La legge

Carlo Molari

 lalegge

Le osservazioni fatte ieri a proposito della formazione della coscienza hanno sollevato alcune difficoltà che meritano di essere chiarite. La prima riguarda la legge. Potrebbe sembrare infatti che, seguendo la legge, la coscienza possa sempre essere tranquilla. In realtà non è così, perché la legge può essere ingiusta o può diventare inadeguata con il passare del tempo. Può succedere perciò che un buon cittadino si trovi nel dovere di andare oltre alla legge o, nel caso estremo, di trasgredirla.
In questa prospettiva si comprende l'atteggiamento di Gesù nei confronti di alcune tradizioni della sua società e si capisce ciò che diceva degli uomini per bene del suo tempo che osservavano la legge ma non comprendevano le esigenze della situazione nuova. «Se la vostra giustizia, diceva ai suoi seguaci, non sarà superiore a quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno» (Mt 5, 20). Oggi potremmo dire: se non ti comporti meglio di quanto facciano i puri osservanti della legge non saprai vivere pienamente nel tuo tempo. La legge non è sufficiente a una pienezza di vita.
Da questo principio scaturisce la legittimità della obiezione di coscienza. Essa non è una scappatoia per evitare alcuni impegni sociali, ma è la difficoltà opposta a una legge che appare inadeguata o ingiusta.
Il caso classico di obiezione di coscienza è quello relativo all'uso delle armi. Dopo varie resistenze oggi numerosi ordinamenti giuridici riconoscono la possibilità di rifiutare il servizio militare in nome della coscienza. Anche il Concilio Vaticano II ha affermato l'equità di simili disposizioni (Gaudium et spes, 79). Ma occorre ricordare quante umiliazioni e sofferenze hanno dovuto subire coloro che per primi hanno fatto valere questo fondamentale diritto.
In ogni caso un buon cittadino non deve limitarsi a seguire la legge, ma deve cercare di agire secondo il bene comune anche quando la legge non lo prescrive.
Soprattutto noi italiani siamo stati educati a ritenere legittimo e quindi bene ciò che non è proibito.
È un principio errato proprio perché la legge non è criterio sufficiente per la vita sociale. La coscienza può individuare ambiti molto più esigenti di quelli indicati dalla legge.
Pensate alle applicazioni di questi criteri nella vita quotidiana: quanti atteggiamenti che riteniamo non opportuni ai fini sociali, li assumiamo senza scrupolo solo perché non sono proibiti da alcuna legge.
Non regoliamo la nostra vita solo in base al « proibito », ma assumiamo criteri più positivi. Proviamoci oggi amici e forse questa sera il nostro ambiente sarà più ricco in umanità di quanto non lo sia questa mattina.