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    La maturazione affettiva /1



    Giuseppe Sovernigo

    (NPG 1975-04-51)

    Uno dei fattori che consente maggiormente ad ogni uomo di sentirsi autenticamente riuscito nella vita è la realizzazione delle sue capacità d'amare. C'è infatti in ogni persona una sete inestinguibile che la contraddistingue fin dall'inizio: il bisogno di amare e di essere amato, di proteggere e di essere protetto, di dominare e di essere dominato, ecc.
    E questo bisogno di base, identico e comune a tutti nelle sue esigenze di fondo, assume toni e gradualità diversi a seconda dell'età, stimola la persona a fare scelte più o meno adeguate, soprattutto è contrassegnato da alcune caratteristiche proprie di ciascuna fase dello sviluppo.
    Se queste caratteristiche per fattori svariati vengono a mancare in modo rilevante, la persona ne porta il segno come di una «bruciatura», non riesce a passare in modo sciolto e creativo alle successive fasi di sviluppo. Il suo cammino evolutivo resta frenato, talora pure deviato, nel suo dinamismo di crescita, incollato su un passato che può distorcere la relazione interpersonale, spesso rendendola molto insoddisfacente. E questo fatto normalmente riduce assai la gioia autentica di vivere, quella creatrice e inventiva. Infatti l'affettività è una dimensione della persona talmente essenziale e centrale che, fino a che la capacità d'amare non ha raggiunto un dato livello, non è matura nemmeno la persona. Questo bisogno di amare e di essere amato acquista una intensità e coloritura particolare durante l'adolescenza e la giovinezza.
    La giovinezza oggi si mostra spesso avida di sincerità, innamorata dell'assoluto, angosciata talvolta fino alla rivolta. Tutto non è sterile in questa rivolta. In essa infatti si possono discernere più appelli inquieti che rifiuti sistematici.
    La licenza sessuale cui alcuni si abbandonano non è prima di tutto un segno di disperazione? e le facilità che altri si accordano non sono una evasione?
    Il disordine della carne ha spesso la sua origine in un dramma dello spirito. Per le nuove generazioni oggi si accentua lo stacco tra lo sviluppo della sessualità e quello della personalità, con ovvie difficoltà per ricomporre l'unità interiore e rendere capaci effettivamente di amare in modo autentico, cioè di fare un dono di sé stabile e duraturo.
    Inoltre ogni adolescente o giovane confronta, prima delle scelte della vita impegnative e qualificanti, ciò che ha ricevuto sul piano affettivo dai genitori e dall'ambiente durante la sua infanzia e preadolescenza, sia quanto a modalità affettive che a significato, con quello che va gradualmente scoprendo, talora pure bruscamente, entro di sé e attorno a sé, nella società in cui si sente sollecitato a vivere come protagonista. Avviene un confronto serrato, implicito o esplicito, tra ciò che ha ricevuto più o meno passivamente durante i primi anni, le forze nuove che avverte in sé nel piano affettivo e psicosessuale e le proposte di significato per il suo bisogno e potere di amare che incontra sul suo cammino, proposte spesso contrastanti quanto ad orientamento.
    Da questo confronto e dalle scelte relative dipende l'accettazione così da farne parte viva di sé, l'emarginazione psicologica o il rifiuto di tanta parte del messaggio evangelico.
    Di qui sorge il problema: come evangelizzare questa età, seguendone il ritmo evolutivo? Quale strada seguire per realizzare una catechesi in situazione? Quali aspetti del messaggio cristiano occorre sottolineare per annunciare «la salvezza e la liberazione» all'adolescente e al giovane che stanno scoprendo e vivendo la loro vocazione all'amore, che sono alle prese con i problemi evolutivi della loro età?
    La pagine che seguono cercano di presentare alcune piste di ricerca, alcune linee psicopedagogiche per un valido inserimento della pastorale giovanile nel «vissuto» personale di ciascuno.
    Ciò che conta per l'operatore pastorale è impostare una azione educativa che parta dalla realtà giovanile così come le scienze umane oggi ce la presentano e «annunciare la salvezza, la buona notizia nel vivo del cammino giovanile», nel periodo in cui la personalità del giovane va costruendosi e definendosi nelle sue linee essenziali, «in un mondo, rileva Paolo VI, che tende ad esiliare l'uomo da se stesso, e a compromettere, insieme con la sua unità spirituale, l'unione con Dio.

