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    L’essere naturalmente vocazionale della pastorale giovanile



    Gustavo Cavagnari *

    (NPG 2017-02-40)


    In una visione ampia e articolata, la pastorale giovanile può essere definitiva come quell’azione della comunità cristiana che, attenta alle situazioni dei giovani concreti, si mostra capace di promuovere la loro umanità e riabilitare la loro dignità; annunciare esplicitamente a loro il messaggio evangelico e accompagnare il loro discepolato di Cristo nella Chiesa; formare la loro coscienza morale perché siano in grado di discernere le scelte concrete in verità e rettitudine; abilitarli e coinvolgerli nella missione in modo corresponsabile; e accompagnare il loro discernimento vocazionale in ordine alla costruzione personale e comunitaria del proprio progetto di vita[1].

    Una pastorale giovanile multitask

    Questi compiti sono inscindibili. La pastorale giovanile non solo non potrebbe rinunciare a nessuno di essi ma, volendo essere completa, dovrebbe misurarsi piuttosto con tutti e cinque e da essi prendere le misure per la programmazione della sua azione. Averli uniti entro un unico sguardo d’insieme significa quindi possedere degli elementi preziosi per un’azione ecclesiale che, oltre a tener conto delle reali condizioni dei giovani, riconosce anche le reali esigenze dell’evangelizzazione e della cura pastorale.
    Dal presupposto della loro inseparabilità, si potrebbe dire che il prossimo Sinodo ha fatto la scelta specifica di porre l’accento, nella sua riflessione, sull’ultimo compito, perché la vocazione si presenta come destinazione naturale, punto d’approdo e prospettiva unificante della pastorale giovanile[2]. Per quanto riguarda l’opzione e la maturazione vocazionale, la pastorale giovanile si colloca così, in modo dinamico, accanto ad altre pastorali «sorelle», quali quelle familiare, scolastica o parrocchiale, tra cui si evidenziano collegamenti necessari e provvidenziali[3].

    Una pastorale giovanile a carattere vocazionale

    Accompagnare pastoralmente il processo di discernimento, scelta e progettazione vocazionale è stato diverse volte indicato come un elemento interno e sostanziale dell’azione pastorale con i giovani. Se essa si impegna al loro servizio, è per accompagnarli nel pieno sviluppo della loro esistenza in conformità con il progetto che Dio riserva a ciascuno di loro. «La dimensione vocazionale, pertanto, è parte integrante della pastorale giovanile», la quale «diventa completa ed efficace quando si apre alla dimensione vocazionale»[4].
    Tale collocazione si può comprendere bene a partire dal fatto che i giovani sono particolarmente «sensibili a scoprire la loro vocazione»[5]. La giovinezza è l’epoca in cui le intuizioni e le aspirazioni vocazionali si fanno esplicite, si confrontano a livello critico ed esperienziale, si assumono e traducono in un progetto di vita, si compiono con impegno responsabile[6]. Questo non significa, però, che la gioventù sia l’unico periodo pertinente all’orientamento vocazionale. Infatti, esso ha bisogno di un’attenzione presente in tutte l’età della vita e in tutte le tappe del cammino di fede[7].
    Prima ancora però che possano orientarsi e definirsi per un percorso vocazionale specifico – secondo gli stati di vita “classici”: sacerdozio, vita consacrata o laicale –, i giovani sono chiamati ad operare una scelta comune che sta a monte e giustifica qualsiasi successiva determinazione: quella di seguire Cristo nella Chiesa. La prima vocazione è, appunto, quella a rendere testimonianza a Cristo come membro di una comunità ecclesiale secondo un progetto personale e irripetibile. In questo senso, per l’animazione pastorale, una visione ampia della vocazione è criteriologicamente fondante. Eppure, è precisamente qui che si scopre una specie di debolezza congenita della pastorale giovanile, la quale generosamente mette a disposizione percorsi, strutture e attività, ma non poche volte è incapace di generare cristiani inseriti in, e impegnati con, la vita ecclesiale[8]. In altre parole: la pastorale giovanile si rivela carente in termini di «sostenibilità credente».

    Alcune necessarie conversioni

    Prendendo spunto da quanto papa Francesco dice in Evangelii gaudium, per arrivare ad una pastorale giovanile solidamente vocazionale si dovrebbero attuare alcuni passaggi.

    - Assegnare priorità al tempo piuttosto che allo spazio. Sempre di più, i giovani crescono in famiglie affettive, in contesti di consolidata secolarizzazione, in culture in cui la vocazione si riferisce a una realtà che scaturisce immediatamente dai propri interessi. Secondo i tratti della mentalità postmoderna, le nostre sono società costituite per lo più da soggetti autocentrati, il che comporta una radicale difficoltà a immaginare la vita come donazione; la mentalità comune non va più «verso», per cui il nostro tempo è estremamente povero di capacità progettuale; la visione di futuro è poi compromessa da impedimenti oggettivi e disillusioni soggettive. L’accompagnamento vocazionale non può ridursi perciò a delle occasioni. La odierna caratterizzazione epocale determina delle scelte educative, tra cui quella di lavorare per tempi lunghi. «Senza l’ossessione dei risultati immediati»[9], nel lavoro ecclesiale con i giovani si avverte il bisogno di muoversi da una pastorale di solo svago o di soli eventi a una pastorale di processi, «favorendo itinerari formativi mediante i quali il giovane costruisca un suo progetto di vita»[10].
    - Passare dall’individualismo sterile alla relazionalità feconda. Un’altra condizione per una pastorale giovanile vocazionalmente efficace è l’esistenza di una comunità capace di generare «alla vita di Dio e alla fede cristiana»[11]. Questa generatività sarà possibile a condizione però che ogni comunità faccia perno sulla dimensione relazionale della sua vita e missione, offrendo così ai giovani la possibilità di superare le situazioni di estraneità in cui vivono grazie precisamente alle modalità concrete di comunicazione, di rapporto, di implicazione che vengono maturate dai membri della Chiesa[12].
    - Rinunciare alle urgenze per accompagnare. Se nella comunità ecclesiale tutti dovrebbero avere un ruolo nei confronti dei giovani, è necessario sottolineare l’importanza di poter contare almeno su alcune figure credibili a cui un giovane possa fare riferimento[13]. Ovvero, adulti maturi in grado di essere testimoni di un vissuto e propositori di modalità di vita umana e cristiana[14]. Benché un giovane sia invitato a comunicare con trasparenza quanto riguarda la propria vita, al di là della paura di essere giudicato, questa onestà non sarebbe sufficiente se egli non trovasse una guida capace di essergli accanto, ascoltandolo, intravedendo i punti di forza e di debolezza, e offrendogli consigli ponderati in vista dell’avvio di un itinerario di vita.

