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    Ritratto psicologico dell'adolescente



    Giuseppe Sovernigo

    (NPG 1977-07-19)

     


    AMBITO DI UN'ANALISI DEL BIENNIO

    L'età compresa tra i 14 e i 16 anni, cioè l'età del biennio della scuola media superiore, detta anche età dei giovanissimi o prima adolescenza, è una età non facile da definire. Normalmente non ottiene molta attenzione diretta né da parte dei ricercatori sociali, né da parte delle istituzioni. Di solito è una età trascurata e difficile da comprendere per la sua complessità e imprecisione nei contorni, come anche per la rimozione di cui è oggetto da parte di molte persone. La si è dimenticata oppure la si è idealizzata. Spesso la si definisce come «l'età ingrata» per un insieme di stati d'animo e di reazioni che suscita negli interessati e negli adulti impegnati in attività educative.
    Normalmente si parla molto della infanzia e della fanciullezza, della seconda adolescenza (16-18 anni) e della giovinezza; molto meno di questa fascia di età, gli adolescenti di 14-16 anni.
    Attualmente assistiamo inoltre a questo fenomeno. Da una parte i mezzi di comunicazione sociale e le agenzie di socializzazione, ciascuna con obiettivi propri, accelerano la presa di coscienza da parte del ragazzo del modo di vivere degli adulti, del loro mondo conoscitivo, dei valori e disvalori propri degli adulti; dall'altra parte il divenire effettivamente adulti mediante le responsabilità caratterizzanti quali il lavoro, il matrimonio o la vita consacrata, l'impegno diretto nelle istituzioni, viene sempre più ritardato.
    L'adolescenza viene così ad essere un tempo lungo con anticipazione e posticipazione degli aspetti caratterizzanti.
    Perciò un discorso sul biennio 14-16 anni va inserito all'interno del lungo processo evolutivo personale e dei fattori ambientali maggiormente influenti.
    Infatti vi interagiscono:
    - la storia precedente del soggetto con il tipo di personalità che si è andata abbozzando, con i vari problemi evolutivi più o meno ben impostati;
    - i fattori culturali e ambientali maggiormente influenti nell'ambiente del soggetto;
    - alcune particolari istanze e sollecitazioni tipiche di questo momento evolutivo, uniche e irripetibili nel loro genere.
    Perciò qualunque descrizione, interpretazione e azione educativa della problematica adolescenziale deve tener conto del prima cioè il tipo di io maturatosi durante i primi anni, dell'ambiente in cui vive il soggetto, del poi cioè delle esigenze della vita adulta, i compiti della crescita.
    Va rilevato che in ambienti e contesti culturali diversi dal nostro alcuni fenomeni non si verificano oppure si presentano secondo modalità particolari.

    Adolescenza pubertaria «età psicologica»

    Chiamiamo perciò questo biennio «adolescenza pubertaria», cioè un particolare tempo evolutivo caratterizzato da alcuni aspetti propri, tipici di questo momento di crescita.
    Va sottolineato che si tratta prevalentemente di una «età psicologica» che si fa poi anche cronologica con anticipi e posticipi nel tempo, talora ricuperi, a seconda del ritmo di sviluppo dell'individuo e di particolari fattori ambientali, una età psicologica che può durare qualche mese come pure qualche anno, a seconda del contesto socioculturale e del tipo di personalità.
    Normalmente questa età coincide con lo sviluppo più o meno convergente dei principali settori o tratti della personalità cioè lo sviluppo fisiologico, intellettivo, affettivo, psicosessuale, sociale, religioso, vocazionale.

