Attesi dal suo amore
    Proposta pastorale 2024-25 

    Materiali di approfondimento


    Letti 
    & apprezzati


    Il numero di NPG
    luglio-agosto 2024


    Il numero di NPG
    speciale sussidio 2024


    Newsletter
    luglio-agosto 2024


    Newsletter
    SPECIALE 2024


    P. Pino Puglisi
    e NPG
    PPP e NPG


    Pensieri, parole
    ed emozioni


    Post it

    • On line il numero di LUGLIO-AGOSTO di NPG sul tema degli IRC, e quello SPECIALE con gli approfondimenti della proposta pastorale.  E qui le corrispondenti NEWSLETTER: luglio-agostospeciale.
    • Attivate nel sito (colonna di destra "Terza paginA") varie nuove rubriche per il 2024.
    • Linkati tutti i DOSSIER del 2021 col corrispettivo PDF.
    • Messa on line l'ANNATA 2021ANNATA 2021: 122 articoli usufruibili per la lettura, lo studio, la pratica, la diffusione (citando gentilmente la fonte).
    • Due nuove rubriche on line: RECENSIONI E SEGNALAZIONI. I libri recenti più interessanti e utili per l'operatore pastorale, e PENSIERI, PAROLE

    Le ANNATE di NPG 
    1967-2024 


    I DOSSIER di NPG 
    (dall'ultimo ai primi) 


    Le RUBRICHE NPG 
    (in ordine alfabetico
    e cronologico)
     


    Gli AUTORI di NPG
    ieri e oggi


    Gli EDITORIALI NPG 
    1967-2024 


    VOCI TEMATICHE 
    di NPG
    (in ordine alfabetico) 


    I LIBRI di NPG 
    Giovani e ragazzi,
    educazione, pastorale

     


    invetrina2

    Etty Hillesum
    Una spiritualità per i giovani Etty


    Semi e cammini 
    di spiritualità
    Il senso nei frammenti
    spighe


    I SEMPREVERDI
    I migliori DOSSIER NPG
    fino al 2000 


    Animazione,
    animatori, sussidi


     

    Un giorno di maggio 
    La canzone del sito
    Margherita Pirri 


    WEB TV




    L'adolescente 1977 vive in un mondo così



    Franco Garelli

    (NPG 1977-07-12)

     

    Per comprendere le problematiche, le tensioni, gli indirizzi degli adolescenti e dei movimenti giovanili di oggi, occorre analizzare la crisi del sistema sociale nel quale siamo inseriti, il venir meno dell'equilibrio che regolava le varie parti del sistema sociale (economico, politico, culturale).
    L'ipotesi infatti è che se non si considera il quadro globale, non siano percepibili nella loro radice e nella ultima e completa spiegazione tutta una serie di manifestazioni e contraddizioni che caratterizzano oggi il mondo dei giovani. In altri termini, i giovani rispecchiano fedelmente il tipo di società nella quale sono inseriti. E ciò non perché i giovani non siano soggetti attivi a livello sociale, non sappiano cioè esprimersi e porsi in modo diverso dalle linee e scelte dominanti a livello sociale. Ma perché, per molti versi, i giovani vivono nella loro condizione tutta una serie di scelte (e contraddizioni) che caratterizzano lo sviluppo economico e produttivo, tutta una serie di carenze dell'apparato istituzionale, tutto un insieme di istanze che costituiscono l'ambito culturale.
    L'analisi dei fattori della crisi sociale attuale vuole pertanto recare un contributo-che si ritiene non marginale-per comprendere il mondo giovanile, le sue manifestazioni, i suoi disagi, i suoi bisogni, le tendenze, i valori emergenti. Cercheremo pertanto di analizzare l'attuale situazione di crisi sociale con particolare riferimento alle ripercussioni che i fattori individuati possono avere (o di fatto hanno avuto) sulla condizione giovanile.

