Pina Del Core
(NPG 1995-07-74)
Quale identità nell'adolescenza? E ancora, quali percorsi evolutivi essenziali caratterizzano la formazione dell'identità adolescenziale? E quali gli esiti di tali processi? A quale tappa del tragitto autoformativo nel processo di costruzione dell'identità si fermano i nostri adolescenti? Al termine dell'indagine COSPES ci troviamo di fronte a una mole di dati abbastanza complessi, talvolta contraddittori, che lasciano forse più perplessità che risposte. Per cui si impone una riflessione necessariamente di tipo globale che guardi all'insieme dei processi e degli esiti della formazione dell'identità mediante una lettura trasversale dei dati. Le indicazioni che emergono non sono ancora complete e definitive, ma soltanto globali e devono essere approfondite. Qui prenderemo in considerazione soltanto alcuni dei percorsi evolutivi essenziali nella costruzione dell'identità adolescenziale: la definizione di sé e la progettualità. Entrambi i percorsi sono tra loro interdipendenti e si rivelano strettamente connessi allo stabilirsi della progressiva autonomia rispetto all'ambiente che l'adolescente conquista, sia sotto il profilo affettivo-relazionale che comportamentale, cognitivo e valoriale. L'ottica di lettura di tali processi è centrata sulla «relazione». L'identità degli adolescenti, infatti, non si può comprendere se non è vista in connessione con le dinamiche relazionali entro cui si costruisce: interazioni con gli adulti, con i coetanei e con il più vasto contesto socioculturale investito da complessità e da pluralismo. La centralità del processo di definizione di sé nella formazione dell'identità adolescenziale è innegabile. Del resto il traguardo di autorealizzazione di ogni persona - come asserisce Maslow - è quello di «divenire ciò che veramente si è», ma ciò è possibile solo dopo aver risposto alla domanda: «Chi sono io?», dopo cioè un progressivo cammino di autodefinizione. Tale interrogativo ne richiama un altro ancora più importante: «Come sono io?», o meglio, «Che genere di persona sono io?». Il processo di definizione di sé o di personalizzazione costituisce un compito evolutivo significativo e specifico dell'adolescente, che nel percorso di transizione verso lo stato adulto ha bisogno di sapere chi è e dove va, per apprendere un nuovo modo personale di collocarsi nella realtà e di relazionarsi con gli altri, con l'ambiente e con se stesso. Questo cammino passa attraverso la riflessività introspettiva e il confronto con gli altri, e per questo si presenta molto complesso e intricato, esigendo la capacità di coordinare le diverse facce di sé in un sistema coerente e unitario. Qui si situa il problema centrale dell'identità, cioè il problema che l'io sia in grado di conservare la propria unitarietà e la propria continuità nei riguardi di un futuro continuamente mutevole. Anche il processo di autodefinizione si attua attraverso la medesima dinamica, sottoposto come è al travaglio di una ricomposizione continua, perché vissuto in un contesto di «cambiamento». In questo periodo della vita infatti l'adolescente, proprio in forza delle trasformazioni interiori ed esteriori, mette in discussione tutto ciò che aveva appreso precedentemente, e in particolare tutte le identificazioni su cui si era basata l'immagine di sé. La definizione di sé - secondo le ipotesi dei ricercatori COSPES - avviene attraverso una serie di processi strettamente collegati tra loro: - la percezione dei cambiamenti personali conseguiti o in atto; - la consapevolezza di sé in cambiamento; - la rielaborazione e ridefinizione del sistema di sé. Questi tre processi si alternano e si avvicendano, non in maniera cronologica ma dinamica, spesso in rapporto a variazioni legate alla storia personale e familiare di ciascuno, alle circostanze in cui l'adolescente si trova a vivere e soprattutto alle vicende relazionali. L'analisi dei dati in proposito mette in luce delle risultanze che ora analizzeremo.
