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    La maturazione affettiva /2



    Giuseppe Sovernigo

    (NPG 1975-05-48)

    Continuiamo la presentazione di uno strumento di riflessione e di confronto, destinato soprattutto all'educatore (anche se in molti passaggi è leggibile direttamente dal giovane), per il suo servizio di «stimolo alla maturazione affettiva giovanile», La lunga introduzione riportata nell'intervento precedente ha sottolineato il significato e le caratteristiche del sussidio. Questo secondo intervento delinea gli obiettivi della maturità affettiva, nelle sue componenti psicosessuali e emotivo-affettive.

    Seconda parte

    IL DIVENIRE DELL'AFFETTlVlTÀ

    Obiettivi della maturazione affettiva

    Ma come si arriva alla capacità di fare del dono di sé un dono personale, un autentico interscambio da persona a persona? Quali tappe occorre percorrere e quali ostacoli è necessario superare per giungere ad una sufficiente maturazione affettiva? Per giungere ad una normale capacità di dono di sé, occorre aver raggiunto questi obiettivi nella capacità d'amare:

    * La maturità genitale
    Si ha alla fine della pubertà allorché gli organi genitali acquistano i caratteri propri dell'adulto. La maturità genitale consente il rapporto sessuale completo e la procreazione. Essa è condizionata da molteplici fattori personali, ambientali, sociali, familiari, razziali, geografici. Comporta l'attrattiva e il piacere venereo o genitale.

    * La maturità psicosessuale
    Consiste nella normale attrattiva eterosessuale.
    Normalmente essa inizia nella adolescenza sospingendo i soggetti di ambo i sessi a incontrarsi e ad intessere relazioni sul piano di vita di gruppo e dell'amicizia al fine di conoscersi, di apprezzarsi, stimarsi e collaborare. Comporta un certo sentire e reagire di fronte a vari fatti secondo una specifica sensibilità, quella dell'uomo e quella della donna. Il contenuto di questi modi di reagire varia da una cultura all'altra.

    * La maturità affettiva
    Si riferisce alla raggiunta capacità di dono di sé all'altro. Implica «elettività nell'oblatività». Questa capacità del dono di sé è indispensabile per qualunque tipo di scelta (matrimonio - celibato).
    Qualunque strada una persona percorra, deve essere in grado di disporre di sé completamente e liberamente, se vuole che la sua scelta sia fonte di gioia e di equilibrio e di vita.
    L'altro, il partner affettivo oppure il collaboratore o l'amico, sono considerati come «un centro caldo di interesse», una sorgente di vita da alimentare e accrescere con il proprio dono e cui attingere:
    - per autorealizzarsi,
    - per costruire qualcosa di nuovo secondo le attese positive dell'ambiente,
    - per dare origine a nuova vita a vario livello,
    - e non come uno strumento da mettere a proprio servizio, un mezzo di cui servirsi a capriccio, un oggetto da sessualizzare con i propri desideri.
    NB.: la maturità affettiva non è mai una meta definitiva, ma un processo in corso che si manifesta con un comportamento capace di adattarsi nelle varie occasioni in modo costruttivo.
    È preferibile perciò parlare di maturazione affettiva, anziché di maturità.

    La maturazione affettiva comporta:
    - affetto, simpatia, stima, gioia, amore,
    - accettazione di sé e degli altri nella diversità e con i limiti di ognuno nel rispetto delle aspirazioni di tutti,
    - sicurezza interiore di fronte alle varie situazioni della vita,
    - possibilità effettiva del dono di sé. Sintomo chiaro della presenza della maturazione affettiva è l'accettazione e la disciplina della propria sessualità senza bisogno compulsivo della genitalità.
    A questi tre obiettivi, soprattutto alla affettività oblativa, si giunge attraverso una duplice via:
    - una normale evoluzione della capacità di relazione con l'altro,
    - una sessualità integrata nell'affettività.
    Precisiamo gli elementi essenziali di queste due vie. Nella vita concreta essi sono evidentemente vissuti lungo un continuare ininterrotto contrassegnato a seconda dei momenti delle caratteristiche proprie di ogni fase.