    Prima parte:

    LA DIMENSIONE Dl FONDO: IMPARARE AD AMARE

    La storia dell'uomo, se la si osservasse, è la storia del suo bisogno e del suo potere di amare.
    Infatti moltissime sue scelte sono fatte in base a questo bisogno e facendo leva su questo potere. L'uomo sa per intuizione che è dalla parte dell'amore dato o ricevuto che stanno la gioia e la pienezza di vita.
    Questo bisogno è un potere liberatore ed ogni uomo è chiamato a sviluppare e ad orientare il suo potere di amare.
    È la sua vocazione universale. Nella diversità è lo stesso spirito che opera distribuendo i suoi doni a ciascuno in particolare come egli vuole.
    Questo orientamento e questo sviluppo prendono forma di apprendistato e si può dire che il senso della vita è «imparare ad amare».
    «Tutto il problema della vita, scrisse Cesare Pavese, è questo: come rompere la propria solitudine, come comunicare con gli altri?».
    Poiché «nessun uomo, fa osservare Tom Dooley, è così povero che non possa donare qualcosa ai suoi fratelli».
    Quello che varia da un individuo all'altro è:
    - ciò che si ama,
    - la maniera d'amare,
    - il ruolo svolto dal soggetto nel vivere l'amore,
    - l'intensità con cui uno ama.
    Un bambino di 3 anni, un adolescente di 15, un uomo di 30 anni, un anziano non amano allo stesso modo.
    Dalla psicologia genetica è chiaro che un bambino di 5 anni non è un uomo in miniatura di 25 anni.
    Il loro potere di amare è legato alla loro diversa psicologia e alla evoluzione della loro maturità. Per cui la maturazione psicologica è un aspetto dell'apprendistato dell'amore.
    Per gli adolescenti e giovani: l'apprendistato dell'amore deve aiutarli a scoprire:
    - ciò che è possibile amare,
    - ciò che bisogna imparare ad amare,
    - ciò che occorre fare per imparare ad amare.
    «Il mio sogno, fa presente Rodolfo di anni 18, è di avere qualcuno a cui si possa dire tutto; un amico cui si possa raccontare i propri guai e i propri segreti senza rischiare di essere preso in giro: un amico sicuro».
    L'apprendistato dell'amore è anche l'apprendistato della gioia. E la gioia dipende:
    - da ciò che ci si sforza di amare,
    - dalla capacità o meno di amare che sviluppiamo.
    Diventare adulti non significa più allora «fare come» questo o quell'adulto, ma raggiungere un livello di apprendistato, una capacità di dominarsi, di donarsi, ecc... che caratterizza un livello di maturità adulta. È diventare capaci di conoscersi meglio per accogliere e sviluppare in sé ciò che ci può permettere di amare meglio. È diventare progressivamente capaci di orientare tutto noi stessi e tutto ciò che abbiamo ricevuto, di valorizzare la nostra evoluzione nella direzione dell'apprendistato dell'amore.
    «Amarsi, osserva Saint Exupery, non è guardarsi in faccia l'uno l'altro ma guardare insieme nella stessa direzione». Occorre passare dall'io al noi, dall'essere con gli altri e mediante gli altri, all'esser per gli altri.