CAMBIAMENTI PERSONALI
Un dato importante nella dinamica di crescita verso l'autodefinizione è la percezione che l'adolescente ha dei significativi cambiamenti che avverte nel suo mondo interiore e di cui diventa gradualmente consapevole. Ci chiediamo perciò come vengono percepiti dagli adolescenti questi mutamenti e quale direzione evolutiva assumono. «Ti senti cambiato, perché ?» è la domanda chiave che aiuta ad esplorare questo processo. Gli adolescenti del campione fanno emergere dalle loro risposte indicazioni significative. I cambiamenti personali conseguiti o in atto sono percepiti prevalentemente a partire da un percorso di autoosservazione o autointerrogazione interna, più che da fatti vissuti e sperimentati dall'esterno; un'esperienza di progressiva autonomia cognitiva ed affettiva dai genitori; la sperimentazione di alcune autonomie parziali e anticipate sul piano del comportamento.
Riflessione su di sé e attenzione al futuro
La tendenza a percepire se stessi a partire da criteri prevalentemente soggettivi ed interni è la prima direzione evolutiva che viene attribuita al cambiamento. Gli adolescenti intervistati af fermano di essere diversi da qualche anno fa, innanzitutto perché «riflettono di più dentro di sé» (Tot. 70,1% - M 62,2 e F 77,6%) e in secondo luogo perché «stanno pensando realisticamente al proprio futuro» (Tot. 59,0% - M 57,1% e F 60,9%). La riflessività e la proiezione nel futuro si presentano dunque come indicatori di crescita e fattori di cambiamento. E sono chiaramente percepiti come tali a tutte le età, anche se con maggiore intensità dalle adolescenti e nella fase terminale dell'adolescenza stessa. A conferma di ciò è interessante esplorare (attraverso l'analisi delle risposte alla domanda: «Si dice che, alla tua età, aumenta la capacità di riflettere su se stessi: nel caso tuo, da cosa soprattutto lo capisci?») i segnali di questa aumentata capacità di riflessione dell'adolescente: un'accresciuta attitudine ad interrogarsi sul perché delle cose (43,4%), ad analizzare i propri sentimenti (31,1%), a ripensare al proprio modo di essere e di fare (28,7%) e a mettere in discussione le proprie scelte e i propri comportamenti (23,3%). Sono soprattutto gli adolescenti di 15 e 16 anni che sottolineano più frequentemente la riflessione sul perché delle cose e l'analisi dei propri sentimenti, mentre quelli delle fasce più alte indicano come segnale di crescita la capacità di ripensamento su se stessi e di rimessa in discussione, che implicano una maggiore consistenza e sicurezza dell'io. Si può quindi ragionevolmente pensare che, nel processo di definizione di sé, Io sviluppo di un'adeguata capacità di autoriflessione e di autoanalisi sia indispensabile per passare da una definizione di sé basata sulla valutazione-considerazione altrui, frutto prevalentemente di identificazione, ad una definizione di sé più autonoma e personale, scoperta e rielaborata nel proprio mondo interiore.
Progressiva autonomia affettiva e cognitiva dai genitori
Un'altra direzione in cui i cambiamenti sono vissuti e percepiti è data dall'esperienza della progressiva autonomia dai genitori, segnalata dagli adolescenti come diminuzione di dipendenza ("dipendo sempre meno dai miei genitori": Tot. 34,5% - M 40,0% e F 29,1%) e come opportunità di essere ascoltati e presi in considerazione.
Dunque, la spinta verso uno sganciamento affettivo e cognitivo dalla piattaforma familiare è presente ed operante da un punto di vista dinamico. Ma è accompagnata da una serie di sentimenti ambivalenti e di fatto non sempre si traduce in reali percorsi di autonomia. Esaminando alcuni incroci statistici si osserva la seguente tendenza: gli adolescenti che si dichiarano cambiati perché meno dipendenti dai genitori affermano di sentirsi maggiormente considerati in famiglia, di essere ritenuti più grandi rispetto al passato e di riuscire ad essere se stessi, pur pensandola in modo diverso dai genitori. Sicché la possibilità di sperimentare una progressiva autonomia emotivo-affettiva dai genitori consente all'adolescente di anticipare e porre le premesse per una più adeguata definizione di sé.
