanto più evidente se si considera che il campione da noi considerato (essendo casualmente composto da giovani che abbiano conseguito almeno un titolo di studio oltre la licenza di scuola media inferiore) presenta un'alta scolarità e dovrebbe perciò essere nettamente avvantaggiato in due degli indicatori di partecipazione politica: il grado di conoscenza e il grado di interesse.
Come abbiamo anticipato oltre a questi due aspetti è stata rilevata la partecipazione effettiva (costante o occasionale) dei giovani intervistati.
Alla luce di queste tre dimensioni occorre, a questo punto, precisare meglio le caratteristiche della partecipazione dei giovani che occupano i vari livelli. È un processo che possiamo fare comodamente a posteriori, dopo aver esaminato le risposte contenute nei vari questionari.
Il punteggio assegnato alle modalità dei vari indicatori dava la possibilità di far parte del raggruppamento «elevata» partecipazione anche a giovani che non avessero una partecipazione effettiva ma che potessero usufruire del massimo grado di conoscenza e di interesse politici. La rarità di casi che hanno presentato queste caratteristiche ci dà la possibilità di affermare che il livello «elevata» partecipazione è composto nella stragrande maggioranza dei giovani di effettiva partecipazione (costante o occasionale) e con almeno buon interesse ed informazione.
Oltre la metà dei giovani del raggruppamento «media» partecipazione rivela una partecipazione occasionale. Tutti poi i giovani di questo livello presentano, in generale, media informazione e medio interesse.
Gli altri due gradi invece sono costituiti mediamente da giovani che non rivelano alcuna partecipazione effettiva e il cui grado di informazione e di interesse è basso o molto basso e in qualche raro caso nullo.
Caratteristiche dei giovani dei vari livelli di partecipazione politica
Prima di passare direttamente a considerare la relazione, tra «partecipazione politica» e le principali dimensioni dell'immagine di chiesa, ci pare opportuno mettere in evidenza le caratteristiche generali denotate dai vari livelli di partecipazione politica. Poiché il questionario che abbiamo somministrato cercava di mettere in evidenza anche le caratteristiche socio-economiche, socio-anagrafiche, ideologiche e religiose del campione, è quindi possibile attraverso opportuni incroci evidenziare come i giovani dei vari livelli di partecipazione politica si distribuiscono rispetto ad esse.
Al termine di questi incroci che per ragioni di opportunità e di spazio non riportiamo, siamo in grado di delineare la tipologia della maggioranza dei giovani che compongono i vari livelli di partecipazione politica.
Il retroterra di notizie e tendenze fornitoci da queste operazioni preliminari ci permetterà di accostarci con un quadro molto più completo e con un contesto più ricco all'analisi della relazione tra la partecipazione politica e le principali dimensioni costituenti l'immagine di chiesa.
Iniziamo dal grado elevata partecipazione politica ricordando le caratteristiche più evidenti:
- è composto in larga parte da maschi
- è un gruppo costituito essenzialmente da giovani universitari, tuttora studenti o per lo più studenti-lavoratori
- in questo caso una elevata scolarità si unisce ad un atteggiamento attivo nei confronti della realtà politica; ad una partecipazione effettiva (occasionale o costante) alla vita politica, fa riscontro una informazione e interesse considerevoli
- la maggioranza del gruppo ha un atteggiamento critico nei confronti della realtà sociale
- le stesse caratteristiche di attività e criticità sono vissute verso il fenomeno religioso; il problema sembra che lasci pochi giovani di questo livello indifferenti; si avverte una frattura: un sottogruppo sembra deciso a rifiutare il problema o ad accantonarlo, un altro sottogruppo sembra essere vivo e partecipante, anche se forse critico
- alla buona informazione a livello politico fa riscontro mediamente una buona informazione a livello ecclesiale.