    LA CRISI DELLE ISTITUZIONI TRADIZIONALI E MANCANZA DI ISTITUZIONI EDUCATIVE ALTERNATIVE

    Nel presente momento di mutamento sociale le istituzioni tradizionali (stato, famiglia, scuola, chiesa), manifestano una acuta crisi di funzione. Ci si interroga se queste istituzioni siano rispondenti ai bisogni attuali della collettività; se esse, pensate e strutturate in un periodo storico precedente al contemporaneo, abbiano in qualche modo recepito nelle strutture e nel significato le tendenze del mutamento; se il modo con cui sono organizzate, i rapporti che promuovono... rispondano ai bisogni attuali della collettività.
    Che queste istituzioni siano in crisi è abbastanza evidente. È sufficiente analizzare le diverse e negative reazioni - per lo meno considerando lo stato di fatto - che le parole (stato-famiglia-scuola-chiesa) denotano su ciascuno di noi e in particolare le contraddittorie e negative immagini che di esse evidenziano i giovani d'oggi.

    La situazione della famiglia

    Limitandoci alla crisi della famiglia è sufficiente rilevare che diminuiscono «a vista d'occhio» i matrimoni non soltanto religiosi ma anche civili.
    La tendenza a convivere senza un riconoscimento ufficiale e formale di fronte alla collettività, sembra essere un processo assai caratteristico della seconda metà degli anni '70 in Italia.
    Più in generale comunque si può affermare che la crisi della famiglia si avverte nella sua incapacità di «filtrare» o rendere dialettici al suo interno (in modo da garantire una arricchente convivenza) i modelli culturali presenti a livello sociale. I modelli culturali, le problematiche, le tensioni esterne, sovrastano molte volte la famiglia e le impediscono quella funzione di «mediazione» tra personalità e società che dovrebbe qualificare la socializzazione primaria e di cui gli adolescenti rivelano particolare necessità. E ciò è tanto più grave quanto più molti adolescenti e giovani d'oggi essendo immersi in un contesto di elevato pluralismo ideologico e culturale rischiano di essere da questo travolti, senza riuscire in qualche modo a operare un confronto o una sintesi-che non sia di tipo prammatico o emotivo-delle varie proposte e modelli presenti oggi a livello sociale. E il pericolo del conformismo o del rifiuto a priori.
    In altri termini, sembra prendere sempre più consistenza la funzione di «parcheggio» della famiglia, una struttura che risponde ai bisogni individuali senza per lo più riuscire a essere per i propri membri uno spazio di costruttivo e arricchente confronto alla luce delle istanze e problematiche emergenti dalla società. Inoltre, nel rispondere ai bisogni dei singoli membri che compongono il nucleo familiare, la famiglia molte volte evidenzia un modello che elimina o mortifica i rapporti sociali, che tende a ridurre le relazioni, che non aiuta i membri a inserirsi collettivamente. Ciò è visibile sia in una serie di scelte che segregano la famiglia dal contesto sociale pur rispondendo ai bisogni individuali, sia in una serie di ruoli familiari così rigidi (si pensi per molti versi a quello della casalinga) che provocano l'annullamento sociale di alcuni membri per il soddisfacimento dei bisogni individuali degli altri. La famiglia rischia cioè di morire o di far morire in se stessa alcuni suoi membri; rischia di non aprire, di non abilitare al sociale.
    In ciò consiste la crisi della famiglia. Quando i figli fiutano il clima sociale (nell'età delle scoperte e delle scelte), quanto più percepiscono la famiglia come un bozzolo chiuso, tanto più la abbandonano e la sconfessano. Oppure, se sono già stati troppo irretiti nelle strette maglie di una famiglia privatistica, incontrano difficoltà rilevanti nell'inserimento sociale, fino magari a preferire l'oasi della famiglia in cui rifugiarsi perché abitudinario e meno conflittuale.

