La costruzione

di una Cattedrale

Ken Follett

peterborough

(La cattedrale di Peterborough - Cambridgeshire - ispiratrice del romanzo di Follet)


Dopo la partenza di Ellen, le domeniche alla foresteria divennero tranquille e silenziose. Alfred giocava a palla con i ragazzi del villaggio sul prato oltre il fiume.
Martha, che sentiva la mancanza di Jack, giocava a fare la donna adulta: raccoglieva verdure per fingere di preparare la zuppa e vestiva una bambola. Tom lavorava al progetto della sua cattedrale.
Aveva accennato a Philip, una volta o due, che avrebbe dovuto pensare quale tipo di chiesa intendeva costruire; ma Philip non aveva notato il sottinteso o aveva finto d'ignorarlo. Aveva tante cose per la mente. Ma Tom pensava quasi soltanto a quello, soprattutto la domenica.
Gli piaceva sedersi sulla soglia della foresteria e guardare le rovine della cattedrale. A volte schizzava qualche disegno su un pezzo d'ardesia, ma quasi tutto il lavoro era impresso nella sua mente. Sapeva che per la maggior parte della gente era difficile visualizzare oggetti solidi e spazi complessi; ma per lui era sempre stato agevole.
Aveva conquistato la fiducia e la gratitudine di Philip per il modo in cui si era occupato delle rovine; ma Philip lo vedeva ancora come un muratore a giornata. Doveva convincere il priore che era capace di progettare e costruire una cattedrale.
Una domenica, circa due mesi dopo la partenza di Ellen, si sentì pronto per incominciare a disegnare.
Preparò una stuoia di canne e fuscelli di circa tre piedi per due, con i bordi rialzati di legno. Poi bruciò un po' di gesso, vi aggiunse una piccola quantità d'intonaco forte, e riempì con il miscuglio quella specie di vassoio. Quando la calce cominciò a indurirsi, vi tracciò le linee con un ago. Usava il regolo di ferro per le linee diritte, la squadra per gli angoli retti e i compassi per le curve.
Intendeva fare tre disegni: una sezione, per spiegare in che modo era costruita la chiesa; un prospetto per illustrarne le proporzioni; e una planimetria per mostrare le sistemazioni. Incominciò con la sezione.
Immaginò che la cattedrale fosse come una pagnotta allungata; poi tagliò la crosta all'estremità occidentale per vedere l'interno e cominciò a disegnare.
Era molto semplice. Tracciò un'arcata alta e piatta. Era la navata, vista dal fondo.
Avrebbe avuto il soffitto piatto di legno, come la vecchia chiesa. Tom avrebbe preferito una volta curva di pietra, ma sapeva che Philip non avrebbe potuto permettersela.
Sopra la navata disegnò un tetto triangolare. La larghezza della costruzione era determinata da quella del tetto, che a sua volta era limitata dal legname disponibile. Era difficile trovare travi lunghe più di trentacinque piedi... ed erano tremendamente costose. (Il buon legname era così prezioso che spesso un bell'albero veniva abbattuto e venduto dal padrone assai prima che diventasse molto alto.) La navata della cattedrale di Tom sarebbe stata larga trentadue piedi, il doppio della sua asta di ferro.
La navata che aveva disegnato era alta, assurdamente alta. Ma una cattedrale doveva far colpo e ispirare soggezione con le dimensioni, e attirare l'occhio verso il cielo con le sue linee slanciate. Una delle ragioni per cui la gente accorreva era che si trattava degli edifici più grandi del mondo; un uomo che non era mai entrato in una cattedrale poteva passare tutta la vita senza vedere una costruzione più grande della casupola in cui abitava.
Purtroppo, la chiesa che Tom aveva disegnato sarebbe crollata. Il peso delle lamine di piombo e del legname del tetto sarebbe stato eccessivo per i muri, che avrebbero ceduto. Sarebbe stato necessario puntellarli.
