Appunti per un corso di
pastorale giovanile
Riccardo Tonelli
1 La pastorale giovanile nella pastorale ecclesiale
Iniziamo con una riflessione pregiudiziale per giustificare l’attenzione alla pastorale giovanile nella pastorale ecclesiale e per precisare il modello epistemologico che caratterizza il progetto.
1. Educazione + evangelizzazione
1.1. Una storia che dà da pensare
1.2. Evangelizziamo per la vita e la speranza
2. Una pastorale giovanile per la vita e la speranza
2.1. Quale servizio alla vita
2.2. Una specie di definizione
L'ascolto dei giovani e della realtà
3. Condizioni per un corretto ascolto
3.1. La competenza “scientifica"
3.2. Il mistero come precomprensione
3.3. Alla ricerca di “sfide"
3.4. Un processo verso il progetto
3.5. In ascolto di “tutti” i giovani
4. Dall’interdisciplinarità verso la transdisciplinarità
4.1. L’interidsciplinarità
4.2. Verso la transdisciplinarità
4.3. Secondo un modello procedurale “empirico-critico”
2 Il soggetto della pastorale giovanile
La pastorale giovanile è azione della comunità ecclesiale nella concreta situazione giovanile. L’affermazione richiederebbe un lungo approfondimento ecclesiologico. Mi limito ad alcuni rapidi cenni, selezionati da quell’ottica educativa, fondamentale nella mia proposta di pastorale giovanile. Per questo studio soprattutto l’appartenenza ecclesiale, come condizione per assicurare alla Chiesa la funzione concreta di mediazione salvifica.
Le condizioni per il protagonismo ecclesiale
5. Quale appartenenza
5.1. Condizioni di appartenenza
5.2. La Chiesa cui appartenere
6. Dal gruppo all’appartenenza ecclesiale
7. La celebrazione eucaristica come evento di appartenenza
3 Un progetto nel pluralismo dei modelli
La situazione pastorale attuale è segnata da un largo pluralismo di modelli. Per costruire un progetto di pastorale giovanile è indispensabile comprendere le ragioni del pluralismo, individuare criteri che lo elaborino, orientarsi verso precise e giustificate scelte di campo.
Studieremo tre temi:
- Ragioni e limiti del pluralismo attuale
- L’evento dell’Incarnazione come criterio fondamentale
- Orientamenti operativi verso un progetto, con particolare attenzione verso l’educabilità della fede.
Ragioni e limiti del pluralismo attuale
8. L’evento dell’Incarnazione come prospettiva
8.1. La prospettiva dell’Incarnazione
8.2. L’evento di Gesù il Cristo
9. Comprendere l’evento di Gesù il Cristo
9.1. Gesù ci rivela un Dio per l’uomo, presente e nascosto
9.2. La testimonianza degli apostoli e della prima comunità cristiana
9.3. Gesù, volto e parola di Dio, rivela chi è l’uomo
Orientamenti operativi verso un progetto
10. La funzione sacramentale della vita quotidiana
10.1. La vita come mediazione
10.2. La vita tra visibile e mistero
11. Lo splendore di Dio nel volto umano di Gesù
12. Un profondo atteggiamento ermeneutico
12.1. Atteggiamento e sospetto ermeneutico
12.2. Un atteggiamento ermeneutico anche verso l’evangelizzazione
L'educabilità indiretta della fede
13. Modelli nel vissuto pastorale attuale
13.1. Primo modello: ricomprendere l’educativo a partire dal teologico
13.2. Secondo modello: la prevalenza dell’educativo
13.3. Terzo modello: la separazione netta degli ambiti
13.4. Quarto modello: la scelta educativa in uno «sguardo di fede»
14. Nella logica dell’Incarnazione: l’educabilità della fede
15. Il criterio: educabilità indiretta della fede
15.1. La priorità fontale del dono di Dio per la fede
15.2. L’educazione alla fede sul piano delle mediazioni educative
15.3. La potenza di Dio investe anche gli interventi educativi
16. Una pastorale giovanile attenta all’educazione
4 L’obiettivo della pastorale giovanile
La ricerca sull’obiettivo della pastorale giovanile va operata all’interno di un confronto ermeneutico tra fede e cultura e con una esplicita preoccupazione “educativa”.
