MATERIALI AGGUNTIVI
Dal sussidio:
«Di felicità, d'amore, di morte e altre storie (Dio compreso)»
Libero carteggio tra una giovane millennial e un vecchio parroco di periferia
Chiara - don Massimo
https://www.notedipastoralegiovanile.it/index.php?option=com_content&view=article&id=17987
Un Dio diverso
di Raphaël Buyse
Ero colpito da colui che essi seguivano. Le parole del vangelo imparato a memoria avevano inoculato in me una passione per il suo modo di andare e venire, di fermarsi, di rimettersi in strada, di parlare, di ascoltare, di guardare alla vita, di credere ai più piccoli, di immaginare il Padre, di stanare gli ipocriti. Sapevo che avrei amato per sempre il suo modo di andare incontro agli esseri umani così come si accoglie un nuovo giorno. Gesù mi rivelava implicitamente l’umanità profonda di Dio. Quel pellegrino infaticabile mi prendeva per mano e mi attirava nel suo mistero. Ero conquistato. La sua compassione mi appariva come una chiave che apre le porte dell’essenziale.
La sua straordinaria umanità. Mi lasciava intravedere in profondità un Dio amante, una sorgente, un abisso infinito. Più lo guardavo, più intuivo che non avrei mai potuto conoscere Dio con un approccio intellettuale: da Gesù – e solo da lui – ne avrei avuta la rivelazione.
Gesù è entrato nella mia storia. Non ho mai smesso di commuovermi di fronte a lui. Non mi sono mai stancato di vederlo camminare verso gli esseri umani senza mai mancare l’incontro. Vede un uomo emarginato, che è stato lasciato sul ciglio di una strada, abbandonato dai suoi? Gli si avvicina. Con delicatezza. Senza grandi discorsi. Si inginocchia e lo rialza. Resto affascinato da questo. Vede una donna braccata come una bestia da vecchi maniaci, che non sanno vivere in prima persona la morale che vogliono difendere? Lui la accoglie in silenzio. Non la guarda per non farle provare vergogna. Le sue dita che giocano con la sabbia sembrano dire la vacuità della violenza dei 122 123 presenti. Con una domanda impertinente rimette a posto i viziosi battitori: sono in trappola! Gesù riporta quella donna terrorizzata sulla soglia del suo futuro: “Va!”. Vede in un cimitero un essere umano che vaga tra le tombe, sfigurato dalla follia e da una rabbia che si ritorce contro di lui? Va incontro a quel morto vivente. Lo riporta alla ragione. Lo rimette in piedi. Quell’uomo di Galilea mi affascina.
Lo accolgono? Si ferma, si mette a tavola. Si lascia coinvolgere nella vita dei presenti. Lo adulano? Lo corteggiano? Fugge via. Un povero grida? Lui lo sente subito. Dei ragazzini fanno baccano? La cosa lo diverte e li chiama a sé. Mi commuove vederlo soddisfare le attese più essenziali delle persone. Il suo sguardo raggiunge ciò che vi è di più umano: ricostruisce la fiducia perduta, l’autostima schernita, il piacere di stare con gli altri, che così spesso dimentichiamo”.
[...] Gesù? Una capacità di entrare in contatto con arte, con delicatezza, senza molte parole. Per divenire più umani? È sufficiente contemplarlo: esperienza unificante. Ieri come oggi sa risvegliare il gusto della vita in coloro che si lasciano incontrare. Ama l’uomo in armonia nel corpo, nella mente e nell’affettività. Sogna un essere umano inscritto in una rete di relazioni positive. Ascolta la vita, e coglie solo ciò che fa vivere. Reintegra. Si rallegra nel vedere persone che si riconciliano con se stesse, con gli altri. Accoglie senza diffidenza il bisogno di tenerezza. Ama la festa. Desidera che si tenga conto dei piccoli. In un mondo arido e duro, porta una ventata di freschezza nella vita di persone ininfluenti, senza voce, senza potere, senza amore. Non fa dissertazioni su quel Dio del quale lui ha compreso tutto. Lo rivela narrando semplicemente brevi storie delle quali possiede il segreto. Ne parla come di un folle che dona senza fare calcoli, che semina senza preparare il terreno, che ama i banchetti di nozze e ignora con disinvoltura le convenzioni. Il Dio che ci lascia intravvedere nelle profondità del suo essere è un Padre che sosta, ogni mattina, alle porte del suo podere: attende senza mai venir meno l’improbabile ritorno di figli scellerati, e quando li scorge, corre loro incontro, anche se è anziano. Dio - ci informa Gesù - è ben più giovane del mondo.
