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    Domenico e Laura ci dicono:

    la santità è possibile!


    Messaggio del Rettor Maggiore ai giovani del MGS (2004)



    Cari Giovani,

    Ancora una volta ho l’opportunità di rivolgermi a voi in occasione della memoria liturgica del nostro Padre Don Bosco.

    1. Il 2004, con il 50° anniversario della canonizzazione di Domenico Savio e il centenario della morte di Laura Vicuña, dichiarata beata da Giovanni Paolo II nel magnifico scenario del Colle Don Bosco nell’anno 1988, diventa per noi una specie di anno giubilare, così come è ricordato e celebrato nella Bibbia: un anno di festa e di gioia, un anno per ricordare la presenza di Dio nella nostra storia, un anno per impegnarci con rinnovato entusiasmo nel cammino di amore verso Dio e verso il prossimo.
    Questo è il senso della strenna che ho offerto a tutta la Famiglia Salesiana e che adesso voglio proporre a voi giovani, in modo particolare: “Vivere la gioia e l’impegno della santità, come misura alta di vita cristiana ordinaria”.
    Domenico e Laura ci dicono: la santità è possibile! Così come quando si va in montagna, la vetta è alta, il cammino talvolta è impervio, la fatica si fa sentire: ma passo dopo passo, la vetta si avvicina e mano a mano che si volge lo sguardo indietro si amplia sempre più l’orizzonte e diventa più profondo e lontano. La costanza, la capacità e l’allenamento al sacrificio, la fedeltà ai piccoli e continui passi del momento, una dose di forza e di testardaggine, con l’incoraggiamento di una buona guida, sono gli strumenti per giungere alla meta.
    Diceva il Papa Giovanni Paolo II, concludendo la celebrazione del centenario della morte di santa Maria Goretti, il 6 luglio 2003: «Marietta – così veniva familiarmente chiamata – ricorda alla gioventù del terzo millennio che la vera felicità esige coraggio e spirito di sacrificio, rifiuto di ogni compromesso con il male e disposizione a pagare di persona, anche con la morte, la fedeltà a Dio e ai suoi comandamenti. Quanto attuale è questo messaggio!».

    2. Se allarghiamo le nostre conoscenze non solo a quelli che già sono stati dichiarati e riconosciuti santi, ma anche ad altri cresciuti alla scuola di Don Bosco, restiamo meravigliati e quasi sorpresi.
    Disponiamo infatti di un patrimonio molto ricco e variegato: partendo dalle figure più note, come quelle di Domenico Savio, Laura Vicuña, Zeffirino Namuncurá, passando per la categoria dei martiri come i cinque giovani polacchi, e giungendo alle figure con aureola come la beata Teresa Bracco, il beato Piergiorgio Frassati e fra poco Alberto Marvelli, o senza aureola ma ugualmente esemplari, come i vari Salvo D’Acquisto, Giacomo Maffei, Sean Devereux, Sigmund Ocasion, Fernando Calò, Ninni Di Leo, Xavier Ribas, Paola Adamo, Flores Roderick, Domenico Zamberletti, Bartolomé Blanco, Petras Pérkumas, Willi De Koster, Cruz Atempa, Renato Scalandri ...
    E di ognuno si potrebbe scegliere un esempio, una parola, un atteggiamento.
    Potremmo fare memoria ancora di Domenico Savio e della sua intrepida decisione e determinazione quando, impressionato dalle parole di Don Bosco sulla possibilità e felicità del farsi santo, fece questa richiesta: “Mi dica come debbo regolarmi per incominciare l’impresa”.
    Rimaniamo sconcertati dalla decisione e forza d’animo di Laura Vicuña, adolescente di 12 anni, che offre la sua vita per la conversione della mamma.
    Così come è degna di ammirazione la voglia di vivere di Ninni di Leo, condannato a morte dalla leucemia, che ammalia i compagni di ospedale con il suo sorriso.
    E come non restare sconcertati dalla spontaneità di Ferdinando Calò che alla domanda: “E se morissi?”, risponde: “Sono pronto, si gioca a calcio in Paradiso, no?”.
    Una giornata si tinge di nuovi colori quando ricordiamo lo sguardo, la sensibilità, l’amore alle cose belle di Paola Adamo, che diceva alle sue amiche: “Se Dio è la sorgente di tutte le cose, solo Lui ci potrà fare davvero felici, non il denaro, il potere, il piacere”.
    Come non entusiasmarsi per il progetto di vita di Xavier Ribas che dice: “Il mio impegno attuale si può riassumere così: operare nei diversi ambienti in cui vivo... conforme alla mia fede... Liberarmi dalle schiavitù è una condizione imprescindibile per realizzare questo; una dedizione quotidiana alla preghiera, che per me consiste nella lettura della Parola di Dio, nel ricordare i fratelli e amici, e una revisione della mia vita o di un fatto”.
    È immerso nell’impegno progressivo come animatore dei suoi gruppi, e tra i suoi compagni di scuola e di quartiere, incoraggiato e stimolato dal suo gruppo di formazione nel Centro giovanile, che lo aiuta a scoprire la chiamata di Gesù, ricorda: “Guardando la mia vita e senza sapere perché, giacché non c’è niente di straordinario in essa, sembra che Dio mi abbia attratto e mi abbia chiamato; da parte mia sto tentando di seguire il cammino nonostante le difficoltà”.
    Come dimenticare la fedeltà di Teresa Bracco all’Eucaristia giornaliera sempre all’alba, la sua devozione alla Madonna attraverso la recita della corona del rosario nel suo lavoro quotidiano di pastorella...? Ed ancora l’eroismo dei cinque giovani oratoriani polacchi martiri, coinvolti nell’animazione dei compagni, legati tra di loro da interesse e progetti personali e sociali, e che insieme nei momenti della prova la vivono con coraggio e fedeltà: “Dio ci ha dato la croce, ci sta dando anche la forza di portarla”.
    E, in ultimo, non possiamo non ricordare gli esempi del volontario Sean Devereux, l’uomo del sorriso luminoso, del coraggio, dell’impegno, della coerenza, che ha dato la sua vita lavorando nell’Africa per aumentare le aspettative e le possibilità della gente, per ridare loro dignità e speranza: “Finché il mio cuore batte, devo fare ciò che penso di poter fare, aiutare cioè quanti sono meno fortunati di noi”.