    Le forze vive dell'affettività

    Si parla della affettività umana come della capacità che ha ogni essere normale di «simpatizzare» in un grado più o meno grande con l'insieme dell'universo, cioè di entrare in una certa consonanza interiore, positiva o negativa, con persone o cose cui si sente unito da un complesso di relazioni che non sono dell'ordine della ragione, e di sperimentare come conseguenza, sensazioni molto profonde di benessere o di malessere che giungono a formare la base inconscia della sua condotta generale.
    Lo psicologo costata che in noi agiscono due forze: l'egocentrismo, l'allocentrismo.
    L'affettività infatti segue prevalentemente queste due direzioni:
    - Può essere captativa, cioè di tipo egocentrico; vi prevalgono la propria soddisfazione e la ricerca di compensazione in ciò che si fa per gli altri; oppure si agisce solamente con coloro con i quali ci si sente emozionalmente uniti, per cui si ricerca se stessi.
    - Un momento intermedio: tappa idolocentrica. In questo periodo dominano l'ammirazione e la identificazione con un modello di comportamento fuori di se stessi, però sempre riferito alla propria strutturazione.
    Questa è una tappa di passaggio, tipica dell'adolescenza.
    - Può essere oblativa, cioè di tipo allocentrico. L'affettività in questa tappa è orientata verso la soddisfazione degli altri. Domina nell'individuo «una disposizione di apertura verso gli altri, un amore sentito come la mobilitazione di tutte le proprie forze per far felici gli altri».
    Quando uno ha raggiunto la tappa della affettività oblativa, ha già raggiunto, orientato e sviluppato in forma adeguata la sua capacità di amare.
    «In questa capacità d'amare, e nella necessità d'amare che vi è supposta, sta la vera storia dell'uomo».

    Bisogna tener presenti tre rilievi:

    A. Il passaggio dalla affettività captativa alla affettività oblativa non avviene per sostituzione, ma per aggiunta. Non è che l'aspetto egocentrico scompaia per lasciar posto all'aspetto oblativo.
    Questo secondo aspetto si aggiunge al primo che continua a sussistere così che essi coesistono in un individuo normale.
    Le pulsioni, cioè le spinte energetiche interne che erano più appariscenti in tappe ormai superate, continuano ad avere un influsso oscuro e nascosto.
    Tutti perciò siamo oblativi e captativi, tutti abbiamo bisogno di ricevere e di dare tenerezza.

    Conseguenze pratiche:
    * Ci possono essere sorprese nella propria affettività. Infatti l'affettività captativa che non è ancora scomparsa del tutto, ma va diminuendo a poco a poco, a volte presenta esigenze che, se assecondate, costituiscono un ritorno a stadi più immaturi.
    «Come ti dicevo a voce, fa sapere Dario di 20 anni, impiegato, ho molto bisogno di Anna. In questo periodo vorrei averla sempre vicina. Purtroppo ciò ora non è possibile. Anna ora è molto impegnata. Studia e lavora. Francamente non sono d'accordo sulla utilità dello studio e poi perché mi sento trascurato. Capisco che lei non lo fa per dispetto però sono tentato di "esigere" un comportamento diverso per averla più vicina a me. A volte mi sembra di essere un bambino. Spesso mi sembra di essere diverso dagli altri, di avere qualcosa in meno poiché non mi riesce di essere tranquillo. Penso sempre al domani e mi sento perduto. Ti ricordi che spesso ti dicevo di aver paura del domani? Ora ce l'ho più di allora. È un pensiero fisso perché mi sembra di non avere "i numeri" per poter affrontare la vita. Talora affiora in me un senso di autosufficienza; mi sembra di poter fare tante cose, però subito avverto un non so che, un "blocco" che mi fa avere tanta paura. Mi sento solo e spesso non riesco a comunicare con gli altri. Con i miei amici ho instaurato un buon rapporto ma non so se sia valido. Vorrei dare, ma sento tanto bisogno di avere. Ritornando ad Anna talvolta penso di non amarla, di non stimarla. Forse rimango con lei perché non ne ho altre, perché ho bisogno di lei. Vero è che quando la vedo ho sempre voglia di stringerla, di baciarla, di guardarla. Cosa significa tutto questo?».
    A volte l'affettività captativa può presentare esigenze legittime che è necessario prendere in considerazione, senza rigettarle compulsivamente.
    * Il completo sviluppo della personalità non consiste nella sostituzione delle tendenze captative da parte delle tendenze oblative, ma nella somma dei due tipi di tendenze, facendo prevalere in modo abituale la oblatività.
    Perciò, l'oblatività non può esistere da sola in un atteggiamento di repressione delle proprie esigenze affettivo-captative che continuano ad operare in un uomo normale.
    La persona umana deve avere e dimostrare rispetto per se stessa. C'è una difesa, una stima, un amore e un servizio della propria persona che non solo sono giustificati, ma sono esigiti dalla psicologia e dalla morale.
    «Amerai il tuo prossimo come te stesso».
    C'è «un sano amore» di sé da cui non si può prescindere.
    * Tutti gli esseri umani hanno una certa misura di narcisismo. In tutti c'è una carica di egocentrismo. Però la proporzione di questo può essere tanto debole che non disurba le normali relazioni con gli altri. Solo una preponderanza esagerata e maggioritaria di captatività impedisce la maturità.

