La religiosità vissuta
dal singolo
Andrea Chiummiello
L'Italia è da sempre un Paese fortemente ancorato alla tradizione cattolica; ciò che sta succedendo negli ultimi anni è una profonda trasformazione del rapporto fra la religione e la popolazione. Questo cambiamento è portato da una affermazione sempre più forte della scienza come mezzo di conoscenza e dalla convivenza di differenti religioni.
Se fino a qualche decennio fa era normale per un ragazzo o una ragazza abbracciare una religione in modo «ereditario», ovvero basandosi sulla credenza familiare, oppure in base alla zona di appartenenza, oggi la religione sta assumendo sempre più un carattere personale; oltre a questo, la fede appare spesso come un fatto privato. La religiosità è vissuta dal singolo, senza dare troppa importanza ai riti pubblici ed evitando inoltre che essa influenzi le proprie scelte di vita.
Questa incertezza religiosa è un evento che si sta diffondendo a macchia d'olio in Italia soprattutto tra le fasce più giovani della popolazione.
La dimensione religiosa non scompare del tutto tra i più giovani, ma diventa sempre di più un'area di scelta personale. Se praticata, la religione è quasi sempre a carattere privato; è sempre più raro, infatti, che un ragazzo o una ragazza parteci ad una celebrazione religiosa.
La religiosità riappare però tra i giovani in particolari situazioni a forte impatto emotivo, dove, per un'assenza di certezze, si tende ad affidarsi ad un'entità superiore per ottenere un po' di sollievo.
Tramite alcuni sondaggi si è notato che, oltre a questa trasformazione della religiosità nel giovane, sempre più frequentemente le nuove generazioni stanno abbandonando la religione, per abbracciare posizioni atee o agnostiche.
In passato la Chiesa godeva di maggior importanza tra i giovani perché era vista come uno dei pochi «svaghi» ed era uno dei pochi punti di ritrovo. Oggi sono pochi i ragazzi che frequentano luoghi come gli oratori, perché non ne hanno la necessità in quanto esistono altri interessi e altri luoghi di svago.
Un altro importante fattore di crisi della religiosità è l'accesso di sempre più persone per mezzo della Rete ad informazioni scientifiche e storiche che vanno a negare, tramite l'uso di prove oggettive, alcune importanti tradizioni religiose.
Sono cresciuto in una famiglia che mi ha sempre lasciato molta libertà; perciò sono riuscito ad elaborare un pensiero personale sulla religione non influenzato dai miei genitori o parenti. Mi professo agnostico: pur essendo stato battezzato e pur avendo fatto la comunione e anni di catechismo, non sono mai riuscito ad approcciarmi in modo positivo alla fede cattolica. Ho sempre pensato alle attività religiose, soprattutto al catechismo, come ad un momento di incontro con i miei amici senza mai riflettere molto sul significato profondo degli insegnamenti.
Già durante gli anni di catechismo ho notato una grande superficialità nella trasmissione dei contenuti della fede e uno scarso interesse da parte dei catechisti a insegnarci il credo. Il catechismo era visto da tutti e paradossalmente anche dai catechisti come un momento di svago ben poco legato alla religione; unico obiettivo quello di prepararci alla comunione.
Essendo piccolo, oltre a ritenere il catechismo come un momento di svago, lo vedevo anche come un impegno, che non avevo scelto io e al quale dovevo partecipare in modo obbligatorio; anche per questa ragione non sono mai riuscito ad appassionarmi veramente al mondo della religione. Una volta fatta la comunione, ho deciso di allontanami da questo mondo, anche perché nel mio percorso non ho incontrato persone di chiesa dalla forte personalità che siano riuscite a suscitare in me un interesse o coinvolgermi in attività diverse dal «recitare» la messa.
Come me, molti ragazzi non sono riusciti ad approcciarsi positivamente al mondo religioso a causa della superficialità degli insegnamenti oppure della noia causata da un'attività imposta dai propri genitori o comunque dal fatto di conformarsi alla massa; infatti, molti ragazzi vengono iscritti ai corsi di catechismo solo perché tutti lo fanno e non perché c'è alla base una volontà di far conoscere al bambino la fede cattolica e i suoi fondamenti.
Crescendo e soprattutto studiando, mi sono reso conto di quanto il mondo religioso sia interessante soprattutto da un punto di vista storico. Da questo momento in poi mi sono sempre approcciato alla religione non con un atteggiamento di spiritualità, anche perché ero già entrato in contatto col mondo scientifico, ed è stata proprio la scienza a rispondere alle svariate domande esistenziali che mi ponevo, ma con un forte interessamento culturale. Per concludere penso che quello che dovrebbe insegnare la religione, qualsiasi essa sia, e che a me è stato insegnato dai miei genitori, è ad avere profondo rispetto e tolleranza per il prossimo, qualsiasi religione professi e a qualsiasi etnia appartenga e non perché c'è un Dio o un credo che ci obblighi a farlo.