Da un'indagine tra gli studenti del Sud alcuni interrogativi e verifiche
Vito Orlando - Marianna Pacucci
(NPG 1993-04-7)
Il rapporto fra i giovani e la Madonna è certamente un campo inesplorato e, per quanto argomento inusuale di ricerca, stimola la curiosità di chi è attento alla realtà e alla sua evoluzione. In verità è tutto il mondo della devozione mariana che sembra vivere attualmente una «nuova stagione».
Mentre tuttavia per gli adulti è possibile parlare di ripresa di un aspetto della fede cristiana un po' in ombra per vari motivi, l'atteggiamento dei giovani di fronte a questo nuovo slancio mariano va verificato attentamente.
Il rapporto fra i giovani e la Madonna acquista nel Sud caratteri particolari, perché la religiosità meridionale ha una forte connotazione mariana: si tratta di un patrimonio religioso-culturale che ha segnato la vita e l'identità delle popolazioni. Che cosa resta nei giovani di questo patrimonio mariano della religiosità meridionale? Quali disponibilità nuove, nei confronti del culto mariano, esprimono i giovani nei loro orientamenti religiosi attuali?
L'idea di attuare un'esplorazione del rapporto fra i giovani e la Madonna nel Sud è maturata in seguito ai risultati di una ricerca effettuata nella diocesi di Molfetta (Bari).
Le perplessità suscitate dai risultati di questa ricerca hanno spinto a fare una verifica allargata a tutta l'area meridionale, scegliendo il contesto urbano in quanto luogo più significativo per cogliere il cambiamento rispetto alla prassi e alla religiosità tradizionali. Il rapporto fra i giovani e la Madonna nel Sud può essere letto e interpretato in modo adeguato solo in riferimento ad alcune caratteristiche della realtà meridionale attuale e all'andamento più complessivo delle dinamiche religiose nel vissuto giovanile.
È importante tener conto di questo contesto ermeneutico per evitare generalizzazioni improprie e per trovare le coordinate giuste nella interpretazione dei risultati.
In questo articolo tuttavia ci accontentiamo di rimandare ad altri studi, anche recenti (sono del resto riflessioni già note), per concentrarci sul tema della ricerca.
Obiettivi della ricerca e ipotesi operative
Alla luce della situazione complessiva, a livello socio-culturale e religioso, abbiamo pensato che una ricerca sul rapporto fra i giovani e la Madonna dovesse anzitutto tendere a conoscere e a interpretare più correttamente una realtà che, sebbene largamente presente nelle dinamiche religiose del Sud, resta del tutto inesplorata.
Volevamo inoltre verificare e comprendere meglio la valorizzazione del culto mariano nelle mediazioni pastorali offerte dalla comunità cristiana. Non riteniamo infatti possibile che un ambito così rilevante, qual è il culto mariano nel Meridione, sfugga completamente ad una ipotesi di bilancio fra bisogni e disponibilità e ad un processo di rinnovamento dei referenti educativi della prassi religiosa. Questo anche al fine di richiamare alcune convergenze di fondo dell'esperienza religiosa meridionale ed evitare tensioni che creano discriminazioni e lacerazioni.
Le prospettive di comprensione e gli obiettivi precisati ci hanno guidato nella formulazione di alcune ipotesi di lavoro, che si sono concretizzate nel modo seguente: l'attenzione alla Vergine registrerebbe, fra i giovani, vari atteggiamenti ricollegabili sia ai tratti della cultura ambientale locale sia all'esperienza delle comunità ecclesiali, sia al processo di crescita culturale e di ricerca di una nuova identità che i giovani stanno vivendo.
È impossibile definire a priori se e in che misura questi differenti stimoli/condizionamenti trovino possibilità di convergenza; è più probabile che essi restino estemporanei, sovrapponendosi solo parzialmente con esiti non prevedibili.
La marginalità o il recupero del rapporto con la Madonna potrebbe inoltre avvenire a partire dalle risposte che i giovani forniscono ad alcune questioni largamente tematizzate nella cultura attuale.
Ciò riguarderebbe principalmente alcuni temi di carattere antropologico (la femminilità, la maternità); argomenti che complessivamente possiamo definire di tipo soteriologico (le mediazioni salvifiche, il rapporto con la storia, ecc.), infine aspetti strettamente legati alla dogmatica cattolica (ad esempio il rapporto tra Maria e Cristo). A mano a mano che si passa dal primo livello a quelli successivi, si dovrebbe verificare, anche fra i giovani meridionali, una progressiva perdita di interesse causata dalla marginalità delle dimensioni strettamente religiose rispetto all'orizzonte culturale complessivo in cui essi formulano la propria identità e orientano la prassi quotidiana.
