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    Due testi di Paolo VI



    (NPG 1968-03-47)

    La fede comporta un pericolo, un rischio, forse un attentato alla propria tranquillità e alla propria incolumità...
    Oggi tacitamente e intimamente risoluti, come siamo, a non volere fastidi, a non affrontare molestie e danni a causa delle nostre idee, la difficoltà si fa molto grave. Raramente siamo disposti a batterci per dei principi, non legati a immediati interessi; raramente esponiamo la nostra persona al giudizio altrui, tanto meno alle altrui vessazioni; ci piace pensare per conto nostro ciò che non incontra critiche e pericoli; e nella conversazione sociale ci piace facilmente aderire senza sforzo alla opinione pubblica, ovvero ci torna comodo dar ragione al più forte, anche se non è il più ragionevole; facilmente diventiamo gregari e conformisti; ed in fatto di religione non vorremmo mai che essa ci procurasse delle noie; vorremmo anzi spesso una religione che ci mettesse al riparo d'ogni malanno in questa vita e in quella futura. La Chiesa allora, organo della religione, dovrebbe concepirsi come un sistema di assicurazione spirituale, e per di più, se possibile, di qualche utilità temporale. E vogliamo molto spesso essere in sintonia con gli altri; aderiamo facilmente oggi ad un «pensiero di massa».
    Questa tendenza all'adesione a un pensiero comunitario può essere molto buona e molto nociva a seconda che tale pensiero è, o non è, conforme alla verità; e su questo punto la riflessione critica, o la guida d'un magistero saggio può essere molto importante. Ma di solito chiamiamo «rispetto umano» l'istinto ad evitare lo sforzo d'avere un pensiero personale da difendere, e a schivare la responsabilità e l'affermazione delle proprie convinzioni e delle proprie azioni; e questa è una debolezza, talora un'ipocrisia, e qualche volta viltà.

    (Paolo VI, 28.6.1967)


    IL GIOVANE CRISTIANO NON PUÒ VIVERE
    LONTANO E ISOLATO DAI SUOI CONTEMPORANEI

    E questo Ci suggerisce un'altra raccomandazione: vogliate bene a tutti gli altri giovani, della vostra età, dei vostri ambienti di studio o di lavoro, delle vostre città e dei vostri ambienti familiari e sociali. Non vi separate in modo che l'essere voi differenziati e caratterizzati come cattolici vi renda impossibile l'avvicinarli. Vi è un fenomeno di eccentricità e di anticonformismo, di edonismo amorale e gaudente, che sembra porsi alla testa delle correnti giovanili contemporanee; non lo disprezzate, ma non lasciatevi suggestionare, non fate i gregari di forme così decadenti ed antisociali. Guardate piuttosto alle manifestazioni di disinteresse, di coraggio, di servizio, di spirito cristiano, le quali di tanto in tanto erompono con una spontaneità e con un estro eroico e umano in mezzo alla gioventù, e sappiate farle vostre, voi stessi promuoverle, sfidando le difficoltà e le critiche dei paurosi e dei neghittosi; e sia la vostra sanità morale, la vostra allegria, la vostra compattezza, la vostra fede ad assumere la funzione di animare e di rappresentare la vera vita giovanile del nostro tempo.

    (Paolo VI - ai giovani dell'A.C. milanese)


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