    CARATTERIZZAZIONE DELL'ADOLESCENZA PUBERTARIA

    Ci poniamo alcuni interrogativi per tentare di leggere dall'interno questa età:
    - Gli adolescenti pubertari come si presentano?
    - Che cosa avviene di proprio, di caratteristico in questo tempo della vita?
    - Quali sono i compiti evolutivi di questa età?
    - Quali sono le implicanze per l'avvenire più tipiche di questo tempo evolutivo?
    - Quali sono le principali influenze e interferenze dei fattori socio-ambientali sulla evoluzione di questa fase?
    - Quali sono le implicanze pastorali dalla evoluzione così come ora avviene?
    Va tenuto ben presente che la singolarità di ogni persona e situazione rende il discorso assai sfumato e variato. È questa infatti una età che si caratterizza in modo proprio, irripetibile a seconda di ogni individuo, del sesso, di dati ambientali, della condizione di studente o lavoratore...
    Qui ci poniamo prevalentemente dal punto di vista del soggetto concreto, non tanto dal punto di vista socio-ambientale. I fattori sociali vengono visti nella loro incidenza o meno entro il modo di porsi da parte del soggetto di fronte a se stesso e alla vita in questo tempo del biennio.
    I problemi evolutivi che i giovanissimi incontrano in parte sono quelli dei giovani dei 17 anni e oltre, degli adulti, vissuti di riflesso, di riflusso e in anticipo, in parte sono propri di questo tempo evolutivo, vissuti a proprio modo, con delle particolari conseguenze per la giovinezza e per l'età adulta.
    Cerchiamo perciò di definire l'adolescenza pubertaria e di cogliere alcuni aspetti comuni, alcuni fenomeni ricorrenti, alcuni processi centrali che pongono in questione l'azione educativa e che maggiormente risentono il contraccolpo di alcuni fattori culturali in atto nella nostra società occidentale, già diversa per vari aspetti da altre culture.
    Vari sono gli aspetti che si presentano quando si ha a che fare con adolescenti. Alcuni sono più appariscenti, altri meno, alcuni più provocanti e immediati, altri più discreti, modulati sui tempi lunghi, legati al tipo di temperamento e di educazione ricevuta dal soggetto, al tipo di ambiente in cui vive.
    Va infine rilevato che ogni psicologo, come pure ogni educatore, si prospetta l'adolescenza pubertaria da una certa angolatura preferenziale a seconda della sua esperienza, della concezione della personalità, dell'uomo e del suo divenire. Questo comporta ovviamente delle conseguenze sul piano educativo che occorre previamente mettere in chiaro.

    Adolescenza pubertaria: età dell'«operazione zaino»

    Possiamo descrivere l'adolescenza come «l'età dell'operazione zaino».
    Per molti anni l'adolescente aveva ricevuto tante cose dall'ambiente familiare, dai propri studi, da altri ambienti incontrati, dal catechismo, dai gruppi frequentati, dai mass-media... E tutto ciò senza reagire poiché non c'era possibilità. Era la regola del gioco.
    Ora più o meno consapevolmente gli adolescenti si comportano come uno che avendo ricevuto e immagazzinato tutto in uno zaino portato sulle spalle fino ad allora, rovescia il contenuto davanti a sé, fa l'inventario di quanto esso contiene, prende in mano ciascuna cosa, percependone la valenza positiva o negativa per la propria vita, la esamina, la accetta o la rifiuta in base ad un suo criterio, a dei propri punti di riferimento, le dà una forma e una collocazione che gli piace prima di rimetterla nello zaino, di farne parte viva della sua vita.
    Più o meno coscientemente questo viene fatto fino al giorno in cui, terminata la cernita, viene dato inizio alla vita autonoma dell'adulto, un inizio senza una data precisa.
    Questa operazione zaino è traguardata a qualcosa di molto centrale per la vita dell'adolescente. Il risultato costituisce ciò che l'adolescente maggiormente cerca.
    L'adolescenza pubertaria è costituita dall'avvio del processo di rielaborazione in proprio della identità personale, una identità che corrisponda al proprio vero io, al bisogno di essere e divenire se stessi, secondo le attese, le istanze e i condizionamenti ambientali.
    Si tratta non di una età di parcheggio, di attesa, di una terra di nessuno, ma di una età di soglia intermedia tra due spazi vitali, tra due modi diversi di rapportarsi con la realtà, di una età di cambio più o meno rapido e brusco, di una età di passaggio, più o meno consapevolmente vissuto, dal mondo delle immagini e delle rappresentazioni proprie dell'infanzia e della fanciullezza, del mondo incontrato prevalentemente sul modulo emotivo, fantastico, descrittivo, egocentrico, al mondo della realtà con la sua concretezza, spessore e resistenza al cambio e all'assimilazione, realtà personale, strutturale e cosmica. Si tratta di una realtà con cui entrare in relazione obiettale nuova di interscambio. Si tratta di un tempo di transizione verso la relazione obiettale.
    Questo passaggio comporta:
    - una riattivazione di vecchi problemi evolutivi non risolti risalenti alla infanzia oppure mal risolti;
    - l'affrontamento di nuovi problemi, quelli tipici di questo tempo o stadio evolutivo.
    Questa rielaborazione della propria identità, questa ristrutturazione di sé si concretizza appunto in un cambio, in una ricerca di un nuovo rapporto ed equilibrio lungo queste principali traiettorie:
    - tra sé e se stessi con il proprio presente e passato;
    - tra se stessi e la realtà delle cose, persone e istituzioni con cui ci si pone in relazione;
    - tra se stessi e il significato che la propria vita e la realtà circostante vanno assumendo.

