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    La Sacra Scrittura nel Documento Preparatorio


    Giovani e Bibbia (nella prospettiva del Sinodo dei giovani) /1

    Prima tappa

    Cesare Bissoli

    (NPG 2017-08-44)


    Su “Giovani e Bibbia (o “Bibbia e giovani”) si fa esperienza, si riflette, si scrive. Tanto e da tanto tempo. Questo ci ha portato a conoscere oggi più di ieri anche la difficoltà di stabilire un vero rapporto tra i due elementi, ma insieme sappiamo la precisa volontà di molti responsabili di non emarginare o falsare una relazione non facile e delicata. In quest’ottica si pone lo studio che segue: intende essere un frammento significativo circa l’annuncio della Parola di Dio al giovane di oggi alla luce di un importante evento: il prossimo ’Sinodo dei giovani’ che ha per tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.
    È chiaro che una visione completa si potrà elaborare soltanto quando avremo in mano i risultati finali del Sinodo, dove certamente vi sarà - per quanto sintetico - un riferimento esplicito al nostro argomento. Ma intanto possiamo iniziare la ricerca, legittimati e spinti dalla Lettera di Papa Francesco ai giovani posta in apertura del Documento Preparatorio (DP) [1]. Questo è un autorevole primo testo posto per preparare materiale utile all’Assemblea sinodale. Per un lavoro più definito ci proponiamo un percorso a tappe: il presente articolo esamina la componente biblica nel Documento Preparatorio (DP); in un secondo momento rifletteremo sulle indicazioni che deriveranno dallo Strumento di lavoro; infine una considerazione definitiva su Giovani e Bibbia sarà fatta a Sinodo concluso (badando insieme al dibattito intercorso, alle Proposizioni sinodali e all’Esortazione pontificia).
    Con questa ricerca intendiamo offrire anche un contributo alle domande del Questionario posto a conclusione del DP, dalle quali possiamo arguire motivatamente anche la volontà di conoscere, pur senza nominarla, il ruolo della Bibbia nella progettazione di “esperienze e cammini di pastorale giovanile vocazionale”.

    BIBBIA E GIOVANI IN PAPA FRANCESCO

    Sovente Papa Francesco richiama il valore indispensabile della S. Scrittura, in quanto segno privilegiato della Parola di Dio. Ci limitiamo a ricordare alcuni indicatori emblematici.

    Poniamo come prima l’affermazione più autorevole, in quanto espressa nel documento programmatico Evangelii Gaudium, che fa certamente da riferimento nel prossimo Sinodo.
    - Nel c. III, dopo aver lungamente trattato dell’ “Annuncio del vangelo” nelle varie forme, il Papa conclude con un sintetico, riassuntivo richiamo “Circa la Parola di Dio” (nn. 175-176).
    Eccone il testo, di cui sottolineiamo in particolare il paragrafo secondo (n. 175).
    174. Non solamente l’omelia deve alimentarsi della Parola di Dio. Tutta l’evangelizzazione è fondata su di essa, ascoltata, meditata, vissuta, celebrata e testimoniata. La Sacra Scrittura è fonte dell’evangelizzazione. Pertanto, bisogna formarsi continuamente all’ascolto della Parola. La Chiesa non evangelizza se non si lascia continuamente evangelizzare. È indispensabile che la Parola di Dio «diventi sempre più il cuore di ogni attività ecclesiale». La Parola di Dio ascoltata e celebrata, soprattutto nell’Eucaristia, alimenta e rafforza interiormente i cristiani e li rende capaci di un’autentica testimonianza evangelica nella vita quotidiana. Abbiamo ormai superato quella vecchia contrapposizione tra Parola e Sacramento. La Parola proclamata, viva ed efficace, prepara la recezione del Sacramento, e nel Sacramento tale Parola raggiunge la sua massima efficacia.
    175. Lo studio della Sacra Scrittura dev'essere una porta aperta a tutti i credenti.[*] È fondamentale che la Parola rivelata fecondi radicalmente la catechesi e tutti gli sforzi per trasmettere la fede.[*] L’evangelizzazione richiede la familiarità con la Parola di Dio e questo esige che le diocesi, le parrocchie e tutte le aggregazioni cattoliche propongano uno studio serio e perseverante della Bibbia, come pure ne promuovano la lettura orante personale e comunitaria.[*] Noi non cerchiamo brancolando nel buio, né dobbiamo attendere che Dio ci rivolga la parola, perché realmente « Dio ha parlato, non è più il grande sconosciuto, ma ha mostrato se stesso».[*] Accogliamo il sublime tesoro della Parola rivelata.
    (L'asterisco tra parentsi rimanda a citazioni soprattutto di Benedetto XVI).
    Questo testo va collegato ad originali iniziative del Papa riguardanti la distribuzione della Bibbia (Vangeli) con insistente invito alla lettura [2].

    Quanto fin qui detto riguarda ovviamente anche il mondo giovanile. Ma più direttamente ad esso riportiamo un paio di vivaci interventi, con auto-testimonianze del Papa stesso.
    - Il 31 marzo 2014, Papa Francesco in una intervista ad alcuni giovani belgi, dopo una premessa in cui dichiara essere suo “dovere fare servizio alla inquietudine giovanile”, richiama di continuo il Vangelo (e l’AT, la Bibbia) per definire la sua scelta di ministero (per i poveri).
    Alle domande “Lei dove vede Dio? Come prega?” risponde: “Lo trovo nella lettura della Bibbia, lo trovo nella celebrazione dei Sacramenti, nella preghiera e anche nel mio lavoro cerco di trovarlo, nelle persone, nelle diverse persone… Soprattutto lo trovo nei malati… Tante volte prendo la Bibbia, leggo un po’, poi la lascio e mi lascio guardare dal Signore: quella è l’idea più comune della mia preghiera. Mi lascio guardare da Lui”.
    - Ma è soprattutto in occasione della pubblicazione della nuova Bibbia per i giovani in Germania (ottobre 2015) che papa Francesco nella prefazione descrive in modo molto personale il suo rapporto con la Bibbia, coinvolgendo in questa visione i giovani stessi.
    Scrive il Papa:

    Miei cari e giovani amici:
    se vedeste la mia Bibbia forse non vi colpirebbe molto. È questa la Bibbia del papa? Un vecchio libro logoro! Potreste offrirmene una nuova, una da mille dollari, ma io non la vorrei.
    Amo profondamente la mia vecchia Bibbia, che mi ha accompagnato per metà della mia vita. È stata testimone delle mie più grandi gioie e si è bagnata con le mie lacrime. È il mio tesoro più prezioso. Vivo di lei e per niente al mondo vorrei separarmene.
    Questa Bibbia che avete appena elaborato mi fa un enorme piacere. È colorata, ricca di testimonianze, di testimonianze di santi, di testimonianze di giovani, e fa venire voglia di proseguire a leggere fino all’ultima pagina.
    E poi? E poi la nascondete. Scompare in uno scaffale, dietro la terza fila di libri. Si riempie di polvere. E i vostri figli un giorno la venderanno a un antiquario. No, questo non deve succedere!
    Come se si tenessero delle granate nell’armadio.
    Vorrei dirvi una cosa: oggi ci sono più cristiani perseguitati che nei primi tempi della Chiesa. E perché sono perseguitati? Sono perseguitati perché portano una croce e sono testimoni di Gesù. Vengono processati perché possiedono una Bibbia.
    La Bibbia è un libro estremamente pericoloso. Così pericoloso che in alcuni Paesi si comportano come se avere una Bibbia equivalesse a tenere delle granate nell’armadio.
    Un non cristiano, il Mahatma Gandhi, un giorno ha detto: “Voi cristiani avete nelle vostre mani un libro che contiene abbastanza dinamite da fare a pezzi tutta la civiltà, rovesciare il mondo, fare di questo mondo devastato dalla guerra un mondo in pace. Ma voi agite come se si trattasse solo di un esempio di buona letteratura e nient’altro”.
    Cosa avete tra le mani? Un po’ di letteratura? Delle belle storie antiche? In quel caso, è necessario che diciate ai cristiani che si lasciano imprigionare a causa della loro Bibbia: “Ma siete stupidi! Non è altro che un po’ di letteratura”. No, è attraverso il Verbo di Dio che la Luce è venuta nel mondo e non si spegnerà mai.
    Nella Evangelii Gaudium (n. 175) ho detto: “Noi non cerchiamo brancolando nel buio, né dobbiamo attendere che Dio ci rivolga la parola, perché realmente ‘Dio ha parlato, non è più il grande sconosciuto, ma ha mostrato se stesso’. Accogliamo il sublime tesoro della Parola rivelata”.
    Avete tra le mani qualcosa di divino: un libro che arde come il fuoco! Un libro in cui Dio ci parla.
    Sforzatevi di capire questo: la Bibbia non è lì per essere messa su uno scaffale; è lì perché la prendiate in mano, perché la leggiate spesso, tutti i giorni, da soli o in gruppo. Facendo sport o compere.
    Perché non leggete la Bibbia insieme, in due, tre o quattro? Fuori, nella natura, nel bosco, in spiaggia, di notte alla luce delle candele: farete un’esperienza prodigiosa! Temete forse che una proposta così vi renda ridicoli?
    Leggete attentamente! Non rimanete in superficie come se leggeste un fumetto! Non bisogna mai trattare in modo superficiale la Parola di Dio. Chiedetevi: Cosa dice questo al mio cuore? Cosa mi dice Dio attraverso queste parole? Mi toccano nel profondo delle mie aspirazioni? Cosa devo fare in cambio?
    Solo in questo modo la forza della Parola di Dio può assumere tutta la sua dimensione. Solo così la nostra vita può cambiare, diventare grande e bella.
    Voglio dirvi che io leggo la mia vecchia Bibbia! Spesso la prendo, la leggo un po’, poi la poso e mi lascio guardare dal Signore. Non sono io a guardarlo, è LUI che mi guarda. Sì, LUI è lì. Io Gli lascio posare i suoi occhi su di me. E sento, senza sentimentalismi, sento nel più profondo delle cose quello che mi dice il Signore. A volte Egli non parla. Non sento nulla, solo vuoto, vuoto, vuoto… Ma rimango paziente e aspetto. Leggo e prego. Prego seduto perché mi fa male inginocchiarmi. A volte mi addormento pregando. Ma non succede niente. Sono come un figlio con suo padre, e questo è ciò che conta.
    Volete farmi felice? Leggete la Bibbia!
    Vostro papa Francesco [3].

    LETTERA DI PRESENTAZIONE DEL DOCUMENTO PREPARATORIO (pp. 18-21)

    Dobbiamo fare alcune precisazioni.
    La Lettera esprime pensieri che non si limitano soltanto a questo primo Documento: essa indica una visione generale che fa da ‘bussola’ (è il termine di Benedetto XVI per indicare il rapporto dei giovani con la Bibbia) al cammino sinodale globale diventandone una componente costitutiva.
    In tale ottica il Papa offre utili linee per la comprensione del rapporto suddetto, anche se non lo tematizza formalmente (del resto quanto visto in precedenza ci ha resi consapevoli quanto sia sensibile il Papa al nostro argomento).
    La Lettera si apre con un “Carissimi giovani… ho voluto che foste voi al centro dell’attenzione perché vi porto nel cuore”. A questi destinatari ben specifici Papa Francesco rivolge il suo messaggio imperniandolo su sei citazioni bibliche, il cui commento fa percepire la via che – secondo lui - dovrebbe qualificare la relazione giovani e Scrittura nella prospettiva del Sinodo, munendo così giovani ed educatori di griglie di lettura valide ed efficaci della Parola di Dio.