    B. Questa affettività captativa si trova come «addormentata e coperta» quando è più forte l'affettività oblativa. Ciò è normale. Perciò bisogna fare attenzione ai vari tipi di capacità di amare.
    C'è a volte il pericolo di credere che si ha una affettività molto oblativa quando in realtà, anche negli stessi atteggiamenti che sembrano la risultanza di una affettività matura, esiste una ricerca egoistica di se stessi.
    * In molti soggetti apparentemente generosi e molto oblativi c'è con frequenza un modo di agire che rivela che in realtà è la propria persona il centro del proprio interesse.
    I «labili affettivi» normalmente offrono agli altri qualcosa che fa piacere a loro stessi.
    Al contrario gli «adattati affettivi» offrono di solito ciò che fa piacere al destinatario.
    * Capita spesso che la ricerca narcisistica del piacere in se stesso non viene superata o che, dopo un periodo di superamento, appaiono stadi regressivi di rifugio o di ritorno al proprio corpo.
    In questa regressione giocano una parte determinante due fattori:
    - l'ambiente in cui si vive
    Particolari situazioni esterne che creano sentimenti di dispiacere o di frustrazione, favoriscono una accentuazione del narcisismo esistente o una vera regressione ad un narcisismo che ormai appariva superato.
    - le forze costruttive o meno dell'io
    In fondo il fatto che la personalità progredisca verso forme di maggior maturità o si situi a livelli statici di carattere immaturo dipende dalla forza che avrà acquisito quel nucleo della personalità che chiamiamo «io».
    In realtà nella formazione di questo nucleo hanno avuto importanza gli influssi dell'ambiente, soprattutto dell'ambiente umano primigenio di contatto con le figure parentali.
    Ora, l'io forte, capace di affrontare le incognite della vita adulta, rinuncia gradatamente all'orientamento narcisistico e si orienta verso una relazione sociale autentica ed integrata.
    L'io debole, invece, non può abbandonarlo perché gli verrebbe a mancare la protezione necessaria contro i rischi della vita. Di qui la necessità di un rapporto educativo che si svolga in un clima di accettazione e di affetto che dia sicurezza, elemento indispensabile per l'acquisizione di un io forte capace di affrontare la vita e di superare le tappe narcisistiche che lasciano la personalità incompleta e immatura.

    C. La capacità d'amare, cioè l'oblatività, non è un frutto maturo dello sviluppo umano che giunge spontaneamente ed automaticamente quando si giunge ad una certa età, o ad un certo stadio della propria esistenza e cultura.
    Perciò occorre «imparare ad amare».
    «L'amore, dice Fromm, è un'arte come il vivere. Se vogliamo imparare ad amare, dobbiamo procedere nello stesso modo come quando si tratta di imparare qualunque altra arte».
    Orbene quali sono questi passi da fare?