    Tratti caratteristici

    L'adolescenza pubertaria si caratterizza per alcuni tratti propri, conseguenza di questa operazione di cambio, che possiamo sintetizzare così:
    - La plasticità, la disponibilità per un rifacimento, per una ristrutturazione, per una ricca potenzialità educativa.
    - L'oscillazione di sé tra le diverse possibilità offerte dalla vita, come un pendolo, come l'ago di una bussola sollecitato da più campi magnetici, la non-definitività delle prese di posizione dei vari tentativi che si fanno, delle affermazioni di principio e di fatto, una non definitività che contrasta con la rigidezza e assolutezza verbale.
    - La vulnerabilità e la facile strumentalizzazione. Si tratta di una età molto indifesa, fragile, di facile preda.
    - L'ambivalenza o meglio la polivalenza di tutto ciò che avviene durante l'adolescenza. Di qui la necessità non tanto di esigere dati comportamenti, ma di educare gli atteggiamenti della persona.
    - L'egocentrismo cioè il riferire tutto o molto di ciò che avviene e si dice al proprio io con i suoi bisogni e attese, l'io con la funzione di essere la misura della realtà, il filtro attraverso cui la si percepisce.
    - Il senso acuto della propria intimità che va ora acquisendo dimensioni nuove, stato d'animo che si manifesta nella gelosia per tutto ciò che è proprio, che intacca l'identità personale così come viene vissuta dal soggetto.

    I PROCESSI EVOLUTIVI CENTRALI

    Primo: il confronto critico

    Abbiamo definito l'adolescenza come età di passaggio. Questo passaggio si attua mediante un confronto critico tra ciò che c'è, si fa, si subisce, si deve fare (nell'ambiente, dagli adulti) e ciò che si potrebbe-dovrebbe fare o non fare.
    Questo confronto critico porta:
    - Ad una rimessa in discussione, ad un vaglio critico, dapprima prevalentemente a livello emotivo-affettivo, poi a livello logico-razionale degli altri e di sé, di ciò che viene proposto, con varie forme di resistenza all'autorità, di ricerca di sperimentazione diretta e immediata, di critica e di ostilità più o meno manifestata nei riguardi del mondo degli adulti, percepito molto diverso rispetto a come dovrebbe essere.
    - All'emersione di un «senso prospettico» tridimensionale di fronte alla vita propria e altrui, di fronte all'avvenire come se si fosse issata un'antenna ricetrasmittente, se si venisse dotati di radar per la prima volta.
    Di conseguenza ciò porta alla elaborazione di un ideale di sé nei confronti dei genitori, degli altri coetanei e adulti e della società percepita come troppo mediocre, limitante, compromessa, opaca.
    Quest'ideale di sé va concretizzandosi a poco a poco in un progetto di vita che risponde al bisogno di essere se stessi a proprio modo; di essere qualcuno a proprio modo, di entrare nella vita a proprio modo.

    Le difficoltà attuali

    Attualmente questo confronto critico, che dovrebbe approdare ad una positiva progettazione di sé, si fa sempre più problematico per un insieme di fattori convergenti ed ambivalenti.

