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    Segni di gratuità tra i giovani



    (NPG 1981-01-06)

    Abbiamo chiesto al prof. Giancarlo Milanesi, della Università Salesiana di Roma esperto di sociologia religiosa, che ha ultimamente curato una vasta ricerca sul problema della religiosità giovanile oggi, se suo parere emergono nell'attuale condizione giovanile domande o esperienze di gratuità, e con quali sintomi, ammesso che ciò non sia una cosa generalizzata.
    Trascriviamo dal registratore la risposta


    Già le ricerche fatte a cavallo del '68 (p es. quella di Grasso) e le verifiche fatte da me nel '70, collocavano il valore della gratuità tra gli elementi della coscienza morale emergente in quegli anni. Cioè tra i diversi componenti della coscienza mora dei giovani (che insieme denotavano lo sviluppo di una moralità di tipo «solidarismo universalista») vi era anche un elemento che io ho chiamato allora «morale della generosità»: nel senso che «morale non era solo ciò che corrispondeva all'ordine della giustizia, ma anche ciò che era fatto a una prospettiva di pura generosità, il gratuito, appunto.
    Però da allora in poi non ci sono secondo me elementi che possono dimostrarlo come fattore che passa sotto il '68 ed emerge in quest'epoca. Forse elementi di gratuità c'erano nell'ironia della contestazione degli Autonomi del '77-'78, e anche negli Indiani Metropolitani. Però il tutto era mescolato con tratti negativi, perché la gratuità era parente stretta della critica priva di progetto: era unita all'idea che la rivoluzione non si può fare, che si può benissimo cominciare a vivere anche senza la rivoluzione collettiva, ma soddisfacendo sogni personali; e in questo senso era un po' equivoca, perché forse sconfinava in un senso di disimpegno. Ne veniva fuori allora una gratuità come tipo di comportamento che non essendo imperato da nessun dovere di carattere né morale né sociale né politico, da nessun bisogno di carattere collettivo, sconfinava poi nello spontaneismo.

    Il riemergere del gratuito nell'ambito del personale

    Più recentemente a me sembrerebbe di poter trovare il riemergere della coscienza del gratuito nella riflessione che si fa attorno al personale. Là dove c'è la tematica del personale c'è anche quasi necessaria- menti connessa una dimensione del gratuito: nel senso che il personale è una domanda di soddisfazione dei bisogni che nascono dall'identità personale, e perciò è un progetto che di per sé non ha un risvolto immediatamente legato a delle utilità sul piano sociale e collettivo, ma è appunto gratuito.
    Ancora più specificamente, al di dentro di questa tematica del personale, vi è tutto il problema della coppia, e più largamente i problemi intersoggettivi. Mi sembra infatti che nella misura in cui implicano una discussione sulla problematica dell'amore, essi hanno questa dimensione del gratuito.
    Un rimando significativo può ritrovarsi nel ben conosciuto «Porci con le ali», che per me è il punto massimo dell'analisi negativa della sinistra rispetto al personale. Lì si ha già l'idea che il gratuito era stato in certo senso spazzato via dalla tematica della rivoluzione collettiva, e che può invece avere un nuovo spazio nella tematica del personale, nella rivoluzione che parte dal personale e non più dall'esame dei bisogni collettivi. Nel collettivo, e questa sarebbe l'equazione da verificare, non c'è spazio per il gratuito, perché ci sono degli imperativi da realizzare dove non c'è spazio per la generosità, ma solo per la doverosità: il collettivo è lo spazio dell'etica rivoluzionaria.
    Là invece dove la rivoluzione non parte da quell'etica, ma dalla soddisfazione dei bisogni personali, c'è forse spazio per il gratuito: la relazione interpersonale può diventare zona in cui si esercita la gratuità e non la gabbia della necessità dei rapporti.
    Però tutta questa tematica del personale (e probabilmente anche il gratuito), mi pare sia attraversata da qualche remora, perché anche qui si annida la tentazione dell'individualismo: il fatto cioè che il gratuito può essere una forma di disimpegno totale, dove non c'è un'etica di nessun tipo, dove la gratuità viene scambiata per una aleatorietà completa di rapporti e dove non c'è più nessun legame sul piano del dovere in nessun tipo di relazione umana, in nessun tipo di azione individuale o collettiva.

    Presenza nel prepolitico come espressione di gratuità

    Un'altra grande tematica del gratuito può esser trovata anche in quei comportamenti giovanili che non sono più nel privato, ma già ambiti del prepolitico, là, per esempio, dove i giovani fanno cultura, dove fanno azione sociale, animazione: cioè là dove essi si buttano in tipi di impegno che non sono chiaramente politici, però non sono neanche strettamente individuali, ma sono le aree dove il personale si realizza mediante la creazione di rapporti intersoggettivi soddisfacenti per l'individuo e la sua identità, e soddisfacenti anche per creare un minimo di identità collettiva tra il suo gruppo che opera.
    Ecco, dire ora quanti sono i giovani che vivono in questo ambito la gratuità, questo è problematico.
    Penso che sono pochi, se guardiamo le forme dell'associazionismo dove questi bisogni di gratuità vengono espressi, forse sotto il 30% di tutta la popolazione. Però è interessante che il gratuito si esprima ancora e si canalizzi soprattutto attraverso le forme dell'associazionismo; mentre abbiamo osservato come il gratuito non associato si esprime soprattutto nei rapporti intersoggettivi che le persone imbastiscono intorno al tema del personale, la coppia, la famiglia, il privato, l'amicizia.


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