Ci troviamo di fronte a una parte oltremodo viva del campione. Una percentuale esigua di giovani che probabilmente hanno potuto o saputo utilizzare una condizione sociale buona o almeno sufficiente ed una istruzione elevata per conseguire un atteggiamento attento, critico ed anche partecipato (soprattutto nel campo politico) verso la società e verso il fenomeno religioso. Ci pare importante ancora sottolineare il carattere «studentesco» di questo livello di partecipazione politica che si accompagna all'atteggiamento radicale denotato dalla maggioranza nei confronti della società attuale.
Avendo iniziato queste osservazioni descrivendo il grado «elevato»,
procediamo gradualmente prendendo ora in esame il livello medio di partecipazione politica. Ci troviamo di fronte ad un livello che, rispetto al precedente, sembra situato su di un gradino qualitativamente differente, e ciò non solo per quanto riguarda la dimensione politica, ma anche, in generale, per il modo di entrare in rapporto con la realtà sociale e i fenomeni religiosi. Cerchiamo di tirare le fila delle nostre osservazioni:
- rispetto al livello precedente questo raggruppamento presenta una distribuzione varia a livello di occupazione mentre invece la presenza dei maschi è ancora superiore a quella delle ragazze e la maggioranza rivela un livello scolare universitario
- l'atteggiamento a livello sociale e politico può essere definito «da spettatore», dove il termine sta ad indicare che ad una informazione e interesse discreti non fa riscontro una partecipazione effettiva
- prevale l'orientamento moderato
- nei confronti del fenomeno religioso una considerevole aliquota di giovani sembra rivelare una religiosità che non incide nella vita, fatta di fede in Dio, di appartenenza alla chiesa ma con scarsa pratica e interesse religiosi
- discreta è in media l'informazione ecclesiale.
In generale sembra di avere dinanzi un gruppo che unisce ad una informazione globalmente buona un atteggiamento moderato verso la realtà che non sfocia in una presenza attiva nelle varie dimensioni considerate.
L'interesse della maggioranza di questi giovani sembra essere rivolto altrove.
Il grado bassa intensità di partecipazione politica si caratterizza invece in generale per i seguenti punti:
- prevalgono in questo raggruppamento i giovani che già esercitano una professione, accanto a una aliquota considerevole di studenti; la maggior parte dei giovani appartiene ai livelli inferiori di scolarità anche se la presenza dei giovani universitari è considerevole
- la stragrande maggioranza dei giovani è di orientamento moderato mentre a livello politico uno scarso interesse e conoscenza di avvenimenti si uniscono a nulla partecipazione effettiva
- a livello religioso ci pare che questo raggruppamento sia caratterizzato da un considerevole gruppo di giovani che rivelano un atteggiamento vivo e partecipato; in generale il presente livello di partecipazione politica è quello che rivela la percentuale più alta di giovani che credono in Dio e che appartengono alla chiesa
- la maggioranza ha una informazione ecclesiale media.
Di fronte a queste indicazioni si ha l'impressione di trovarsi dinanzi mediamente a un livello di giovani che per lo più ha già terminato gli studi e lavora a livello impiegatizio e che accanto a questa posizione sociale sicura ha costruito una certa visione moderata della realtà sociale.
A questa posizione sociale acquisita e a questa visione sociale moderata si accompagna un tipo di religiosità in generale non critica, vissuta in maniera «tradizionale» (cioè con poca incidenza sulla vita) da una parte dei giovani, e in maniera viva e partecipata da una aliquota considerevole del raggruppamento.
Mentre a livello politico questa fascia di giovani denota un atteggiamento non attivo, a livello religioso rivela una presenza partecipata e viva. Segno che i valori religiosi vengono vissuti come punti fermi e acquisiti per i quali si snoda la propria vita.
