Andrea Zapparoli
(NPG 2020-05-49)
È fondamentale premettere che essere onesti cittadini non significa rispettare - esclusivamente - le regole di un determinato contesto o le leggi dello Stato in cui si vive.
Partendo, infatti, dalle definizioni separate dei due singoli termini, il cittadino è la persona che vive in un determinato territorio, avendone i conseguenti diritti e doveri; l’onesto è colui che agisce con lealtà, rettitudine, sincerità, in base a principî morali ritenuti universalmente validi, astenendosi da azioni riprovevoli nei confronti del prossimo, sia in modo assoluto, sia in rapporto alla propria condizione, alla professione che esercita, all’ambiente in cui vive.
Dunque, essere onesti cittadini implica, necessariamente, il saper riconoscere i propri diritti e i propri doveri e, soprattutto, saper agire nell’ambito della propria condizione, della professione esercitata, nell’ambiente in cui si vive.
Poiché la politica si può definire come particolare modo di agire, di procedere, di comportarsi in vista del raggiungimento di un determinato fine, sia nell’ambito pubblico, sia in quello privato, ne consegue che l’onesto cittadino agisce sempre politicamente, per il bene comune, nella propria quotidianità, nel campo dove ognuno di noi deve lavorare, per essere “lievito”, “sale e luce” del mondo.
Per essere, nel concreto, degli onesti cittadini è necessario, dunque:
- saper riconoscere i talenti, propri e degli altri, doni del Signore da far fruttare e condividere;
- essere persone preparate e competenti;
- agire sempre in coerenza con i valori cristiani in cui crediamo, fortemente ispirati dall’etica della responsabilità.
Conosciamo i nostri talenti e i talenti del prossimo?
Il Signore ha donato ad ogni persona i talenti necessari a compiere la missione che Dio gli ha affidato.
I talenti sono le capacità innate, le qualità, le caratteristiche caratteriali e le disposizioni naturali di ogni essere umano, tutte quelle doti che rendono ogni persona un essere relazionale, incline al bene, e utile al conseguimento del bene comune, indipendentemente dal contesto sociale in cui la persona nasce e cresce. Non sempre, però, siamo in grado di riconoscere non solo i nostri talenti, ma nemmeno quelli degli altri.
In una società in cui l’immagine, valutata spesso in termini di “followers” e “likes”, tende a sovrastare le caratteristiche uniche e irripetibili di ogni persona, i talenti non vengono nemmeno più ricercati, anzi, talvolta, vengono addirittura nascosti, ritenendoli poco utili, oppure sminuiti, nel caso dei talenti altrui, per gelosie o paura di vedere offuscata la nostra immagine.
Il primo passo da compiere per essere onesti cittadini consiste nel riconoscere, dopo un attento e leale discernimento, l’unicità e l’originalità propria e altrui, per comprendere la missione che il Signore ha affidato ad ogni persona e, soprattutto, per mettere i nostri talenti a disposizione della società, in sinergia con i talenti degli altri, per il conseguimento di tale missione, sempre orientata al bene comune.
Riconoscere i propri talenti significa, quindi, valutare oggettivamente e con umiltà le nostre capacità e inclinazioni naturali e, soprattutto, i nostri limiti e imperfezioni. Riconoscere i talenti altrui significa mettersi in ascolto dell’altro, accoglierlo, entrare in sintonia con lui, comprendendo l’immensa ricchezza della sua persona.
Questo primo passo va compiuto quotidianamente.
Crediamo nella fondamentale importanza della formazione e della competenza?
Il secondo passo fondamentale da compiere consiste nella costante ricerca della competenza anziché del mero consenso altrui.
L’impegno nella formazione e nell’educazione, propria e altrui, è una delle principali sfide alle quali il cristiano, oggi, non può assolutamente sottrarsi.
Papa Francesco richiama spesso la necessità di stipulare, a livello globale, un “nuovo patto educativo”, per mettere nelle condizioni i giovani di oggi, e le generazioni future, di poter contribuire concretamente ed efficacemente al bene comune. A tal proposito Don Bosco ci ha donato non solo il suo esempio vivente di grande educatore, padre, maestro e amico, ma anche il suo sistema educativo, fondato sulla ragione, sulla religione e sull’amorevolezza, cuore pulsante del carisma salesiano.