    Innanzitutto la difficile idealizzazione adeguata di sé.
    Da un lato assistiamo all'ipertrofia dell'ideale di sé, in parte per ideali indotti, preconfezionati e prospettati; e in parte per bisogni interni e compensatori.
    Dall'altro, assistiamo alla dis-idealizzazione di sé, alla caduta di tensione con conseguente «lasciarsi vivere alla giornata», non percezione adeguata del senso della propria vita.
    Ecco le conseguenze:
    - La ricerca di modalità e mezzi che consentono di vivere ad alta tensione, di compensare gli scompensi dolorosamente percepiti mediante surrogati: droga, moto, sesso, antisocialità, furti...
    - Consenso previamente e acriticamente accordato a quei movimenti che offrono un avvenire, una speranza in termini concreti, attualmente in termini di liberazione, di promozione in nome di una crescita toccabile, efficace, tangibile fin da ora. L'adolescente pubertario si va scoprendo sempre più protagonista del presente con una propria capacità di progettare il futuro.
    Di qui l'attrattiva della prospettiva marxista di impegno e di cambio per l'oggi dell'uomo nella storia, e della prospettiva radical-libertaria per la libertà individualisticamente intesa contro ogni forma di massificazione.

    Un secondo fattore è la difficile percezione di sé.
    L'esaltazione della giovinezza quasi come un nuovo bene di consumo e contemporaneamente l'imprigionamento dell'adolescente entro il «circuito chiuso» del bisogno-risposta pressoché immediato.
    Viene massimalizzato il principio del piacere, vengono stimolate le varie pulsioni senza un adeguato loro incanalamento.
    Conseguenze:
    - incollamento di sé in se stessi senza sufficiente lievitazione e prospettazione;
    - difficoltà ad integrare le frustrazioni come parte viva del divenire;
    - ricerca di sensazioni forti da parte di molti in preda agli impulsi, non preparati al sacrificio necessario per il tempo lungo della vita.

    Terzo fattore: il difficile impegno di sé.
    Le promesse di partecipazione raramente sono vissute, sperimentate secondo le proprie effettive possibilità e attese.

    La pressione di mode sempre più conformizzanti induce contemporaneamente al gregarismo, alla passivazione di sé secondo la moda ricorrente.
    Sono sempre più ridotti gli spazi della effettiva libertà; frequentissima è la strumentalizzazione dell'adolescente pubertario per fini commerciali, consumistici, ideologici, di sistema, ecc.
    Ne emerge:
    - un bisogno di qualcosa di diverso dal presente, di un possibile cambio radicale del sistema, di un nuovo, già buono perché nuovo;
    - uno scadere del senso critico a causa di una cattura di sé a livello emotivo-affettivo.
    È difficile saper prendere le distanze tra ciò che si vuole e ciò che viene proposto. C'è sempre frustrazione e disillusione tra la propria carica di ideali, più o meno commisurati con la propria realtà, e i condizionamenti più o meno occulti, la pseudopartecipazione in cui ci si trova a vivere, la manipolazione di cui ci si sente oggetto.
    La strada per giungere alla maturazione, per una positiva evoluzione, si va facendo certamente più lunga e complessa di un tempo; come pure le ambivalenze si moltiplicano con i relativi rischi e possibilità.

    Secondo: autonomizzazione della persona rispetto alla educazione precedente e ai fattori ambientali

    Questo processo di autonomizzazione avviene lungo queste piste principali:
    - Una maggior presa di contatto con se stessi, con le proprie possibilità, accompagnata da una progressiva, spesso difficile, accettazione di sé.
    - L'elaborazione di un progetto di vita, cioÈ la ricerca di alcuni valori centrali che facciano da asse portante delle proprie scelte. Questo progetto entra come un dinamismo nuovo nella vita quotidiana. Agisce da fattore di propulsione.
    - L'autonomia della coscienza morale.
    Le motivazioni del proprio agire vengono sempre più riferite all'io con il suo sistema di bisogni e di attese, e sempre meno ad una volontà esterna, ad un imperativo categorico, ad una necessità di conformarsi alle norme dell'ambiente, anche se se ne sente fortemente l'influenza.
    - L'autonomia del fare, dell'iniziativa, delle scelte.
    Questo processo di autonomizzazione fa emergere un nuovo bisogno di libertà intesa soprattutto in questo tempo come «divenire liberi da...» tutti i vari condizionamenti, senza preoccuparsi tanto dei contenuti della libertà.
    Inoltre la scelta viene vissuta soprattutto come negazione, come perdita di qualcosa, cioè la parte che non si sceglie. L'adolescente pubertario è fortemente tentato di onnipotenza e di onnivalenza. È viva l'ambizione di voler tutto, di abbracciare tutto. Si tratta dell'attrattiva dell'universale. La scelta è spesso percepita come una mutilazione delle proprie possibilità personali. In ogni caso è questo il tempo del gusto di scegliere a proprio modo, dell'apprendistato della scelta.

