Le virtù dei popoli

Carlo Molari

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Nei giorni scorsi ho parlato delle virtù in modo generale e facilmente sono stato interpretato in chiave individuale.
In realtà le virtù sono un fenomeno prevalentemente comunitario. Le caratteristiche operative delle singole persone sono per lo più il condensato di un ambiente, di atti ripetuti per generazioni intere e consolidatisi in abitudini attraverso scelte personali di molti.
Ci sono perciò anche virtù dei popoli, abitudini caratteristiche e stabili di gruppi sociali. Anche se non tutti gli individui che vi appartengono ne sono provvisti, generalmente le virtù acquisite da un popolo o da un gruppo sociale sono sufficientemente stabili da caratterizzare per lungo tempo la sua storia.
Ci sono, ad esempio, popoli che hanno una chiara tendenza all'ordine e alla pulizia, che difetta in altri popoli.
Ci sono regioni con abitudini solide di rispetto delle cose pubbliche e con spiccato senso civico latente in altre.
Ci sono gruppi sociali facilmente portati alla pazienza, al controllo delle proprie reazioni, al rispetto delle cose pubbliche, alla gentilezza dei comportamenti, e altri più facili alla violenza e alle reazioni incontrollate.
Ci sono gruppi presso i quali l'evasione fiscale ripugna alla sensibilità comune, altri che invece la considerano come espressione di furbizia o trofeo di vittoria. Lo stesso può dirsi del furto e dell'arte di trarre sempre profitto personale dagli eventi o, invece, di mettere il bene degli altri al primo posto.
Sarebbe un errore pensare che queste abitudini siano dipendenti esclusivamente da fattori climatici, biologici o fisici, che non richiedano impegno personale e non esigano ripetizione di atti.
Al contrario, essi sono il frutto di lunghi secoli di atti ripetuti con convinzione e fedeltà e trasmesse dai genitori ai figli attraverso la testimonianza.
Per questo, quando un popolo divenuto cosciente dei suoi difetti avverte l'esigenza del cambiamento non può presumere di cambiare in pochi anni.
Occorre iniziare con pazienza un cammino di rinnovamento che richiede tempo e il contributo attivo di molte persone.
Sarebbe deleterio cedere al pessimismo fatalista e imprecare contro la sorte. È urgente invece impegnarsi personalmente per creare quell'ambiente operativo e quel clima vitale che consenta la nascita di una abitudine nuova che pian piano si propaghi fino a diventare comune. Soprattutto per le virtù oggi diventate più urgenti.
È possibile, amici, anche per quelle virtù che riconosciamo carenti nella nostra società. Tutti siamo chiamati a contribuirvi, anche oggi.