Per verificare queste ipotesi di lavoro si dovrebbero esplorare l'accettazione o la presa di distanza dei giovani da ciò che le varie agenzie e istituzioni sociali propongono, l'effettiva recezione di questi messaggi e il rischio che restino del tutto inevasi.
Bisognerebbe confrontare inoltre gli atteggiamenti assunti di fronte al culto mariano in genere e in special modo in risposta alle offerte e alle mediazioni delle comunità ecclesiali, l'attenzione ai segni e alle varie forme di presenza e di richiamo mariano (santuari, immagini, brani letterari, opere d'arte).
Dovremmo approfondire anche le concezioni dei giovani su Maria e le funzioni che le assegnano ma, ancor più, il rapporto fra queste e la prassi religiosa concreta, i possibili rapporti che le nuove generazioni delineano e le attese che esprimono collegando questo aspetto della dinamica religiosa al proprio cammino di crescita e di maturazione.[1]
ALCUNI RISULTATI DELLA RICERCA
Non possiamo certo presentare in dettaglio i risultati della ricerca, né riteniamo utile offrire la dimensione quantitativa dei dati. Pensiamo di fare piuttosto un discorso sui dati che aiuti a percepire i problemi e a verificare meglio la situazione complessiva della tematica in questione.
Concezioni e disponibilità mariane dei giovani
Oltre i due terzi dei giovani coinvolti nella ricerca esprimono l'acquisizione e la condivisione di quanto la tradizione educativa e religiosa ambientale ha loro offerto, accettando almeno le immagini più tradizionali di Maria circolanti nella catechesi, nella liturgia, nella pietà ecclesiale. Parrocchia e famiglia sono i principali protagonisti di questo processo, almeno a livello di proposta culturale; nel gruppo domestico non sempre invece si vive attenzione e partecipazione al culto mariano, cosicché per molti giovani già in partenza si profila uno scollamento fra ciò che si crede e ciò che si vive.
A mano a mano che gli effetti della socializzazione religiosa infantile diventano più labili ed affiorano problemi di identificazione e di confronto/inserimento nella comunità ambientale, il riferimento alla figura della Madonna diventa più sfumato anche se, in genere, non cessa di sussistere. A livello culturale però emergono alcune tensioni, che per lo più restano irrisolte anche fra coloro che cercano di vivere attivamente la propria ricerca ed esperienza religiosa. Se restano abbastanza accettati gli attributi che riguardano la Maternità (Madre di Cristo, di Dio, della Chiesa, degli uomini) e la esenzione dal peccato, diviene molto più difficile condividere pienamente l'esperienza umana della Madonna e le funzioni storiche da lei esercitate. La prima difficoltà nasce non solo da una proposta pastorale spesso poco attenta alla dimensione umana che entra in gioco e qualifica l'esperienza del sacro, ma anche dal fatto che, nelle attuali condizioni socio-culturali del Meridione, sonò entrate in crisi le immagini della donna e della madre, che quindi non possono riflettere e veicolare compiutamente l'esperienza della Madonna. Non è un caso che queste identificazioni aggreghino non più di un terzo dei consensi e registrino una particolare flessione proprio fra quei giovani che vivono in modo particolarmente critico il proprio accostarsi e adempiere quei particolari ruoli umani e sociali.
La funzione di mediazione salvifica esercitata dalla Madonna e la sua solidarietà all'umanità appaiono controverse nella percezione di molti, perché queste dimensioni restano isolate dalla piena comprensione del rapporto fra fede e vita, fra religione e storia, e inoltre si inseriscono in una povertà complessiva di valori solidaristici all'interno della cultura ambientale. Per questi condizionamenti una buona parte dei giovani meridionali non riesce ad apprezzare l'esempio offerto da Maria, anche se lo include come elemento secondario nella propria visione religiosa. A livello di concezioni, dunque, vi è disponibilità verso la figura di Maria, ma questa è limitata dalle problematiche della cultura sociale, che rendono troppo parziali le percezioni e le opinioni, poiché non consentono di trasferire compiutamente l'esperienza originale nelle attese e nei bisogni del nostro tempo.
Prassi devozionale dei giovani
Questo impoverimento dell'orizzonte conoscitivo non è però sempre condizionante per la pratica religiosa.
Molti giovani, infatti, anche quando è in crisi la propria fede e la comprensione piena dell'esperienza mariana, continuano a viverne la pratica religiosa.