L’onesto cittadino non può non impegnarsi nella propria formazione, con passione e convinzione, non per egoismo o per autoaffermazione, ma per poter mettere a disposizione della società in cui vive la propria competenza e professionalità, perché è consapevole che le proposte concrete e utili al “bene comune” possono derivare solo da risposte competenti alle necessità del territorio e dei cittadini, risposte derivanti da una valutazione della realtà fatta alla luce della Ragione, Religione e Amorevolezza.
La competenza è fondamentale anche per saper riconoscere i propri doveri e diritti, nonché per distinguere la verità dalle fake news, soprattutto in ambito politico, adottando, così, scelte svincolate da una sterile ricerca del consenso. È indispensabile, dunque, che l’onesto cittadino si impegni attivamente nella diffusione della “cultura della formazione e dell’educazione” per formare cittadini sempre più attenti alla verità, consapevoli dei propri diritti e dei propri doveri, in grado di andare contro corrente, poiché non facilmente condizionabili dalle fake news.
Possiamo, quindi, affermare che, per gli onesti cittadini, la formazione e l’educazione sono obblighi imprescindibili.
Ci lasciamo guidare dalla coerenza ai valori cristiani e da un’etica della responsabilità?
I cristiani osservano attentamente - con gli occhi della fede - la società in cui vivono e, con gli occhi del cuore, individuano le criticità e le soluzioni. Così ha fatto Don Bosco, così deve agire, oggi, l’onesto cittadino, interrogandosi costantemente sul come può essere utile alla società, partendo dalla famiglia in cui vive, dalla scuola o università in cui studia, dal contesto lavorativo e dagli amici che frequenta, dal proprio territorio, mettendo a disposizione della collettività, come abbiamo già detto, i propri talenti e le proprie competenze. Questa è la continua chiamata dell’onesto cittadino, la sua vocazione, espressione pratica delle fede nel mondo, a cui deve rispondere secondo i vlori cristiani del vangelo, delineati nel Magistero della Chiesa e tradotti in azione politica concreta nella Dottrina Sociale della Chiesa.
L’onesto cittadino, costantemente guidato anche dall’etica della responsabilità, sente in sé la responsabilità non solo delle proprie azioni, ma anche delle proprie “non azioni” o omissioni e, per tale motivo, nel domandarsi quotidianamente come può essere utile al conseguimento del bene comune, ricerca le risposte attraverso:
- l’accoglienza, il dialogo e l’incontro anche di chi ha idee differenti, specialmente nell’azione politica;
- l’individuazione e la condivisione di progetti e proposte concreti;
- una visione della vita e del mondo, illuminata dalla fede, quindi improntata alla passione, all’ottimismo e alla speranza;
- la ricerca e la creazione di sinergie per individuare, condividere e unire le competenze e professionalità, consapevole che, come diceva Don Bosco, “una sola cordicella si può rompere con facilità, ma collegandone più insieme si forma una robusta fune, che assai difficilmente si spezza…”;
- il riconoscimento della dignità e dei diritti di tutti gli uomini, cercando sempre il bene integrale e della persona umana;
- la realizzazione della fraternità come principio regolatore dell’ordine economico e dello sviluppo di tutte le potenzialità dei popoli;
- la diffusione della sussidiarietà come partecipazione libera e responsabile dalle basi di una società democratica, dove tutti hanno voce e possono partecipare;
- la cura della “casa comune”, con un’ecologia naturale e umana di convivenza, armonia, pace e benessere presente e futuro;
- un impegno orientato alla formazione di una sensibilità sociale e politica che porta ad investire la propria vita come missione per il bene della comunità sociale, con un riferimento costante agli inalienabili valori umani e cristiani”. [1]
Riassumendo, l’azione politica degli onesti cittadini può essere definita come “quotidiana politica della libertà” perché, partendo dalla persona e dai suoi talenti, educa i giovani non solo al rispetto della legalità, ma anche all’importanza del riconoscimento della propria unicità e originalità, della propria missione – progetto di Dio su ciascuno di noi –, della formazione e della competenza e, soprattutto, della necessità di rispondere alla propria vocazione mettendosi in rete e in sinergia con gli altri per perseguire, insieme, il bene comune, senza aver paura di andare, se necessario, controcorrente.
Siamo figli di un Sognatore. Perché, dunque, non possiamo sognare incontri formativi sulla “quotidiana politica della libertà” negli oratori e nelle scuole, in ogni ambito della nostra vita?
NOTA
[1] P. Chávez, ACG 415. Come Don Bosco educatore.