    Tappe dell'incontro eterosessuale

    La risposta affettiva matura, che segna la fine dell'adolescenza, consente un decentramento verso l'amore oblativo soltanto in chi ha percorso le tappe precedenti dello sviluppo affettivo. Queste tappe non vanno ovviamente concepite come una successione rigida, ma come un continuum in evoluzione con un ritmo contraddistinto da avanzamenti, ristagni, involuzioni.

    Queste sono le principali:
    * Identificazione simbiotica tra il bambino e la madre in un «rapporto fusionale». Dal normale svolgimento di questa «relazione duale» iniziale dipende l'avviarsi o meno di quel senso di fiducia in sé e negli altri, di positività di fronte alla vita nonostante tutto, che accompagneranno ogni persona lungo tutta l 'esistenza.
    * Centramento su un nucleo proprio di autonomia affettiva per il bambino e il fanciullo. A poco a poco prende corpo nel soggetto la capacità di essere «un piccolo centro di interscambio affettivo», di tenerezza, protezione e fiducia ricevute e offerte attraverso il vario articolarsi delle relazioni stabilite con le persone significative e, mediante queste, con una cerchia sempre più vasta e varia di persone. Questa autonomia si manifesterà mediante una rottura psicologica progressiva dei legami di dipendenza del ragazzo dai genitori e dai sostituti parentali.
    * Ricerca più o meno narcisistica della propria identità rispecchiata nell'altro e rassicuramento di sé.
    È la tappa del narcisismo secondario, della fase autoerotica. Per le ragazze: 11-14 anni. Per i ragazzi: 13-16 anni.
    Questo momento è segnalato da vari atteggiamenti centrati su di sé: cura del corpo, cura del modo di fare, giudicare e valutare in base alla risposta gratificatoria o meno nei propri riguardi.
    * Fase «dell'attrattiva sessuale indifferenziata» oppure stadio istintivo puro.
    Interessa e incuriosisce tutto ciò che si riferisce all'altro sesso. L'attrattività è sostenuta talora da slanci di idealità pura, altre volte da attrazioni sessuali.
    «Vedi, fa sapere Carlo, i problemi sentimentali, affettivi, che hanno i miei coetanei, non li ho e di questo ne soffro molto. Essi possono andar assieme alle ragazze e volersi bene. Ti dico che tutto questo per me resta nient'altro che un sogno da fantasticare. Quante volte penso di voler bene ad una ragazza, consolarmi, consolarla, volerci bene insomma, ma seriamente. Per me è proprio un sogno. Io invidio proprio i ragazzi della mia età. Sono molto più fortunati di me... Ti dico una cosa che ti farà ridere. Io mi faccio bello, sono spesso ricercato nel vestire per farmi vedere dalle ragazze. Forse sarà una assurdità, ma ne posso io se ho questi sentimenti? A volte vorrei parlare con qualche ragazza, dirle anche delle cose insensate; ma solo parlarle mi sentirei più fiero. Questi stati d'animo rimangono sempre in me, dalla mattina alla sera, mi torturano, mi fanno vergognare e piangere... E pensare che vorrei essere anch'io un importantissimo quindicenne. Ecco tutto ciò che da molti giorni mi tortura».
    Questa fase è propria dell'adolescente (e di chi è rimasto psicologicamente tale) che comincia a scoprire la donna, e la considera solo o prevalentemente come un essere carnale oggetto di piacere, quasi unicamente un «apparato genitale» oppure se la costruisce fantasticamente.
    «lo poi, scrive Gabriele di 21 anni, universitario, sono veramente "ossessionato" dalle altre ragazze. È sufficiente che ne veda una perché non riesca a fare a meno di seguirla con lo sguardo fino a che non si perde all'orizzonte. Se poi una la vedo due o tre volte, comincio già ad innamorarmene (beninteso quelle che rientrano nel mio tipo). Il corpo femminile mi fa addirittura impazzire. Tutto questo cosa significa?».
    * Fase della «preferenza per un tipo particolare» di uomo o di donna. Per le ragazze: 15-17 anni circa. Per i ragazzi: 16-18 anni circa.
    Tra le varie possibilità offerte dall'altro sesso, emergono alcune linee di consonanza con il proprio temperamento, alcuni tipi di ragazze/i con cui sarebbe possibile una intesa più profonda, un interscambio più ricco.
    «In questi giorni, rileva Gino studente al lavoro di 20 anni, penso di aver trovato la ragazza che fa proprio per me... Sono i suoi problemi, le sue esigenze il suo modo diverso di porsi di fronte alla vita che mi attirano. Mi piace per il suo modo di affrontare l'esistenza, per la sua bellezza priva di lusso. Anche lei, come me, si pone degli interrogativi, non è soddisfatta della vita "tranquilla" che conducono certe persone. Una vita piatta, conformata alla massa, non è capace di tollerarla. Forse anche lei ha una vena pessimista, non di quel pessimismo che non è rassegnazione, ma creatore delle condizioni che porteranno all'ottimismo».
    Con l'evoluzione l'adolescente infatti si interessa a dei tipi femminili o maschili sempre più raffinati. In essi non interessa prevalentemente l'aspetto fisico, ma interessano altri caratteri, soprattutto quelli morali scoperti intuitivamente, a volte anche attraverso l'aspetto fisico.
    * Fase della «scelta di una persona ben determinata», dell'elettività. Per le ragazze: 17-20 anni circa e oltre. Per i ragazzi: 18-20 anni circa e oltre.
    Tra i vari tipi possibili e dopo una serie di confronti e di rifiuti emerge quella persona concreta che diventa la scelta personale con tutte le sue ricchezze e i suoi limiti. Rispetto a prima può essere una scelta nuova o una riscelta impostata su basi nuove. Infatti proseguendo nella evoluzione il giovane giunge allo stadio elettivo, lo stadio del fidanzamento (o di una scelta celibataria ben fondata). È lo stadio della scelta di quella persona percepita come unica. La maturazione in questo stadio implica la elettività nella oblatività.
    Va sottolineato che è solo il piano affettivo ad essere unicamente umano. Alcune dimensioni degli altri aspetti sono presenti pure negli animali. È l'oblatività, la possibilità concreta del dono di sé, come pure la possibilità del proprio rifiuto, che è tipicamente umana. Per giungervi occorre emergere dalla soggettività e dall'egocentrismo adolescenziale ed essere psicologicamente capaci di stabilire una relazione di interscambio con l'altra persona in quanto altro.
    N.B. Solo a livello di affettività oblativa e di scelta personale, solo a questo livello minimale, sembra possibile parlare di un impegno eterosessuale oppure la rinuncia ad esso in nome del «regno dei cieli». Precedentemente a questa soglia psicologica non è possibile parlare di scelta più ben fondata. E questo perché colui che non ha raggiunto la fase dell'elettività e della sessualità integrata nell'affettività (esse vanno di pari passo), non può realizzare un dono vero di sé un dono autenticamente umano, cioè personale. Costui non è fatto né per il celibato, né per il matrimonio.
    Infatti avere serie difficoltà sessuali costituisce una controindicazione sia per il matrimonio che per il celibato consacrato.