    Una concezione adeguata dell'uomo

    Alla base di ogni scelta umana e di ogni impegno educativo, c'è una precisa concezione della vita che si traduce in una determinata ideologia e in un determinato modo di concepire la persona umana nel suo essere, nel suo sviluppo e fine. Bisogna prendere coscienza di questo dato di fatto così carico di conseguenze. Nessuna scelta è neutra. Perciò occorre chiedersi:
    - chi vuoi diventare?
    - verso quale tipo di uomo ti stai orientando?
    - chi pensi che sia l'uomo e chi deve divenire per realizzarsi?
    un prodotto della società?
    un essere ad una sola dimensione?
    una espressione dell'inconscio?
    un essere dotato di intelligenza e libertà, chiamato a divenire sempre più libero?
    La risposta a questi interrogativi orienterà la scelta educativa propria e porterà a risultati diversi.
    Parlando da un punto di vista psicologico della evoluzione verso la affettività matura prospettiamo l'uomo come un insieme di tendenze variamente orientate, un miscuglio di bene e di male.
    Esiste in lui infatti una paradossale ambivalenza. Sono compresenti dimensioni contrastanti che si esprimono a volte in comportamenti che possono apparire bizzarri e non coerenti, tensioni costruttive e pulsioni distruttive, luci e ombre. Tuttavia afferma Karl Rogers, «l'uomo è un essere fondamentalmente costruttivo e degno di fiducia».
    La personalità umana matura rappresenta una «integrazione» di queste opposizioni attorno ad una tendenza prevalente. Essa non porta alla eliminazione del contrario, ma alla prevalenza e al dominio di una delle dimensioni sulle altre in una coesistenza più o meno stabile e pacifica.
    E queste dimensioni non vanno ridotte unicamente a ciò che è percepibile, registrabile con strumenti quantitativi. Esse si estendono a tutto l'uomo nel suo divenire fisico, psichico ed esistenziale. Non quindi una concezione riduzionista dell'uomo osservato unicamente dall'angolo di visuale del suo comportamento esterno, ma una concezione integrale, un modello d'uomo non entro un sistema di necessità conscia o inconscia, anche se in tanti settori la necessità interna e ambientale si farà sentire, ma un essere aperto il cui avvenire va costruito giorno dopo giorno partendo dalla realtà di base secondo un personale progetto di vita.
    Dal punto di vista affettivo si pongono perciò alcuni problemi:
    Come giungere a saper amare in modo da realizzare la propria vocazione di base? Qual è il significato dei sentimenti e delle pulsioni che provi così vivi a volte? Che cosa significano
    - le attrattive e le repulsioni che provi verso un coetaneo o una coetanea?
    - il tuo bisogno di amicizia?
    - l'ammirazione che senti per un adulto che apprezzi più di altri?
    Che cosa significa e comporta la tua sessualità per te e per gli altri?
    Che cosa fare della attrattiva che provi verso un ragazzo o una ragazza? A chi puoi o devi far dono di te, delle tue energie e forze?
    Quale significato dare al dono di te, e fino a dove deve giungere? Qual è la sorgente del tuo bisogno di amare e di essere amato? Gesù di Nazareth cosa ha da dirti e da proporti circa i tuoi affetti? Chi ti aiuterà a sviluppare il tuo bisogno di amare e di essere amato? La qualità della propria capacità d'amare dipende dal tipo di risposta vitale che di fatto si dà a questi interrogativi attraverso le varie scelte quotidiane.

    Precisazioni previe

    Per poter delineare il cammino della affettività verso la maturità è opportuno premettere una precisazione dei termini più usati. Ciò consentirà di avere una base scientifica comune cui riferirsi, al di là di particolari significati che questi termini possono assumere in un dato contesto ambientale.

    Genitalità

    È l'insieme di attrazioni e repulsioni verso gli altri, o altre, legato alla presenza e normale funzionamento degli organi genitali specifici del proprio sesso.
    È un aspetto della sessualità. Tutto quello che è genitale è sessuale, non viceversa. La sessualità può fare a meno della genitalità per lunghi periodi o anche per tutta la vita per virtù o per egoismo, come pure può abusarne.

    Sessualità

    La sessualità non è un quantitativo di energia, un modo di essere fisso, non è identità ad impulso sessuale, ad impulso generativo, ma è qualcosa di condizionato da alcuni fattori fondamentali: fattori neuropsichici, fattori percettivo-immaginativi, fattori esistenziali.
    La sessualità non è solo erotismo che porta all'emozione, genitalità che si limita solo all'aspetto fisiologico, sentimento che avvia all'amore. Questi sentimenti sono componenti della sessualità; ma è un insieme di elementi fisici, psichici e morali propri di un individuo che lo differenziano da altri individui dello stesso sesso e da quelli di sesso opposto.
    Elementi fisici: voce, labbra, barba, capelli, peso.
    Quegli psichici: gusti, attitudini, emozioni, intelligenza, volontà, sentimenti.
    Quelli morali: un certo tipo di sensibilità ai valori, un certo modo di porsi di fronte agli altri e alle cose (iniziativa, sicurezza, accoglienza), un certo modo di concepire la vita, ecc.
    Perciò sessualità dice «apertura»: niente piacere egoistico a sé stante; dice «tendenza all'altro»: aspetto sociale in vista della complementarietà. La sessualità proietta verso l'altro per donarsi, non per impadronirsene egoisticamente. Il celibe consacrato o meno, tiene a freno volontariamente la propria vita genitale, ma non rinuncia affatto alla propria sessualità. Essa investe le proprie relazioni interpersonali di una carica umana che permette una vasta e calorosa apertura sociale e una amorosa dedizione agli altri. Tutto il nostro corpo, sia nel complesso come nei dettagli, è contrassegnato dal sesso, di cui i genitali sono una parte. È chiaro dunque che l'uomo non esercita la sua sessualità solo quando esercita i genitali. Essa suppone sempre una partecipazione affettiva, spirituale, un dinamismo globale che interessa tutta la persona.
    La sessualità colora i sentimenti, pensieri, aspirazioni.
    Perciò la sessualità è:
    a) una caratteristica fondamentale della persona che investe anche biologicamente tutte le cellule dell'essere umano;
    b) è una caratteristica strutturale dell'essere umano che si rivela in un determinato comportamento, in determinate tendenze, un determinato modo di relazionarsi dell'uomo e della donna;
    c) è una caratteristica generale dell'essere umano che rappresenta un binario lungo il quale egli esiste cioè si rende presente alla realtà e agli altri;
    d) è il nostro modo di essere uomo o donna e di inserirsi nella società per stringere relazioni con gli altri e con Dio.
    Il comportamento (tendenza, impulso, affetto, sentimenti, ecc.) segue le caratteristiche dell'esistere sessuato. Tutto il comportamento umano è comportamento sessuato, risente di questa qualità fondamentale. Per comportamento va inteso quello manifesto e quello rimosso.