    Crisi del modello educativo

    La crisi delle istituzioni tradizionali ha provocato l'incrinatura e il minor peso a livello sociale di un «modello educativo» dominante negli anni '50 e '60. Ciò è evidente nel mondo della scuola dove attualmente sono in conflitto diversi «progetti» e «ideali» educativi, senza che alcuno sia in grado di prendere il sopravvento. La scuola pertanto, investita anche dai problemi relativi al mercato del lavoro, diventa più un luogo di scontro o di abilitazione al relativismo e allo scetticismo che un momento di «formazione» della personalità (educazione degli atteggiamenti dell'impegno, della democraticità, del rispetto, dello sforzo, del confronto, della partecipazione attiva, acquisizione di ruoli sociali, abitudine alla dialettica: insegnante-allievo e adulto-giovane...).

    La funzione privatizzante del piccolo gruppo

    Oltre alla crisi di queste strutture educative occorre ricordare anche la crisi dei gruppi giovanili ecclesiali che negli anni '60 avevano avuto la rilevante funzione di socializzazione secondaria e di formazione degli atteggiamenti.
    I gruppi ecclesiali diventano in molti casi il serbatoio di persone che aderiscono alla contestazione e alle scelte politiche e partecipative che prendono corpo nel '6869 e negli anni successivi. I gruppi giovanili o i movimenti che in quegli anni sopravvivono vengono comunque investiti da una ridda di problematiche che rendono precaria e molte volte secondaria la loro funzione educativa.
    Negli stessi anni scompaiono o denotano un forte declino gruppi giovanili che per lo più sorti in un ambito religioso o ecclesiale, rivendicano però una identità laica. Si tratta di gruppi di turismo giovanile, di alcuni gruppi culturali, il cui intento specifico in un settore, non disconosce una reale funzione di socializzazione dei giovani che vi appartengono, e pertanto una reale funzione educativa. L'ipotesi che sto enucleando è che con il '68 si siano messe in discussione e in crisi tutta una serie di strutture educative senza però riuscire a creare altre strutture che avessero una finalità educativa rinnovata. Non si può infatti considerare struttura educativa né il partito, né il sindacato, non perché chi militi in essi di fatto non interiorizzi determinati atteggiamenti, o non vi sia una pedagogia racchiusa nelle scelte e nella dinamica interna. Ma perché tali strutture investono perlopiù - a livello continuativo - una piccola fascia di giovani e di fatto costituiscono ambiti a cui si accede dopo scelte di particolare impegno.
    L'unico spazio di socializzazione e di educazione che la maggioranza dei giovani sembra avere, è il piccolo gruppo di amici, dei pari, con cui interagire e integrarsi. Ma l'obiettivo di tali gruppi è per lo più la gratificazione immediata dei propri membri, non una azione/esercitazione educativa a lungo raggio, una abilitazione all'agire sociale, un essere a poco a poco inserito in dinamiche più ampie. I piccoli gruppi poi, per lo più, danno risposte a bisogni individuali senza aprire o prefigurare uno spazio sociale e collettivo in cui i giovani di fatto si inseriscano. Si tratta di una abilitazione all'individualismo, alla risposta immediata, ad una soddisfazione su problemi del tempo libero (dal momento che i problemi del quotidiano - lavoro e scuola - non sembrano molto presenti in questi gruppi).

