Morte quotidiana
Carlo Molari
In un articolo precedente ho chiarito la nostra condizione di chiamati alla morte e quindi ho concluso con la necessità di imparare a morire.
Oggi vorrei illustrare le diverse situazioni quotidiane che ci fanno compiere un'esperienza di morte.
La più frequente è quella legata alle nostre decisioni. Ogni decisione infatti, mentre rende possibile la realizzazione di un aspetto della nostra personalità, ne elimina definitivamente tanti altri. Ciascuno di noi nasce come un fascio di possibilità. Ogni giorno ne realizza qualcuna e per fare questo uccide tutte le altre concorrenti.
Ciò vale nelle grandi decisioni: sposando una persona si escludono tutte le altre, scegliendo una facoltà universitaria ci si preclude di sviluppare alcune nostre reali capacità, esercitando una professione non ne possiamo imparare altre.
Ma vale anche nelle scelte quotidiane: ogni giorno noi fissiamo la nostra fisionomia e cancelliamo per sempre gli altri possibili nostri volti.
Ogni scelta di vita per questo è anche un'esperienza di morte.
Vi è poi, frequente, il distacco da persone care, in qualsiasi modo esso avvenga: una partenza definitiva, una lontananza fortuita. Partire è un po' morire, dice un proverbio popolare. È un'esperienza di morte, che manifesta tutta la sua valenza quando una persona cara ci lascia per sempre. Una presenza che costituisce la nostra persona viene definitivamente eliminata. Resta una presenza interiore se l'abbiamo amata a sufficienza. Ma un filo che intesseva la nostra esistenza si è spezzato.
Infine, il deperimento quotidiano del nostro corpo, la malattia, la scomparsa definitiva di capacità operative costituiscono esperienza di morte. Viene sempre il giorno in cui non ci è più consentito di fare una certa cosa. La legge ci preclude di iniziare una carriera, l'adito a determinate cariche non ci è più consentito. Attività che prima ci erano familiari diventano difficili. La vita a ogni stagione ci concede doni diversi. Se non abbiamo imparato a morire, ogni situazione di questo tipo diventa un dramma. Non sappiamo decidere, non siamo in grado di partire, e non consentiamo la partenza degli altri, non amiamo la nostra condizione.
Per vivere intensamente ogni giorno è necessario aver imparato a morire. Aver accolto cioè la nostra condizione di chiamati alla morte con piena consapevolezza e senza resistenze.
Anche oggi ci è possibile, amici, fare un passo avanti in questo apprendimento. Non evitiamolo.