Perciò Tom costruì due archi a tutto sesto, per metà dell'altezza della navata, uno per parte. Erano le navate laterali. Avrebbero avuto soffitti curvi di pietra; e dato che erano più basse e più strette, le volte di pietra non venivano a costare troppo. Ogni navata laterale avrebbe avuto il tetto spiovente.
Queste navate, unite a quella centrale dalle volte di pietra, fornivano un certo sostegno, ma non erano abbastanza alte. Tom avrebbe costruito altri supporti a intervalli, nello spazio del tetto delle navate laterali, sopra il soffitto a volta e sotto il tetto spiovente.
Ne disegnò uno: un arco di pietra che saliva dalla sommità del muro della navata laterale e giungeva a quello della navata centrale. Nel punto dove il supporto poggiava sul muro della navata laterale, Tom lo rafforzò ancora di più con un contrafforte massiccio che spuntava dal fianco della chiesa. Disegnò una torretta sopra il contrafforte, per aggiungere peso e renderlo più aggraziato.
Non era possibile creare una chiesa alta e imponente senza gli elementi delle navate laterali, i supporti e i contrafforti, ma poteva essere difficile spiegarlo a un frate, e Tom aveva tracciato lo schizzo perché fosse più chiaro.
Disegnò anche le fondamenta che scendevano a grande profondità. I profani si stupivano sempre che fossero tanto profonde.
Il disegno era semplice, troppo semplice per essere utile ai costruttori: ma sarebbe andato bene per mostrarlo al priore Philip. Tom voleva che capisse cosa gli proponeva, visualizzasse la costruzione e se ne entusiasmasse. Era difficile immaginare una chiesa solida e concreta quando avevi davanti a te pochi tratti scalfiti nel gesso. Philip aveva bisogno di tutto l'aiuto possibile.
I muri che aveva disegnato sembravano pieni, visti in quella prospettiva, ma non lo sarebbero stati. Tom incominciò a disegnare la veduta laterale del muro della navata, come sarebbe apparsa dall'interno della chiesa. Era traforato su tre livelli. La metà inferiore non era un vero muro: era una fila di colonne, con le sommità congiunte da arcate semicircolari. Si chiamava colonnato. Al di là del colonnato si vedevano le finestre a tutto sesto della navata laterale. Le finestre dovevano essere perfettamente allineate con gli archi, in modo che la luce proveniente dall'esterno potesse entrare indisturbata nella navata centrale. Le colonne in mezzo sarebbero state allineate con i confrafforti dei muri esterni.
Al di sopra di ogni arco c'era una fila di tre archi più piccoli che formavano la galleria.
Non avrebbero dato luce, tuttavia, perché dietro quegli archi stava il tetto spiovente della navata laterale.
Sopra la galleria c'era il cleristorio, così chiamato perché era perforato dalle finestre che davano luce alla metà superiore della navata centrale.
Quando era stata costruita la vecchia cattedrale di Kingsbridge, i muratori avevano preferito i muri robusti e avevano inserito solo piccole finestre che lasciavano passare pochissima luce. I costruttori moderni capivano che un edificio sarebbe stato sufficientemente solido se avesse avuto i muri diritti a piombo.
Tom disegnò i tre livelli del muro della navata centrale: colonnato, galleria e cleristorio, nella proporzione rigorosa di 3:1:2. Il colonnato era metà dell'altezza del muro, e la galleria era un terzo del resto. In una chiesa la proporzione era tutto: dava un senso inespresso di esattezza all'intero edificio. Mentre studiava il disegno finito, Tom pensò che aveva un'eleganza perfetta. Ma l'avrebbe pensato anche Philip? Tom vedeva le file degli archi allineati nella lunghezza della chiesa, con le modanature e i fregi scolpiti che spiccavano nel sole del pomeriggio... Ma le avrebbe viste anche Philip? Incominciò il terzo disegno. Era una pianta della chiesa. Con l'immaginazione vedeva i dodici archi del colonnato. La chiesa, quindi, era divisa in dodici sezioni chiamate campate. La navata sarebbe stata lunga sei campate, l'abside quattro. Nel mezzo, nello spazio della settima e dell'ottava campata, si sarebbero innestati i bracci di transetto, e in alto sarebbe svettato il campanile.