    Affettività

    Così Bleuler la definisce: «È la parte di noi stessi dove nasce e si sviluppa l'insieme dei legami di armonia e disarmonia, spesso inconsci, che ci fanno vibrare in accordo con l'universo delle persone e delle cose... provocando in ciascuno di noi stati di benessere, di euforia, o al contrario degli stati di malessere, di disforia che consentono una apertura di sé verso gli altri o al contrario un ripiegamento su di sé». In ogni essere umano c'è una storia di queste relazioni affettive. Questa storia segue le leggi che regolano il suo sviluppo. Strettamente connessi con l'affettività, spesso anzi sua manifestazione, sono alcune altre realtà psichiche che è opportuno precisare:

    * Emotività
    Può essere intesa come la risonanza personale dei fatti e persone incontrate, a livello psicologico, che fa avvertito il soggetto della positività o meno dell'ambiente interno o esterno in riferimento alla propria sicurezza, un sistema di allarme che consente al soggetto un positivo adattamento al reale.
    Manifestazione dell'emotività sono le emozioni e i sentimenti.

    a. Le emozioni
    Esse vengono definite come «reazioni immediate a livello psico-fisiologico dell'essere vivente ad una situazione che gli è favorevole o sfavorevole». Per gli psicanalisti esse sono espressioni dinamiche degli istinti e possono anche essere inconsce. Esse comprendono processi psicologici e fisiologici che modificano l'equilibrio affettivo e la condizione dei vari apparati organici con manifestazioni improvvise e rapide.

    b. I sentimenti
    Sono l'eco emotivo-affettivo a livello psicologico dei vari fatti e persone, reali o richiamati dalla memoria, con cui il soggetto viene a contatto, eco che esprime il grado di coinvolgimento dell'io.
    I sentimenti sono considerati come stati reattivi psichici capaci di risvegliare ricordi e rappresentazioni, di accentrare il pensiero sul soggetto stesso (timidezza, pudore, orgoglio, ecc.) o su altre persone (benevolenza, ammirazione, invidia, odio, ecc...).
    Quando tutta l'affettività di un individuo si concentra su un dato sentimento, assorbendo ogni attività, si ha la passione.
    I sentimenti rendono possibile all'uomo interiorizzare il mondo esterno, armonizzarsi con esso. Essi sono costruzioni psicologiche che ogni individuo sviluppa in rapporto alle emozioni subite.
    L'affettività infatti è una realtà complessa e pluridimensionale che comprende bisogni fondamentali quali:
    - il bisogno di amare e di essere amato
    - il bisogno di proteggere ed essere protetto
    - il bisogno di dominare e di essere dominato
    - il bisogno di essere accettati e accolti.
    Essa si manifesta in molteplici espressioni quali:
    - il contatto sociale
    - il rapporto con la realtà circostante
    - la relazione con l'altro sesso
    - la relazione con l'Assoluto.
    E questa realtà è soggetta a reazioni emozionali molto varie, interessa vari settori della personalità ed è animata dal passaggio:
    - da atteggiamenti di recettività e di egocentrismo ad atteggiamenti di donazione,
    - dal desiderio di ricevere tenerezza alla situazione di donarla,
    - dal bisogno di protezione alla volontà di proteggere,
    - dalla tendenza alla sottomissione al desiderio di dominare,
    - dal bisogno di dipendenza alla ricerca di autonomia,
    - dal principio del piacere alla volontà ascetica di sacrificarsi per gli altri,
    - dalla propria autosoddisfazione al dominio della medesima in funzione di una situazione personale meno egocentrica.