    Apre il percorso un testo celebre dell’Antico Testamento, che propone la fede come cammino. Sono le parole di Dio ad Abramo: “Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò” (Gen. 12,1). Il Papa le commenta richiamando ai giovani tre significati complementari:
    - “sono parole di un Padre che vi invita a ‘uscire’ per lanciarsi verso un futuro non conosciuto ma portatore di sicure realizzazioni”;
    - non vuol essere però invito ad una “fuga dal mondo”, ma una “provocazione” per andare verso “una terra nuova”, attualizzata come “una società giusta e fraterna che voi (giovani) desiderate profondamente”;
    - ma vi è anche un messaggio assai doloroso che il Papa invia: molti giovani sono “sottoposti al ricatto della violenza e costretti a fuggire dal loro Paese natale”. Il che avviene anche nel popolo di Dio.
    Infatti a tale terribile situazione, il Papa collega un celebre testo-chiave con cui commisurare il rapporto con Dio nei momenti disperati. Ricorda la triste sorte degli ebrei in Egitto: “Il loro (dei giovani) grido sale a Dio, come quello di Israele schiavo dell’oppressione del Faraone” (cfr. Es 2, 23). Il testo biblico aggiunge: “Dio ascoltò il loro lamento, si ricordò della sua alleanza con Abramo…” (Es 2,24).
    Sono così evidenziati, nella figura di Abramo e della liberazione dall’Egitto, due riferimenti privilegiati nel proporre la Bibbia ai giovani.
    Qui Papa Francesco fa un importante passo avanti, chiarendo una precisa condizione perché abbia buon esito il cammino verso il futuro incominciato dal padre Abramo. Si riferisce ad un altrettanto noto testo questa volta tratto dal quarto Vangelo, quello di Giovanni: “Gesù disse un giorno ai discepoli che gli chiedevano: ’Rabbi (…) dove dimori? Egli rispose: ’Venite e vedrete’ (Gv 1,38-39)”. Si evidenziano diverse note:
    - Ciò che conta è incontrare Gesù sapendo che egli rivolge il suo “sguardo” ad ognuno e gli fa invito preciso ad andare con lui. Si palesa chiaramente che sempre nei vangeli l’incontro con Gesù (con Dio) non si restringe a saluti tipo ‘buon giorno, buona sera...’, né si limita a dialoghi dove ognuno sta sulla sua, ma fa comparire il profilo di una “chiamata”, di una vocazione, che si traduce in un “progetto di Dio sulla (propria) vita”.
    - Ma non può essere una sequela automatica, una obbedienza passiva. Sono necessarie delle domande previe che garantiscano una corretta precomprensione, un giusto atteggiamento interiore, che il Papa evoca così: “Carissimi giovani, avete incontrato questo sguardo (di Gesù)? Avete udito questa voce? Avete sentito questo impulso a mettervi in cammino?”. Non si può avere un incontro genuino con la Parola di Dio, che è Gesù in persona, senza avvertire e volere una relazione con lui.
    - La risposta non è facile né spontanea. Il Papa riconosce che i giovani di oggi vivono spesso nel “frastuono e lo stordimento”, ma deve restare salda la certezza che “la chiamata (del Signore) continua a risuonare nel vostro animo per aprirlo alla gioia piena”. Gesù è sempre più forte del suo contrario e ogni giovane viene come sigillato da una chiamata di Dio.
    Non si esiste senza essere e sentirsi chiamati da Lui. E il Gesù dei vangeli ne è il portavoce legittimo.
    - Si badi però ad una condizione imprescindibile. In via normale non si può andare all’incontro con il Signore, ascoltare la sua chiamata, senza “l’accompagnamento di guide esperte “che avviino un “itinerario di discernimento per scoprire il progetto di Dio” su di sé. Con realismo, ben noto nella storia biblica, Papa Francesco ammette “precarietà e caduta” nel cammino vocazionale, ma “Dio ricco di misericordia tende la sua mano per rialzarvi”.
    A questo punto della sua Lettera, Papa Francesco fa come una svolta antropologica di rilevante spessore. Fa argomento della sua Lettera – che dovrà diventare chiave di lettura della Parola di Dio:
    - un motivo, non astratto, ma colto dalla prassi, che egli richiama di continuo quando chiede qualcosa di grande ai giovani. Qui si rendono esplicite diverse connotazioni:
    - “Le cose si possono cambiare” per fare spazio all’umanesimo che viene dal Vangelo, contro l’“ingiustizia, la cultura dello scarto, la globalizzazione dell’indifferenza”.
    - Questo sentimento di protesta (“grido”), che risuona così fortemente nella Scrittura, “nasce dal vostro cuore giovane, sale dal vostro intimo”. Lo conferma il fragoroso “sì” al cambio espresso nella GMG di Cracovia.
    - È saggio e doveroso ricordare “l’inesperienza della vostra giovane età” fonte di timidezza, di paura, tentazione di voltarsi indietro. E qui, citata dal Papa, viene ripresa quanto mai opportuna la figura di Geremia, lui pure alle primi armi, che si sente inadeguato alla sua ‘chiamata’ o vocazione di profeta. Dio lo “incoraggia” fortemente ad andare dove Egli lo invia: “Non aver paura… perché io sono con te per proteggerti (Ger 1,8)”.
    Il Papa porta a termine la sua Lettera chiedendo ai giovani alcune determinazioni che sarebbe facile riscontrare in Geremia, proponendolo così implicitamente modello credibile su cui meditare:
    - Alla scuola di Geremia, va valorizzata la “voglia di cambiamento “e la spinta alla “generosità” proprie dei giovani per costruire “un mondo migliore”.
    - Come in Geremia, vi è la chiamata ad ascoltare le scelte audaci che “lo Spirito suggerisce”, e seguire “la coscienza quando chiede di rischiare per seguire il Maestro”.
    - Nel solco del profeta di Anatot, occorre far sentire “il proprio grido” alla Chiesa (alla comunità, ai pastori), cioè la propria “sensibilità, fede, dubbi ed anche critiche” (4 volte in due capoversi appare il termine ‘gridare’: non è così anche in tanti Salmi, ad es. Sal 22,2-6, in Ger stesso, 20,7s?).
    - Un altro riferimento biblico porta a ricordare che, secondo la finalità del Sinodo, il Papa e i Vescovi vogliono essere (devono essere) “collaboratori della vostra gioia”, come affermava di sé Paolo ai cristiani di Corinto (cfr. 2 Cor 1,24). Gioia che ancora in Geremia trova una presenza profonda nella parte del libro che annuncia la consolazione del popolo di Dio (cfr. cc. 30-45).
    Vi è un’ultima citazione biblica di cui si avvale Papa Francesco nel congedarsi dai giovani, è una citazione quanto mai bella e grande. Si riferisce a Maria di Nazaret. Ad essa affida i giovani e con un tocco di tenerezza sottolinea perché “vi prenda per mano e vi guidi alla gioia”. Essa è “giovane come voi”, guardata da Dio con amore (cfr. Lc 1,48), capace di un “eccomi pieno e generoso” (cfr. Lc 1,38) che reca gioia a chi lo pronuncia. Da quella sua “scelta audace” e non priva di “rischio” è venuto e viene un inaudito, positivo cambiamento alla storia umana.
    Conclusione:
    Qui si chiude la Lettera di Papa Francesco ai giovani, firmata il 13 gennaio 2017. Egli indica le piste di un cammino sinodale, gli elementi costitutivi di una pastorale giovanile. Prende forma e si rende necessaria anche una valida lettura biblica, di cui il Papa offre certe armoniche privilegiate. Chi tratta di Giovani e Bibbia - il Sinodo stesso anzitutto - non può ignorarle, integrandole come anima in un corpo con altre indicazioni.
    Nel seguito immediato del pensiero del Papa si apre il compito di continuare la rilettura biblica nel DP, per quello che dice o che lascia intuire.