L'ultimo livello da prendere in considerazione è quello di nulla o molto bassa partecipazione politica:
- la percentuale delle ragazze supera quella dei ragazzi
- i giovani di questo livello sono in maggioranza lavoratori mentre la stragrande maggioranza di essi appartiene ai due livelli più bassi di scolarità considerata
- l'atteggiamento verso la realtà politica denota una posizione marginale che sconfina con l'apatia; l'orientamento ideologico è in prevalenza moderato
- la religiosità rivela un considerevole grado di criticità verso la chiesa e una maggioranza che pur affermando di credere in Dio partecipa e si interessa solo occasionalmente
- la grande maggioranza di questi giovani rivela nulla informazione ecclesiale.
Cercando di interpretare globalmente questi risultati ci pare di trovarci di fronte a giovani che mediamente si caratterizzano per i seguenti punti: è anzitutto presente un notevole senso di disinteresse sia per quanto riguarda i fenomeni sociali e politici sia per quanto riguarda, in generale, i fenomeni religiosi ed ecclesiali; sembra inoltre che questa caratteristica si accompagni ad un atteggiamento di criticità che nasce dalla sfiducia verso l'assetto politico e sociale ed ecclesiale; di qui l'impressione che altri poli siano al centro dell'interesse di questi giovani, e della poca considerazione per quanto essi avvertono come non concreto.
Alcune previsioni
La descrizione delle caratteristiche della maggioranza dei giovani che occupano i vari livelli di partecipazione politica costituisce l'ideale piattaforma per la previsione dell'immagine di chiesa che i singoli livelli possono palesare. Non è molto difficile infatti supporre le differenze di tendenze che i vari livelli metteranno in risalto a riguardo del fenomeno cui siamo interessati. Cercando di essere molto schematici e concisi, pensiamo in particolare che il livello «elevata» partecipazione politica possa mediamente evidenziare:
- una visione assai più critica del fenomeno
- la considerazione di tutti i problemi a livello globale e politico, evitando possibili grossolanità di opinione o semplificazioni indebite dei problemi
- una omogeneità nelle valutazioni e quindi, in ultima analisi, una immagine di chiesa più coerente di quella degli altri livelli, pur nella diversità degli orientamenti e esperienze dei giovani che compongono questo raggruppamento
- una accentuazione dell'importanza dell'ambito strutturale dei problemi.
Rispetto a questo livello di elevata partecipazione si pensa che gli altri tre livelli («media», «bassa», «nulla o molto bassa» partecipazione politica)
abbiano a presentare una visione della chiesa meno precisa e meno critica, con posizioni originali:
- il raggruppamento «medio» risulterà forse quello più vicino a livello critico e nel modo di valutare i problemi al grado elevata partecipazione;
- il raggruppamento «bassa» partecipazione sarà caratterizzato, pensiamo, da una immagine favorevole alla chiesa, dove scarse risulteranno le critiche e considerevole invece l'accento sulla dimensione divina e sugli aspetti positivi; ipotizziamo che dopo il grado elevata partecipazione questo raggruppamento abbia a presentare nel senso ora ricordato un grado evidente di omogeneità;
- il raggruppamento «nulla o molto bassa» partecipazione rivelerà probabilmente una immagine di chiesa controversa, segnata da valutazioni oscillanti su vari problemi, che non offriranno nell'insieme l'impressione dell'unità di giudizio e di opinione; pensiamo anche che contraddistinguerà questo aspetto una certa visione critica della chiesa.
Ci sono ancora alcune precisazioni da fare. Anzitutto ricordiamo che come le indicazioni emerse dalla tipologia dei vari livelli di partecipazione politica si riferivano alla maggioranza dei giovani di ciascun livello così anche queste previsioni non hanno la pretesa, ovviamente, di abbracciare la totalità. In secondo luogo qualsiasi riflessione sui risultati deve tener presenti le caratteristiche del campione, in particolare il suo taglio scolare. Non si possono applicare le tendenze che emergono da questa indagine ad altri campioni costruiti in maniera diversa, né si possono generalizzare i presenti dati. Questo per correttezza metodologica.
