La solidarietà
Carlo Molari
Una delle virtù che nel nostro tempo deve acquistare forme inedite e sempre più urgenti è la solidarietà.
Si potrebbe definire la capacità di condividere la vita con gli altri, partecipando alle loro gioie e alle loro sofferenze, facendosi carico delle loro necessità e collaborando alle loro imprese. Lo individuate subito un uomo solidale: ha uno stile di vita fatto di attenzione agli altri e di condivisione.
Pensate ai medici, agli infermieri, ma anche agli impiegati pubblici, a tutti coloro che sono a servizio della comunità. Vi accorgete subito quando uno agisce perché non può fare altrimenti (lo stipendio lo obbliga alle prestazioni che gli chiedete) o quando invece è mosso da sincera preoccupazione per voi.
Ma ciò vale di ogni persona che incontrate: nello scompartimento del treno o lungo la strada, nell'ambiente di lavoro o in famiglia.
La solidarietà, per essere autentica, non deve avere confini. Quando è parziale è una forma di egoismo a largo raggio, è inquinata e contraddittoria.
Anche i fenomeni di mafia, ad esempio, possono assumere a volte forme di solidarietà. Ma è una solidarietà ristretta: limitata all'ambito familiare, al gruppo di interessi o agli amici. Nel Vangelo c'è una parabola della solidarietà che è di straordinaria potenza evocativa.
Un samaritano passa accanto a un giudeo aggredito e abbandonato lungo la strada di Gerico. Ne cura le ferite, lo porta in un ospizio e ne chiede la cura assumendosene tutte le spese. Non era un amico, ma uno sconosciuto e uno straniero: ufficialmente un nemico.
Per Gesù la solidarietà non ha come ragione né la parentela né l'interesse comune né la consonanza di vedute politiche, ma la fede in Dio- amore che si esprime come fede nell'uomo e nella dedizione per lui.
Una solidarietà che non sia universale e gratuita è inefficace e nel nostro tempo, in cui l'umanità è in cerca di modelli universali di convivenza, è anche incongruente e contraddittoria.
Forse anche oggi, amici, a molti di noi è chiesta una forma di solidarietà con qualcuno che incontreremo: per la strada o in casa o al lavoro.
Non voltiamo l'angolo, non chiudiamoci nei nostri problemi, non rifiutiamo di tendere la mano. La società intera deve acquisire uno stile inedito di condivisione se vuole dare un'anima alle strutture di universalità che sta costruendo. E tutti dobbiamo contribuirvi. Anche con piccoli gesti possiamo alimentare questa speranza.