Autonomie parziali sul piano dei comportamenti
Un terzo ambito di percezione dei propri cambiamenti tocca, sebbene in misura minore, la sperimentazione di alcune autonomie parziali e anticipate sul piano dei comportamenti, come ad esempio: la possibilità di stare fuori di più la sera (Tot. 13,2 % - M 16,6% e F 9,8%), di avere la ragazza (Tot. 12,3% - M 24,1%) o il ragazzo (Tot. 10,3% - F18,9%) e di disporre liberamente di propri soldi (Tot. 10,1 % - M 12,2% e F 7,9%). Tali risposte, che abbracciano poco meno di un terzo del campione intervistato, esprimono la realtà di una percezione di sé che cambia in rapporto alla modifica di comportamenti esterni, vissuti nel concreto come segno di autonomia. Difatti la possibilità di sperimentare spazi di autonomia sempre più ampi, nell'ambito delle uscite, del possesso del denaro e nel campo affettivo sentimentale, è avvertita dagli adolescenti come un altro fattore di induzione del cambiamento di sé, come un segnale di crescita nella sicurezza e nella considerazione positiva in rapporto a se stessi, agli altri e al mondo circostante. Guardando alle variabili età e sesso, emergono alcune indicazioni abbastanza interessanti Innanzitutto si osserva una certa diversificazione di tendenza tra adolescenti più piccoli e quelli più grandi. Sembra che fin verso i 16 anni gli adolescenti, specie i ragazzi, siano più inclini a percepire i «cambiamenti esterni» alla loro vita, quelli cioè a partire da criteri esteriori (uscite, denaro...) o derivanti da una conquistata autonomia dall'ambiente. Mentre dai 17 anni in su, essi tendono ad evidenziare in maniera preponderante le loro trasformazioni interiori, indicando così una maggiore maturità nella riflessività e nell'autocritica, insieme ad una crescente tensione progettuale nel futuro. Ciò risulta chiaramente più marcato nelle ragazze anziché nei ragazzi. Un'altra direzione in cui i cambiamenti sono vissuti e percepiti è data dall'esperienza della progressiva autonomia dai genitori, segnalata dagli adolescenti come diminuzione di dipendenza («dipendo sempre meno dai miei genitori»: Tot. 34,5% - M 40,0% e F 29,1%) e come opportunità di essere ascoltati e presi in considerazione («il mio parere viene ascoltato»: Tot. 36,6% - M 36,0% e F 36,9%). Dunque, la spinta verso uno sganciamento affettivo e cognitivo dalla piattaforma familiare è presente ed operante da un punto di vista dinamico. Ma è accompagnata da una serie di sentimenti ambivalenti e di fatto non sempre si traduce in reali percorsi di autonomia. Esaminando alcuni incroci statistici si osserva la seguente tendenza: gli adolescenti che si dichiarano cambiati perché meno dipendenti dai genitori affermano di sentirsi maggiormente considerati in famiglia, di essere ritenuti più grandi rispetto al passato e di riuscire ad essere se stessi, pur pensandola in modo diverso dai genitori. Sicché la possibilità di sperimentare una progressiva autonomia emotivo-affettiva dai genitori consente all'adolescente di anticipare e porre le premesse per una più adeguata definizione di sé. In sintesi, nell'insieme dei cambiamenti che l'adolescente stesso percepisce, gli elementi che ci permettono di cogliere le dinamiche e le tappe di crescita nel cammino lento e progressivo verso l'identità, sono: - l'attrazione crescente per il proprio mondo interiore, connessa con l'intensificarsi del dinamismo di riflessione introspettiva; - l'orientamento al futuro, quale fattore di trasformazione e organizzazione di sé; - la scelta affettivo-sentimentale, come spinta al completamento e alla realizzazione di sé.
NUOVA CONSAPEVOLEZZA DI SÉ
L'adolescenza viene solitamente definita come un'età contrassegnata da significativi e profondi mutamenti. I cambiamenti che l'adolescente sperimenta dentro di sé sembrano minacciare quel senso di unità e di continuità che suo malgrado sta costruendo, perché «mettono in discussione il sistema di rappresentazioni e di schemi che hanno regolato fino a quel momento le relazioni dell'individuo (ragazzo o ragazza) con il proprio corpo, con gli altri individui e gruppi, con attività, oggetti o istituzioni sociali» (Palmonari). La trasformazione di sé avviene quindi attraverso un'evoluzione lenta e profonda, spesso difficile da vivere, non solo perché interessa tutti i diversi aspetti della personalità, ma anche perché si intreccia con l'emergenza di nuovi mutamenti nelle relazioni con la famiglia, con i coetanei, con i gruppi e le istituzioni. La preoccupazione principale dell'adolescente nella costruzione della propria identità è quella di trovare le prove della continuità del proprio sé nel tempo e nelle diverse relazioni interpersonali e sociali. Il percepirsi «identici a se stessi» nonostante il cambiamento costituisce il nucleo centrale della definizione di sé, che, con il crescere dell'età, diventa sempre più stabile e coerente. E ciò avviene a partire dal concetto di sé costruito ed elaborato nel confronto con se stessi, mediante il dinamismo dell'introspezione, e nel confronto con gli altri. Il concetto di sé, dunque, appare in questa età come un fattore altamente dinamico di maturazione in rapporto al processo di definizione di sé.