[...] Amo seguire Cristo senza credere agli angeli che cantano in cielo, ai pastori che trovano un neonato in una città sovrappopolata come si trova un ago in un pagliaio, a un re che avrebbe riposto piena fiducia in un manipolo di stranieri giunti a parlargli del pretendente al trono che avrebbe dovuto nascere in una borgata vicina. Da tempo non credo più alla storicità della pietra rotolata, all’ascensione al Monte degli ulivi, al Signore che passa attraverso i muri e alle lingue di fuoco, ma credo nella grande promessa dell’uomo di Nazareth. La sua vita mi dà modo di credere nella profonda umanità di Dio che è Sorgente e Padre. Non posso parlare di lui all’imperfetto: qui e ora egli è al lavoro. Quelli che lo seguono da più di duemila anni adottano il suo modo di stare al mondo e di porsi al servizio dell’uomo fin dal primo contatto e prima di ogni altra cosa. Sanno che la vita di Cristo non si trasmette con i discorsi. Vivere autenticamente in memoria di lui significa innanzitutto prendersi cura dell’uomo. Essi indossano con bontà le sue vesti di umile pastore. Il suo passaggio è una promessa.
Unifica la vita di coloro che seguono i suoi passi. Diventano fratelli e figli. Il “vieni, seguimi” del vangelo apre vie inaspettate. Rispondere semplicemente “sì” al suo invito è decisamente meglio che continuare a chiedere senza sosta: “Dove mi stai portando?”. Attira coloro che gli danno fiducia sulle rive di una vita più intensa. Non li chiama dall’esterno: li rimanda alle profondità del loro essere dove egli già dimora. Il suo “vieni, seguimi” non è che un’altra traduzione del “va’ verso te stesso!” di Dio e di Abramo. Non è null’altro che un sublime: “Diventa quello che sei: là io ti attendo”. Ho imparato da Gesù a non credere più che Dio è al di sopra di noi, ma che abita nell’intimo del nostro essere. Discreto e silenzioso. È il suo Spirito che ci ispira amore, creatività e audacia. Il suo silenzio apre il possibile e rende l’uomo responsabile.
[...] Preferisco pensare che quell’uomo ci salva dalla disumanità e dalla scissione. Se ci salva, è dalla nostra incapacità di essere all’altezza dell’umano: dalla disperazione, dalla mancanza di fiducia in noi stessi, nell’altro, nel presente e nel futuro. Se ci salva, è dalla scarsa fede che abbiamo nella vita, in lui, nella sua presenza. Dalla nostra indifferenza, dalle chiusure, miopie, sordità, dalla sclerosi del cuore che ci impedisce di vivere. Se ci salva, è dal panico, dalla paura di un Dio presentato come uno che vorrebbe farci pagare il diritto di vivere; da quell’angoscia che paralizza e troppo spesso trasforma quei cattivi credenti che già siamo in esseri striscianti. Se ci salva è da quell’immagine tenace che vorrebbe farci credere che Dio si attende da noi sacrifici, una sorta di pedaggio, e che ha fatto della vita spirituale un’imposta da pagare. Ci ha “riscattati”, si dice: Gesù sarebbe il prezzo del riscatto e noi il popolo dei riscattati? Personalmente non amo quelle parole: quando le si ascolta, si rischia di dimenticare la grazia. Se Cristo ci libera è dalle certezze nelle quali l’abbiamo rinchiuso; è dalla catechesi con il marchio di garanzia, dalle formule magiche e da quei piccoli riti che a volte sfiorano la nevrosi. Se ci libera è dalla religione che legittima tante forme di potere e di influenza. È dal senso di colpa che avvelena l’esistenza e impedisce di vivere, danzare, amare. Se salva è dal ripiegamento sul peccato nel quale noi invece amiamo rimanere. Egli ci insegna che il peccato è superficialità, incapacità di sentire e vivere l’intensità dell’esistenza. Ci insegna che Dio - la Vita che attraversa la vita - si stupisce che l’uomo non cerchi di divenire più umano. Ci insegna con gioia che Dio ci vede solo in una prospettiva di vita e che non abbiamo bisogno di mendicare la sua benevolenza. Dio, dice Gesù, non entra nelle valli delle nostre lamentazioni. E ci lascia intendere che Dio non potrebbe mai abbandonare l’uomo in questo marasma.