Tutte le cattedrali e quasi tutte le chiese erano a forma di croce. La croce era il simbolo più importante del Cristianesimo, naturalmente: ma c'era anche una ragione pratica: i transetti offrivano spazio utile per cappelle e altri vani come la sacrestia e la sala per le riunioni.
Quando ebbe disegnato una semplice pianta, Tom tornò al disegno centrale, che mostrava l'interno della chiesa visto dall'estremità occidentale. Ora disegnò il campanile che sorgeva dietro la navata centrale.
Il campanile doveva essere alto una volta e mezzo l'altezza della navata, oppure il doppio. L'alternativa più bassa conferiva alla costruzione un profilo piacevolmente regolare, con le tre navate e il campanile che s'innalzavano con una scansione regolare, 1:2:3. Il campanile più alto sarebbe stato più sensazionale, perché la navata avrebbe dovuto essere il doppio di quelle laterali, e la torre campanaria il doppio della navata centrale, con le proporzioni 1:2:4. Tom aveva scelto la soluzione più drammatica: quella era l'unica cattedrale che avrebbe costruito, e voleva che arrivasse al cielo. Si augurava che anche Philip la pensasse come lui.
Se il priore avesse accettato il progetto, Tom avrebbe dovuto ridisegnarlo con più cura e in perfetta scala. E ci sarebbero stati tanti disegni, a centinaia: plinti, colonne, capitelli, modiglioni, torrette, scale, mascheroni e altri innumerevoli particolari... Tom avrebbe continuato a disegnare per anni. Ma ciò che aveva davanti era l'essenza dell'edificio, ed era valido: semplice, poco dispendioso, elegante e ben proporzionato.
Non vedeva l'ora di mostrarlo a qualcuno.
Aveva deciso di lasciare che la calce s'indurisse e di trovare un momento opportuno per portarlo al priore Philip. Ma adesso che l'aveva terminato, desiderava che Philip lo vedesse subito.
Philip l'avrebbe giudicato presuntuoso? Non gli aveva chiesto di preparare un disegno.
Poteva darsi che avesse in mente un altro mastro costruttore, qualcuno di cui aveva sentito parlare perché aveva lavorato per un altro monastero e aveva fatto un buon lavoro. O forse avrebbe deriso le aspirazioni di Tom.
D'altra parte, se Tom non gli avesse mostrato qualcosa, Philip avrebbe potuto presumere che non sapeva fare progetti, e magari avrebbe ingaggiato qualcun altro senza pensare a lui. Tom non era disposto a rischiare: preferiva essere giudicato presuntuoso.
Era ancora chiaro. Nel chiostro doveva essere l'ora dello studio. Philip era sicuramente nella casa del priore, a leggere la Bibbia. Tom decise di andare a bussare alla sua porta.
Prese con delicatezza il disegno, e uscì.
Mentre passava accanto alle rovine, la prospettiva di costruire una cattedrale nuova gli sembrò di colpo sconvolgente; tutte quelle pietre, tutto quel legname, tutti gli operai, e tutti gli anni... Avrebbe dovuto controllare ogni cosa, assicurarsi che vi fosse una fornitura regolare di materiali, esaminare la qualità del legname e della pietra, assumere e licenziare gli uomini, esaminare instancabilmente il loro lavoro con il filo a piombo e la livella, fare i templati per le modanature, progettare e costruire macchine per sollevare i pesi... E si chiese se ne sarebbe stato davvero capace.
Poi pensò che sarebbe stato esaltante creare qualcosa dal nulla; vedere, nel futuro, una chiesa nuova lì dove adesso c'erano soltanto macerie, e poter dire: l'ho fatta io.