    IL FENOMENO DELLA DISOCCUPAZIONE GIOVANILE

    In un quadro generale di difficoltà occupazionale, i giovani rappresentano insieme alle donne e ai lavoratori anziani la «quota debole» del mercato del lavoro, a cui si fa ricorso solo dopo aver esaurito le scorte della «quota forte» composta preferibilmente da maschi, situati in classi centrali di età, che evidenziano una certa stabilità e qualificazione... Ai giovani e alle donne si apre il settore dei lavori precari, non garantiti, del lavoro nero, del lavoro a domicilio... Si tratta di una serie di occupazioni che non permettono al giovane una emancipazione e autonomia di vita. Infatti oggi è in grado di far fronte a una vita autonoma solo chi ha quelle garanzie (mutua, pensionabilità, stabilità occupazionale, continuità...) che gli permettono di reggere al costo della vita, al caro-prezzi, ai problemi assistenziali... Ancora, i giovani possono trovare lavoro in occupazioni a un livello di qualificazione inferiore rispetto a quelle per cui potrebbero aspirare col titolo di studi conseguito. In altri termini, sembra più forte la disoccupazione intellettuale di quella manuale. In questo caso, pur in presenza di una effettiva possibilità di occupazione, il giovane vive una frattura tra le attese maturate nella scuola o forse ancor più nella famiglia, e il livello di attività che deve accettare per inserirsi socialmente attraverso una occupazione.
    Tutti questi problemi vengono avvertiti come vitali dai giovani d'oggi consapevoli che la non soluzione del problema occupazionale (o la soluzione di ripiego) li confina in una posizione di marginalità rispetto al sistema sociale o rispetto alle proprie propensioni e che tale condizione avrà ripercussioni rilevanti nella propria esistenza.
    Siamo di fronte a una condizione giovanile che si prolunga sempre di più, in una società che vede procrastinato l'inserimento dei giovani nel contesto produttivo e conseguentemente l'impedimento da parte di essi a vivere in modo autonomo e soddisfacente la loro vita. Di qui derivano tutta una serie di frustrazioni, impedimenti, impossibilità che relegano il giovane in una condizione di insicurezza, apatia, indifferenza, che dal campo occupazionale si estende alla sua globale esistenza e alle scelte di vita.

    IL PEGGIORAMENTO RELATIVO DELLE CONDIZIONI DI VITA

    Gli anni '70 rappresentano l'esplosione a livello nazionale della crisi. Di fronte ai tanti e contrastanti problemi del paese, il potere politico non è in grado di fornire una risposta che superi l'impasse in cui l'Italia sembra arenata, e si rivela incapace o impossibilitato a progettare una linea di politica economica che non sia un frutto di giornata, in ciò sospinto anche dal fatto che la crisi politico-economica internazionale (soprattutto quella petrolifera) fa apparire l'Italia come uno dei punti più deboli della economia occidentale.
    Emergono negli anni '70 i costi sociali di alcuni fenomeni che avevano dominato gli anni del dopoguerra e in particolare gli anni '60.
    Si può pertanto dire che l'Italia negli anni '70, stia pagando il peso delle scelte effettuate od omesse in precedenza: mancata programmazione generale dell'economia, carenza nel campo dell'assistenza e dei servizi sociali, squilibrio sia tra le regioni sia tra i settori economici, accentuazione essenzialmente privata dei consumi e delle abitazioni, crescita smisurata (e gonfiata ad arte dalle agenzie specializzate) delle attese, impostazione clientelare del consenso, mancate riforme sociali, apparato pubblico e burocrazia inefficienti...
    Se al cumulo di questi elementi, si aggiunge il dilagare della criminalità comune e l'emergere di una criminalità politica che operano in modo esasperato, si comprende come il clima sociale si tinga di una ulteriore insicurezza e peggioramento delle condizioni di vita che si estende al quotidiano.