1. Come i giovani dei diversi livelli di partecipazione politica constatano la chiesa attualmente
Nel cercare di porre a verifica quanto è stato evidenziato prenderemo in esame gli incroci tra la partecipazione politica e gli indicatori più significativi dell'immagine di chiesa. Iniziamo dal modo con cui i giovani dei vari raggruppamenti considerano la chiesa attualmente, così come essi la percepiscono. In particolare cercheremo di dare ampio spazio al modo con cui i giovani dei vari livelli valutano i rapporti della chiesa con la società.
1.1 Analizzando le definizioni di chiesa
Il grado di partecipazione politica influisce notevolmente sul diverso modo di definire nel complesso il fenomeno «chiesa».
Rispetto a questo problema i 4 gradi di partecipazione possono essere, in generale, suddivisi nei seguenti tre livelli di definizione della chiesa: critico, contrapposto, parzialmente favorevole.
- Nel livello critico si situano nettamente, in generale, i giovani che rivelano «elevata» partecipazione politica.
Costoro, avendo nel complesso un quadro negativo circa le definizioni di chiesa, la paragonano a una «organizzazione politica ed economica» é, almeno in parte, ad una «società di appartenenza formale» e «burocratica».
È presente comunque in questo livello, complessivamente negativo, una buona percentuale che definisce come «popolo di Dio» la chiesa e che rifiuta di considerarla «burocratica».
- Nel livello contrapposto troviamo insieme i due livelli di «media» e «nulla o molto bassa» partecipazione politica le cui valutazioni sulle definizioni di chiesa stanno tra il critico e il favorevole. Se nelle definizioni della chiesa come organizzazione economica e politica si rivela una maggioranza che accetta come «veri» o come «veri in parte» questi paragoni, la definizione di chiesa come «popolo di Dio» è suffragata a sua volta da una maggioranza più marcata rispetto alle precedenti.
Queste ed altre considerazioni che si potrebbero fare sui dati consentono di affermare che questi due livelli di partecipazione politica definiscono mediamente in modo contrastante il fenomeno chiesa.
- L'ultimo livello di definizione, quello parzialmente favorevole, è occupato dal grado «bassa» partecipazione politica.
Non è un risultato sorprendente, tenendo in considerazione le caratteristiche dei giovani che in media compongono questo livello di partecipazione.
Nel complesso le definizioni si rivelano parzialmente favorevoli alla chiesa per l'alta percentuale di giovani che colgono come «vera» la definizione di «popolo di Dio» e come «falsa» quella burocratica. Inoltre sia per quanto riguarda gli aspetti «organizzazione politica» che «società di appartenenza formale», la percentuale di quelli che rispondono «falso» supera quella dei giovani che rispondono «vero».
Da notare ancora che i vari livelli di partecipazione mettono l'accento su aspetti differenti per quanto riguarda le sole definizioni «negative»: il grado «elevata» partecipazione politica definisce anzitutto la chiesa come organizzazione politica ed economica; il grado medio prevalentemente come organizzazione economica e in secondo luogo come organizzazione politica; il livello «nulla o molto bassa» partecipazione definisce negativamente la chiesa prima come «società di appartenenza formale» e successivamente come «organizzazione economica»; il livello «bassa» partecipazione politica insiste invece sulla organizzazione economica e poi sulla organizzazione politica.
Appare quindi evidente come il tentativo di definire attualmente la chiesa rivela la diversa posizione dei vari livelli di partecipazione politica.
In questo caso sono emersi chiaramente tre blocchi contrapposti, che sottolineano in modo diverso e irriducibile le varie definizioni di chiesa sottoposte alla loro attenzione.
1.2 Analizzando le valutazioni dei rapporti della chiesa con la società
Per le particolari caratteristiche dei livelli di partecipazione politica pensiamo che la valutazione dei rapporti della chiesa con la società possa risultare il campo in cui si abbiano a rivelare i maggiori contrasti e differenziazioni tra i giovani dei vari gradi di intensità di partecipazione.
