Dizionario dell'animazione /2
Mario Pollo
(NPG 1985-09-65)
C'è un diffuso modo di pensare all'animazione che vede questa come una sorta di contenitore vuoto, disponibile ad essere riempito da qualsiasi tipo di intenzione educativa dell'animatore.
L'animazione, in questo caso, viene considerata solo come un insieme di metodo e strumenti, privo di un proprio specifico progetto, che deve servire a realizzare il progetto d'uomo che l'animatore ha in mente.
A parte l'errore logico di questa posizione infatti è oramai comunemente accettata la concezione della filosofia della scienza secondo cui il metodo non è mai neutrale ma bensì portatore di una precisa «teoria», vi è poi la considerazione che il tipo di animazione che ho sin qui [1] proposto è un modo di pensare l'educazione e non un mero pacchetto di strumenti e di tecniche nobilitato dalla parola metodo.
Questo significa che l'animazione è portatrice, non solo in modo implicito attraverso il metodo, di un ben definito progetto d'uomo.
Gli obiettivi dell'animazione e le riflessioni che ne accompagnano la descrizione testimoniano questa affermazione.
Mi sembra utile perciò, anche nello spazio ridotto di un articolo, precisare in modo più sistematico e chiaro il progetto di cui l'animazione è portatrice.
L'UOMO COME SISTEMA APERTO NON DETERMINATO
La caratteristica che rende l'uomo un caso unico, almeno nell'orizzonte del mondo conosciuto, è quella che egli ha come compito principale della propria esistenza quello di autocostruirsi.
L'uomo a differenza degli altri esseri viventi non è infatti determinato, né da un codice, né da costrizioni ambientali assolutamente vincolanti, per cui alla nascita ha di fronte a sé molteplici possibilità di essere.
Ogni individuo diviene ciò che è in base ad un progetto di sé, il quale, solitamente, è il frutto dell'incontro del proprio progetto personale con quello che la cultura sociale gli rende disponibile. L'educazione, la socializzazione, l'alimentazione, i giochi, le attività lavorative, le relazioni affettive e i valori a cui sarà sottoposto devono essere considerate le parti fondamentali del disegno, del progetto di sé che il nuovo nato incontra sin dai primi giorni della sua esistenza.
Quando poi sarà più maturo integrerà questo disegno, che nell'infanzia subisce più o meno passivamente, per mezzo delle interpretazioni che darà di sé e della propria vita, presente, futura e passata. Questo non significa che l'uomo non partecipi, sino a quando non raggiunge la piena coscienza di sé, alla definizione del progetto che viene applicato a lui dai genitori, dagli educatori e dal gruppo sociale in genere.
Significa, molto più semplicemente, che nell'infanzia, egli partecipa alla definizione e realizzazione del progetto in modo inconsapevole. Le sue personali caratteristiche, che fanno di lui un individuo diverso da tutti gli altri ed irripetibile, interagiscono con il progetto educativo dei suoi educatori modificandolo profondamente. La progettualità dell'uomo verso se stesso è una costante che caratterizza tutta la sua esistenza.
Non bisogna dimenticare, tra l'altro, che la sopravvivenza dell'uomo è legata alla sua capacità di progettare il suo futuro.
L'uomo per sopravvivere deve pianificare la sua esistenza su ritmi lunghi. Basta pensare al contadino che semina oggi per potersi nutrire tra un anno. L'uomo non può vivere giorno per giorno, ma deve fare oggi i gesti che gli consentiranno di vivere domani .
Il futuro, infatti, è una dimensione costitutiva del presente dell'uomo, così come il passato.
La cultura e il linguaggio
Per pensare al suo futuro, per interpretare il suo presente e ciò che egli è, per elaborare, quindi, un progetto di sé, l'uomo utilizza i linguaggi che la cultura sociale in cui vive gli mette a disposizione.
Ogni rapporto che l'uomo ha con se stesso, con gli altri e con la realtà in generale passa attraverso le descrizioni che di se stesso, degli altri e della realtà gli forniscono i suoi linguaggi.
La conoscenza della realtà da parte dell'uomo non è mai pura, diretta e assoluta, ma sempre mediata dalla relatività di un dato linguaggio e, quindi, di una particolare cultura sociale.