    Reazioni conflittuali

    Da queste riflessioni si può dedurre che il paese è investito da una crisi di consenso che tocca il sistema. Di fronte alle carenze sociali, di fronte alle tensioni e frustrazioni che tale modello di sviluppo comporta, non solo le classi sociali maggiormente investite dalla crisi economica ma anche buona parte del ceto medio si interroga sulla validità di tale sistema economico e si guarda attorno alla ricerca di un eventuale modo diverso di governare o di un modello alternativo di sviluppo.
    Molto di questo clima di tensione corrisponde di fatto ad una realtà conflittuale. Le lotte operaie e studentesche sono un indicatore concreto del fenomeno. Classi e gruppi sociali maggiormente esposti alla crisi del sistema scendono sul campo per rivendicare i loro interessi, la loro visione della realtà, il loro peso nel costruirla, nei confronti di chi detiene il potere politico ed economico. Così si acuisce la lotta per il potere di acquisto dei salari, per il posto di lavoro, per l'occupazione, per il diritto allo studio...
    Ma molto di tale clima di tensione viene alimentato intenzionalmente da detonatori micidiali che costellano la storia italiana di una catena (per lo più impunita) di incredibili delitti. È la lunga strada (ancora ininterrotta) della strategia della tensione: piazza Fontana, l'Italicus, la questura di Milano, Brescia, la morte di procuratori della Repubblica, incidenti e provocazioni varie, sequestri...
    Accanto a questi fatti, in questi anni cresce un'altra polarizzazione significativa riguardante le battaglie per i cosiddetti «diritti civili» e, più in generale, per l'emancipazione di alcuni gruppi o movimenti.
    Tale ridda di sollecitazioni problematiche, tale clima di lotta e di rivendicazione ai vari livelli, contribuisce a provocare lo sconcerto di molte persone e gruppi indirizzandoli verso un atteggiamento conservatore e in tanti casi confusionario, preoccupate che questa continua messa in discussione del sistema e dei suoi aspetti porti non alla ripresa ma al sovvertimento.
    Un'altra fascia della popolazione pur condannando l'espressione violenta ed estremistica del dissenso, avverte che sono in crisi i caratteri conservatori dell'attuale società e prefigura che da questa crisi, pur in mezzo a molte contraddizioni e scompensi, possa emergere una volontà politica che risponda ai bisogni collettivi e sociali per sconfiggere una impostazione essenzialmente privatistica e consumistica. In tale linea sono intraviste le lotte sociali della classe operaia, i tentativi del sindacato di andare al di là di una politica salariale per condizionare gli investimenti del sistema produttivo, l'accentuarsi a sinistra del voto politico nelle ultime elezioni, l'impegno a tradurre nel quotidiano una allargata e sempre più presente domanda di partecipazione sociale.

    CONTRADDITTORIETÀ DI «TENDENZE» E «VALORI» PRESENTI A LIVELLO SOCIOCULTURALE

    Un altro importante elemento di crisi sociale può essere intravisto in una serie di tendenze e valori presenti oggi nella società e nella cultura che rivelano caratteri e istanze tra di loro contraddittorie. Ci riferiamo all'istanza prammatica che deriva dalla ricerca ritenuta indifferibile di un sistema di garanzie con cui far fronte al vivere quotidiano, alle istanze individualistiche ed edonistiche di cui è portatrice la società dei consumi; l'emergere di una tendenza radicale per la quale la soddisfazione personale risulta il criterio ultimo di giudizio; l'emergere di una allargata domanda di partecipazione sociale.
    Ciò che rende singolare il presente momento sociale è che queste quattro istanze che contribuiscono a costituire l'attuale cultura, rivelano da un lato elementi di contraddittorietà tra di loro e dall'altro risultano di fatto compresenti in molte espressioni, opinioni, idee, atteggiamenti, comportamenti, movimenti che caratterizzano la nostra società.
    Questa contraddittorietà, ovviamente, investe anche il mondo giovanile, per cui è necessario soffermarci sulle istanze suindicate per comprendere a fondo le stesse contraddizioni evidenziate-per riflesso-dal mondo giovanile.