    La sessualità integrata nella affettività

    Perché la affettività diventi oblativa così da essere «il proprio modo di amare», il proprio stile affettivo, occorre che la sessualità nelle sue componenti maturi secondo le sue esigenze interne e si integri nell'insieme delle forze della personalità, entri a farne parte senza restare una spinta a sé stante, isolata e dissociante.
    È necessario infatti che la sessualità nel suo essere esigenza di apertura all'altro consenta un incontro effettivo ed autentico, un interscambio interpersonale.
    La sessualità è una «dimensione totalizzante» della persona, cioè esprime ciò che bisogna a qualunque prezzo realizzare per poter essere se stessi, è uno degli atteggiamenti della persona che esprimono l'orientamento fondamentale. E poiché il suo senso profondo è quello dell'apertura all'altro e dell'incontro, è necessario che essa maturando in base ai suoi dinamismi propri ed evolvendo secondo i suoi stadi, si innesti nell'affettività, ne sostenga la dimensione oblativa, orientandola verso un dono di sé sempre più qualificato.
    Ora perché si arrivi ad avere una sessualità normale e integrata nella affettività bisogna che nella persona ci siano alcune condizioni di base, certi atteggiamenti. Senza di essi la sessualità diventa più un disturbo o un ostacolo alla normale evoluzione affettiva anziché un valido aiuto, il dinamismo psichico di base.
    Nessun aspetto della vita umana, osserva Harvey Cox, ha tanti demoni da esorcizzare quanto il sesso. Nessuna attività come questa è così piena di superstizioni e così influenzata dai condizionamenti ancestrali, tribali e sociali. Occorre giungere a ciò che essenzialmente è la sessualità umana oltre le sovrastrutture accumulatesi nei secoli, senza indebite generalizzazioni.