Un altro pensiero avanzava nella sua mente, nascosto in un cantuccio polveroso, un pensiero che quasi non voleva ammettere di fronte a se stesso. Agnes era morta senza i conforti religiosi ed era sepolta in terra non consacrata. Gli sarebbe piaciuto tornare alla sua tomba e condurvi un prete che recitasse le preghiere, e magari mettere una piccola lapide. Ma aveva paura che, se avesse attirato l'attenzione sul luogo della sepoltura, sarebbe saltata fuori la vicenda dell'abbandono del bambino. Lasciare un bimbo a morire era ancora considerato un omicidio. Con il passare delle settimane si preoccupava sempre più per l'anima di Agnes e si chiedeva se era o no in paradiso.
Non osava domandarlo a un prete perché non voleva fornire i particolari. Ma si era consolato pensando che se avesse costruito una cattedrale, Dio sicuramente l'avrebbe visto con favore; e forse avrebbe potuto chiedere che fosse Agnes a godere di quel favore, anziché lui. Se avesse potuto dedicare ad Agnes il lavoro della cattedrale, avrebbe avuto la certezza che la sua anima era salva, e avrebbe trovato la pace.
Arrivò alla casa del priore. Era una piccola costruzione di pietra a un piano. La porta era aperta, nonostante il freddo. Esitò un istante. Devi mostrarti calmo, competente, esperto. Un maestro che conosce ogni aspetto dell'edilizia moderna. Un uomo che può ispirare una fiducia assoluta.
Tom entrò. C'era un'unica stanza. In fondo c'era un grande letto dai tendaggi lussuosi; dall'altra parte, un piccolo altare con un crocifisso e un candeliere. Il priore Philip stava accanto alla finestra e leggeva un foglio di pergamena con aria preoccupata. Alzò la testa e sorrise a Tom. «Che cosa mi hai portato?»
«Disegni, padre» disse Tom, con voce profonda e rassicurante. «Per una nuova cattedrale. Posso mostrarveli?»
Philip era sorpreso ma interessato. «Certamente.»
In un angolo c'era un grande leggio. Tom lo portò alla luce accanto alla finestra e vi posò la lavagna di calce incorniciata. Philip guardò il disegno e Tom osservò il suo volto. Era facile capire che non aveva mai visto un disegno prospettico, una pianta o una sezione di un edificio: aveva un'aria perplessa.
Tom cominciò a spiegare. Indicò il prospetto. «Questo vi mostra una campata della navata» disse. «Immaginate di essere al centro e di guardare verso il muro. Ecco il colonnato. Le colonne sono unite da archi. Attraverso gli archi potete vedere le finestre della navata laterale. Sopra il colonnato c'è la galleria, e sopra la galleria le finestre del cleristorio.»
L'espressione di Philip lasciò intendere che aveva compreso. Imparava rapidamente.
Guardò la pianta, e Tom capì che anche quella lo sconcertava.
Tom disse: «Quando facciamo il giro del cantiere e segniamo i punti dove sorgeranno i muri e dove i pilastri s'innestano nel terreno, e le posizioni delle porte e dei contrafforti, avremo un disegno come questo, e ci dirà dove piazzare i pioli e le funicelle».
Anche questa volta Philip s'illuminò. Non era male, pensò Tom, che il priore faticasse un po' a capire i disegni: anzi, dava a lui la possibilità di mostrarsi sicuro ed esperto.
Finalmente, Philip guardò la sezione e Tom spiegò: «Ecco la navata principale, al centro, con il soffitto di legno. Qui dietro c'è il campanile. Ed ecco le navate laterali. Ai lati esterni di queste ultime ci sono i contrafforti».
«Mi sembra splendido» disse Philip. Tom si era accorto che la sezione l'aveva interessato particolarmente, con l'interno della chiesa che si offriva alla vista come se l'estremità orientale fosse stata aperta come l'anta di un armadio per rivelare ciò che conteneva.
Philip guardò di nuovo la pianta. «La navata principale ha soltanto sei campate?»
«Sì, e quattro l'abside.»