    Castità

    È un modo di vivere la sessualità (e particolarmente le relative tendenze) che integra in un dinamismo progressivo tutti gli aspetti della personalità in relazione con qualcuno per essere capaci di amare e di essere amati, è una certa maniera sessuata di essere in relazione con qualcuno.

    a) La castità nella nostra esigenza e potenzialità d'amore.
    Non è
    - rifiuto della sessualità considerata come peccato,
    - repressione della sessualità,
    - un fatto fisiologico,
    - anestesia che respinge ogni cosciente espressione del desiderio. Non è il solo modo possibile di vivere la sessualità.
    Ma è
    - un modo per amare ed essere amato, un trattare l'altro da persona nel pensiero, nel desiderio, nell'ordine. Non farlo oggetto, preda e strumento dei propri istinti,
    - una opzione, la scelta di un certo modo di vivere la sessualità e le relative tendenze,
    - una dimensione esistenziale.

    b) La castità nella sua dinamica interna.
    Non è
    - uno stato ben delineato ed identico per tutti nel quale ci si limita a fare ciò che è permesso ed evitare ciò che è proibito,
    - monopolio dello stato di vita consacrato; c'è infatti una castità nel matrimonio, come ce n'è una nel celibato consacrato e in quello volontario,
    - legata a priori alla presenza o meno di una relazione carnale, ma piuttosto al senso che assume questo atto nella ricerca dell'amore.
    Ma è
    - una ricerca, una tensione verso lo scopo che ci si prefigge, una dimensione di ogni uomo, autenticamente tale, anche se per strade diverse è vissuta in modi diversi,
    - è un modo radicale di darsi a qualcuno (il tuo prossimo) fino al proprio io più profondo.
    Si tratta di integrare progressivamente, nell'apprendistato dell'amore, tutti gli aspetti di una personalità sessuata in occasione delle relazioni che si vengono ad avere con gli altri.
    Il significato della castità è intimamente legato all'intenzione di imparare ad amare veramente e di scegliere in questa ricerca un mezzo piuttosto di un altro per vivere la sessualità e le sue tendenze.
    È però necessario che ci sia una scelta. La castità comporta sempre un sacrificio, una morte all'egoismo in vista dell'amore personale.

    Un dato di fatto psicologico

    Ogni persona sul piano emotivo-affettivo è incompleta, manca di qualcosa che le è essenziale

    Ne danno prova
    - la percezione del limite di fronte alla realtà
    - il bisogno di compagnia...
    - il timore della solitudine...
    - la ricerca di qualcuno che ti ascolta...
    - la sicurezza che proviene dall'essere assieme, dall'essere nel gruppo, parte viva di un tutto
    - l'attrattiva sessuale nelle varie dimensioni
    - il bisogno di essere amati, protetti, dominati, accettati.
    «Avrei tanto voluto trascorrere le feste lontano da tutti e da qualsiasi carosello di luci per ritrovare me stesso, ma non è stato così. Sono stato costretto a fare auguri controvoglia, a stringere mani che mi irritano, a fingere di sorridere e di essere felice. Immagino già l'amarezza e il vuoto di dopo le feste, la mole di lavoro di fine anno, il bilancio aziendale un po' deludente, ma in particolare il mio fallimento personale.
    Una vita che non mi soddisfa affatto; il pessimismo che mi accompagna ovunque, in particolare modo quando mi sento e mi trovo solo; l'incapacità di afferrare la bellezza della vita e di abbandonarmi ai momenti di sereno; la contraddizione dei miei slanci per una nuova idea e l'inevitabile delusione per l'incapacità di portarla a termine.
    Se penso al perché della mia infelicità, quando molti altri hanno più diritto di me di esserlo, allora mi sento ancora più infelice.
    In fondo i miei motivi sono mille e nessuno. Forse si tratta di indirizzare il mio amore verso il giusto; probabilmente devo ancora imparare ad amare», così scrive Giovanni di 22 anni.
    «L'uomo è solo, gli fa osservare un amico, continuamente, terribilmente solo, finché non coglie la sua dimensione più vera: quella di essere fatto per amare. La tristezza è una condizione dell'uomo, un'espressione insopprimibile del suo limite.
    Lavori per anni e non concludi, oppure concludi e magari ti senti sporco. Non sai mai se il successo lo devi a te stesso o alla fortuna. Spesso la tristezza comprende anche l'amarezza che viene dalla delusione, dalla ingenerosità, dalla cattiva interpretazione degli altri.
    La tristezza, tutto sommato, siamo noi che avvertiamo di aver bisogno di tutto, anche quando abbiamo tutto. Allora forse ci basta un confronto per superare il momento critico. Ma se nemmeno questo ci aiuta, allora vuol dire che stiamo trasformando la tristezza in fallimento, in mancanza di coraggio, in desiderio, di abbandono. Stiamo diventando autonomi, ci manca il carburante interiore, ci manca la fede che è il frutto e insieme la più grande ragione dell'amore.
    La vera dimensione d'amore che può aiutarci a vivere è essere disponibili per tutto ciò che è buono».
    L'adolescente avverte in modo acuto questa incompletezza di fondo a vari livelli (come in seguito l'adulto e l'anziano avvertiranno l'incompiutezza della loro vita) quando maturano in lui, talora in modo prepotente, le forze nuove della genitalità e quando la risonanza emotivo-affettiva dei vari fatti della vita gli fa percepire un valore inedito nelle varie persone con cui si incontra. È allora che va scoprendo, talora in modo brusco, realtà nuove della vita, gli si aprono davanti orizzonti imprevisti, possibilità insospettate.