    “GIOVANI E BIBBIA” NEL DOCUMENTO PREPARATORIO (pp. 22-75)

    Non possiamo pretendere da un documento quello che non fa parte del suo scopo. Nel caso del Sinodo, il DP non mira a svolgere il rapporto Giovani e Bibbia, ma nemmeno può ignoralo, essendo il tema del Sinodo bisognoso della Parola di Dio che nella Scrittura ha una fonte imprescindibile. Per cui se non viene mai trattato formalmente il nostro tema, salvo una proposta di Lectio divina ai giovani (p. 65), incontriamo una ventina ed oltre di citazioni bibliche che svolgono un ruolo strategico nella presentazione dei contenuti. In questa situazione inventariamo sinteticamente i riferimenti biblici del Documento, espliciti ed impliciti, per abbozzare alla fine il contributo che ne viene sul rapporto Giovani e Bibbia.
    Procediamo linearmente seguendo le tre parti del documento, strutturate sul noto criterio ‘vedere, giudicare ed agire’: la situazione di vita dei giovani di oggi, la proposta formativa, l’azione pastorale.
    Una verità traspare nettamente: il DP riflette intenzionalmente la Lettera del Papa.

    Introduzione (pp. 22-24)

    “Vogliamo essere collaboratori della vostra gioia” (2Cor 1,24) concludeva Papa Francesco nella sua Lettera. Il DP si apre con una intensa citazione giovannea sulla gioia in bocca a Gesù, quanto mai significativa nell’economia di tutto il documento: “Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena (Gv 15,11)”.
    - È un’affermazione strategica che fissa in certo modo l’ordine dei fini del Sinodo: la gioia di Gesù del vangelo esprime “il progetto di Dio per gli uomini e le donne di ogni tempo e dunque anche per tutti i giovani e le giovani del III millennio, nessuno escluso” (p. 22). È una scelta di prospettiva così cara a Papa Francesco (sono nominate a questo proposito le Esortazioni Evangelii Gaudium e Amoris Laetitia), su cui il Sinodo deve muoversi. Interpretiamo bene se diciamo che tale prospettiva di gioia dovrebbe diventare non solo un capitolo del rapporto Giovani e Bibbia ma un “trascendentale”, cioè un fattore ispirativo permanente per ogni argomento.
    Il che non mi pare essere sempre così nei modelli che trattano di tale rapporto.
    - Un secondo richiamo alla Bibbia sgorga dal pensiero - tanto insistito da Papa Francesco - secondo cui i giovani possono indicare “le modalità più efficaci per annunziare la Buona Notizia”, divenire portatori della “voce del Signore” oggi, come già avvenne con Samuele (cfr. 1 Sam 3, 1-21) e Geremia (cfr. 1, 4-10), il profeta Geremia già citato come compagno nel cammino vocazionale (Ger 1,4-29). Ecco un altro dettaglio prospettico nell’incontro dei giovani con il Libro sacro.
    - Ma è soprattutto mettendosi “sulle orme del discepolo amato” che cogliamo - seguendo l’impulso dato da Papa - la prospettiva di fondo che precede intenzionalmente le tre parti: “Offriamo come ispirazione al percorso che inizia un’icona evangelica: Giovanni, l’apostolo che si propone tradizionalmente come “figura esemplare del giovane che sceglie di seguire Gesù” e che è “il discepolo che Gesù amava (Gv 13,23; 19,26;21,7)”. Il Papa nella Lettera si limitava al “Venite e vedrete” (Gv 1,38) del Maestro, ora il racconto è narrato per intero (Gv 1,36-39). Di esso si sottolinea il “coraggio di andare e vedere” per cui nasce un discepolato di profonda intimità con il Maestro: “l’amicizia fedele”, una convivenza quotidiana, un “farsi interrogare e ispirare dalla sue parole, farsi colpire e commuovere dai suoi gesti”. Così appare da tutta la vita di Giovanni. Con ciò ci viene data una costitutiva chiave di lettura di tutto il DP:
    “La figura di Giovanni ci può aiutare a cogliere l’esperienza vocazionale come un processo progressivo di discernimento interiore e di maturazione della fede, che conduce a scoprire la gioia dell’amore e la vita in pienezza nel dono di sé nella partecipazione all’annuncio della Buona Notizia” (p. 26).
    Per quanto interessa il nostro argomento, qui ci viene offerto ben più di un buon esempio biblico. Si potrebbe parlare di una opzione fondamentale da tenere presente per capire e attuare il rapporto Giovani e Bibbia.
    Viene subito da pensare alla scelta del quarto vangelo da parte di Benedetto XVI per presentare Gesù di Nazaret.

    "I giovani nel mondo di oggi" (pp. 27-38)