«Non è un po' piccola?»
«Potete permettervi di costruire una chiesa più grande?»
«Non posso permettermi di costruirla» disse Philip. «Credo che tu neppure immagini cosa verrebbe a costare.»
«So esattamente cosa verrebbe a costare» disse Tom, e notò l'espressione sorpresa sul volto di Philip; il priore non aveva immaginato che fosse in grado di fare un preventivo.
Aveva passato molte ore calcolando il costo del progetto fino all'ultimo penny.
Comunque diede a Philip una cifra tonda. «Non sarebbe più di tremila sterline.»
Philip rise, senza allegria. «Ho passato le ultime settimane calcolando le rendite annuali del priorato.» Sventolò il foglio di pergamena che stava leggendo quando Tom era entrato. «Ecco la risposta. Trecento sterline l'anno. E spendiamo tutto.»
Tom non era sorpreso. Si capiva che in passato il priorato era stato amministrato male.
Ma era sicuro che Philip avrebbe rimesso ordine nelle finanze. «Il denaro lo troverete, padre» disse. «Con l'aiuto di Dio» soggiunse piamente.
Philip rivolse di nuovo l'attenzione ai disegni. Non sembrava convinto. «Quanto tempo occorrerebbe per costruirla?»
«Dipende dal numero delle persone che impiegate» rispose Tom. «Se ingaggiate trenta muratori e un numero sufficiente di manovali, apprendisti, carpentieri e fabbri che collaborino con loro, potrebbero bastare quindici anni: uno per le fondamenta, quattro per l'abside, quattro per i transetti e sei per la navata principale.»
Anche questa volta Philip sembrava impressionato. «Vorrei che i miei amministratori monastici sapessero fare calcoli e previsioni come te» disse. Osservò malinconicamente i disegni. «Quindi dovrei trovare duecento sterline l'anno. Detto così, non sembra poi tanto male.» Aveva assunto un'aria pensierosa, e Tom si sentì emozionato. Philip cominciava a convincersi che era un progetto realizzabile, non un'idea astratta. «E se potessi permettermi di pagare di più... potremmo costruire più in fretta?»
«Solo fino a un certo punto» rispose prudentemente Tom. Non voleva che Philip diventasse troppo ottimista: questo poteva portare a una delusione. «Potreste ingaggiare sessanta muratori e costruire l'intera chiesa contemporaneamente, anziché lavorare da est verso ovest; e con questo sistema potrebbero bastare otto o dieci anni.
Ma se fossero più di sessanta muratori, in un edificio come questo, comincerebbero a starsi fra i piedi a vicenda e rallenterebbero il lavoro.»
Philip annuì. Questo sembrava capirlo senza difficoltà. «Ma anche con trenta muratori soltanto, potrei avere la parte est completata in cinque anni.»
«Sì, e potreste usarla per i riti religiosi, e creare un nuovo sacello per le ossa di sant'Adolfo.»
«Ma certo.» Philip era davvero entusiasta. «Pensavo che sarebbero passati decenni prima che potessimo avere una chiesa nuova.» Lanciò un'occhiata acuta a Tom. «Hai mai costruito una cattedrale prima d'ora?»
«No, anche se ho progettato e costruito chiese più piccole. Però ho lavorato nella cattedrale di Exeter per parecchi anni; ero diventato vice capocostruttore.»
«Tu vuoi costruire personalmente questa cattedrale, no?»
Tom esitò. Era meglio essere sincero con Philip che non tollerava le prevaricazioni.
«Sì, padre. Voglio che mi nominiate mastro costruttore» disse con tutta la calma di cui era capace.
«Perché?»
Tom non si era aspettato quella domanda. C'erano tante ragioni. "Perché l'ho visto fare malamente e so che potrei farlo molto meglio" pensò. "Perché per un maestro artigiano non c'è nulla di più piacevole che servirsi delle sue capacità, se non fare l'amore con una bella donna. Perché è una cosa che dà significato alla vita di un uomo." Qual era la risposta che Philip avrebbe preferito? Probabilmente, avrebbe gradito una frase pia.
