Condizioni
di un incontro festoso
Carlo Molari
In questa settimana ho proposto alcune riflessioni sull'incontro tra i gruppi sociali e tra i popoli e sul significato della festa. C'è una condizione fondamentale perché gli incontri siano fruttuosi e le feste gioiose. È che le ragioni della vita siano rispettate, che nessuno sia escluso dalla gioia comune e vengano messe in circolo energie sane.
Succede invece spesso che le feste sono minate dal peccato degli uomini: dall'egoismo, dalla sopraffazione e dalla violenza.
Una delle forme più frequenti di inquinamento delle feste è la presunzione della propria superiorità e il disprezzo degli altri.
Non è infrequente che l'incontro tra i popoli, tra i gruppi sociali o tra le persone avvenga con questa segreta convinzione.
Ciascuno crede di essere superiore e ha sempre un qualche motivo per pensarlo. Le imprese sportive, le realizzazioni tecniche, il successo nel commercio, l'eccellenza artistica, la bellezza, la forza fisica: ognuno ha qualche aspetto per cui può vantare preminenza e segretamente considera le sue ragioni più importanti di tutte le altre.
Anche la religione può entrare in questi meccanismi di superiorità e opporre gli uni agli altri in nome di Dio. Una religione che suscita disprezzo per le altre non è oggi in grado di svolgere la sua funzione nei processi di unificazione dell'umanità.
Ciò vale anche per lo sport: da gioiosa festa dell'amicizia può diventare sfogo di aggressività, volontà di umiliare, disprezzo degli altri. In questo modo non si valorizzano le diversità, non si valutano secondo il giusto valore tradizioni e usanze.
Ci si rallegra spesso della sconfitta altrui e non si partecipa alla gioia degli altri.
La ragione di questo atteggiamento sta nella immaturità personale e negli ideali falsi che si perseguono.
Un popolo che disprezza un altro popolo mostra la propria inferiorità e l'inadeguatezza a vivere armonicamente la stagione attuale della storia umana.
Facciamo di questo periodo di festa una stagione di incontri gioiosi, di rispetto reciproco, di tenerezza e di pace.
Non facciamo della vacanza la sagra della violenza e dell'egoismo. Rendiamo gioiose queste giornate di amicizia e avremo fatto crescere l'umanità nelle sue dimensioni profonde.
Il ritorno nelle città, la ripresa del lavoro ci ritroverà più sereni e più capaci di affrontare i compiti che la vita ci affida.