Per questo l’obiettivo viene indicato in una sequenza processuale.
17. Primo livello: una risposta personale al dono della salvezza
17.1. La vita quotidiana al centro: un passaggio di significati
17.1.1. Le esperienze quotidiane come precomprensione della Parola di Dio
17.1.2. Le esperienze quotidiane come luogo privilegiato dell’incontro con Dio
17.2. Il riferimento cristologico
17.3. La consapevolezza personale verso quello in cui siamo costituiti
17.4. Vivere di fede, speranza, carità
18. Secondo livello: una formula per rendere verificabile l’obiettivo: integrare fede-vita
18.1. Unificazione della personalità: il problema dell’identità
18.1.1. Gesù Cristo, il «determinante»
18.1.2. Ripensare i modelli pastorali
18.2. Sul piano delle «abilitazioni»
18.2.1. Abilitare ad atteggiamenti corrispondenti
18.2.2. Tra atteggiamenti e conoscenze
19. Terzo livello: la qualità della vita
19.1. Fare unità attorno alla qualità della vita
19.2. Qualità della decisione
19.3. Un processo nella logica del seme
20. Conclusione: ritratto di un giovane cristiano
5 Orientamenti di metodo
La ricerca sul metodo, nella logica del progetto di pastorale giovanile appena delineato, è centrata sulla “invocazione” come qualità fondamentale di vita e si muove a due livelli:
- abilitare a diventare uomini invocanti, attraverso i processi educativi
- evangelizzare l’esperienza cristiana per incrociare l’invocazione e per sollecitarla
Le risorse e la loro organizzazione
21. La vita è la grande risorsa
21.1. Quale vita?
21.1.1. Una prospettiva educativa
21.1.2. Una risorsa che chiede collaborazione
21.2. La vita tra «attese» e «proposte»
21.2.1. Livelli diversi dell’unica domanda
21.2.2. Risorse comuni e condivise
21.3. Quale organizzazione delle risorse?
21.3.1. Se questa è invocazione...
21.3.2. Invocazione è esperienza di trascendenza
21.3.3. Riunificare l’esistenza attorno all’invocazione
21.4. La proposta metodologica
Educare a diventare uomini "invocanti"
22. Esigenze
22.1. Un’esistenza in esodo verso l’alterità
22.1.1. Impegni concreti
22.1.2. Nel mistero di Dio
22.2. Una identità nell’affidamento
22.2.1. Quale stabilità?
22.2.2. Una prospettiva
22.3. Capacità di interiorità
22.4. Verso decisioni coraggiose
23. Interventi concreti
23.1. L’accoglienza incondizionata
23.1.1. Quale accoglienza
23.1.2. Un’accoglienza fondata sulla fede dell’educatore
23.1.3. Riconoscere la dignità restituendola a ciascuno
23.1.4. L’accoglienza si fa promozionale
23.1.5. I modi concreti dell’accoglienza
23.2. Fare proposte facendo fare esperienze
23.2.1. Se questa è esperienza...
23.2.2. Allacciare parola ed esperienza
23.2.3. La «vita quotidiana» prima e dopo l’esperienza
23.3. Un educatore capace di «provocare»
23.3.1. Il confronto con la morte
23.3.2. La via dell’amore
Una evangelizzazione “sensata”
24. Perché evangelizzare?
24.1. Un cambio di prospettiva
24.2. Un servizio di amore: per il senso, la libertà e la responsabilità
24.3. Tra annuncio e silenzio
25. L’autorevolezza dell’evangelizzatore
25.1. “Contemplare” per incontrare
25.2. Il silenzio dell’interiorità
25.3. L’evento fondamentale dell’incontro: l’Eucaristia
26. Come realizzare una evangelizzazione sensata
26.1. Evangelizzazione attraverso simboli
26.2. Conseguenze per l’evangelizzazione
26.3. Un modello: la narrazione