Solidarietà dei popoli

Carlo Molari

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Anche le virtù hanno le loro stagioni. Non perché si debbano seguire mode morali, ma perché le diverse situazioni della storia esigono prestazioni specifiche, qualità particolari. Questo, dicevo ieri, è il tempo della solidarietà universale.
Le nuove tecnologie stanno rivoluzionando l'organizzazione del lavoro. Pochi e in tempi ridotti potranno, in un futuro non molto lontano, produrre i beni necessari alla vita di molti. Diventano sempre più necessarie forme nuove di ridistribuzione delle ricchezze in modo che tutti possano beneficiare dei beni prodotti abbondantemente.
Il futuro perciò esigerà una capacità maggiore di condivisione vitale, di solidarietà fra le diverse classi sociali e fra i popoli della terra. Questo atteggiamento non può essere improvvisato. Né può essere inventato a tavolino o imposto per legge. Esso può nascere solo all'interno di piccoli gruppi che saggino le diverse possibilità e siano alla ricerca delle nuove forme di esistenza.
Si tratta di inventare nuovi modelli di convivenza sociale, di organizzare razionalmente il lavoro, di ridistribuire in modo giusto i beni a disposizione dell'umanità, di predisporre nuove regole nel commercio mondiale.
Ma soprattutto si richiede un nuovo modo di considerare gli altri, di incontrarli e di fare comunione con loro.
Non sono atteggiamenti che possano essere indotti in poco tempo. Non sono sufficienti gesti saltuari o decisioni improvvise. È necessaria una diffusa condivisione di vita, una estesa solidarietà.
Il riferimento obbligato per individuare le vie da percorrere sono gli emarginati, gli sfruttati della società, gli ultimi fra i popoli.
Essere solidali con gli ultimi non è un semplice dovere morale. È una necessità assoluta per chi vuole liberare l'umanità dai suoi mali. Gli ultimi sono infatti il luogo di condensazione delle contraddizioni e delle ingiustizie che inquinano la vita della società intera.
Il loro 'male è l'espressione di un male che mina le convivenze sociali e prima o poi scoppia in forme incontrollabili.
Tutti noi, amici, possiamo oggi operare in modo che l'umanità intera si trovi più capace di affrontare i suoi problemi con sensibilità nuova. Non ci mancheranno certo le occasioni di essere solidali con altri, soprattutto con i più emarginati. Non lasciamole passare inutilmente. In piccoli gesti ripetuti da molti fiorisce una speranza per tutti.