Quale concetto di sé?
Come si presenta il concetto di sé negli adolescenti della ricerca? Nel questionario una domanda, collocata nell'area dell'esperienza personale, induceva i soggetti a pronunciarsi circa alcune affermazioni relative al proprio carattere, e un'altra serie di domande costruite in forma di alternative contrapposte, offriva all'adolescente la possibilità, ma anche il limite, di definire in qualche modo il proprio concetto di sé. Gli esiti non si presentano del tutto soddisfacenti, proprio per la difficoltà di definirsi a partire da stimoli troppo strutturati. Tuttavia sono emersi dati abbastanza indicativi. I nostri adolescenti tendono a definirsi molto positivamente. Da uno sguardo globale dei risultati emerge, infatti, un'idea di se stessi un po' troppo perfetta e idealistica. E ciò non sorprende se si pensa alla naturale tendenza all'idealizzazione di sé e della realtà, tipica dell'età adolescenziale. Mettendo in ordine crescente le percentuali di risposte, si staglia un «profilo di sé» in cui gli adolescenti si definiscono (in ordine decrescente di percentuale): creativi e disposti a cambiare (piuttosto che tendenti ad eseguire), portati a realizzarsi (piuttosto che timorosi di compromettersi), in genere contenti di sé (anziché insoddisfatti di sé), attenti a non dispiacere agli altri (più che a non rimetterci), soddisfatti delle cose intorno a sé (anziché non facilmente accontentabili), preoccupati di venire incontro alle esigenze degli altri (più che tendenti ad imporsi agli altri), fiduciosi nel domani (piuttosto che preoccupati di ciò che potrà accadere), capaci di controllare le proprie emozioni (anziché impressionabili), pronti nelle decisioni (invece che esitanti), portati più a pensare (che ad agire), assorbiti da ciò che provano (più che immedesimati in ciò che provano gli altri), stimolati dalle difficoltà (piuttosto che inclini ad adattarsi alle cose come vengono). Evidentemente si tratta di un profilo, in cui si fa fatica a distinguere la realtà dal desiderio, il sé reale dal sé ideale, il sé attuale da quello futuro.
Aspetti e dimensioni del concetto di sé
Approfondendo i risultati attraverso l'analisi fattoriale, emergono quattro dimensioni: soddisfazione-fiducia, spinta all'autorealizzazione, attività-decisione, attenzione agli altri. La lettura dell'andamento dei valori medi ottenuti alle quattro dimensioni, messe in rapporto alle variabili sesso ed età, si presenta molto illuminante.
Gli aspetti del concetto di sé statisticamente più rilevanti toccano la dimensione soddisfazione-fiducia. Il tratto si presenta molto marcato a 14 anni e va gradualmente decrescendo verso i 19 anni. Emerge una differenza significativa tra maschi e femmine, che si fa più pronunciata verso i 16 anni e verso i 19 anni. Sembra, dunque, che i ragazzi si definiscano maggiormente contenti di sé e fiduciosi rispetto alle loro coetanee.