    Ogni persona poi scopre di essere complementare di altre persone

    Infatti ognuno porta con sé doni, capacità (intelligenza, volontà, sensibilità, creatività, accoglienza, energie varie), modi di essere che hanno senso solo se si fanno complementari, se entrano a far parte di un altro, se vengono messi assieme ai doni di altri così da raggiungere un unum, un tutto, qualcosa di nuovo e di originale.
    «La mia ragazza, rileva Fiorenzo di 20 anni; ci siamo lasciati per due mesi e in luglio sono ritornato assieme. Ora le voglio bene, ma non si immagina quanto sacrificio mi costa amarla. Quest'estate lontano da lei, con l'atmosfera che noi giovani sentiamo in questo periodo, le sono sempre stato fedele e non lo facevo per costrizione, ma per spontanea volontà. Sapevo quanto è importante per lei e per me il nostro amore. Si può dire che sono letteralmente cambiato: non bevo, non mi "autodistruggo", non mi autosoddisfo. Insomma cose da pazzi. Non l'avrei mai immaginato. Anche i rapporti con Dio si sono rafforzati e sento il bisogno del suo aiuto soprattutto in questo nostro problema.
    C'è una cosa però che mi fa soffrire. Io fin d'ora ho conosciuto solo cotte, due o tre, e credevo di amare, ero contento in ogni momento della giornata. Mi sono trovato improvvisamente a voler bene nel vero senso della parola, ma soffro moltissimo per l'incertezza che mi assilla continuamente. L'amo o non l'amo? So di amarla. Per amarla cerco costantemente un equilibrio fisico e affettivo che a dire il vero non so in che cosa consista. Sono sempre stato coerente con lei... Mi sono accorto che è difficile amare e mi sono accorto ancora quanto ero bambino quando non sapevo amare perché non avevo la pazienza di aspettare e la forza di dare a lei quello che mi chiedeva... Mi sacrifico, ma i valori della mia vita sono tornati a galla».
    Conferma della complementarietà di ogni persona sono questi interrogativi:
    - l'esser belli: per chi?
    - il riuscire: per chi?
    - il costruire, l'inventare qualcosa: per chi?
    - le differenze sessuali, fisiche, psichiche, spirituali...
    - il bisogno di amore, di proteggere, di dominare, di far felice qualcuno. Quale è il loro significato?
    L'uomo e la donna uguali nel loro essere persone umane, vivono e devono vivere questo loro essere persone umane a loro modo, secondo la loro coloritura e angolatura propria.
    Conseguenza: la realizzazione piena della persona, si ha solo quando si raggiunge la completezza. E tale completezza si ha nel dono di sé ad un altro, un dono dato e accolto. Dicevamo che «la storia dell'uomo è la storia del suo bisogno e della necessità di amare».
    Ne sono conferma:
    - il senso di vita piena
    - di gioia, di felicità
    - di impegno per la vita
    - di creatività
    presenti in chi ama autenticamente.
    «La sorgente della gioia, osserva Alain, è dentro, ne convengo, e non c'è nulla di più contristante quanto vedere delle persone scontente di sé e di tutto, che si stuzzicano a vicenda per farsi ridere. Ma pure dobbiamo dire che l'uomo contento, se è solo, ben presto dimentica di essere contento. Tutta la sua gioia in breve si assopisce. Ed egli raggiunge una specie di stupidità e quasi di insensibilità. Il sentimento interiore ha bisogno di espandersi fuori. È dunque necessaria una specie di spinta per risvegliare la gioia.
    Finché si è soli, non si può essere se stessi. Certi moralisti dicono che amore è dimenticarsi, opinione troppo semplicistica. È vero il contrario. Più usciamo da noi stessi e più diveniamo noi stessi, meglio ci sentiamo vivere».
    Perciò la piena realizzazione della persona si ha solo quando uno interscambia i suoi doni, il suo stesso essere con altre persone su tutti i vari piani.
    Un uomo è psicologicamente maturo, secondo Freud, «quando sa amare e lavorare con gioia».
    «Nessun uomo è un'isola», osserva Thomas Merton. «L'intenso impegno però, scrive Lino di 19 anni, non l'ho rivolto solo allo studio, ma come ho sempre fatto da dicembre continuo a cercare di risolvere i problemi che, a dire il vero, ho la sensazione aumentino sempre di più riguardo a ciò che provo per la mia ragazza. L'aspetto fede è abbastanza normale e in esso ripongo gran parte di me stesso. Continuo sempre a leggere qualcosa di utile. Ora sto terminando "Cerchiamo Colui che ci cerca". Lo ritengo necessario e indispensabile».