    Le difficoltà attuali

    Attualmente assistiamo a due aspetti.

    In primo luogo, un profondo bisogno di essere se stessi, di autorealizzarsi secondo il proprio vero essere, sintetizzato e identificato spesso nel «divenire liberi»; e contemporaneamente una seria difficoltà nella autoprogettazione per mancanza di punti di riferimento percepiti come validi, misurati sui tempi dell'immediato e sui tempi lunghi della vita; per difficoltà di identificazione positiva di sé con gli adulti perché sono prevalentemente sentiti come lontani, estranei; per un bombardamento di stimoli ambientali dissocianti la personalità dell'adolescente in formazione.
    Ne consegue:
    - una prolungata oscillazione di sé di fronte alla ridda di proposte;
    - una difficoltà nel precisare la propria identità personale;
    - una ricerca e un affidarsi, quasi aggrappandosi, a chi offre identità e identificazioni precise e rassicuranti;
    - fughe nell'intimismo;
    - smarrimento di sé più o meno prolungato.

    In secondo luogo, la massimalizzazione della prima fase della libertà cioè «divenire liberi da...» tutta una serie di condizionamenti, quasi una enfasi della libertà finalizzata a se stessa, quasi uno spontaneismo percepito come valido unicamente in quanto tale.
    Ne consegue:
    - un bisogno e un desiderio di fare direttamente tutte le esperienze della vita, quasi come un assaggio di persona di tutte le dimensioni del reale, pena il non sentirsi se stessi, il percepirsi mutilati, menomati nel proprio diritto di vivere;
    - la sottolineatura di una libertà ad una sola dimensione, quella data dal possesso delle cose;
    - l'autonomia spesso solo verbale, apparente. In realtà permane una forte dipendenza da alcune agenzie di socializzazione che catturano l'adolescente a livello emotivo;
    - attendismo prolungato di fronte alle scelte definitive;
    - fissarsi nella controdipendenza, nella contrapposizione.
    Il cammino verso la libertà e l'autonomia si è fatto molto più lungo e tortuoso, forse anche più ricco rispetto ad un tempo, con ovvie conseguenze per il processo della ristrutturazione della propria identità.
    In piano educativo all'azione preventiva, pur sempre valida, deve affiancarsi attualmente «la funzione dell'autoambulanza» di fronte alle conseguenze spesso laceranti, talora anche traumatiche, nella propria ricerca della libertà, dei giri di boa che si prospettano come necessari per divenire se stessi, un po' come i «pronto soccorso» dopo la invenzione e la diffusione delle automobili.

    Terzo: ampliamento della cassa di risonanza emotivo-affettiva di fronte ai vari avvenimenti, possibilità, situazioni e persone

    Questo ampliamento della cassa di risonanza è dovuto a vari fattori:
    - la maturazione fisiologica,
    - la maturazione genitale e sessuale,
    - le sollecitazioni ambientali percepite in modo più centrale, meno periferico, rispetto all'Io, come una nuova realtà con cui confrontarsi.
    Questi fattori fanno irrompere nella vita dell'adolescente una realtà nuova, nuove dimensioni, sensazioni nuove, sentimenti nuovi, affetti nuovi, nuovi bisogni di incontro e di integrazione reciproca, come pure sensi di colpevolezza e di inadeguatezza nuovi.
    Questo ampliamento della cassa di risonanza è più o meno forte e accentuato a seconda del tipo di personalità e di particolari fattori ambientali. Nel caso di assenza o di contrazione accentuata si ha un grosso problema dal punto di vista evolutivo.

    Conseguenze

    Questo ampliamento della cassa di risonanza porta ad una serie di esiti variamente articolati tra loro.