Per meglio considerare globalmente le valutazioni delle varie dimensioni del rapporto chiesa-società presenti nel questionario, si sono costruite una tavola che accosta le percentuali assegnate dai giovani dei vari livelli ai giudizi negativi delle singole domande, e una tavola che raccoglie le percentuali ottenute dai giudizi positivi presenti nelle medesime domande.
Prendiamo in considerazione anzitutto la tavola dei giudizi negativi, che qui riportiamo.
In generale il livello elevata partecipazione politica evidenzia il 60% dei giovani che aderiscono alle voci più critiche presenti nelle domande, rivelando anche una distribuzione assai omogenea.
Il grado media partecipazione appare ad un livello di criticità più ridotto. La percentuale dei giovani di questo livello che sceglie le voci più negative si aggira intorno al 40%.
Gli altri due livelli presentano distribuzioni meno marcate rispetto alle precedenti, anche se, specialmente per quanto riguarda il grado più basso di partecipazione politica, con delle oscillazioni disparate a secondo delle dimensioni considerate.
C'è ancora da osservare come tra le varie dimensioni il giudizio meno negativo sia stato assegnato da tutti i livelli alle istituzioni ecclesiali. È un dato che ovviamente rispecchia le indicazioni emerse a livello descrittivo. L'interessante però è rilevare che tutti i livelli presentano (pur nelle proporzioni diverse di giudizio) una percentuale più alta di giovani che danno un basso giudizio positivo rispetto a quella che mette l'accento sull'alto giudizio negativo.
In conclusione i vari livelli di partecipazione politica si situano in maniera differente riguardo alle valutazioni negative delle dimensioni del rapporto chiesa-società. La grande maggioranza dei giovani del raggruppamento elevato è assai critica verso la chiesa, denunciando la sua compromissione, la mancanza di ruolo critico verso le ingiustizie e di un chiaro pensiero sociale, la sua negativa influenza sullo stato e società italiani, e non valutando positivamente le istituzioni ecclesiali.
Da queste osservazioni possiamo sottolineare che:
1. Nel valutare il rapporto chiesa e società emerge una sostanziale distinzione tra i giovani del raggruppamento elevato e i giovani degli altri livelli di partecipazione politica; sembra pertanto che in questo campo in particolare abbiano a manifestarsi e riflettersi le differenti caratteristiche che contraddistinguono i vari livelli.
2. Mentre in generale si può affermare che i tre gradi più bassi di intensità di partecipazione rivelano dei risultati abbastanza analoghi se si rapportano a quelli del raggruppamento elevato, si può con più esattezza affermare che tra i tre il raggruppamento medio è quello che più si avvicina alle percentuali presentate dal grado elevata partecipazione, mentre i giovani del livello bassa partecipazione politica sono quelli che mediamente rivelano un giudizio meno critico e più positivo circa i rapporti della chiesa con la società.
3. Tra tutti i livelli di partecipazione politica mentre l'elevato si distingue per una media omogeneità di giudizio, il raggruppamento più basso di partecipazione si segnala per una certa qual disparità, segno di una visione globale meno chiara dei vari problemi e della presenza, in questo livello, di giovani dalle caratteristiche diverse.
2. Come i giovani dei diversi livelli di partecipazione politica vorrebbero la chiesa
Che nella valutazione chiesa-società si trovino radicalizzate alcune differenze tra i diversi livelli di partecipazione politica non sorprende. La chiesa di fatto è parte della società e pertanto la sua azione, almeno a livello sociale, risulta valutabile. È ovvio quindi che in questo caso emerga a livello di opinione il
differente modo di atteggiarsi verso la realtà sociale che caratterizza i giovani dei vari gradi di partecipazione politica. Rimane quindi confermata in questo ambito specifico la tendenza evidenziata a livello generale.