Ovviamente si tratta di una prassi molto carente nelle sue motivazioni, nelle modalità, negli obiettivi e negli effetti che produce; è importante però rilevare che oltre la metà dei ragazzi meridionali, almeno occasionalmente, vive alcune forme devozionali di tipo ecclesiale (processioni, pellegrinaggi, ecc.) e che un numero maggiore (circa tre su quattro) realizza anche alcune esperienze personali di preghiera.
Questo comportamento denota in ogni modo interesse e coinvolgimento nelle offerte ecclesiali, quindi possibilità di ulteriore attivazione, di confronto, a partire da un cammino educativo più coerente, che potrebbe essere stimolato da chi ha responsabilità pastorali verso i giovani.
I limiti più significativi della prassi devozionale dei giovani meridionali sono i seguenti: la maggior parte dei giovani sceglie preferenzialmente quelle forme di culto che possono essere vissute con modesto impegno e che non coinvolgono l'ordinaria esperienza di vita; sono inoltre quanto meno ambigue le modalità con cui si realizza il dialogo nella preghiera: per molti giovani conta solo il livello emozionale, l'ottenere sicurezza e conforto immediato; l'esperienza del rapporto con Maria apre pochissimi ad un approfondimento religioso serio, a valorizzare la propria identità, a maturare e qualificare il proprio contributo nella Chiesa e nel mondo; per una certa quota di giovani, infine, l'occasione devozionale è un vero e proprio «usa e getta», un momento di ricarica psicologica, talvolta di puro e semplice sfogo dei propri problemi e difficoltà, che non comporta alcuna conseguenza né a livello di comprensione né a livello di conversione della propria esperienza di fede. È evidente che questa prassi giovanile non richiama solamente la superficialità con cui molti giovani guardano all'orizzonte del sacro; sarebbe semplicistico e fuorviante liquidare in blocco la questione giudicando moralisticamente la deresponsabilizzazione giovanile. Se così fosse, non si spiegherebbero i dati che invece alludono ad una ricerca di comprensione della figura della Madonna, alla riscoperta degli autentici valori antropologici della sua esperienza, alla piena fedeltà nell'impegno salvifico da lei esemplificato.
APPARTENENZA AMBIENTALE E RAPPORTO FRA I GIOVANI E LA MADONNA
Per cogliere meglio l'influsso delle situazioni ambientali sugli atteggiamenti e i comportamenti mariani dei giovani, riportiamo in parallelo le situazioni dei contesti rurali e urbani.
Al di là delle distinzioni regionali, il riferimento al contesto di vita presenta elementi significativi di differenziazione, senza tuttavia pensare che si possa parlare di identificazione totale, da parte dei giovani, con modelli precostituiti e riconoscendo invece la condivi- sione di alcune tendenze di fondo. Le loro posizioni presentano alcune mescolanze che indicano come la riflessione dei giovani sulla Madonna sia in una accentuata transizione, che in parte segue le modalità del cambio socio-culturale, in parte procede con ritmi, contenuti, istanze autonome, proprie delle nuove generazioni.
Le differenziazioni e le convergenze di fondo sono presentate in questo quadro sinottico:
Ambiente urbano
• L'erosione delle concezioni e la selezione dei riferimenti, unitariamente ad una maggiore attenzione verso le funzioni di Maria, fanno sì che il ruolo storico sia meglio percepito e condiviso, con una netta rivalutazione della dimensione solidaristica che di quella - pure controversa - della femminilità.
• Il riconoscimento che i giovani sono lontani dalla Madonna per limiti conoscitivi, per disimpegno religioso, per la diversa sensibilità con cui concepiscono l'esperienza devozionale.
• Lo scarso peso della devozione familiare peraltro molto contenuta, condiziona la labilità della pratica personale.
• La trascuratezza verso la propria indifferenza religiosa viene assunta come un dato scontato nelle condizioni contingenti della vita sociale.
Ambiente rurale
• Una complessiva tenuta della adesione ai dogmi mariani, ogni sfaccettatura viene accettata, specialmente quelle che afferiscono la fede e la disponibilità della Madonna a collocarsi nel piano di Dio. In questa visione provvidenzialistica della storia è facile cogliere l'attuale presenza di Maria fra gli uomini con il suo porsi come modello sia umano che religioso.
• L'accentuazione del conformismo alla cultura ambientale nell'accettare o negare la figura di Maria e, conseguentemente, nel condividere la prassi religiosa della comunità sociale.
• La tenuta dei processi della socializzazione infantile, familiare ed ecclesiale, crea ancora una esperienza relazionale e rende fruibili anche i tracciati devozionali tradizionali.
• La consapevolezza di ciò che la presenza o l'assenza della fede in Maria può comportare per la vita quotidiana, consente recuperi comportamentali e danno pieno significato all'esistenza.