    Modalità del dono di sé

    Sono due le modalità di fondo, cui si possono ricondurre le varie forme di vita, autenticamente valide da un punto di vista affettivo:

    L'integrazione affettiva tramite un partner eterosessuale

    La incompiutezza affettiva propria di ogni essere umano viene superata attraverso la complementarietà uomo-donna mediante un incontro a tutti i livelli. Quest'incontro nella misura in cui è autentico consente a ciascuno dei partner di realizzare la pienezza di sé e di essere aperto alla vita.
    «Il Creatore, replicò Gesù ai farisei che lo avevano interrogato, da principio li creò maschio e femmina... Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola. Così che non sono più due ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi» (Mt 19,46). Infatti nel progetto iniziale che Gesù riprende Dio aveva detto: «Non è bene che l'uomo sia solo. Gli voglio fare un aiuto che gli sia simile» (Gen 2,18). La compiutezza è data da quell'«aiuto» che non è un mezzo, ma una complementarietà, un altro «se stesso» eppure diverso, senza il quale l'uomo soffre di solitudine, avverte il non senso della vita.
    Paolo di Tarso chiama il matrimonio dei credenti «un mistero grande in rapporto a Cristo e alla Chiesa». E mistero significa una realtà velata, non ancora del tutto palese, ma una realtà.
    Perciò il dono di sé viene fatto:
    - alla propria donna o uomo
    - alla propria famiglia
    - indirettamente alla comunità umana.
    Ciò che è decisivo per questa modalità del dono di sé sono:
    - le qualità concrete del dono di sé, qualità della intelligenza, volontà, sensibilità, laboriosità, creatività, ecc.
    - le motivazioni che lo ispirano
    - le finalità che lo orientano e nutrono.
    A volte ci sono persone che ritengono imprudentemente che la loro felicità sia assicurata principalmente da ciò che esse sono. Essa invece dipende soprattutto da ciò che esse divengono l'una per l'altra.
    Talvolta esse vorrebbero possedere l'altro fino al suo mistero che solo Dio conosce; altre volte esse si rifugiano in una mediocrità quotidiana che maschera ogni mistero.
    Nessuno di questi due atteggiamenti permette di accogliere con saggezza e riconoscenza in un amore umano il dono autentico dell'altro.

    L'integrazione affettiva celibataria

    In questa seconda modalità la incompletezza affettiva della persona viene colmata tramite il dono di sé:
    - alla comunità umana nelle sue varie forme
    - ad un Valore Assoluto che dà significato alla propria vita.
    Questo valore assoluto può essere:
    - l'Assoluto trascendente, il Dio delle varie religioni che chiama alcune persone ad una particolare intimità con Lui per concretizzare un dono di sé ai fratelli tutto particolare. Si tratta sempre del dono di sé ad una Persona. Ciò è possibile solo in una visione religiosa della vita.
    Quello che una persona consacrata fa per gli altri prende o deve prendere valore, vita, efficacia, colore umano dall'intimità con Dio, quindi da un rapporto costante di amore, di dialogo, di interscambio esistenziale e vitale con lui. Al centro della vita personale e apostolica deve esserci un motivo religioso;
    - l'assoluto di sostituzione, uno dei vari valori umani assolutizzati come il partito, la classe operaia, l'arte, la cultura, il servizio sociale nelle sue varie forme. Si tratta di un valore assolutizzato e in qualche modo personalizzato, ipostatizzato.
    Questa forma di integrazione affettiva normalmente comporta:
    - da un lato la rinuncia all'esercizio della genitalità,
    - dall'altro la capacità di stabilire relazioni sessuate come espressione della propria raggiunta identità sessuale.
    La motivazione che la sostiene va:
    - dal celibato consacrato «per il Regno dei cieli» oppure assunto come valore in quanto dato di fatto della vita,
    - al celibato vissuto al servizio di una causa ritenuta «vitale per sé» e altamente significante.
    Ciò che è decisivo per questa forma di dono di sé, ciò che le dà significato sono:
    - il valore al cui servizio ci si pone,
    - l'autenticità e la totalità del dono di sé,
    - la fedeltà nel tempo.