    Condizioni per una integrazione della sessualità nella affettività

    Una concezione «umana» e normale della sessualità

    Al fondo di molti problemi del sesso c'è una concezione non giusta della sessualità umana, una inadeguata comparazione con la sessualità degli animali.
    Attualmente questa visione viene ancor più distorta dall'asservimento e dalla strumentalizzazione fatta in nome del profitto della società dei consumi.
    La sessualità umana, osserva il sessuologo Paul Chauchard, è spessissimo considerata come «una meccanica animale sublimata», una meccanica di organi, di ormoni, di istinti, oppure una funzione biologica unicamente a servizio della procreazione. Molto vicina perciò alla sessualità animale.
    In realtà c'è una profonda differenza tra la sessualità umana e quella animale, un salto di qualità.
    E questa differenza è basata sulla diversità dell'istinto per una differenza di natura.
    Infatti:
    a) Nell'animale l'istinto è così definito, distinto e stabilito che è innato anche nei minimi particolari. Tutto è predeterminato e prestabilito: modalità, tempo, luogo, ecc.
    b) Nell'uomo il bisogno sessuale è un bisogno aperto. Per cui è più corretto parlare di tensione sessuale, di bisogno, che non di istinto.
    Infatti le modalità, il tempo, il luogo, l'intensità, ecc., dipendono nel loro sviluppo e attuazione dalle condizioni e dalle stimolazioni che l'uomo incontrerà nell'ambiente.
    Nel fondo, sul piano fisiologico le tendenze istintive sessuali dell'uomo sono paragonabili a quelle degli animali. Ma la forma è e deve essere unicamente e propriamente umana secondo tante situazioni diverse. Ciò è dovuto a due fattori.
    * L'uomo è l'essere più versatile e più plastico rispetto a tutti gli altri esseri terrestri. Quando nasce, è l'essere più immaturo di quanti appartengono alla specie animale, il più bisognoso e il più suscettibile di modifiche.
    * La specificità della sessualità umana: è l'uomo con la sua razionalità che fa esistere questo o quel comportamento. Perché sia «umana» la sessualità dell'uomo deve essere libera e ragionevole.
    Perciò la «normalità sessuale» consiste innanzitutto nella possibilità di scegliere il proprio comportamento sessuale, senza essere condizionati da fattori esterni o interni. Deve cioè essere una sessualità libera e ragionevole, non compulsiva, necessitante, istintuale.
    Bisogna che il processo di «cerebralizzazione» della sessualità sia avvenuto. L'uomo infatti, a differenza di ogni altro animale, ha la capacità di stimolare gli organi genitali solo col pensiero, secondo una propria decisione, anche senza stimolazioni esterne. È questa una delle caratteristiche principali della sessualità umana dal punto di vista psicologico.
    Da questo punto di vista è decisivo ciò che ognuno interiorizza attraverso i modelli di identificazione, ciò che c'è dentro ognuno.
    In secondo luogo la «normalità sessuale» consiste nella possibilità e necessità di adeguare tale scelta ai dettami della ragione.
    È infatti la persona libera e intelligente che assume e orienta i propri impulsi sessuali.