In Cristo si sono rivelate la vera umanità, la grazia e la gioia di essere persone. È in questo senso che egli è “salvatore” e onora in sé l’umanità.
Nella sua vita profonda Dio ci visita. All’uomo che ci lascia incontrare egli concede la vera misura dei suoi giorni. Per seguirlo non c’è da imitarlo pedissequamente, perché sono passati duemila anni, e l’imitazione troppo spesso si riduce a una scimmiottatura.
Essere umani in memoria di lui è adottare nel presente la sua arte di vivere e declinare per il mondo in cui viviamo tutto ciò che egli è stato, come fa chi ha buon gusto nell’accostare i colori degli abiti che indossa. Contemplandolo si comprende che sono veramente umani solo quelli che, come lui, sanno di essere poveri di cuore, coloro che accettano i limiti del mondo in cui vivono, l’ordinarietà dei giorni; coloro che, come lui, osano lasciar scorrere le lacrime, preferiscono la mitezza alla violenza, rischiano la vita per la giustizia; coloro che, come lui, sanno perdonare, conservano puro il cuore, cercando la pace; coloro che, come lui, sono pronti a sopportare l’insulto e il disprezzo per restare fedeli. Da lui impariamo che non vi è vita più umana di una vita donata e disponibile a ciò che accade. Egli la trasforma dall’interno. Da lui impariamo a essere servi e non padroni, responsabili del divenire degli altri senza caricarli dei nostri fardelli; a rendere gli altri liberi invece di alienarli; a vivere più semplicemente e donare gioia. Impariamo il valore del silenzio e della presenza che acconsente agli eventi e agli incontri della vita. Paura del futuro e rimpianti del passato si dissolvono quando teniamo gli occhi fissi su Gesù. È lui che ci dà l’audacia di andare incontro a ciò che accade. Che dire ancora di lui? Vorrei sottolineare soltanto quattro atteggiamenti che lo rendono infinitamente umano e che fanno di lui un essere unificato, un “monaco”. Sa stare sempre là dove la vita lo conduce. Non cerca di fuggire altrove. Non vive di nostalgie, nell’immaginario. È presente, pienamente presente. Offerto. Esposto.
Consegnato. Spezzato. Presente a coloro, uomini e donne, che sono sul suo cammino, stabilire. Monos. È obbediente. Mai costretto suo malgrado. Mai asservito e sottomesso. Con cuore e mente dilatati si pone in ascolto della vita e si mantiene disponibile. Monos. È povero. Sceglie quella semplicità che non è miseria. Questo lo rende libero di incontrare, di arricchire la vita degli altri. Monos. Ama di un amore che non divora l’altro, ama senza fare riserve di se stesso.
Senza meschinità, senza enfasi. Gioiosamente. Monos. Pienamente fratello dei suoi contemporanei e pienamente figlio di un Dio che continua instancabilmente ad amare… Egli è colui che noi siamo chiamati a divenire, quello che anch’io vorrei essere… Per divenire più umani non resta che seguirlo. È quello che cerco di fare. Perché: “Ecco l’uomo!” (Giovanni 19,1).
[...] Amo contemplare Gesù che sosta, di primo mattino, nel silenzio della campagna di Galilea. Nella serenità del giorno che nasce egli porta dinanzi al Padre la vita di coloro che lo incontreranno nel corso della giornata. È lì con tutto il suo essere, offerto, presente, viaggiatore immobile, uno che sa rimanere al suo posto e si dona. La sua “clausura” è l’uomo. Mi piace immaginarlo poi in mezzo alla folla, nel calore del giorno. Porta con sé il canto della divina tenerezza ascoltato nella frescura dell’aurora. È ancora offerto, presente, al suo posto, donato. Guida l’uomo alle sorgenti del suo essere. Mescolato discretamente alla grande folla umana, sa “essere con”, vicino. È Dio in incognito. Salvo per il cuore dei poveri, che sanno riconoscerlo.