    In primo luogo, insicurezza di sé ed instabilità.
    Questo primo esito si concretizza in vari aspetti:
    - momenti di ansietà e di angoscia vaga;
    - instabilità di umore;
    - chiusura in se stessi, riservatezza, bisogno di ritiro, di intimità oppure apertura, incontro, socialità, impegno;
    - ricerca ed affrontamento della realtà oppure fuga in vario modo e con vari mezzi;
    - egocentrismo, ripiegamento narcisistico su di sé, autoerotismo, assieme a momenti di impegno e di slancio generoso;
    - atteggiamento critico e ostile verso chi non è percepito come assecondante e valorizzante;
    - sensi di colpa riferiti all'area sessuale e alle mancanze rispetto al proprio Io ideale.
    Si cercherà di superare questa insicurezza di sé in vario modo, nelle forme più disparate che vanno dal solipsismo autistico, al gregarismo nel gruppo che offre sicurezza, amicizia, riconoscimento, rifugio, senso del valore di sé.
    Spesso questa insicurezza, che fa ripiegare su se stessi, crea le condizioni per un terreno fertile a regresso, le condizioni di esitazione di fronte alle nuove esigenze, come pure costituisce un'occasione per prendere contatto con la realtà personale. L'adolescente pubere non è ancora abbastanza se stesso, non si è ancora «trovato».

    In secondo luogo, nuovo valore di sé.
    Questo ampliamento della cassa di risonanza crea le condizioni per la percezione di un nuovo valore possibile di se stessi, del proprio corpo, degli altri (e altre) del gruppo, della propria famiglia, della realtà, delle situazioni di vita, di Dio e dei valori.
    Di qui un nuovo accentuato interesse in queste direzioni. Esiste ciò che è consonante con se stessi, ciò che potenzia il proprio essere, ciò che consente di sentirsi qualcuno, e ciò che è dissonante, contrario, ciò che fa da impedimento.

    In terzo luogo, idealizzazione dell'altro.
    Emerge contemporaneamente un forte bisogno di idealizzazione dell'altro, cioè la percezione dell'altro secondo i propri personali bisogni, attribuendogli quelle qualità di cui si ha bisogno. Lo si vede come si ha necessità che sia.
    Ne consegue spesso:
    - l'infatuazione a livello affettivo-sentimentale;
    - il divismo a livello ambientale e dei mass-media in riferimento alle varie «stelle»;
    - le mitizzazioni, l'idealizzazione di un adulto educatore, un insegnante, una persona competente e sicura di sé a livello dei vari ambienti di vita.

    In quarto luogo, dilatazione di sé.
    Questo ampliamento della cassa di risonanza porta alla necessità di valere agli occhi di se stessi e delle persone significative (coetanei e adulti) e alla ricerca quindi di un qualcosa che dilati il proprio Io, ne accresca il valore mediante esperienze positive, promoventi oppure mediante la ricerca di surrogati di vario genere.

    In quinto luogo, nuova sensibilità religiosa.
    Questo ampliamento della cassa di risonanza porta infine ad una accresciuta sensibilità religiosa contrassegnata:
    - da un bisogno di un Dio vicino, amico, rassicurante, quasi la continuità del proprio Io ideale;
    - dalla ricerca di un assoluto più a livello intuitivo ed immediato che non a livello razionale-logico, dimostrativo;
    - da una ricerca di significato per le nuove realtà della affettività, della sessualità, del mondo del lavoro, della scuola, della società.