Avventatamente, Tom decise di dire la verità. «Perché sarà bellissima» disse.
Philip lo guardò in modo strano. Non si capiva se era in collera o che altro. «Perché sarà bellissima» ripeté Philip. Tom cominciò a pensare che era una ragione sciocca, e pensò di aggiungere qualcosa; ma non seppe decidersi. Poi si accorse che Philip non era scettico... era commosso. Le sue parole gli avevano toccato il cuore. Alla fine annuì, come per dichiararsi d'accordo dopo una certa riflessione. «Sì. E cosa può esservi di meglio che fare qualcosa di bellissimo per Dio?»
Tom rimase in silenzio. Philip non aveva ancora detto: Sì, sarai il mastro costruttore.
Tom continuò ad attendere.
Philip parve arrivare a una decisione. «Fra tre giorni andrò a Winchester con il vescovo Waleran a parlare con il re» disse. «Non so esattamente cosa intenda fare il vescovo; ma sono sicuro che chiederà a re Stefano di aiutarci a pagare la costruzione di una nuova cattedrale per Kingsbridge.»
«Speriamo che esaudisca il vostro desiderio» disse Tom.
«Ci deve un favore» disse Philip con un sorriso enigmatico. «Dovrebbe aiutarci.»
«E se lo farà?» chiese Tom.
«Io credo che Dio ti abbia mandato da me con uno scopo, Tom il costruttore» disse Philip. «Se re Stefano ci darà il denaro, tu potrai costruire la chiesa.»
Questa volta fu Tom a commuoversi. Non sapeva che dire. Il grande desiderio della sua vita si sarebbe realizzato... ma a una condizione. Tutto dipendeva dal fatto che Philip ottenesse l'aiuto del re. Annuì, accettando la promessa e il rischio. «Grazie, padre.»
Suonò la campana del vespro. Tom riprese la sua lavagna.
«Ne hai bisogno?» chiese Philip.
Tom pensò che sarebbe stata un'ottima idea lasciarla lì. Sarebbe stata un costante promemoria per Philip. «No, non ne ho bisogno» rispose. «Ho tutto chiaro in mente.»
«Bene. Vorrei tenerla qui.»
Tom annuì e si avviò alla porta.
Poi ricordò che se non avesse chiesto ora di Agnes, probabilmente non l'avrebbe più fatto. Tornò a voltarsi. «Padre...»
«Sì.»
«La mia prima moglie... Agnes... è morta senza un prete, ed è sepolta in terra non consacrata. Non aveva peccato... erano soltanto... le circostanze. Vorrei sapere... A volte un uomo costruisce una cappella o fonda un monastero nella speranza che nell'altra vita Dio ricorderà il suo gesto. Credete che il mio progetto potrà tornare a beneficio dell'anima di Agnes?»
Philip aggrottò la fronte. «Ad Abramo fu chiesto di sacrificare l'unico figlio. Dio non pretende più sacrifici cruenti, perché il sacrificio supremo è già stato compiuto. Ma la lezione della storia di Abramo è che Dio ci chiede quanto abbiamo di meglio da offrire, ciò che per noi è più prezioso. Il progetto è la cosa migliore che puoi offrire a Dio?»
«A parte i miei figli, sì.»
«Allora stai tranquillo, Tom il costruttore. Dio l'accetterà.»

(I pilastri della terra, Parte seconda: Anni 1136-1137 - Capitolo 5, pp. 299-308)

 

NB: Il cleristorio o claristorio, in architettura, è il livello più alto della navata in una basilica romana o in una chiesa romanica o gotica. Il suo nome si deve al fatto che la sua traforazione di finestre permette al chiarore della luce di illuminare l'interno dell'edificio. Era già stato usato dai Romani, in ciò probabilmente influenzati dall'architettura ellenistica, nelle basiliche, nelle terme o nei palazzi.