Nel presente contesto però non vogliamo fermarci a questa conferma. Si vuole constatare se anche a proposito della valutazione divina e umana della chiesa si abbiano a riscontrare differenze tra i vari gradi di partecipazione politica.
In particolare si desidera analizzare:
- quanto i giovani dei vari livelli di partecipazione politica considerino la chiesa una istituzione umana o una istituzione divina
- se e quanto il pensare la chiesa di origine divina o umana da parte dei giovani dei vari livelli di partecipazione politica possa influire sulla immagine che essi evidenziano della chiesa stessa
- il grado di rifiuto della chiesa anche come organizzazione umana, evidenziato dai giovani dei vari livelli di partecipazione politica.
Cercheremo di rispondere a queste dimensioni utilizzando il modo con cui i giovani divisi per intensità di partecipazione politica analizzano il «dover essere» della chiesa.
2.1 Analizzando i compiti attribuiti alla chiesa
Tra quelli che sono presenti nel questionario, abbiamo scelto tre compiti col criterio che fossero rappresentativi dei diversi aspetti del fenomeno che intendevamo evidenziare.
Scegliendo «aiutare chi ha bisogno e soffre» i giovani indicano alla chiesa un preciso compito di promozione umana. Sempre in questa linea si rivela «annunciare il vangelo» che inquadra però l'aspetto di promozione dell'uomo nell'ambito specifico dei valori cristiani. Infine con la funzione sacramentale della chiesa si voleva costatare quanto i giovani indichino alla chiesa un compito specifico che si situa aldilà di un immediato e palese aiuto all'opera di umanizzazione e che richiama in un certo modo ad una realtà trascendente.
Esaminando la relazione tra i livelli di partecipazione politica e i tre compiti considerati cerchiamo di mettere in evidenza se esiste a seconda del grado politico una diversa valutazione dell'importanza delle tre dimensioni del fenomeno
Ci sono anzitutto alcune tendenze da rilevare:
1. La maggioranza dei giovani di tutti i livelli di partecipazione situa i tre compiti nel seguente ordine di decrescente importanza: «aiutare chi ha bisogno e soffre», «annunciare il vangelo», «dare i sacramenti».
2. Tenendo presente questa osservazione, c'è da segnalare in generale che a mano a mano che aumenta il grado di partecipazione politica diminuisce relativamente la percentuale dei giovani che nei singoli livelli giudicano importanti o molto importanti i compiti esaminati; al contrario aumenta la percentuale dei giovani che li giudicano «poco importanti o falsi».
3. In tutti i livelli i valori percentuali di «aiutare chi ha bisogno e soffre» e «annunciare il vangelo» rivelano tra di loro minori differenze di quelle palesate nel rapporto tra «annunciare il vangelo» e «dare i sacramenti». P evidente quindi che in generale viene messo di più l'accento sull'aspetto di promozione umana presente nei due primi compiti.
4. Considerando l'ordine di importanza dato dai giovani ai tre compiti considerati, possiamo affermare che «aiutare chi ha bisogno e soffre» rivela uno scarto percentuale tra i valori dei due livelli estremi di partecipazione molto meno marcato di quello espresso nel compito «dare i sacramenti»; ciò indica che i giovani dei diversi livelli valutano in maniera più omogenea i compiti umanizzanti e in maniera più eterogenea i compiti specifici della chiesa.
Considerando i compiti della chiesa sul continuum «umanizzanti-specifici», possiamo concludere che in generale i giovani di tutti i livelli politici (pur con percentuali leggermente minori a mano a mano che aumenta il livello politico) mettono più l'accento sui compiti umanizzanti che su quelli specifici. Lo stesso annuncio del vangelo sembra essere suffragato per il significato di promozione umana che contiene.
I compiti specifici vengono giudicati meno importanti soprattutto dai giovani dei gradi più alti della partecipazione politica.