    Difficoltà attuali

    Attualmente assistiamo:
    - Alla rivalutazione della funzione personalizzante del sesso, non necessariamente legato alla procreazione. Inoltre la sessualità e l'affettività non sono più viste prevalentemente in funzione del partner e degli altri, ma soprattutto in funzione del soggetto stesso, quasi un nuovo bene di consumo.
    Le forme del linguaggio della tenerezza quali il bacio, la carezza, i rapporti sessuali vengono assunte come un elemento espressivo dei rapporti interpersonali eterosessuali senza alcun impegno preciso per l'avvenire.
    - All'affiorare di dimensioni nuove dell'identità sessuale, quella femminile in particolare, e di riflesso anche quella maschile, all'interno e oltre il movimento femminista.
    - Alla dissociazione delle componenti genitale e sessuale da quelle affettiva e personale come pure alla mercificazione del sesso ad opera della società dei consumi mediante la riduzione della sessualità alla genitalità.
    Questo fatto rende problematica la integrazione della sessualità nell'affettività così da essere sostanzialmente oblativi nelle proprie relazioni interpersonali. In genere si può dire che attualmente è più difficile e lunga la maturazione affettiva per le molte interferenze e i messaggi contraddittori, per il rafforzamento del circuito «emersione di un bisogno e risposta gratificatoria immediata».
    - Alla sottolineatura della dimensione individualistica ed egocentrica dell'esistenza umana, già fortemente presente per sé in questa età, dell'autorealizzazione come un bene a sé stante, disgiunta da una alterità effettivamente vissuta, autorealizzazione perseguibile senza diretto riferimento all'altro in quanto tale.
    - Alla riscoperta del senso maturante della dimensione «politica», strutturale della realtà istituzionale, più intuita che riflessa in questo momento evolutivo, indotta dai giovani che precedono gli adolescenti pubertari.
    - Alla riscoperta di un impegno in questa direzione, anche se ancora saltuario e discontinuo per il momento, come pure alla fuga da questa realtà percepita come troppo ambigua e contraddittoria.
    - All'emergere di una tensione di liberazione di ogni uomo o donna attraverso la sperimentazione della relazione umana in tutte le sue forme e possibilità con particolare preferenza di quella orizzontale cioè tra giovani e di quella primaria cioè faccia a faccia. La relazione umana diventa il luogo di una sperimentalizzazione libera di sé, come una ultima spiaggia personale entro cui nessuno deve entrare. Non ci sono né regole, né proibizioni né dalla morale, né dalla religione, né dalle istituzioni sociali. Questa libera sperimentazione di sé comporta il primato della esperienza sulla conoscenza, della sperimentazione sulla trasmissione, dell'immediato sulla mediazione. Tutto ciò comporta molte contraddizioni e ambiguità.

    Quarto: fondazione critica dei valori

    Il periodo adolescenziale è discriminante per l'avvenire dei valori incontrati precedentemente, soprattutto per la religiosità.
    Questo processo di «revisione critica» è orientato all'ancoraggio graduale prima, sostanzialmente definitivo poi, del senso di sé, della propria vita e di quella altrui, in un sistema di valori, di significati per la vita che verrà a costituire il «quadro di riferimento» per le scelte che si fanno e si faranno.
    Questo sistema di valori viene ricercato e fatto proprio come un universo o gerarchia di valori e significati tra quelli che si presentano socialmente rilevanti e personalmente significativi.
    Frutto di questa revisione critica sarà da un lato il raccordo tra il sistema di valori proprio e le istanze profonde e caratteristiche della propria personalità, dall'altro l'aggancio di questo sistema personale di valori con una istituzione percepita e vissuta come rilevante e promovente.