    È un approccio sociologico alla condizione giovanile in relazione alla fede, con particolare relazione al “discernimento vocazionale”.
    - I riferimenti al Libro sacro sono materialmente inesistenti salvo un richiamo alla “persona di Gesù e la Buona Notizia” (p. 36). Qui dovremmo per sé chiudere il discorso sul rapporto Giovani e Bibbia. Non si può fare ma vi sono potenziali elementi biblici da sviluppare.
    Come elemento di partenza ricordiamo che nella ricerca esegetica oggi più di ieri, un dato biblico (personaggio, evento, pensiero, linguaggio…) viene studiato nel suo contesto storico (cultuale, sociale, letterario…).[4] Nel caso nostro, tale sguardo contestuale viene globalmente richiesto dallo stesso DP quando afferma che “il quadro (della condizione giovanile attuale richiede di essere adattato alle concretezza delle circostanze specifiche”, a livello demografico, di appartenenza religiosa, di genere maschile e femminile… Si rammenta che “la giovinezza è una fase della vita che ciascuna generazione reinterpreta in modo unico e irripetibile” (p. 28). Il rilevamento sociologico viene collegato al “cambio rapido del mondo”, al modo di vivere delle “nuove generazioni” (“la sfida della multiculturalità”, di “condizioni (di vita) di particolare durezza”) e finalmente alle “scelte” (positive) di percorsi che i giovani sono capaci di fare (pp. 28ss.). In tale ottica, emerge un impegno non sempre considerato: la Parola di Dio nel Libro sacro va commisurata sulla realtà del giovane qui ed orale.
    - Proprio in tale ottica meriterebbe approfondire motivi di utile comparazione. Pensiamo alla realtà del cambio storico e teologico, con le relative implicanze nella vita del popolo di Dio in fasi cruciali come la distruzione di Gerusalemme e il ritorno dall’esilio, l’atteggiamento di Gesù verso il giudaismo, il passaggio da Gesù alla chiesa. Un secondo filone di ricerca biblica potrebbe riguardare lo studio della realtà giovanile nella Bibbia (NT), la realtà della famiglia, il fatto educativo, le istituzioni religiose e civili… Non si tratta di dedurre lezioni dalla Scrittura, ma di confrontarsi sul medesimo mestiere di uomo, sui sentimenti, le domande, le scelte e rifiuti, i rapporti interpersonali tra uomo e uomo, tra uomo e Dio. Un punto specifico riguarda gli atteggiamenti dei giovani di fronte alla scelta religiosa (cristiana).
    A proposito di ciò DP propone la pertinenza di un riferimento evangelico:
    “Nella ricerca di percorsi capaci di ridestare il coraggio e gli slanci del cuore non si può non tenere in conto che la persona di Gesù e la Buona Notizia, da lui proclamata continuano ad affascinare molti giovani” (p. 36-39).
    Come abbiamo già visto e vedremo questo riferimento alla persona di Gesù Cristo e del suo vangelo resta l’asse portante del rapporto Giovani e Bibbia.

    “Fede, discernimento, vocazione" (pp. 39-52)

    Siamo nel capitolo della proposta cristiana. È ovvio riscontrare qui maggiori riferimenti alla Bibbia, ma quello che più conta è tenere sempre presente l’ottica entro cui tali citazioni vengono fatte: quale Bibbia per quale giovane. Ciò è detto esplicitamente fin dall’inizio, in stretta corrispondenza alla condizione giovanile diagnosticata in precedenza: “La Chiesa vuole (…) che la loro vita (di giovani) sia esperienza buona, che non si perdano su strade di violenza o di morte, che la delusione non li imprigioni nella alienazione…” (p. 39). Ciò richiede un “accompagnamento” di adulti credenti, che vuol dire gente capace di “prendersi cura con tenerezza” di ogni giovane. E qui è richiamata esplicitamente la figura di Giuseppe di Nazaret, non come semplice citazione, ma come icona esemplare nella cura delle persone (Gesù, Maria) di cui si era preso carico (p. 40). Con maggiore specificità questo “prendersi cura” viene concretizzato in quattro compiti per l’animatore, in cui il riferimento alla Sacra Scrittura, affermato in modo esplicito o implicito, appare sempre necessario e congruo alla condizione giovanile: proporre una fede-vocazione, esercitare il criterio del discernimento, presentare i percorsi di vita determinati dal binomio vocazione e missione, rendersi capaci dell’arte dell’accompagnamento.

    - La fede ai e per i giovani come vocazione (pp. 41-43)
    La necessaria proposta di fede non può ridursi a indicazioni generiche, di taglio dottrinale. Sono connotati questi tratti, che invocano di per sé largo spazio della Bibbia:
    * “La fede (è) partecipazione al modo di vedere di Gesù”.
    * “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi…” (Gv 15,16-17): una corretta esegesi del testo giovanneo nell’Ultima Cena porta a mettere in luce che la fede è “vocazione alla gioia e all’amore, appello fondamentale che Dio pone nel cuore di ogni giovane perché possa portare frutto”, “dono dall’alto e risposta nel sentirsi scelti e amati”, il che fa “scoprire una grande chiamata, la vocazione all’amore affidabile” (di Dio).
    * “La Bibbia presenta numerosi racconti di vocazione e di risposta di giovani”: la loro esegesi è bene condotta se mostra nei chiamati la “coscienza pur graduale del progetto di amore appassionato che Dio ha per ciascuno, fin dalla creazione del mondo”, mondo che va inteso come “luogo ‘buono’, ordito di reazioni cui affidarsi”.
    * Connotato della fede è di farsi “sfida che interpella la comunità”, qui biblicamente asserita così: “Credere significa mettersi in ascolto dello Spirito e in dialogo con la Parola che è via, verità e vita (cfr. Gv 14,6)”.
    Ciò richiede pienezza di intelligenza e di affettività, affinché la fede si incarni nel quotidiano, coinvolga la coscienza personale, si faccia sentire nei momenti di sofferenza e di gioia, mettendo in guardia da attaccamento malsano alle cose, come testimonia la tristezza del giovane ricco (cfr. Mc 10,17-22).

    - “Il dono del discernimento” è detto attuarsi in “tre verbi” attinti da Evangelii Gaudium 51: “riconoscere, interpretare, scegliere” (pp. 43-48). Sono concetti elaborati nella modernità. Ma hanno radici antiche nella storia della Chiesa e prima ancora nella Parola di Dio nelle Scrittura. Qui il DP, anche se non mette alcuna citazione, pratica i tipici passi dell’ermeneutica biblica che può svolgersi in due movimenti: partendo dall’esegesi del testo sacro si arriva alla sua attualizzazione ed attuazione nella prassi; oppure partendo da tematiche non bibliche si arriva alla loro fondazione nella Scrittura. IL DP coniuga insieme le due vie.
    Più specificamente nelle fonti bibliche (evangeliche) è possibile determinare il profilo di ciò che si intende per discernimento, più precisamente per discernimento vocazionale in senso lato. Ciò si compie alla luce dei racconti di vocazione già ricordati, e - sempre con riferimento al Libro sacro - si può arrivare a determinare il significato dei tre verbi sopra ricordati come propri del discernimento della Parola di Dio nella storia della salvezza.
    - I “percorsi di vocazione e missione” (pp. 48-50) stanno ad indicare che “il discernimento vocazionale non si compie in un atto puntuale”, richiede un sviluppo di maturazione progressiva. E qui sono citati come motivazione probante due grandi testimonianze bibliche: “il cammino progressivo e non senza passi falsi” di Abramo e Sara (Gen. 12,1); il progresso di Maria “nella consapevolezza” della propria vocazione, grazie alla “meditazione sulle parole che ascolta” (cfr. Lc 2,50-51).
    Affermando che vocazione vuole missione, si fa il riferimento preciso alla Scrittura: si deve “percorrere la via della croce, sulle orme di Gesù in camino verso Gerusalemme (cfr. Lc 9,51) per offrire la propria vita per l’umanità”. L’inflessione operativa è aperta e forte: “La persona rinuncia a occupare il centro della scena con i propri bisogni, per accogliere il progetto di Dio”.
    Non dunque “ricerca della propria autorealizzazione narcisista” ma “vivere la propria esistenza nella logica del generoso dono di sé”. Di qui il contatto cercato con la povertà.
    Sappiamo bene che su tutti questi punti Luca nel suo vangelo offre un percorso esemplare.