Per divenire più umani, imparare come lui a “esserci”. Essere dove siamo, e non altrove. Unificati. Monos.
[...] Gesù non ha scelto di impoverirsi e di soffrire: crederlo sarebbe fargli torto. Non ha mai ricercato la croce. Semplicemente, ha scelto di essere fedele a ciò che portava nel profondo di se stesso: la convinzione tranquilla ed esigente che la vocazione fondamentale dell’uomo è di essere fratello e di essere figlio. Ha cercato di vivere ancorato alla presenza al Padre e di amare gli uomini e le donne che la vita gli faceva incontrare. La croce non è un prodotto della sua falegnameria, così come non è dipesa dalla volontà del Padre, che invece secondo alcuni avrebbe avuto bisogno di sangue per riscattare l’umanità.
È soltanto la coerenza di Gesù che l’ha portato a farsi arrestare, giudicare e condannare a morte. La sua passione - impoverimento ultimo - non è stata altro che una conseguenza della sua fedeltà.
[...] Amo contemplare Gesù nel vangelo. Sceglie sempre la semplicità e la libertà. Ama la vita, i pasti, gli incontri e i banchetti di nozze. La sua povertà consiste nel non poter contare su nulla di proprio a parte le grida degli impoveriti, dei dimenticati, dei non amati, quelli senza voce in capitolo. Con loro e per loro egli va per la sua strada. Proprio perché è libero da se stesso coloro che lo incontrano riscoprono il gusto di semplificare l’esistenza camminando alla sua sequela.
[...] È bello constatare che, non avendo grandi cose da donare, a Gesù restava solo da donare se stesso. La sua fragilità e la scelta della semplicità di vita l’hanno reso più umano. E unificato. Monos.
[...] Posso imparare la castità contemplando Cristo. Non mi stanco di osservare come si accosta ai suoi amici turbati dall’abbandono delle folle dopo la moltiplicazione dei pani: “Volete andarvene anche voi?” (Gv 6,67). Non li trattiene. Non fa promesse. Non cerca di guadagnarsene il favore. Apre uno spazio di libertà. Possono andarsene: lui non serberà rancore. Alla fine scelgono di restare con lui: “Signore, da chi andremo?” (Giovanni 6,68). Qualcosa sussurra nel loro cuore che riceveranno vita in abbondanza da lui rimanendogli accanto.
PER APPROFONDIRE
Saggi
H. Arendt, Vita activa. La condizione umana, Bompiani 2017
Z. Bauman, Vita liquida, Laterza 2005
—, Amore liquido, Laterza 2006
M. Benasayag, Funzionare o esistere?, VeP 2019
Benedetto XVI, Deus caritas est, Lev 2005
N. Bobbio, Elogio della mitezza, il Saggiatore 2014
D. Bonhoeffer, Resistenza e resa, San Paolo 2015
R. Buyse, Un Dio diverso, Qiqajon 2019
I. Calvino, Lezioni americane, Mondadori
M. De Certeau, Mai senza l’altro, Qiqajon 2000
J. d’Ormesson, Un giorno me ne andrò senza aver detto tutto, Clichy 2014
— Il mio canto di speranza, Clichy 2015
— Che cosa strana è il mondo, Clichy 2015
A. Dufourmantelle, La potenza della dolcezza, VeP 2022
Francesco, Laudato si’, Lev 2015
— Fratelli tutti, Lev 2020
Francesco d’Assisi, Fonti francescane, Editrici Francescane 2010
L. Floridi, La quarta rivoluzione. Come l’infosfera sta cambiando il mondo, Raffaello Cortina 2017
E. Fromm, Avere o essere?, Mondadori 2018
— L’arte di amare, Mondadori 2016
M. Foucault, Il coraggio della verità, Feltrinelli, 2011
U. Galimberti, L’ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani, Feltrinelli 2007
— La parola ai giovani. Dialogo con la generazione del nichilismo attivo, Feltrinelli 2018
— Il libro delle emozioni, Feltrinelli 2021
M. Gauchet, Il desiderio del figlio. Una rivoluzione antropologica, VeP 2010
E. Hillesum, Diario 1941-1943, Adelphi 2012