    Una normale conformazione anatomica e un normale funzionamento fisiologico e psicologico

    Perché ciò sia reale, occorre che durante l'età evolutiva la sessualità umana attraversi un «processo di cerebrazione» cioè possa sempre più essere controllata dai centri ipotalamici, si «intellettualizzi» cioè sia sempre più influenzata dai fattori psichici e morali, pur restando interferenze di vario tipo.
    È infatti la persona che progressivamente si fa intelligente e libera che fa propri e orienta gli impulsi sessuali. Nell'animale invece l'istinto è solo materiale.

    Accettazione della propria realtà genitale e sessuale

    L'uomo è per natura un essere sessuato. Deve accettare questo fatto come un bene, occorre durante l'adolescenza una presa di coscienza della realtà e della positività in sé dell'attrattiva sessuale verso l'altro sesso. «Si domina male ciò che si teme», osserva Stocker. «La carne, precisa Paul Le Moal, più è temuta e disprezzata, più si fa esigente». Molte omosessualità hanno alla base una concezione angelica dell'amore.
    Accettazione della sessualità non significa qualunquismo o licenza, ma riconoscimento della realtà.
    All'accettazione vera e cordiale della sessualità nei suoi vari aspetti segue una preoccupazione di disciplina e di preparazione dell'avvenire cominciando dall 'oggi.
    Ciò che conta è giungere ad un controllo e assunzione progressiva della sessualità senza volervi giungere di colpo.
    L'accettazione della propria sessualità si esprime in questi due atteggiamenti:

    * Accettazione del proprio sesso specifico: essere uomo - essere donna.
    Alcuni ragazzi sentono invidia di non essere come le sorelline, e viceversa, perché magari in famiglia sono trattate con preferenza accentuata.

    * Accettazione del proprio schema corporeo: è molto importante per il bambino e per l'adolescente la propria immagine corporea.
    Occorre accettare il proprio schema corporeo, la grandezza e la forma dei propri genitali. A volte ci sono drammi perché sono creduti troppo piccoli. Di qui curiosità per conoscere quelli degli altri. Altre volte in famiglie puritane: mascheramento dell'essere sessuati.
    La non accettazione conscia o inconscia ha sempre delle conseguenze negative. Queste le principali:
    - comporta posizioni di rifiuto dell'atto sessuale;
    - fa assumere una concezione angelica della sessualità. Si tratta di una anomalia psichica che consiste nel rifiuto del «carnale». L'angelismo è la porta aperta a molte deviazioni sessuali, tra cui l'omosessualità;
    - fa considerare male, tabù e negativo tutto ciò che si riferisce al sesso. Si crea allora un legame equivoco tra religione e colpevolezza in termini di tabù.

    Gerarchizzare la propria sessualità nel mondo dei valori

    Oggi si assiste ad una certa erotizzazione ambientale (sesso troppo invadente e pressante) di fronte alla quale occorre ritrovare un atteggiamento giusto.
    Bisogna mettersi in una posizione media tra:
    - la minimizzazione del sesso (togliere importanza al sesso, volerlo dimenticare, voler evadere)
    - e una ossessiva preoccupazione per le cose del sesso.
    Le possibilità cerebrali dell'uomo e la sua condizione di essere razionale fanno sì che egli possa acquisire la convinzione che l'istinto sessuale non è incoercibile e incontrollabile. L'istinto sessuale è controbilanciato dall'istinto sociale. Vivere in dipendenza delle forze istintive è disumanizzare la propria sessualità. Il giusto posto del sesso è l'amore vero.
    Un uomo e una donna non si sposano per poter fare un atto sessuale. Questo almeno non è e non deve essere la motivazione principale. Si sposano perché si vogliono bene. E questo amore e donazione porta ad una vita in comune, alla creazione di un focolare dove l'esercizio mutuo della sessualità rappresenta un gesto d'amore, il gesto più intimo e significativo; significa una realtà nuova e unica.