    - L’accompagnamento (pp. 50-52)
    Questo compito era già stato richiamato da Papa Francesco per una efficace cura dei giovani, e ritornerà nella parte successiva. Ora viene detto che si realizza grazie allo “Spirito di Dio”, per cui l’accompagnatore è definito “guida spirituale” che “rinvia la persona al Signore e prepara il terreno all’incontro con Lui”.
    Incontro con Gesù Cristo: è un costrutto biblico oggi quanto mai sottolineato e rimarcato dal DP. Già la citazione di Gv 3,29-30 qualifica l’incontro come tenero rapporto “tra sposo e sposa” grazie all’intervento dell’“amico dello sposo”, l’accompagnatore appunto. Poi si apre la più vasta panoramica biblica presente nel DP.
    Riportiamo il testo.
    «I brani evangelici che narrano l’incontro di Gesù con le persone del suo tempo mettono in luce alcuni elementi che ci aiutano a tracciare il profilo ideale di chi accompagna un giovane nel discernimento vocazionale: lo sguardo amorevole (la vocazione dei primi discepoli, cfr. Gv 1,35 - 51); la parola autorevole (l’insegnamento nella sinagoga di Cafarnao, cfr. Lc 4,32); la capacità di “farsi prossimo” (la parabola del buon samaritano, cfr. Lc 10, 2-37); la scelta di “camminare accanto” (i discepoli di Emmaus, cfr. Lc 24,13-35); la testimonianza di autenticità, senza paura di andare contro i pregiudizi più diffusi (la lavanda dei piedi nell’ultima cena, cfr. Gv 13,1-20)».
    Alla Chiesa la citazione di 2Cor 1,24, rammenta “la chiamata a collaborare alla gioia dei giovani piuttosto che tentare di impadronirsi della loro fede”.
    Possiamo dire che qui ci imbattiamo nella caratterizzazione più grande e dunque nel contenuto primario del rapporto Giovani e Bibbia,

    L'azione pastorale (pp. 53-66)

    Per quello che riguarda il nostro tema Giovani e Bibbia, apparentemente non vi è rapporto: mancano rimandi alla Bibbia, salvo cinque citazioni finali riferite alla persona di Maria di Nazaret. Però la Bibbia, come la filigrana in una moneta, fa da sfondo motivazionale che spinge ad indicazioni operative. Il che sottolinea che l’incontro Giovani e Bibbia non può ridursi ad un livello speculativo o contemplativo, ma deve sfociare in scelte ed esperienze concrete di vita, nella Bibbia in pratica. Con il linguaggio dell’ermeneutica, si deve affrontare il duplice momento dell’attualizzazione ed attuazione della Parola del Libro Sacro.
    Ecco fin dall’inizio una affermazione sintetica che fa da guida: compito della Chiesa è “accompagnare i giovani ad accogliere la chiamata alla gioia del Vangelo” soprattutto in un tempo segnato dalla precarietà.
    Si noti ancora una volta il ritornello ben noto che unisce gioia e vangelo.
    Da qui discendono diversi impegni biblicamente ispirati.