Accanto a questi elementi, i risultati relativi alla residenza mettono anche in evidenza come i tracciati esperienziali possano subire deviazioni dalla loro traiettoria modale.
Nell'insieme tuttavia si rileva che le tensioni della cultura locale lasciano il segno sugli atteggiamenti, ma provocando scissione all'interno dell'identità religiosa collettiva, consentono anche, almeno ai più attenti, di realizzare in proprio una elaborazione cognitiva che diviene segno distintivo per la prassi di alcuni segmenti del mondo giovanile.
ALCUNE VERIFICHE INTERPRETATIVE
Non pochi giovani individuano le matrici del disimpegno nella insufficiente socializzazione religiosa di cui devono farsi carico la cultura ambientale e le comunità ecclesiali.
La prima, spesso tributaria delle ambigue suggestioni dei media e del dilagare di una visione del mondo individualistica e materialistica, si è limitata a trasmettere solo alcune immagini stereotipate della Madonna, che avallano un certo modello di donna e di cristiano. Entrati in crisi questi stereotipi, ha rinunciato a proporre questa figura religiosa e ne ha deformato i contenuti e le funzioni secondo prospettive folkloristiche e spettacolari (enfatizzando ad esempio i fenomeni delle apparizioni senza riportarli ad un contesto di fede pienamente vissuta e al sistema di significati esistenziali in cui certe attese trovano realizzazione concreta).
Le comunità ecclesiali, invece, si sono sclerotizzate in forme tradizionali di offerta devozionale, senza cogliere le nuove esigenze giovanili e senza preoccuparsi di sviluppare una catechesi organica che motivava e faceva comprendere il significato profondo dei riti; soprattutto hanno lasciato cadere in disuso fra i giovani la pietà mariana o si sono accontentate di una prassi da self service, perché non si sono volute impegnare in una revisione profonda dell'esperienza religiosa delle nuove generazioni.
Non confrontandosi sulle matrici del malessere giovanile, non ricollegando la crisi religiosa ad una difficoltà più complessiva di identificazione e di integrazione nel tessuto socio-culturale ambientale, le parrocchie, i santuari, tutti i soggetti istituzionali, che potevano utilizzare la pietà mariana come una leva con cui guidare al rinnovamento, si sono lasciati sfuggire un'occasione preziosa per provocare i giovani ad una riflessione più seria su se stessi e sul ruolo della fede nella propria vita.
Di questo i giovani meridionali sono apparsi ben coscienti nel corso dell'inchiesta. La figura di Maria non è «fuori contesto» dall'esperienza attuale, come qualcuno ha scritto nel questionario, ma è elemento qualificante in un'attesa che non si sa correttamente esplicitare e verbalizzare e che, purtroppo non riesce a sintonizzarsi con la prassi pastorale corrente e con la mentalità religiosa di molte comunità ecclesiali del Sud.
NOTE
[1] Per uniformizzare i dati ed estendere l'indagine ad una significativa popolazione giovanile, abbiamo scelto lo strumento del questionario che è stato applicato a circa 2.000 studenti di otto città in quattro regioni del Sud. Le regioni e le città sono le seguenti: Puglia (Bari e Lecce), Basilicata (Potenza e Matera), Campania (Napoli e Salerno), Calabria (Catanzaro e Reggio Calabria). In ogni città sono stati intervistati giovani studenti di scuole diverse: si è scelto preferibilmente cinque classi (dalla prima alla quinta) di liceo (classico o scientifico), cinque di un istituto tecnico (per lo più ragione- ria, e cinque di un istituto professionale (prevalentemente istituto alberghiero).
Pur rivolgendoci a giovani del contesto urbano, nel campione si è avuta una significativa diversificazione di appartenenza sociale e territoriale, e possiamo cogliere quindi anche le distinzioni in riferimento all'appartenenza territoriale.
Nel sottocampione rurale sono più numerosi i maschi che frequentano gli istituti tecnici e professionali, appartenenti a famiglie di contadini, operai, artigiani e commercianti, con un basso livello di istruzione; nel sottocampione urbano prevalgono le ragazze, i più giovani, gli studenti di liceo, con una collocazione sociale piuttosto elevata e un buon patrimonio culturale familiare.
Questa netta diversificazione dei selettori strutturali apparirà chiaramente nei dati e sottolineerà l'incidenza dell'appartenenza territoriale sul tracciato religioso giovanile.
L'attenta rilevazione ed elaborazione dei dati e la sufficiente rappresentatività del campione rendono alquanto attendibili i risultati ottenuti, anche se noi stessi riteniamo di carattere esplorativo la ricerca realizzata.