Precarietà
e dipendenza
Carlo Molari
Vorrei avventurarmi in questi giorni in un tema un po' più impegnativo del solito. Vorrei chiarire le componenti dell'esperienza religiosa, quella che ogni uomo può fare anche senza entrare in chiesa, credente o non credente che sia.
La prima componente di ogni esperienza religiosa è data dalla scoperta della condizione di dipendenza e di precarietà.
L'equilibrio dell'uomo è molto instabile, il suo è un ordine condizionato continuamente da offerte necessarie a livello fisico-chimico, biologico, psichico.
Pensate alle conseguenze di un semplice cambiamento nella pressione atmosferica, o nel l'umidità dell'aria, o nel rapporto tra i diversi gas che la compongono.
Pensate alla necessità del cibo, agli errori alimentari, ma più ancora pensate alla urgenza di essere amati. Le forme di anoressia che si moltiplicano nella nostra società sono l'espressione di una legge insopprimibile della vita umana: solo quando si è amati si può crescere, e se l'amore degli altri non raggiunge un livello minimo non si può sopravvivere. I genitori non bastano a far crescere armonicamente una persona. È la società intera a creare gli spazi necessari, il clima sufficiente per la crescita integrale.
Spesso dimentichiamo questa nostra condizione e pensiamo di avere tutti gli elementi per diventare noi stessi. Poi basta un minimo incidente, e ciò che credevamo di possedere in proprio appare in tutta la sua provvisorietà. Il sapere svanisce, le forze fisiche diminuiscono, gli stati d'animo cambiano improvvisamente. Ci scopriamo in balia di fattori impercettibili e incontrollabili.
Questa è la nostra condizione. Per vivere intensamente occorre prenderne coscienza e accettarla senza riserva.
Sartre diceva che l'uomo conserva nel suo profondo la tentazione di essere Dio. Credo che l'espressione più chiara di tale tentazione sia appunto il rifiuto della nostra condizione di dipendenza e di precarietà.
Guardiamoci bene dentro, oggi, e forse scopriremo che alcune nostre reazioni, o quella insoddisfazione di fondo che a volte ci prende, nascono proprio dal non aver accettato con amore la condizione di dipendenza che ci accompagna da sempre.
Accettarla anzi amarla è la premessa della nostra serenità.