Da notare ancora che da questa domanda risulta molto bassa in tutti i livelli la percentuale di coloro che rifiutano il compito di promozione umana della chiesa e che il grado «bassa» partecipazione politica è quello che più mette l'accento sull'importanza dell'annuncio del vangelo da parte della chiesa.
2.2 Analizzando una sintesi sui giudizi negativi presenti nel dover essere della chiesa
Nella tavola allegata abbiamo raccolto i risvolti negativi delle varie domande sul dover essere della chiesa, suddivisi naturalmente per i diversi livelli politici. i quali a loro volta possono essere valutati in base alla loro distribuzione circa il problema dell'origine della chiesa.
Per evidenziare una tendenza presente nella relazione è necessario operare una inversione nell'ordine in cui si susseguono i vari livelli di partecipazione politica. Se mettiamo al primo posto il grado «bassa» partecipazione, seguito dai gradi «nulla o molto bassa», «media» «elevata», notiamo che questo nuovo ordine rispecchia in genere un ordine di valutazione percentualmente progressiva circa i giudizi negativi sul dover essere della chiesa.
Mentre nel grado «bassa» partecipazione è presente la percentuale più bassa di giudizi negativi riguardanti gli indicatori del dover essere della chiesa, col passaggio agli altri livelli, nell'ordine suaccennato, aumenta la percentuale di giudizi negativi verso la chiesa.
Escludendo quindi il grado «bassa» partecipazione possiamo affermare per gli altri livelli che ad un aumento di grado politico corrisponde un aumento della percentuale di giudizi negativi in questo settore.
Questa tendenza rispecchia esattamente la distribuzione della maggioranza dei giovani dei vari livelli anche per quanto riguarda l'origine della chiesa.
Il grado «bassa» partecipazione infatti oltre a denotare la percentuale più bassa nei giudizi negativi sul dover essere della chiesa, è anche quello che rivela una percentuale più alta di giovani che credono nella dimensione divina della chiesa.
Negli altri tre gradi l'aumento del livello politico è direttamente proporzionale all'aumento della percentuale di giudizi negativi sul dover essere della chiesa e direttamente proporzionale alla diminuzione della percentuale di giovani che nei vari livelli ritengono che la chiesa sia di origine divina: ambedue poi sono direttamente proporzionali all'aumento della partecipazione politica.
A questo punto siamo in grado di rispondere agli interrogativi in precedenza introdotti.
- Anzitutto c'è da rilevare come i giovani dei diversi livelli di partecipazione politica si schierino in maniera differente rispetto alla dimensione umano-divina della chiesa.
In questo caso si riscopre quella contrapposizione già trovata in precedenza tra il livello di elevata partecipazione da una parte e tutti gli altri livelli dall'altra. Mentre la maggioranza relativa dei giovani di elevata partecipazione considera la chiesa una semplice istituzione umana, la grande maggioranza dei giovani degli altri livelli definisce la chiesa di origine divina.
- È inoltre necessario rispondere affermativamente alla seconda domanda che ci eravamo posti.
La diversa valutazione dell'origine della chiesa influisce nella descrizione del dover essere della chiesa stessa, sostenuta dai giovani dei diversi livelli politici.
Abbiamo notato che i gradi politici di partecipazione in cui è presente una percentuale più alta di giovani per i quali la chiesa è un'organizzazione umana, dimostrano un atteggiamento molto più negativo nella descrizione del dover essere della chiesa rispetto agli altri livelli politici per i quali la chiesa è in prevalenza una società umano-divina. In particolare la rilevazione fin qui fatta è valida per il raggruppamento «elevata» partecipazione politica.
Al terzo problema dobbiamo rispondere che in generale, come già abbiamo anticipato, non è molto alta la percentuale di giovani che negano completamente la chiesa come società, organizzazione, istituzione umana. A seconda dei diversi indicatori del dover essere della chiesa si evidenziano percentuali più o meno grandi di giovani che mettono l'accento sui giudizi negativi. E a questa tendenza presente in tutti i livelli, si affianca un'altra tendenza: sempre considerando da parte il grado «bassa» partecipazione politica che rivela la percentuale più bassa di giudizi negativi in quasi tutti gli indicatori considerati, si può affermare che aumentando il livello politico aumenta la percentuale di giovani che danno giudizi negativi riguardo ai rispettivi indicatori del dover essere della chiesa.