L'uomo è un essere che si autocostruisce attraverso un progetto che è sempre formulato, attraverso un linguaggio, in una cultura ben definita.
Il linguaggio e la cultura sociale sono perciò elementi fondamentali nella definizione di qualsiasi progetto d'uomo.
Il linguaggio, del resto, non è qualcosa di giustapposto, di esterno, una sorta di strumento che l'uomo può o non può usare a suo piacimento, ma bensì un elemento costitutivo della sua stessa natura. L'uomo senza linguaggio e senza cultura non può essere ciò che è.
Sarebbe privo di coscienza, di identità, di storia, di pensiero, come un vegetale emotivo. Come potrebbe, ad esempio, incorporare nel suo presente il passato ed il futuro se non possedesse il dono del linguaggio?
L'identità dell'uomo passa attraverso il possesso del linguaggio e della cultura.
L'uomo come sistema aperto
Nel primo paragrafo ho usato l'espressione: «uomo come sistema aperto non determinato». L'espressione sistema sta ad indicare [2] che l'uomo non è una sorta di giustapposizione, dl somma di parti, ma un tutto in cui le varie parti che lo formano non sono veramente comprensibili che in rapporto ad esso.
L'uomo, ad esempio, non è la somma di corpo e di psiche o di materia e spirito, ma un essere globale in cui la psichicità e la corporeità sono interrelate e che è simultaneamente spirituale e corporeo. La stessa riflessione può essere applicata a tutte le caratteristiche specifiche che definiscono la natura umana.
La razionalità non è affatto indipendente dall'affettività. Lo stesso linguaggio ha profondi rapporti con la psicomotricità.
Concepire l'uomo come sistema, allora, significa tentare di comprenderlo come un insieme complesso di parti reciprocamente influenzantisi .
L'espressione sistema aperto, invece, sta ad indicare che l'uomo per vivere deve avere un continuo scambio comunicativo con l'ambiente sociale e naturale in cui è inserito. La comunicazione è una esigenza vitale, a livello di sopravvivenza, per ogni essere umano. Senza la comunicazione ricca e significativa con l'ambiente, l'uomo non può crescere, svilupparsi e nemmeno sopravvivere ad un livello accettabile. L'uomo è solidalmente interrelato con la realtà del mondo dal legame di scambio di informazioni, di energia e di materia che la sua natura di sistema aperto gli impone.
LA LOTTA CONTRO IL DRAGO
Poste queste definizioni di fondo, peraltro ampiamente note a molti lettori della rivista, necessarie perché fondano il modo particolare dell'animazione di porsi di fronte all'essere uomo, è possibile affrontare gli aspetti più specifici che caratterizzano il progetto d'uomo dell'animazione.
Per prima cosa si può affermare che l'animazione culturale, almeno quella da me proposta, mira a favorire lo sviluppo della coscienza, a liberare cioè la capacità dell'uomo di essere protagonista consapevole, libero ed autonomo della propria esistenza.
La liberazione di questa capacità nasce dall'emancipazione dell'uomo da tutto ciò che lo tiene vincolato in modo emotivo, inconsapevole alla natura ed al gruppo sociale in cui vive.
Questi legami passano attraverso le sue paure ancestrali, le sue angosce senza nome, per arrivare al mancato sviluppo della capacità di comprensione razionale di se stesso, degli altri e dell'ambiente naturale e sociale in cui vive.
La comprensione di ciò che un uomo è realmente, oltre che dello scopo della sua vita, fa parte di quel processo che ho definito come sviluppo della coscienza.
L'età giovanile è il momento in cui l'esperienza di conquista della coscienza raggiunge il suo apice.
Nell'adolescenza, in modo particolare, il giovane uomo deve combattere contro il «drago», che non è altro che l'immagine delle forze psichiche inconsce che tendono ad impedirgli la conquista della libertà e dell'autonomia, tipiche dell'essere autocosciente in grado di comprendere se stesso e di progettare il proprio futuro.
Se l'uomo non vince questa battaglia si ammala o, molto più facilmente, rimane un soggetto fortemente condizionato dall'ambiente sociale e naturale in cui vive dai legami parentali e di quelli del suo gruppo sociale.