    - “Camminare con i giovani” (pp. 53-56)
    Importa “incontrare (i giovani) lì dove sono, adeguandosi ai loro tempi e ai loro ritmi”, aiutandoli “nella loro fatica a decifrare la realtà in cui vivono e a trasformare l’annuncio ricevuto in gesti e parole”. Ne scaturisce uno specifico itinerario biblico che non si limita alla celebrazione domenicale della Eucaristia e nemmeno al camino dell’iniziazione, ma, sempre secondo le parole di Papa Francesco, tiene conto che “la pastorale vocazionale è imparare lo stile di Gesù, che passa nei luoghi della vita quotidiana, si ferma senza fretta e guardando i fratelli con misericordia, li conduce all’incontro con Dio Padre”. Il modo poi con cui “Gesù incontra le persone del suo tempo” si coniuga con tre verbi: “uscire, vedere, chiamare”. Merita riportare quanto viene detto in proposito: [5]
    Lo stile di Gesù nel vangelo è visto esprimersi di preferenza sotto forma di incontro con le persone. Per questa via sono sollecitate precise scelte bibliche nel trattare di Giovani e Bibbia.
    - Quanto ai Soggetti formativi (comunità, figure di riferimento come genitori e famiglia, insegnanti e altre figure educative) non sono dati riferimenti biblici espliciti, che pure si potrebbero dare.
    Raccogliamo anzitutto il noto ritornello a testimoniare “la vita buona del Vangelo e la gioia che ne scaturisce” (p. 57), poi sarebbe facile dimostrare la connessione al Libro sacro del richiamo ai genitori di “esprimere ogni giorno la cura di Dio per ogni essere umano nell’amore” (p. 59), come pure l’azione pastorale a formare i giovani ad “accogliere il dono di Dio nella propria esistenza” (p. 62). Si noterà che ritornano le indicazioni date in precedenza sul “camminare” con i giovani.
    - Circa i Luoghi o ambiti di vita, vale lo stesso criterio ora detto. Merita ricordare il cenno biblicamente quanto mai intenso di “ascoltare i poveri”, “occasione concreta di incontro con il Signore” (p. 61; cfr. p. 62). Già il solo nominare la formazione all’ “impegno sociale” (p. 60) evoca oggi più di ieri una vera e propria teologia biblica da non disattendere.
    - Trattando degli Strumenti della pastorale giovanile, con il linguaggio oggi esigito, si parla di “cura educativa e di percorsi di evangelizzazione”. Compaiono preziosi riferimenti alla Scrittura, da perseguire con itinerari biblici adeguati. Ne evidenziamo tre:
    * spiegare ciò che significano “evangelizzazione ed educazione”;
    * ricordare “la sfida per le comunità di risultare accoglienti per tutti, seguendo Gesù che sapeva parlare con giudei e samaritani, con pagani di cultura greca e occupanti romani, cogliendo il desiderio profondo di ciascuno di loro”;
    * tenere ben presente che “non c è discernimento senza coltivare la familiarità con il Signore e il dialogo con la sua Parola. In particolare la Lectio divina è un metodo prezioso che la tradizione della Chiesa ci consegna”. Essa entra a fare parte delle “occasioni per assaporare il valore del silenzio e della contemplazione e formare alla rilettura delle proprie esperienze e all’ascolto della coscienza” (pp. 65).
    Qui il sevizio che può e deve rendere la Bibbia come Parola di Dio è tanto evidente quanto ricco di possibilità, ma anche esigente la formazione dell’accompagnatore, in particolare a riguardo della Lectio divina su misura giovanile. Ci viene alla mente l’esempio indimenticabile del Card. Martini!
    Maria di Nazaret chiude il DP, ma tiene aperto il “percorso in cui la Chiesa si interroga su come accompagnare i giovani ad accogliere la chiamata alla gioia dell’amore e alla vita in pienezza”. La risposta migliore è Maria, in quanto “per prima ha computo questo cammino” (p. 65). Ciò avviene perché “la giovane donna di Nazareth, in ogni tappa della sua esistenza accoglie la Parola di Dio e la conserva, meditandola nel suo cuore” (cfr. Lc 2.19).
    Riportiamo l’intero passo di teologia biblica mariana, modello esemplare di come impostare il rapporto Giovani e Bibbia.
    «Ciascun giovane può scoprire nella vita di Maria lo stile dell’ascolto, il coraggio della fede, la profondità del discernimento e la dedizione al servizio (cfr. Lc 1,39-45). Nella sua “piccolezza”, la Vergine promessa sposa a Giuseppe, sperimenta la debolezza e la fatica di comprendere la misteriosa volontà di Dio (cfr. Lc 1,34). Anche Lei è chiamata a vivere l’esodo da se stessa e dai suoi progetti, imparando ad affidarsi e a confidare. Facendo memoria delle «grandi cose» che l’Onnipotente ha compiuto in Lei (cfr. Lc 1,49), la Vergine non si sente sola, ma pienamente amata e sostenuta dal Non temere dell’angelo (cfr. Lc 1,30). Nella consapevolezza che Dio è con Lei, Maria schiude il suo cuore all’Eccomi e inaugura così la strada del Vangelo (cfr. Lc 1,38). Donna dell’intercessione (cfr. Gv 2,3), di fronte alla croce del Figlio, unita al «discepolo amato», accoglie nuovamente la chiamata ad essere feconda e a generare vita nella storia degli uomini. Nei suoi occhi ogni giovane può riscoprire la bellezza del discernimento, nel suo cuore può sperimentare la tenerezza dell’intimità e il coraggio della testimonianza e della missione». (pp. 65-66)

    Appendice

    Un allargamento ‘biblico’ del Questionario

    Questo per diverse sue domande resta aperto anche ad una indagine sul nostro argomento.
    - Così alla domanda 9 si può domandare se e come l’uso della Bibbia contribuisce alla formazione e al discernimento vocazionale da parte delle diverse istituzioni formative.
    - Alla domanda 12, se e come nella progettazione di esperienze e cammini di pastorale giovanile vocazionale la Sacra Scrittura viene valorizzata.
    - La stessa richiesta può essere fatta per la domanda 14 quanto alla Bibbia nella formazione degli accompagnatori vocazionali,
    Più globalmente si può invitare gli operatori di pastorale giovanile, magari insieme con il gruppo giovani, a rispondere a queste domande:
    - vengono realizzati ‘incontri Giovani e Bibbia’? in che occasione?
    - come sono organizzati (tempi, luoghi, contenuti, strutturazione)?
    - quali ingredienti li rendono fattibili e graditi? O il suo contrario?
    - si avverte il bisogno di qualche aiuto?
    - si ritiene utile che se ne tratti nel Sinodo dei giovani?

    CONCLUSIONE

    Ricordando che anche il DP entra a far parte della documentazione ufficiale del Sinodo, può avere una sua utilità cogliere e sviluppare le indicazioni che sono in esso presenti. È tra l’altro una forma di partecipazione al Questionario annesso. Come già detto, noi richiamiamo l’attenzione su una componente fondamentale di ogni esposizione cristiana: la componente biblica, intesa come Parola di Dio attestata nella Sacra Scrittura. Di qui il filo-guida: quale Bibbia per i giovani nel DP?
    A seguito dell’analisi compiuta, proponiamo le seguenti riflessioni conclusive.
    * Un incontro tra Giovani e Bibbia può comprendere elementi diversi e dunque impostazioni più varie. Resta vero che in questo primo documento per il Sinodo viene in luce un profilo specifico, da mantenere e da integrare là dove è necessario.
    * Nel DP il riferimento alla Bibbia non è centrale, ma c’è. Come abbiamo fatto cenno, è paragonabile alla filigrana di una moneta: è necessariamente presente per dare valore alla moneta, anche se materialmente non appare visibile. Nel caso nostro vi sono delle citazioni esplicite che permettono di cogliere un implicito contatto biblico giovanile con tratti caratterizzanti specifici che ora enumeriamo.
    * Dalla Lettera di inizio del DP, riceviamo da Papa Francesco delle indicazioni chiare e intense sul nostro argomento che sottolineano una dimensione antropologica pedagogicamente tradotta, e dunque la necessità di una dinamica ermeneutica, elementi fatti oggi oggetto centrale nello studio e condivisione del Libro Sacro[6].
    * Questo significa che appare più consono parlare di rapporto dei giovani con la Bibbia, e non il contrario, perché si richiede un cammino di “conversione” che porta alla scoperta (conoscenza, stima, esperienza) della Bibbia nella sua globalità di Parola di Dio incarnata nella vicenda di uomini, dei giovani stessi[7]. Concretamente, non è adeguato il percorso di proporre la Bibbia ai giovani deduttivamente, cui arriderebbe un successo assicurato a priori, ma nella prospettiva di vedere e capire come i giovani vedono la Bibbia, il che dipende da come vedono, attendono e vogliono dalla vita.
    * Ebbene dall’esame del DP - iniziando dalla Lettera di Papa Francesco - sembrano chiedere attenzione primaria questi elementi qui richiamati semplicemente.
    - Risultato immancabile e criterio di verifica dell’esperienza biblica giovanile: apportare “la gioia del Vangelo” che sgorga dalla grazia della Parola di Dio e delle risorse che Dio ha posto in ogni giovane.
    - La categoria dell’“incontro” è quella più adeguata, il che significa confronto, dialogo, maturazione tra persone, giovane ed accompagnatore. Il discernimento (vocazionale) è fattore necessario di mediazione tra la Parola e la vita. Come pure è imprescindibile una testimonianza di credibilità di chi si fa carico del servizio formativo.
    - Paradigma insostituibile di “incontro” sono gli incontri di Gesù nel Vangelo, il suo stile di atteggiarsi con le persone che incontrava nell’amicizia, nella libertà, e perciò nella verità.
    - Va precisato che l’incontro con Gesù comportava e comporta una chiamata a decidere ultimamente sulla propria vita e sulla relazione con Gesù (con Dio).
    - In questa progettualità (tale mira ad essere l’incontro Giovani e Bibbia) sono richiamati elementi biblici da valorizzare con priorità: il vangelo secondo Giovanni, le storie di vocazione dell’AT e NT, di Geremia in particolare, la testimonianza vivente di Maria di Nazaret.
    - Da tutto questo, può, anzi deve essere scelta operativa privilegiata (come la Lectio Divina) sostare lungamente sulla vita di Gesù nei vangeli e di lì passare all’ AT e al resto del NT.
    - Va realizzato l’invito espresso spesso da Papa Francesco: possedere un vangelo (una Bibbia) e leggerlo spesso come si fa con il proprio cellulare.