La medesima tendenza si può osservare in rapporto alla dimensione attività-decisione. Gli adolescenti maschi si definiscono più portati e più decisi delle ragazze, anche se tale valutazione tende a diminuire di intensità dai 17 anni in su. Si direbbe che questo tratto chiaramente stereotipico, dapprima introiettato acriticamente, venga gradualmente con la maturità messo in discussione. Una certa discrepanza si rileva nei confronti della categoria spinta all'autorealizzazione. Le ragazze si definiscono più intraprendenti e con una forte spinta all'autorealizzazione rispetto ai maschi, già a partire dai 14 anni. Per i ragazzi invece la punta massima di tale spinta la osserviamo ai 17 anni. Tale tendenza per entrambi i sessi si fa più intensa a 18 anni, mentre comincia a decrescere verso i 19 anni. La dimensione attenzione agli altri risulta la meno consistente. Notevole è la differenza tra maschi e femmine, differenza che risulta costante a tutte le età e chiaramente a favore delle ragazze. Complessivamente, dunque, l'analisi fa emergere la tendenza ad una valutazione di sé più positiva e idealizzante da parte degli adolescenti più giovani, forse per una certa incoscienza o mancanza di conoscenza realistica di sé e della realtà. Mentre si verifica una totale inversione di tendenza nella fase terminale dell'adolescenza, specie in rapporto alla variabile spinta all'autorealizzazione e soddisfazione-fiducia. Ciò sembra essere legato all'impatto che l'adolescente ha con l'attuale realtà sociale e occupazionale piuttosto dura e poco rassicurante per il domani. Questa tendenza a frenare la propria spinta interiore verso l'autorealizzazione ha poi la sua inevitabile ricaduta sulla fiducia in se stessi e nelle proprie capacità, che si colloca sullo sfondo di un generale senso di insoddisfazione e di scontentezza. Gli indicatori illustrati, pur se significativi, sono tuttavia elementi di tipo statico, in quanto dicono poco sulla dinamica di organizzazione e di strutturazione interna, né riescono ad evidenziare il dispiegamento evolutivo e processuale. Per cogliere meglio la dinamica di questa nuova organizzazione di sé, riteniamo utile analizzare il tipo di relazione che esiste tra gli indicatori di crescita e di cambiamento segnalati da loro stessi e il concetto di sé che stanno elaborando. L'analisi delle diverse combinazioni mette in luce un rapporto significativo. In primo luogo risulta che gli adolescenti che si ritengono più contenti di sé e più fiduciosi nel domani attribuiscono la sensazione di cambiamento al fatto di pensare più realisticamente al futuro, di riflettere di più su di sé, di aver già fatto una scelta affettivo-sentimentale, di sentirsi maggiormente considerati ed ascoltati in famiglia. Gli adolescenti che si definiscono più attivi e decisi sono invece coloro che hanno il ragazzo o la ragazza, che di fatto sono più autonomi perché possono dispone di soldi e sono più liberi di uscire la sera. E gli intraprendenti, quelli cioè che si descrivono più portati ad affermarsi e realizzarsi, sono perlopiù coloro che stanno pensando più concretamente al proprio futuro, che dicono di riflettere di più e che si sentono maggiormente presi in considerazione dagli adulti. Infine ci sono quelli che asseriscono di essere più attenti agli altri: ancora una volta si tratta di quel gruppo di adolescenti più riflessivi su di sé e sul futuro, che hanno già fatto qualche scelta sul piano affettivo e che sono più valorizzati e considerati nell'ambito familiare. La consapevolezza di sé in cambiamento si presenta dunque legata a fattori e dinamismi di sviluppo sia interni che esterni, e influenzano il concetto di sé. La riflessione su di sé, la preoccupazione per il proprio futuro, la scelta affettivo-sentimentale e la considerazione positiva dell'ambiente, specie quello familiare, costituiscono perciò dei vettori di trasformazione e di organizzazione del sistema di sé e spingono verso una nuova consapevolezza di sé; orientano inoltre il concetto di sé verso una maggiore soddisfazione e fiducia nell'avvenire, segno di un accresciuto senso del proprio valore personale; spingono verso una maggiore intraprendenza e decisione; sollecitano la crescita nell'autonomia potenziando la spinta alla realizzazione di sé.
VERSO UNA DEFINIZIONE DI SÉ
Le trasformazioni e i cambiamenti che l'adolescente sperimenta in se stesso lungo il tempo e mediante una fitta rete di relazioni, mettono in atto una vera e propria riorganizzazione del sistema di sé, fino a quando non sarà in grado di definirsi, cioè di riuscire a dire questo sono io e a riconoscersi in continuità con ciò che era prima e in vista di ciò che vorrà essere in futuro. Un primo passo verso la definizione di sé è costituito dalla consapevolezza del cambiamento, dal prendere atto di sentirsi diverso da ciò che era prima. E come se l'adolescente dicesse: Non sono quello che dovrei essere e neanche quello che ho intenzione di essere, però non sono quello che ero prima. Pertanto questo senso di sé in divenire è molto più facile da sentire e da vivere che da descrivere o definire. È oltremodo nota la difficoltà che l'adolescente incontra nel definire se stesso. Di fronte all'inquietante interrogativo Chi sono io?, domanda che nell'adolescenza si pone per la prima volta in maniera così esplicita e impellente, ma che si ripropone ad ogni svolta nel cammino di integrazione personale, non è facile dare una risposta senza trovarsi dinanzi a molteplici resistenze, nel timore di non riuscire a dire pienamente ciò che si è, al di là delle mille contraddizioni ed ambivalenze presenti nell'io.