Soprattutto egli non è in grado di inserire nel proprio progetto di sé, che risulta in questi casi fatto da altri, la fedeltà ai valori ed a tutto ciò che trascende la pura sopravvivenza, il soddisfacimento dei bisogni e la ricerca del piacere. Un uomo etico, che sa anche soffrire per divenire ciò che vuole essere e per vivere in accordo ad un piano di valori trascendente, deve aver ucciso il drago, liberato la prigioniera (la sua Anima) e conquistato il tesoro della sua libertà di essere sottratto alla tirannia della necessità e del ciclo disumanizzante del vivere per sopravvivere.
L'animazione ha la presunzione, attraverso il suo metodo ed i suoi strumenti, di fornire un aiuto al giovane che lotta per la emancipazione contro il suo drago personale. Occorre, per inciso, ricordare che il lavoro di gruppo e sul linguaggio sono momenti fondamentali nel processo di conquista della coscienza.
IL CENTRO DELLA PERSONA OLTRE LA COSCIENZA
La conquista della coscienza e la formazione di un «Io» solido, tuttavia, non esauriscono il progetto d'uomo dell'animazione.
Infatti partendo dalla considerazione che l'uomo continua a costruire se stesso anche dopo l'adolescenza e, di fatto, sino alla morte, l'animazione sviluppa il suo progetto anche per le fasi che seguono la conquista della coscienza.
Un uomo libero, autonomo e autocosciente non è ancora l'uomo globale che sa vivere in profonda armonia con se stesso, gli altri, la natura e che sa affrontare in modo creativo il problema angosciante costituito dal confine della morte che limita la sua esistenza.
Per divenire un uomo globale che sa vivere, senza per questo mettere in crisi la sua libertà ed autonomia cosciente, un rapporto di profonda solidarietà con gli altri uomini e con la natura, oltre a porsi ed a coinvolgersi nel mistero del senso nella vita umana, è necessario andare oltre le porte della coscienza per scoprire e vivere le altre dimensioni dell'essere uomo. È necessario che, una volta vinte le forze che tendono a tenere l'uomo legato al tutto costituito dalla natura e dal gruppo sociale (simboleggiato dall'attaccamento dipendente alla madre), l'uomo riprenda a dialogare con le stesse forze che si sono vinte al fine di riceverne in dono l'energia vitale di cui sono portatrici, quella che consente di vivere in modo creativo e ricco di senso la vita.
Una volta conquistata la coscienza come centro della propria esistenza, l'uomo deve da un lato ridiscendere agli inferi, guardare in faccia i fantasmi ed i mostri che dormono nelle profondità della sua psiche, dall'altro lato deve saper trovare la strada per salire al cielo ed aprire, quindi, il suo essere al vento del Trascendente. È questa, però, un'operazione pericolosa che non può essere fatta «volontaristicamente», ma deve invece nascere dal modo di vivere della persona.
L'impegno nella solidarietà sociale, la pratica dell'amore e, quindi, della carità, la frequentazione della giustizia, il non rifiuto della sofferenza laddove essa è la porta stretta attraverso cui passa la fedeltà al progetto di sé, il distacco dai beni materiali, la sessualità vissuta fuori dagli schemi del puro piacere, la consuetudine con l'arte e con la poesia e, infine, la meditazione e la preghiera fanno parte, non da soli, di uno stile di vita che può consentire la conquista di una identità più profonda di quella fornita dall'«Io» cosciente.
Forse non è un caso che Karl Jung abbia visto in Gesù il simbolo di questo uomo globale.
Come ho detto, per vivere in questo modo non è sufficiente la buona volontà; è necessario, infatti, che lo sforzo della volontà sia sostenuto da processi interiori che solo alcune esperienze forti in senso educativo possono dare.
L'animazione culturale, se fatta bene, offre alcune esperienze utili a questo scopo.
L'ESSERE UOMO GLOBALE COSTRUISCE SE STESSO NELLA STORIA
Il progetto dell'uomo globale per essere realizzato non richiede la fuga dal mondo. Al contrario, richiede che l'uomo sappia vivere sino in fondo le tensioni, le contraddizioni, le sconfitte e le speranze, le gioie e le sofferenze, che la vita quotidiana offre ogni giorno.