    La ricerca del «sistema delle garanzie»

    Per quanto riguarda il primo aspetto, emerge sempre più nel presente contesto sociale la ricerca di un lavoro garantito, stabile e sicuro, di un'occupazione cioè che offra la mutua, che sia pensionabile, che non risenta dei flussi congiunturali, che offra una costante retribuzione con la quale sia possibile far fronte alle, spese essenziali della famiglia...
    E in genere tale lavoro si caratterizza per l'impersonalità dei rapporti, per un orario ben definito, per la scarsa considerazione del contenuto professionale del lavoro svolto e quindi per una scarsa identificazione del lavoratore con l'occupazione stessa. Infatti la propensione professionale nella maggior parte dei casi cede il passo alla ricerca del lavoro che garantisce di più.
    Si tratta di un aspetto che caratterizza gli anni '70 e che si ripercuote nelle preoccupazioni e tensioni quotidiane delle persone, delle categorie, dei gruppi sociali. Si tende a ricercare un lavoro maggiormente garantito, a rivendicare maggiori garanzie nell'ambito lavorativo e di categoria nel quale si è inseriti... È una preoccupazione legittima in quanto il carovita, la copertura assistenziale, le prospettive future, richiedono una «prevenzione» che si concretizza solo attraverso un lavoro garantito, istituzionale.
    Si tratta di una preoccupazione assai avvertita dai giovani, i quali, come s'è accennato, comprendono l'inopportunità di coltivare propensioni personali nella professione e percepiscono (per i discorsi fatti in famiglia e per il clima sociale predominante) la mentalità prammatica e concreta sottostante a tale bisogno. Siamo pertanto in presenza di un prammatismo, di un realismo, che lascia poco spazio all'inventiva e al rischio. Tutti aspetti che i giovani iniziano a interiorizzare e che contribuiscono a plasmare le loro attese, atteggiamenti, comportamenti, propensioni.

    Il permanere del «consumismo»

    Nella crisi delle istituzioni tradizionali sembra comunque consolidarsi la funzione di emissione di valori e modelli propria delle agenzie consumistiche. Il consumismo crea determinati miti, modelli di comportamento, «valori», mete sociali... a cui di fatto orienta quanti appartengono ad una società industriale avanzata.
    Il punto forza del consumismo consiste nel rispondere a bisogni immediati del quotidiano e alle attese degli individui e dei gruppi. In tal modo si mette in evidenza soltanto ciò che ha una valenza per l'individuo, per la sua emancipazione e soddisfazione e si esprimono solo «valori» individualistici e privatistici.

    L'emergere di una istanza radicale nella cultura contemporanea

    Molte istanze presenti nelle rivendicazioni e progettazioni alternative e contestatorie sono portatrici di valori di libertà e di autonomia nei confronti dell'assetto sociale. Le contraddizioni dello sviluppo sociale dell'attuale sistema dominante, hanno provocato tali limitazioni e condizionamenti, da far apparire l'individuo e i gruppi sociali e la loro soddisfazione in balìa di processi complessi che impediscono la possibilità di determinare le condizioni del proprio essere ed agire. Ciò ha innescato in molti casi la rivendicazione e la lotta per instaurare una presenza sociale che non sia solamente passiva o subordinata, ma che veda i soggetti collettivi attivi nel produrre la società. Ma in questi fatti si inserisce spesso una vena di radicalismo.
    In un mondo e in una società che appare sempre meno a dimensione d'uomo, che appare sempre più razionale sui mezzi e sugli strumenti senza mettere in discussione le istanze ultime dello sviluppo, che spesso favorisce il mantenimento dello «status quo» e il differimento della soluzione dei problemi concreti, emerge una proposta neoradicale che assume come criterio ultimo di giudizio il soddisfacimento delle aspettative dell'uomo a cominciare anzitutto da quelle sensibili. Il metro di giudizio è l'esperienza, la prassi, la possibilità effettiva di raggiungere il piacere e di fuggire il dolore, la ricerca della soddisfazione e della propria affermazione personale.
    Questa istanza è marcata di individualismo e di soggettività, in quanto l'ottica della soddisfazione personale non viene inserita e fatta dipendere da un bene collettivo, ma viene considerata come obiettivo valido in se stesso e da raggiungere e ottenere in termini immediati.
    La soddisfazione del piacere pertanto è principio del soddisfacimento sociale.