Aldilà di queste grandi tendenze c'è da notare però che il dissenso tocca anche punti elevati su alcune dimensioni del dover essere della chiesa, ma non è esteso in modo uniforme a tutti. Segno quindi che il rifiuto totale della chiesa come istituzione umana non è molto ampio e forse è riscontrabile nel suo valore massimo in quel 14-16% di giovani che nel grado «elevata» partecipazione definiscono falsi i compiti «umanizzanti» della chiesa.
Possiamo infatti dedurre, come già abbiamo anticipato a livello descrittivo, che il non volere che la chiesa abbia dei compiti umanizzanti corrisponda al non volere la chiesa, mentre non ci pare adeguata una tale analogia per quanto riguarda altri indicatori. Il dissentire sulla necessità che la gerarchia costituisca la chiesa o che questa supplisca a livello sociale non vuol ancora dire rifiutare totalmente il fenomeno chiesa.
La tavola che stiamo esaminando ci offre ancora la possibilità di ,fare alcune riflessioni conclusive che inquadrano in un orizzonte più ampio le impressioni qua e là emerse dall'incrocio dei singoli indicatori del dover essere della chiesa con la variabile indipendente.
* Tra tutti quanti i livelli politici il grado «bassa» partecipazione rivela la minor percentuale di giovani che aderisce ai giudizi negativi. In particolare tutti i giovani di questo livello sembrano accettare la chiesa come società. Nessuno infatti ritiene «falso» per la chiesa il compito di annunciare il vangelo.
Attorno al giudizio meno negativo degli altri livelli circa il dover essere della chiesa, questo grado di partecipazione presenta una discreta omogeneità. Pur nella disparità di vedute sui singoli aspetti del problema, i giovani che scelgono i giudizi negativi oscillano in un arco ristretto di valori percentuali. L'unica eccezione (la non necessità della gerarchia) non cancella questa impressione che ci conferma nella convinzione di trovarci dinanzi ad una maggioranza di giovani che da una posizione sostanzialmente favorevole alla chiesa affronta il problema di come essa dovrebbe essere.
* Un altro fenomeno di «omogeneità» è riscontrabile nel grado «elevata» partecipazione. Tra tutti quanti questo è il livello che presenta la percentuale più alta di giovani che in generale mettono l'accento sulla dimensione negativa dei vari indicatori del dover essere della chiesa.
Infatti una percentuale di giovani di questo livello che oscilla intorno al 30% rifiuta le diverse funzioni socio-istituzionali che la chiesa ha sempre compiuto nella società, anche se poi la percentuale di quelli che negano i compiti «umanizzanti» della chiesa è nettamente inferiore.
Nasce quindi l'impressione che parte dei giovani di questo livello, con la scelta della dimensione negativa presente in questi indicatori, voglia descrivere una chiesa in cui le dimensioni gerarchiche e istituzionali tradizionali non siano più presenti e che non si dedichi a compiti a lei non pertinenti.
* Oltre a questi due livelli che denotano un diverso grado di omogeneità, gli altri due livelli della partecipazione politica presentano in questo ambito negativo del dover essere della chiesa una distribuzione più varia.
Il livello medio rivela percentuali che ad eccezione della funzione di magistero si avvicinano abbastanza a quelle del raggruppamento elevato.
Il grado «nulla o molto bassa» partecipazione non presenta invece una percentuale molto alta di giovani che aderiscano alle modalità negative presenti nel dover essere della chiesa.
NOTE
[1] MARTINOTTI G., La partecipazione politica dei giovani, in Quaderni di Sociologia, 3/4, 1966, P. 371.