    La fede come elemento qualificante

    Chiaramente, tutti questi orientamenti sarebbero superflui se, innanzitutto, le chiese non fossero e si presentassero come vere comunità di credenti. Infatti, è la fede quella che fa scoprire la chiamata[15], si traduce in sequela Christi[16], e marca l’originalità del profilo vocazionale. In questo senso, il tema del Sinodo ha ben individuato quale sia la condizione fondamentale perché i giovani attuino il loro personale discernimento e la loro scelta.


    NOTE

    [1] Cf. R. Sala, La proposta di un’esistenza felice. Per una buona pastorale giovanile, in «La rivista del clero italiano» 97 (2015) 9, 635-648.
    [2] Cf. Congregazioni per l’Educazione Cattolica, le Chiese Orientali e gli Istituti di Vita Consacrata e Società di Vita Apostolica (edd.), Nuove vocazioni per una nuova Europa. Documento finale del Congresso sul tema: «Vocazioni al Sacerdozio e alla Vita Consacrata in Europa», 8 dicembre 1997, Città del Vaticano, LEV 1998, n. 26.
    [3] Cf. A. Cencini, Famiglia, giovani e parrocchia. La scommessa della pastorale unitaria, Milano, Paoline 2004, 3.
    [4] Giovanni Paolo II, Pastorale giovanile e pastorale vocazionale sono complementari. Messaggio per la XXXII Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, 18 ottobre 1994, n. 3, in Insegnamenti XVII/2 (1994), Città del Vaticano, LEV 1996, 505-510: 508.
    [5] V Conferencia General del Episcopado Latinoamericano y del Caribe, Discípulos y misioneros de Jesucristo para que nuestros pueblos en Él tengan vida. Documento conclusivo, 29 junio 2007, Bogotá, CELAM 32008, n. 443.
    [6] Cf. M. Spreafico, La dimensione vocazione nella vita del cristiano, in Istituto di Teologia pastorale della Facoltà di Teologia dell’Università Pontificia Salesiana (ed.), Pastorale giovanile. Sfide, prospettive ed esperienze, Leumann, LDC 2003, 287-300: 296.
    [7] Cf. S. De Pieri, Orientamento vocazionale, in Centro Internazionale Vocazionale Rogate (ed.), Dizionario di pastorale vocazionale, Roma, Rogate 2002, 889-892.
    [8] Cf.r. M. Senter, Of Churches, Youth Groups, and Spiritual Readiness: The Context of the Debate, in M. Senter (ed.), Four Views of Youth Ministry and the Church, Grand Rapids, Youth Specialties 2001, ix-xix: xi.
    [9] Francesco, Evangelii gaudium. Esortazione apostolica sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale, 24 novembre 2013, Bologna, Dehoniane 2013, n. 223.
    [10] Consejo Episcopal Latinoamericano – Sección de Juventud, Civilización del Amor. Proyecto y misión. Orientaciones para una Pastoral Juvenil Latinoamericana, Bogotá, CELAM 22013, 10.
    [11] Conferenza Episcopale Italiana, Incontriamo Gesù. Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia, 29 giugno 2014, Bologna, Dehoniane 2014, n. 47.
    [12] S. Lanza, Famiglia e giovani in un mondo che cambia: quali provocazioni dalla e alla pastorale vocazionale? Testo ricavato dalla registrazione della Relazione fatta dall’Autore al Convegno sul tema: «Favorire un maggiore coordinamento tra la pastorale giovanile, familiare e vocazionale», 2 gennaio 2003.
    [13] Cf. Arcidiocesi di Milano, Progetto di Pastorale Giovanile «Camminava con loro», vol. 2: La comunità cristiana, Milano, Centro Ambrosiano 2011, n. 51.
    [14] Cf. M. Semeraro, Il ministero generativo. Per una pastorale delle relazioni, Bologna, Dehoniane 2016, 104-111.
    [15] Cf. Francesco, Lumen fidei. Lettera enciclica sulla fede, 29 giugno 2013, Bologna, Dehoniane 2013, n. 53.
    [16] Cf. Conferenza Episcopale Italiana, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia. Orientamenti pastorali per il primo decennio del 2000, 29 giugno 2001, Bologna, Dehoniane 2001, n. 51.

    * Docente aggiunto della facoltà di Teologia, Pontificia Università Salesiana


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