Giannino Piana
(NPG 1979-03-39)
Le riflessioni fin qui fatte ci aiutano a collocare nel suo esatto contesto il discorso morale e ad individuare, di conseguenza, gli orientamenti fondamentali del comportamento sessuale. Compito dell'etica sessuale è, infatti, quello di esplicitare in dovere etico la più profonda realtà della sessualità umana. Questo significa che essa deve assumere i diversi livelli umani di comprensione del sesso, inserendoli nel processo globale di crescita della persona nei suoi essenziali rapporti con gli altri e con Dio. Nell'ottica della rivelazione cristiana, l'amore di Dio è il fondamento dell'amore umano. L'eros per il credente non è dunque né primo né autonomo; esso non può essere se non un riflesso, una risposta, un'analogia dell'Agape. L'etica cristiana ha perciò come compito fondamentale quello di reinserire l'eros nell'orizzonte dell'Agape, la quale non è distruttrice, ma in grado di salvare tutti i miti, compreso quello di eros. In questo quadro diventa allora possibile individuare alcune strutture essenziali del comportamento sessuale, che vanno tenute presenti come criteri per una corretta gestione della sessualità e per un giudizio su di essa.
CORPOREITÀ E SPIRITO
L'etica sessuale deve, anzitutto, affermare che l'uomo costituisce un'unità vivente, carnale e spirituale nello stesso tempo, colpita dal peccato, ma radicalmente rinnovata da Cristo.
Affermare questo vuol dire prendere coscienza che la sessualità diventa cattiva quando cessa di essere valore mediatore al servizio della persona. La dissolutezza comincia precisamente in questa dissociazione, in questa obiettivazione tanto del corpo quanto dello spirito, la quale fa sì che essi non si controllino né si garantiscano più reciprocamente.
Da ciò si deduce, anzitutto, la necessità di riconoscere le capacità positive che il piacere possiede per il pieno sviluppo della maturazione e del dialogo sessuale, ma insieme l'esigenza di non assolutizzarlo. L'erotismo è un valore creativo importante, «via attraverso cui la bellezza si rivela al mondo» (N. Berdiaev). Il problema sta nell'integrarlo con l'amore, cioè nel compromettere tutta la persona: in altre parole, nel non cadere in un naturalismo radicale, caratterizzato dall'accettazione sdrammatizzata di una sessualità che si pretende senza finzione e che esprime in realtà soltanto disperazione e paura. Né un timore ossessivo né un ingenuo naturalismo sono perciò la base sicura per il comportamento sessuale umano.
Si deve aggiungere, in questa linea, che il rispetto pieno del senso della sessualità umana esige attenzione, nell'esercizio di essa, a quel «dato oggettivo» costituito dal corpo e dalle sue funzioni. Con il pretesto che l'amore ha il prestigioso potere di trasfigurare tutto, può accadere che non si tenga più in alcun conto il dato oggettivo rappresentato dalla struttura della corporeità. Occorre riconoscere i limiti del proprio potere su di esso, non per una sorta di feticismo irrazionale, ma perché nel dato oggettivo è contenuta una comune disponibilità potenziale e un elemento in più da indirizzare verso l'unione. L'etica della sessualità deve mirare ad un'espressione sempre più totale della persona e dell'incontro tra persone, integrandovi il legame, veicolo del dialogo rispettato nelle sue più essenziali esigenze, costituito dalla corporeità. L'umanizzazione della sessualità nella persona comporta, in definitiva, lo sforzo di un autopossesso di essa, che reclama un'ascesi faticosa contrassegnata anche dalla rinuncia, quando essa non è fine a se stessa, ma ha come obiettivo la possibilità di una piena espressione di sé attraverso il linguaggio sessuale. La virtù cristiana della castità ricupera, in questo contesto, tutto il suo valore non come strumento di repressione ingiustificata, ma come via attraverso la quale è possibile attingere il senso autentico della sessualità umana e viverlo in pienezza. Tutto ciò prende significato per il credente nel quadro del mistero della croce, che getta un fascio di luce nuova sull'insieme delle realtà penultime, facendoci scoprire la loro connaturale ambiguità e l'esigenza di proiettarle nello sfondo delle realtà ultime, cioè dell'attesa escatologica.