Chi sono io?
Le auto-definizioni degli adolescenti si incentrano prevalentemente su:
- caratteristiche psicologiche relative al carattere, al tipo di sensibilità, agli stati d'animo (32,2%);
- comportamenti, abitudini o attività attuali e abituali (20.1%);
- definizioni di sé in termini progettuali e di azione prospettica, riguardanti le aspettative e le intenzioni per il futuro (19.0%) o in termini di aspirazioni, sogni o ideali, valori e significati (12.7%);
- descrizioni di natura relazionale (14.7%), basate cioè sia sul confronto con gli altri e con le loro aspettative (4.7%), sia sul semplice fatto di sentirsi come gli altri, normali, uno tra tanti (10.0%);
- frasi esprimenti una sensazione di cambiamento e di crescita (4.9%), la ricerca di se stessi e della propria identità (2.4%), la soddisfazione di essere se stessi e basta (2.2%);
- definizioni vaghe ed evasive, tradotte in termini astratti a sfondo esistenziale (11.9%);
- la propria condizione o ruolo di studente, ragazzo/a, quattordicenne, cattolico, ecc... (6.5%);
- espressioni al negativo di sé, che rivelano insodddisfazione, frustrazione, limiti, difficoltà e problemi, stati d' animo depressivi (2.9%).
Non mancano nel numero coloro che dichiarano apertamente di non sapere chi sono veramente, esprimendo anche solo con la frase non so tutta la difficoltà o la resistenza a definirsi (5.7%). Quali percorsi evolutivi? Complessivamente è possibile individuare degli itinerari evolutivi di definizione di sé, che si possono così sintetizzare:
- la propensione a definirsi a partire dai tratti del proprio carattere: questo in concomitanza con una più ampia e verificata conoscenza di sé mediante il dinamismo introspettivo;
- la tendenza a una descrizione di se stessi incentrata sull'azione e su comportamenti attuali e abituali;
- l'attitudine a definirsi in termini intenzionali e progettuali in rapporto alla prospettiva futura e alle proprie aspirazioni;
- la tendenza a una concezione di sé in termini relazionali, nel conflitto tra auto e etero valutazione e nel progressivo cammino di autonomia di giudizio. L'andamento dei dati, pur se limitati e provvisori, non si discosta molto dai risultati di altri studi e ricerche empiriche condotte in questo campo. Tuttavia è interessante confrontare questi percorsi evolutivi appena abbozzati con le conclusioni cui sono giunti numerosi teorici che hanno studiato il fenomeno. Pur ponendosi da prospettive talora diverse, essi hanno trovato delle linee di tendenza comuni. Secondo costoro, fin dall'inizio dell'adolescenza si verificano le seguenti trasformazioni:
- la transizione da una concezione di sé basata sulle azioni a una concezione di sé basata su caratteristiche psicologiche (carattere, idee, valori...);
- il passaggio da una comprensione di sé in termini fisici a un'altra in termini mentali o psicologici;
- la tendenza ad una definizione di sé in termini intenzionali e progettuali;
- l'accentuarsi di caratteristiche di tipo relazionale (rappresentazione di sé in rapporto agli altri, qualità sociali o moli...).
Si può concludere che l'adolescente perviene solo confusamente ad una definizione di sé. E, nonostante la maturazione della capacità di concettualizzazione e l'incremento della riflessione introspettiva, non arriva ad organizzare un sistema di sé completo e stabile. Si tratta dunque di una definizione di sé in cambiamento che si va strutturando prevalentemente su valutazioni di tratti del proprio carattere, su riferimenti operativi all'azione e alle scelte, su una rete di rapporti interpersonali e di nuovi legami affettivi che lo aprono alla scoperta delle proprie risorse interiori.