    Verifica
    Che posto diamo noi alla sessualità nelle nostre relazioni interpersonali?
    Siamo coscienti della maniera in cui essa si esprime nelle nostre simpatie, antipatie, nella nostra aggressività, nelle nostre passioni, gioie e scoraggiamenti? La pedagogia morale seguita è una pedagogia della Legge o una pedagogia dell'Amore?
    Il rigore di certi genitori ed educatori in materia sessuale non è forse segno di severità nei confronti dei loro istinti?
    Non sono molti gli intolleranti di fronte ai difetti di cui soffrono essi stessi? D'altro canto il lassismo dinanzi alla sessualità non è una richiesta di comprensione nei confronti dei propri istinti?
    Non siamo soprattutto aggressivi nei giudizi là dove noi stessi siamo in causa?

    Una esigenza di base
    Qualunque sia stato alla sua origine, l'amore chiede, per approfondirsi e molto spesso per mantenersi, un certo compimento del cuore e della volontà. Esso deve divenire adulto.
    Sia il matrimonio che il celibato evangelico esigono la maturità affettiva. Una delle sue condizioni essenziali è di prendersi, di volersi uomo o donna, così come Dio ci ha creati e così come noi ne siamo segnati in tutto il nostro essere. Vi è amore in pienezza solo se esso è deliberatamente quello dell'uomo o della donna che noi siamo.
    La storia di tanti matrimoni falliti, come pure di vite consacrate venute meno, è spesso la storia di uomini mancati, storia di personalità non unificate, non integrate, nelle quali invano si cercherebbe l'uomo maturo ed equilibrato.

    Autenticità e dono di sé

    Perché il dono di sé sia autenticamente umano, cioè su misura dell'uomo integrale, deve gradualmente giungere ad essere:
    - un dono unico e completo,
    - un dono stabile, duraturo,
    - un dono reale; si traduce nei fatti,
    - un dono da persona a persona, non si amano le cose. delle cose ci si serve,
    - un dono aperto e rinnovato, senza pentimenti,
    - un dono orientato e sostenuto da un significato valido proveniente da valori cui si ispira,
    - un dono fecondo.
    Saranno l'età, le persone, le condizioni di vita che determineranno la qualità prevalente.

    Teoria dell'amore

    1. L'amore è un potere dell'uomo: pur essendo orientato verso l'unione (c'è infatti in esso la necessità di unirci ad un altro), permette all'individuo di essere se stesso e mantenersi nella sua integrità ed individualità.
    2. L'amore è qualcosa di attivo: questa attività è percepita attraverso la luce di questa idea: dare.
    Però si tratta di un dare che non è principalmente rinuncia o sacrificio. Dare non è impoverirsi.
    Dare è la più alta espressione di potere. Nello stesso dare faccio esperienza della mia forza, della mia ricchezza, della mia capacità, del mio potere. Dare genera più felicità che il ricevere. Nell'azione del dare c'è l'espressione della propria vitalità.
    3. Oltre che nel dare il carattere attivo dell'amore si evidenzia anche nel fatto che l'amore implica certi elementi basilari. Il vero amore infatti implica cura, responsabilità rispetto e conoscenza.
    Cura vuol dire preoccupazione attiva per la vita e la crescita di ciò che amiamo, «mobilitazione di tutte le proprie risorse per rendere felici gli altri» (Marchand). Responsabilità vuol dire esser pronti a rispondere ai bisogni psichici dell'altra persona .
    Rispetto: comporta che il senso di responsabilità non sconfini nel dominio degli altri. Rispetto comporta vedere la persona come è, prendere coscienza della sua individualità unica, preoccuparsi perché l'altro cresca e si sviluppi così come è. La conoscenza dell'altro non si ferma alla periferia, ma penetra fino nel fondo.
    4. L'amore personale è un aspetto dell'amore universale: su questa necessità universale ed esistenziale dell'amore si innesta una necessità più specifica di ordine biologico: il desiderio di unione tra due poli, maschile e femminile.


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