L'uomo globale, ben individuato, vive sino in fondo la storia partecipando attivamente ad essa e di solito riesce ad offrire un contributo creativo ed innovativo allo svolgersi della vita sociale. Da questo punto di vista egli è un uomo concreto, che è diverso dagli altri uomini concreti perché non è massificato e ha al centro del suo agire un progetto etico. Perché sa vivere, nonostante i conflitti, in piena armonia con gli altri e con la realtà.
È un uomo che sa che ogni costruzione della propria felicità futura, anche quella al di là della soglia della morte, nasce dal lavoro di ogni giorno nella storia, nella conquista faticosa di quei brandelli di giustizia e di amore che rendono meno oppressiva ed alienante la vita sociale.
Il lavoro ,nella storia appartiene, quindi, integralmente al tipo di uomo che il progetto dell'animazione vorrebbe riuscire a far realizzare ai giovani.
In questa prospettiva il lavoro non è visto solamente come strumento di sopravvivenza, di ricerca del benessere, della felicità e del potere, ma anche e soprattutto come azione fondamentale per la realizzazione del trascendente nella storia.
Un lavoro non soffocato, quindi, da un miope utilitarismo, ma orientato alla costruzione di una vita umana e di un mondo il più possibile sottratti alla violenza ed alla barbarie dell'ingiustizia.
L'animazione crede nel lavoro, anche se non crede nel suo successo automatico e diretto. Infatti, sa che sovente molto impegno e molta fatica non producono alcun frutto nell'oggi. Sa anche, però, che nessun gesto umano viene sprecato. Ogni gesto compiuto con autentico amore nello spazio e nel tempo della vita umana non rimarrà privo di efficacia. Esso è sempre, perlomeno, un seme lanciato dal passato verso il futuro.
L'UOMO GLOBALE E LA SESSUALITÀ
Questo uomo globale si costruisce oltre che con il lavoro, l'impegno sociale per la giustizia, la meditazione e la preghiera, anche con un tipo particolare di approccio alla sessualità.
È necessario che il giovane uomo in costruzione scopra la sessualità come tensione verso la completezza del suo essere, verso il superamento della solitudine dell'individualità cosciente, verso l'appartenenza solidale al creato, verso il superamento dell'angosciante limite della morte. La sessualità, quindi, vissuta non come ricerca di piacere, ma come vero e proprio evento creatore nella vita umana. Evento creatore non solo di nuova vita nella prole, ma anche di energia materiale e spirituale da investire nella ricerca della propria autenticità di essere globale.
La sessualità è un evento creatore sia quando viene consumata in un atto d'amore, sia quando viene sublimata nel castità del proprio cuore.
La sessualità è anche l'espressione del mistero dell'incompletezza nel finito del mondo della natura umana.
L'uomo globale e la festa
Questo uomo che crede nel lavoro deve anche però credere nella festa. Una festa non per ricaricarsi e lavorare, dopo, meglio. Una festa vissuta come una sospensione del tempo del mondo e delle sue necessità per liberare il tempo sacro della cura dell'Essere. L'uomo deve, cioè, saper sospendere la propria vita di produttore, di persona soggetta alla responsabilità del proprio ruolo sociale e della personale sopravvivenza, per ritrovare quella dimensione dell'esistenza il cui centro è la costruzione dell'essere.
L'uomo sin dalla adolescenza deve imparare il valore del Sabato, del deserto in cui tacciono i rumori del mondo e parla il silenzio, che è la parola dell'Essere.
L'uomo ben animato sa ritmare la propria esistenza su un pentagramma di tempi diversi. Perché solo se l'uomo differenzia il tempo della sua vita, differenzia, arricchendolo, il proprio essere ed il mondo stesso. L'uomo non deve solo subire il tempo sociale, ma deve egli stesso creare tempo, liberandolo dal condizionamento della monotonia dell'abitudine. Creare tempo per l'essere è creare vita.
NOTE
[1] Mario Pollo, L'animazione culturale: teoria e metodo (LDC 1980) e Id., L'animazione culturale, nn. 5-6 de «I quaderni dell'animatore» (LDC 1984).
[2] L'animazione culturale, nn. 5-6 de «I quaderni dell'animatore, o c., pp. 24-27.