    3. Davanti a tanti compagni il vocabolo "santità" non deve dunque intimidire, quasi volesse dire vivere un eroismo impossibile, proprio solo di pochi. La santità infatti non è opera nostra, ma è partecipazione gratuita della santità di Dio, quindi è una grazia, un dono prima di essere frutto del nostro sforzo . Santo è la persona che si lascia amare da Gesù, che si affida a Lui nella fede, nella speranza e nell’amore; questa consegna si attua nella vita quotidiana vissuta con amore, serenità, pazienza, gratuità, accettando le prove e le gioie di ogni giorno, con la certezza che tutto ha senso davanti a Dio, che tutto è valido e importante in Lui.

    4. Proprio perché si tratta di un cammino, proprio perché la vetta è alta, ma non irraggiungibile, osservando con attenzione la vita di Domenico Savio e degli altri santi della nostra famiglia, scoprite una proposta di santità capace di formare in voi ragazzi e ragazze che siano “luce del mondo e sale della terra”, “onesti cittadini e buoni cristiani”, “sentinelle del mattino”, insomma “i santi del terzo millennio”.
    Ecco i punti centrali di questa proposta:
    a) Assumere la vita come un dono, sviluppare i suoi aspetti migliori con gratitudine e viverla con gioia.
    Questo vuol dire: avere cura della propria crescita, riconoscendo ciò che il Signore ha depositato in noi di buono e di bello, sviluppandolo con fiducia e perseveranza; convivere con i compagni, condividendo la spontaneità dei momenti di svago, la gioia dell’amicizia, il dinamismo della festa; aprire i cuori all’ottimismo e alla fiducia nella vita, salvata e redenta da Gesù Cristo e amata da Dio.
    b) Fare dell’esperienza di Dio e della sua presenza provvidente, dell’amicizia con Gesù e di una vita che si va conformando a Lui il centro e la colonna vertebrale della propria esistenza.
    Questo suppone di: desiderare e vivere un incontro personale di amicizia con Gesù e con Maria sua Madre, attraverso una preghiera semplice e perseverante, la partecipazione frequente e impegnata ai sacramenti, specialmente l’Eucaristia e la Riconciliazione; approfondire la formazione cristiana, illuminare le situazioni e i problemi della vita con la Parola di Dio, assicurare un impegno costante e generoso di crescita nella vita cristiana; Messaggio MGS 2004 8 vivere l’impegno quotidiano dello studio, del lavoro e della professione, della vita di famiglia, con precisione, competenza e fedeltà, come risposta d’amore al Signore e servizio agli altri.
    c) Aprirsi alla dimensione sociale, al servizio, alla solidarietà, alla carità, e assumere un progetto di vita.
    I giovani educati da Don Bosco col diventare buoni diventavano santamente aggressivi, zelanti, ossia missionari tra i compagni. Don Bosco li incoraggiava a: operare in favore dei compagni nella vita quotidiana, attraverso l’esempio, l’aiuto amichevole per superare le difficoltà, il sostegno dell’ambiente educativo; aprirsi alle grandi prospettive apostoliche della Chiesa e ai bisogni della società (le missioni, la pace, la solidarietà, la costruzione di una nuova civiltà dell’amore), traducendoli in immediate azioni nella situazione e nell’ambiente dove si vive e si opera; promuovere gruppi, associazioni e movimenti in cui diventare protagonisti di una fede impegnata e attenta alla promozione umana e alla trasformazione dell’ambiente; approfondire le proprie motivazioni verso la concretizzazione di un progetto evangelico di vita e d’una scelta vocazionale.

    5. Questo è il cammino che hanno percorso Domenico Savio, Laura Vicuña e tanti altri giovani santi della nostra famiglia che ho ricordato sopra e molti altri che voi conoscete nei vostri ambienti. Vi invito a seguire le loro orme, a fare vostro il programma di vita cristiana offerto da Don Bosco e da essi attuato.
    Voi stessi vi siete così impegnati in occasione del messaggio finale del Forum mondiale del MGS: "Fare della vita di ogni giorno il luogo dell'incontro con Dio nella scoperta della sua presenza nei giovani, soprattutto i più poveri, per giungere a vivere coerentemente la sintesi fede-vita verso opzioni di santità evangelica".
    Coraggio, dunque, camminano insieme con voi una grande moltitudine di compagni e compagne, e in modo particolare Maria Ausiliatrice, la nostra Madre e Maestra; affidate a Lei ogni giorno questo impegno per fare della vostra vita quello che Dio sogna per voi.
    Questo è un augurio e un auspicio per tutti e tutte voi.
    Buona festa di Don Bosco!

    Don Pascual Chávez V.

    Rettor Maggiore

    Roma, 31 gennaio 2004


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