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    L’università italiana oggi: dati statistici come opportunità pastorali


    Antonella Marino *

    (NPG 2017-06-11)



    La missione dell’Università moderna è stata da tempo identificata in tre diverse direttrici che si intersecano tra di loro: la didattica, la ricerca e la "terza missione". Didattica e Ricerca appartengono al noto della dimensione universitaria, la terza missione viene tematizzata negli anni ’60 del secolo scorso e contiene in sé tre azioni differenti: il trasferimento tecnologico, l’educazione permanente (per la quale è utilizzato comunemente l’anglismo Continuing Education o Lifelong Learning) e l’impegno sociale (il Public Engagement). A partire da quest’ultima novità che anche nel nostro Paese ha trovato radici solide, l’idea di università che noi tutti abbiamo deve essere soggetta a diverse ristrutturazioni a partire dalle non poche novità introdotte a seguito delle recenti riforme legislative. Prima è opportuno dare qualche dato numerico [1]. In Italia studiano in 96 atenei, circa 1.675.000 studenti. Di questi 248.351 sono considerati fuori sede, cioè provenienti da regioni diverse rispetto alla regione in cui è presente l’ateneo, il 4,2 % stranieri. Le città principali per numero di studenti e atenei sono Roma, Milano e Torino e 56 città hanno almeno un ateneo. A servizio di questo esercito di giovani vi sono in Italia 54.977 docenti universitari e 45.881 persone tra il personale tecnico amministrativo. Gli ultimi dati ci dicono che si iscrivono all’università dopo il conseguimento del diploma il 41,7 % di giovani e di questi pervengono alla laurea il 58%. Di questi trovano lavoro in seguito a laurea triennale il 66%, per la magistrale biennale il 70%, per la magistrale a ciclo unico il 49% entro un anno e in seguito a magistrale biennale l’ 6% e nella magistrale ciclo unico l’87% entro i 5 anni successivi. Stime ci dicono che in realtà avremmo bisogno di un maggior numero di laureati, l’Italia si posiziona infatti oggi al penultimo posto per laureati tra i paesi OCSE.
    A fronte di questi dati l’impegno pastorale della Chiesa italiana e delle Chiese locali può essere decisamente migliore. Presso la Cei esiste una commissione episcopale per l’Educazione, la Scuola e l’Università e un corrispondente Ufficio con una consulta che lo affianca e una sezione di essa che nello specifico si occupa di pastorale universitaria. Esiste una pastorale universitaria ben radicata nelle principali città universitarie, nelle altre città e diocesi che non hanno sul proprio territorio degli atenei è piuttosto debole o quasi del tutto assente come tale. Abbiamo – ma purtroppo spesso solo sulla carta un responsabile di pastorale universitaria per ogni regione ecclesiastica e un centinaio di referenti diocesani – ancora di più sulla carta - e il raccordo con la pastorale giovanile e vocazionale non è sempre continuativo e intenso. A livello legislativo la cappellania universitaria non è riconosciuta ufficialmente come lo è quella ospedaliera, carceraria o delle forze armate. Tuttavia esistono in molte diocesi degli accordi con gli atenei che garantiscono questo servizio, altrove esso è reso in modo informale. La partecipazione dei giovani alla vita universitaria in termini di rappresentanza, associazioni studentesche etc. è piuttosto scarsa. L’elettorato attivo negli organi di governo accademici tra i giovani si attesta intorno al 2% degli aventi diritto, quello passivo è infinitamente più basso. Solitamente in università sono attivi gruppi legati ad associazioni e movimenti e il fatto universitario in quanto tale è poco o nulla esplorato dalle associazioni e dai movimenti giovanili. L’organizzazione attuale degli atenei è autonoma da istituto ad istituto ma, sostanzialmente, si rifà a principi comuni. Tra questi quelli pastoralmente più significativi sono l’appello alla presenza di una comunità accademica, la non discriminazione per orientamento religioso, la chiamata ad una partecipazione attiva da parte degli studenti, l’apertura al territorio per attività di carattere culturale, didattico e di promozione sociale. Gli atenei sono organizzati con una vasta distribuzione di plessi sui territori cittadini, il sistema a campus di matrice anglosassone è presente perlopiù negli atenei relativamente nuovi, ma comunque non diffusamente. Ciò comporta che nelle città universitarie la presenza è frazionata e tocca dunque territori diversi. Il sistema universitario italiano prevede oggi che ci si possa laureare in circa 1300 discipline diverse segno di ampia pluralità culturale, ma anche fonte di grande smarrimento nei giovani rispetto alle scelte in entrata e durante il corso di studi. Il tasso di migrazione da un corso ad un altro è piuttosto elevato per i corsi triennali, attestandosi sul 15%, mentre è fiosiologico per il ciclo unico essendo al 2%.
    L’orientamento diventa così un tema centrale nella vita universitaria. La gran parte dei corsi di laurea, non solo quelli tecnici, si sta trasformando con l’inserimento di tirocini formativi e attività professionalizzanti: vi è dunque una forte richiesta di luoghi ove fare questi tirocini in modo effettivamente formativo, al pari di quanto avviene per l’alternanza scuola lavoro. Rispetto a quanto avviene all’estero, in Italia le meta competenze o competenze trasversali o soft skills non vengono riconosciute ufficialmente né certificate da enti pubblici se non in via sperimentale. Tuttavia è prevedibile che a breve gli atenei si doteranno di strumenti efficaci in questo senso, ne deriverà che attività di volontariato tipiche del mondo giovanile e dei nostri ambienti verranno ulteriormente valorizzate anche in ambito accademico e in vista dell’inserimento nel mondo del lavoro.


    NOTE

    1 I dati numerici riportati si riferiscono alle università pubbliche, non tengono conto delle Facoltà Teologiche o Pontificie e delle Università Cattoliche per la singolare peculiarità che hanno questi istituti in cui le condizioni di esercizio delle attività pastorali sono del tutto particolari. Le considerazione di fondo restano tuttavia valide anche per questi enti.


    * Direttore del nucleo di Valutazione e Qualità del Politecnico di Torino.


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