    Questo processo di revisione critica, riguardante soprattutto la religiosità, si evidenzia in quattro modalità:
    - Il bisogno di un Dio vicino, amico, di una religiosità che sostenga il proprio sforzo morale, il bisogno di realizzare se stessi secondo l'ideale di sé che va elaborandosi. Di qui il rischio della identificazione tra la morale e la religione.
    Parallelamente emerge la ricerca di un qualcosa di assoluto che dia significato alla propria vita e a quella altrui, che sia sostegno a livello affettivo, un assoluto scelto tra quelli proposti oggi. L'adolescente sperimenta sentimenti assai simili a quelli detti «esperienze di vertice» come il desiderio o la nostalgia del Sublime, del Puro, del Tutto.
    Queste esperienze affini al senso estetico, che pure in questa età si sviluppa molto, sono connesse con forme della religiosità degli adulti. Va sottolineato che la ricchezza della affettività adolescenziale può trovare nella religiosità una occasione privilegiata per esprimersi e maturare. Gli adolescenti portano nella loro religiosità i tratti «intuitivi e sentimentali» della religiosità fondata sul «desiderio di Dio» tipica di certi mistici, caratterizzata da toni intimistici, partecipativi, affettivi.
    Questo bisogno di un Dio vicino si esprime spesso nella ricerca di un contatto immediato, diretto, senza intermediari di nessun tipo, all'infuori del gruppo di coetanei in alcune circostanze.
    - Il processo di soggettivazione della religiosità da un lato sotto la spinta dell'egocentrismo conoscitivo, dall'altro per il bisogno tipico dell'adolescente di costruirsi la propria religione sulla base di «motivazioni personali» acquisite mediante un confronto che può portare all'accettazione o al rifiuto della religiosità infantile oppure ad accentuare la polemica verso le forme istituzionali della religione, negatrici della religione «personale».
    Infatti in concomitanza con le trasformazioni puberali la religiosità si fa sempre più problematica. Alla soglia dei 14 anni si assiste in alcuni al calo progressivo della pratica religiosa, ad un esodo nella frequenza, alla crescente sfiducia verso la religione istituzionale e al relativo sfaldarsi del senso di appartenenza alla chiesa. In altri alla diffusa problematizzazione della credenza espressa nel dubbio che investe le verità proposte dalla istituzione.
    In altri ancora ad un intensificarsi della pratica religiosa sotto la spinta dei problemi evolutivi e della sensibilità tipica di questo momento.
    Va rilevato che normalmente non si tratta di per sé di una crisi necessaria, ma più generalmente si assiste al bisogno non rinviabile di ristrutturare la religiosità infantile. Infatti questa crisi religiosa non è dovuta principalmente a fattori di crisi puberale, a squilibri emotivo-affettivi, ma alle nuove acquisizioni dei 14-16 anni, alle esigenze delle nuove capacità conoscitive, alle nuove istanze motivazionali, alle nuove stimolazioni sociali.
    In questo momento di prima adolescenza per la religiosità, come per tutti i valori che costituiscono l'eredità dell'infanzia, avviene questa revisione critica. L'adolescente deve sottoporre tutto il suo passato ad una revisione più o meno radicale, più o meno totale. Ora lo può e lo deve fare perché ne ha gli strumenti. Non può più procedere nella vita con una religiosità infantile appiccicata ad una struttura di personalità che infantile non è più.
    Questa revisione critica è oggi accelerata dal clima di secolarizzazione dei modelli religiosi tradizionali. Infatti si assiste alla caduta progressiva della religiosità sacrale connotata da elementi magici, superstiziosi, utilitaristici, dall'emergere di nuovi modi di collocare il fatto religioso in un contesto culturale, una religiosità più purificata, oppure all'emarginazione del fatto religioso in un contesto culturale, una religiosità più purificata, oppure all'emarginazione del fatto religioso in un ambiente in cui la religiosità è ritenuta un fatto marginale, privatizzato, irrilevante.
    - Il dubbio religioso.
    Il suo senso riguarda normalmente non un aspetto, quello su di cui si fa richiesta, ma il significato e il valore o meno dell'essere religiosi oggi.
    - La ricommisurazione dell'eredità religiosa ricevuta negli anni precedenti con se stessi secondo i nuovi bisogni, con le nuove esigenze emerse a livello personale; con il progetto di sé che si va elaborando, con le nuove realtà socio-politiche e locali che si incontrano nei vari ambienti di vita (scuola-lavoro-gruppo di amicizia-gruppo del tempo libero...); con la sollecitazione e la lealtà delle nuove appartenenze che si vanno incontrando.

    Difficoltà attuali

    Attualmente questa «revisione critica» avviene:
    - In una situazione conflittuale dovuta alla proposta di sistemi di valori, di universi di significato, di proposte per la vita tra di loro concorrenziali, ciascuna con una sua visione unitaria della vita: progetto consumistico, progetto ideologico-marxista, progetto radical-libertario, progetto personalistico.
    - In una situazione di difficile identificazione, tra i valori proposti, dei valori autenticamente promoventi perché riferiti alle vere dimensioni del divenire umano e di quelli illusoriamente promoventi perché più o meno ludici o perché riferiti ad aspetti marginali della personalità, aspetti massimalizzati.
    - All'interno del conflitto tra appartenenze concorrenziali ed escludentisi provenienti dalle varie agenzie di socializzazione, in un contesto di scarsa rilevanza sociale del fatto religioso.

    Conclusione

    Concludendo possiamo dire che l'adolescenza pubertaria si caratterizza come l'età in cui mediante un confronto tra ciò che si è e si vorrebbe essere, tra ciò che c'è e che si vorrebbe che fosse diverso, mediante l'ampliamento della cassa di risonanza intima dei fatti e delle persone incontrate a livello reale oppure unicamente fantastico, mediante una revisione critica dei valori in cui si crede, si vanno ponendo le basi per l'elaborazione dell'identità personale e dell'autonomia che consentiranno al soggetto di divenire o meno una persona psicologicamente matura.
    Questo processo, avviene attualmente entro un contesto socio-ambientale che tende ad esaltare le ambivalenze tipiche di questo momento evolutivo, rendendo più complesso e lungo il cammino della maturazione.


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