INCONTRO INTERPERSONALE
L'etica sessuale deve preoccuparsi di rispettare e sviluppare il dinamismo interpersonale, di cui la sessualità non può essere privata e attraverso il quale deve essere valutata. Spetta, infatti, all'etica far venire alla luce, umanizzato, il senso profondo che alla sessualità è sotteso, che è la possibilità di incontro autentico di due esseri umani. Di conseguenza, l'esercizio della sessualità deve essere giudicato dal carattere di rapporto interpersonale, che esso attua e rivela; in altre parole, va valutato in base all'impegno dell'uomo e della donna a maturare personalmente e a crescere nell'amore reciproco, a realizzare una comunione più ampia, ad aprirsi alla nostalgia della trascendenza. La sessualità ha in sé un'orientazione all'integrazione personale, una dinamica che l'uomo deve riconoscere ed assecondare. Quando l'esperienza sessuale non porta dall'io al tu, resta un'esperienza apparente, sterile, che genera depressione e sentimento di colpa. Per questo un incontro sessuale che esce dai confini della unione psico-spirituale, o avviene addirittura senza di questa, perde la sua forma e la sua legittimità. Il piacere fisico, che è una componente fondamentale del rapporto interpersonale sviluppantesi all'interno della sessualità, deve essere sperimentato e vissuto entro il clima della «tenerezza» e della gioia, che viene dall'intercomunione fisica e spirituale.
L'etica deve tendere a mantenere nel gesto sessuale la presenza umana; deve lasciar apparire ciò che proprio attraverso il gesto vuol trovare la sua espressione; deve assecondare e sviluppare l'intenzionalità propria della sessualità: un'intenzionalità orientata alla piena attuazione dell'incontro umano.
È chiaro che ciò comporta una considerazione della sessualità nel quadro globale della crescita personale e della maturazione del rapporto interumano. La sessualità dice, infatti, riferimento all'insieme dell'esistenza umana e della storia dell'incontro interpersonale. Di qui la esigenza di valutare ogni espressione sessuale non come atto puntuale a sé stante, ma come un momento di un processo più ampio e totale, non scevro di squilibri e di crisi; e soprattutto di aiutare il cammino faticoso della ricerca della relazione con l'altro, accettandone gli inevitabili scacchi e promuovendone la crescita.
DIMENSIONE SOCIO-POLITICA
Infine, l'etica sessuale deve preoccuparsi di integrare la sessualità in un quadro di relazioni sociali e politiche. Con questo si intende, anzitutto, che non è possibile esprimere un giudizio sul comportamento sessuale, senza tener conto dell'influsso determinante delle strutture socio-politiche entro le quali si sviluppa l'esistenza umana. È un dato di fatto che nella nostra società ad alta industrializzazione la libertà individuale viene necessariamente sempre più limitata da interventi che la disciplinano, da prescrizioni e da leggi. Quanto più crescono e si complessificano i problemi tanto più si fa strada la necessità di una regolamentazione e di un controllo da parte di istituzioni pubbliche e private. Questa progressiva limitazione della libertà in campo sociale determina una reazione nella sfera intima della sessualità e del matrimonio. Si deve aggiungere che la caduta della tensione politica, verificatasi in questi ultimi anni, come conseguenza del fallimento dell'utopia sessantottesca, ha fatto rinascere in molti l'esigenza di ritorno al «personale» e al «privato», soprattutto per quanto concerne certi ambiti della esperienza umana.
D'altra parte, non si deve dimenticare che la repressione della sessualità, di cui la stessa privatizzazione può diventare un momento ed un segno, è funzionale alla conservazione di un sistema sociale repressivo, che aliena l'uomo in ciò che ha di più autentico. Il che significa che è compito dell'etica denunciare questa correlazione e stimolare la persona a risocializzare il rapporto nella prospettiva di un serio impegno di liberazione. La reificazione della sessualità, che si traduce nella sua riduzione alla genitalità, è un momento attraverso il quale si esprime la logica consumistica dominante della nostra cultura. È evidente, allora, che la valutazione del comportamento sessuale non può prescindere da una seria attenzione al significato sociale dei gesti e degli atteggiamenti, nel senso della verifica del contenuto liberatore o alienante che essi esprimono, non solo per se stessi, ma soprattutto in rapporto al contesto socioculturale nel quale vengono a situarsi. La questione di fondo dell'etica sessuale è oggi quella di inventare una corretta e creativa mediazione tra il «personale» e il «politico», che eviti tanto i rischi della privatizzazione quanto quelli di una politicizzazione radicale altrettanto alienante.
Il discorso etico sulla sessualità ha dunque oggi una grande importanza e riveste una grande attualità. Nella prospettiva cristiana, diviene individuazione del modo concreto secondo il quale è possibile vivere il senso profondo del mistero dell'amore, nel rispetto della sua essenziale struttura antropologica e del suo significato religioso, per il quale la decisione etica si inserisce nel quadro più vasto della concezione dell'uomo e del mondo propria della parola di Dio.
Cosi il vissuto sessuale si carica di un'intenzionalità nuova e più profonda e diviene segno rivelativo del mistero di amore che il Padre in Cristo ha annunciato agli uomini.