    La domanda allargata di partecipazione sociale

    Anche se siamo andati delineando un quadro sociale e culturale dalle tinte fosche e problematiche, è indubbio che gli anni '70 in Italia abbiano segnato un evidente e significativo passo in avanti della democrazia.
    E ciò non solo perché a livello legislativo è stata data una maggior autonomia agli enti locali e sono stati previsti organi decentrati di partecipazione e organizzazione sociale.
    Mi riferisco alla creazione dei comprensori, delle comunità montane, dei consigli e distretti scolastici, al riconoscimento e promozione di comitati di quartiere, ecc. Ma anche perché, aldilà di tali spazi formali di partecipazione, sembra essere cresciuta dal basso una effettiva domanda di presenza sociale che ha innescato lo stesso processo di decentramento amministrativo e organizzativo.
    I fenomeni e le lotte operaie e studentesche avvenuti alla fine degli anni '60 e all'inizio degli anni '70 hanno innescato una domanda di partecipazione che nonostante la contraddittorietà degli anni successivi sembra perdurare e che comunque contribuisce a fissare esperienze e coscienza che difficilmente possono essere reversibili.
    Rifiuto del principio della delega, maggior presa di coscienza e maggior informazione sulla realtà sociale, esigenza di controllo della cosa pubblica, smitizzazione di alcuni ruoli sociali che vedevano alcune figure in termini costanti di dominio e altre in termini di subordine e dipendenza...
    Ed è significativo che tale strada, intrapresa dalla base e sollecitata dal mondo della cultura, prefiguri sempre più allargati atteggiamenti e comportamenti popolari di partecipazione con cui chi gestisce il potere pubblico dovrà continuare a confrontarsi.

    Conclusione

    Abbiamo elencati alcuni fenomeni. Tutti ne siamo quotidiani spettatori e protagonisti. Essi, nel loro insieme, determinano un cambio notevole di «cultura». Gli adolescenti di oggi sono diversi dai loro coetanei di qualche decennio fa, perché vivono in «questo» sistema.
    Non è facile suggerire i termini di questo influsso, né tanto meno è possibile j quantificarlo. Resta un'indicazione, importante per ogni educatore che voglia lavorare con i suoi giovani, senza dimenticare di agire in un determinato contesto socioculturale, che influenza ma da cui è fortemente influenzato.


    T e r z a
    p a g i n A


    NOVITÀ 2025


    Incontrare Gesù
    nel Vangelo di Giovanni
    Marta e Maria


    I sensi come
    vie di senso nella vita
    I cinque sensi


    Noi crediamo
    Ereditare oggi la novità cristiana
    Nicea


    Playlist generazioneZ
    I ragazzi e la loro musica
    Nicea


    Pellegrini con arte
    Giubileo, arte, letteratura


    Ragazzi e adulti
    pellegrini sulla terra


    PROSEGUE DAL 2024


    Saper essere
    Competenze trasversali


    L'umano
    nella letteratura


    I sogni dei giovani x
    una Chiesa sinodale


    Strumenti e metodi
    per formare ancora


    Per una
    "buona" politica


    Sport e
    vita cristiana


    A TERMINE DAL 2023


    Abitare la Parola
    Incontrare Gesù


    Dove incontrare
    oggi il Signore


    PG: apprendistato
    alla vita cristiana


    Passeggiate nel
    mondo contemporaneo
     


    NOVITÀ ON LINE


    Vent'anni di vantaggio
    Universitari in ricerca


    Storie di volontari
    A cura del SxS


    Voci dal
    mondo interiore
    A cura dei giovani MGS


    Un "canone" letterario
    per i giovani oggi


    Sguardi in sala
    Tra cinema e teatro

    A cura del CGS


    Recensioni  
    e SEGNALAZIONI

    Main Menu