S. L. Della Torre, Dio, Bollati Boringhieri 2020
V. Mancuso, La vita autentica, Raffaello Cortina 2009
M. Marzano, L’amore è tutto: è tutto quello che so dell’amore, Utet 2016
C. M. Martini, Colloqui notturni a Gerusalemme. Sul rischio della fede, Mondadori 2008
J. Moingt, L’umanesimo evangelico, Qiqajon 2015
E. Morin, Cambiamo strada. Le 15 lezioni del coronavirus, Raffaello Cortina 2020
A. Nouis, Lettera a un giovane sulla fede, Qiqajon 2012
V. Paglia, Il crollo del Noi, Laterza 2017
L. Paris, L’erede, Queriniana 2021
S. Petrosino, Lo scandalo dell’imprevedibile. Pensare l’epidemia, Interlinea 2020
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M. Recalcati, Cosa resta del padre? La paternità nell’epoca ipermoderna, Raffaello Cortina 2011
—, Il segreto del figlio. Da Edipo al figlio ritrovato, Feltrinelli 2018
— La legge della parola. Radici bibliche della psicoanalisi, Einaudi 2022
P. Ricoeur, Vivere fino alla morte, Effatà 2008
G. Sartori, Homo videns. Televisione e post-pensiero, Laterza 2007
P. A. Sequeri, La cruna dell’Ego. Uscire dal monoteismo del sé, VeP 2017
— L’iniziazione. Dieci lezioni su nascere e morire, VeP 2022
B. Spinelli, Il soffio del mite, Qiqajon 2012
F. Stoppa, La restituzione. Perché si è rotto il patto tra le generazioni, Feltrinelli 2011
— La costola perduta. Le risorse del femminile e la costruzione dell’umano, VeP 2017
C. Ternynck, La possibilità dell’anima, VeP 2022
H. U. von Balthasar, Il tutto nel frammento, Jaca Book 1990
G. Zanchi, I giorni del nemico. Il grande contagio e altre rivelazioni, VeP 2020
— Qualcosa ci parla. Sussurri e grida tra una tempesta e l’altra, Edb 2021
— Parlare di Dio, credere in Gesù, VeP 2022
L. Zoja, La morte del prossimo, Einaudi 2009
Letteratura
F. Arminio, Studi sull’amore, Einaudi 2022
C. Bobin, L’uomo che cammina, Qiqajon 1998
— Più viva che mai, San Paolo 2010
— Un azzurro che non mente più, Anima Mundi 2021
B. Brecht, Poesie e canzoni, Einaudi 1975
A. Camus, La peste, Bompiani 2017
E. Carrère, Il Regno, Adelphi 2015
E. Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori 2004
F. Dostoevskij, I fratelli Karamazov, Einaudi 2014
K. Follett, Cattiva fede, Edb 2017
C. McCarthy, La strada, Einaudi 2007
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P. Neruda, Per nascere sono nato, Guanda 2008
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M. Pomilio, Il Natale del 1833, Rusconi 1982
M. Onnembo, Il metro del dolore, Mondadori 2022
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J. Saramago, Il vangelo secondo Gesù Cristo, Feltrinelli 2014
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S. Veronesi, Non dirlo. Il vangelo di Marco, Bompiani 2015
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Musica
F. Battiato, Tutto l’universo obbedisce all’amore in "Del suo veloce volo", 2008
Baustelle, La morte non esiste più in "Fantasma", 2013
— Il vangelo di Giovanni in "L’amore e la violenza", 2017
A. Branduardi, Ballo in Fa diesis minore in "La pulce d’acqua", 1977
S. Bersani, Giudizi universali in "Samuele Bersani", 1997
— Sicuro Precariato in "L’aldiquà", 2006
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C. Lolli, Borghesia in "Aspettando Godot", 1972
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— Vedi cara in "Due anni dopo", 1970
— D’amore di morte e di altre sciocchezze, 1996
V. Rossi, Un senso in "Buoni o cattivi", 2004
— Siamo solo noi in "Siamo solo noi" 1981
Film e Serie Tv
Strappare lungo i bordi, di Zerocalcare 2021
Into the Wild, di Sean Penn 2007