    Una sessualità evoluta secondo il suo divenire interno

    Esistono livelli elevati del rapporto interpersonale:
    * Livello fisico
    È puramente genitale.
    Uno ama l'altro «come sua propria carne». L'altra persona è amata come apportatrice di piacere venereo. Il modo secondo cui i due esseri si compenetrano sessualmente ha importanza decisiva per questo livello. Esso è presente pure negli animali.
    * Livello erotico
    Esso è sul piano psichico e conduce all'innamoramento.
    L'amore erotico e il benessere portato anche negli animali dalla presenza fisica dell'altro.
    Quando questi è assente, si cerca di renderne presenti le fattezze e i ricordi, evocandoli con la immaginazione.
    Simile amore brama il contatto fisico dei corpi e tutte le manifestazioni fisiche affettuose: flirt, simpatie sessuali, ecc. Non ha la necessità di un possesso carnale o sessuale.
    * Livello personale, amore personale
    Esso permette di cogliere l'intimo di un'altra persona: consente un autentico incontro personale. L'amore personale è costituito dalla attrattiva verso una persona per i valori spirituali che essa rappresenta: l'intelligenza, cultura, carattere, spiritualità. Esso può prescindere dal desiderio di un contatto dei corpi o della presenza fisica. È presente solo nell' uomo.
    * Livello dell'amore di carità
    È quello proveniente da una scelta di fede secondo il Vangelo.
    «In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose ad uno solo dei miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, malato e mi avete visitato...» (Mt 25,31-46).
    È essenzialmente un amore di amicizia verso Dio e un amore dei fratelli in quanto partecipano alla vita divina. È presente solo nell'uomo salvato.

    Rapporto tra questi livelli
    Il rapporto tra questi livelli di incontro interpersonale è tale che tanto meno è dato di accedere al vero amore quanto più l'istinto esige preventivamente di essere soddisfatto.
    L'accentuazione «quantitativa» delle pulsioni istintive è perciò in rapporto con la deficienza qualitativa della capacità d'amare.
    Poiché la sessualità è a servizio dell'amore, occorre che l'educazione non trascuri:
    - la formazione del cuore
    - la padronanza di sé
    - il senso della responsabilità e dell'impegno
    - il rispetto dell'altro
    - la dignità del bambino cioè la preparazione dell'adulto di domani.

    Quando l'affettività è matura

    La maturazione affettiva non è un punto di arrivo stabile, uno stato che una volta raggiunto si conserva inalterato. È piuttosto un processo continuo che procede attraverso avanzamenti e ristagni talora anche regressi. Tuttavia con uno sguardo panoramico e retrospettivo è possibile individuare l'orientamento e il grado della propria maturazione affettiva da alcuni segni caratteristici. Anche in questo caso in realtà non è il singolo sintomo ad avere valore tassativo, occorre situarlo nell'insieme dei fattori della personalità, entro la sua storia particolare.
    L'affettività infatti porta in modo preminente il timbro, il segno della originalità propria di ogni persona.
    Questi i principali sintomi di una affettività tendenzialmente oblativa:
    - L'accettazione della propria realtà sessuale con senso di dovere e di generosità così da precisare e definire la propria identità sessuale nei suoi elementi fisici, psichici e morali.
    - Avere una concezione «plastica, personale e dinamica» della sessualità in tutte le sue dimensioni.
    - Una progressiva «cerebralizzazione e intellettualizzazione» della sessualità umana così che i fattori psichici e intellettuali prevalgono stabilmente su quelli fisici.
    - Una sessualità integrata nell'affettività mediante l'inserimento vivo del dinamismo della sessualità nell'incontro interpersonale.
    - La gerarchizzazione della sessualità nel mondo dei valori.
    - La capacità di un rapporto umano interpersonale cordiale e accettante l'altro al di là delle simpatie e antipatie immediate.
    - La capacità di amicizia aperta e promovente con persone dello stesso sesso e di sesso opposto senza strumentalizzazioni (saper stare assieme).
    - La capacità di collaborare con persone di carattere e mentalità diversa, talora opposta, alla propria (saper collaborare assieme).
    - La abituale attitudine di far dono di sé, di porsi a servizio altrui concretamente nel proprio ambiente di vita, in nome dei valori cui ci si ispira.
    - La ricerca e la scelta di una integrazione affettiva qualificante e autenticamente motivata (matrimonio o celibato).


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