    NOTE

    [1] Non avendo il Documento una numerazione per paragrafi, qui viene citata la pagina secondo questa edizione: Sinodo dei Vescovi – XV Assemblea Generale Ordinaria (presentazione di R. Sala – Riflessioni di E. Castellucci e N. Dal Molin), I giovani, la fede e il discernimento vocazionale, Elledici, Torino 2017.
    [2] - Così il 5 marzo 2017, prima domenica di Quaresima, esorta a “prendere confidenza con la Bibbia: leggerla spesso, meditarla, assimilarla. La Bibbia contiene la Parola di Dio, che è sempre attuale ed efficace”. E qui il Papa ne uscì con un paragone celebre. Facendo riferimento all’uso tanto abituale dei nuovi mezzi di comunicazione, chiese: “Cosa succederebbe se trattassimo la Bibbia come trattiamo il nostro cellulare?” (Prima domenica di quaresima 5 marzo 2017).
    - In precedenza all’inizio del Sinodo sulla famiglia aveva elogiato i religiosi Paolini per aver dato una Bibbia ad ogni famiglia, con il commento: “Non per metterla in uno scaffale, ma per tenerla a portata di mano, per leggerla spesso, ogni giorno sia individualmente che insieme, marito e moglie, genitori e figli, magari la sera, specialmente la domenica” (6 ottobre 2014).
    - Nello stesso anno il Papa aveva invitato più volte ad avere un vangelo tascabile e ne fa pervenire una copia a tutti i pellegrini in udienza: “Avvicinateci e prendete il vangelo e leggetelo ogni giorno: è Gesù che vi parla (…). Si può portare con sé la Bibbia intera in un telefonino, in un tablet. L’importante è leggere la Parola di Dio, con tutti i mezzi, e accoglierla con il cuore aperto. Allora il buon seme porta frutto” (5 aprile 2014). Successivamente (nel 12 marzo del 2016) vi è un’altra distribuzione del vangelo a cura delle Acli e della Federazione anziani e pensionati.
    - L’esortazione alla Scrittura non finisce qui. La Congregazione dei Paolini, ha fissato la domenica 24 settembre 2017 come domenica della Bibbia, intendendo così rispondere a quanto è stato richiesto da papa Francesco nella lettera apostolica Misericordia et misera firmata a conclusione dell’Anno Santo della misericordia (20 novembre 2016): «Sarebbe opportuno che ogni comunità, in una domenica dell’Anno liturgico, potesse rinnovare l’impegno per la diffusione, la conoscenza e l’approfondimento della Sacra Scrittura: una domenica dedicata interamente alla Parola di Dio, per comprendere l’inesauribile ricchezza che proviene da quel dialogo costante di Dio con il suo popolo».
    [3] Data la piena pertinenza, merita citare il predecessore Benedetto XVI che afferma ripetutamente la bontà del rapporto tra Giovani e Bibbia. È un’affermazione espressa a conclusione della Giornata Mondiale della Gioventù a Monaco (2006): “Cari giovani, vi esorto ad acquistare dimestichezza con la Bibbia, a tenerla a portata di mano, perché sia per voi come una bussola che indica la strada da seguire”. Il pensiero viene riportato rafforzato in Verbum Domini, n. 104.
    [4] Si pensi a questo proposito in modo particolare allo studio approfondito di tre argomenti: la genesi del Pentateuco, la vita di Gesù del contesto giudaico, le origini della Chiesa nel mondo giudaico e pagano.
    [5] “Uscire verso il mondo dei giovani richiede la disponibilità a passare del tempo con loro, ad ascoltare le loro storie, le loro gioie e speranze, le loro tristezze e angosce, per condividerle: è questa la strada per inculturare il Vangelo ed evangelizzare ogni cultura, anche quella giovanile. Quando i Vangeli narrano gli incontri di Gesù con gli uomini e le donne del suo tempo, evidenziano proprio la sua capacità di fermarsi insieme a loro e il fascino che percepisce chi ne incrocia lo sguardo. È questo lo sguardo di ogni autentico pastore, capace di vedere nella profondità del cuore senza risultare invadente o minaccioso; è il vero sguardo del discernimento, che non vuole impossessarsi della coscienza altrui né predeterminare il percorso della grazia di Dio a partire dai propri schemi. Nei racconti evangelici lo sguardo di amore di Gesù si trasforma in una parola, che è una chiamata a una novità da accogliere, esplorare e costruire… e incontrare la gioia del Vangelo” (pp. 55-56).
    Aggiungiamo - per la loro incisività - le parole di Papa Francesco a membri del Celam nella sua visita in Colombia invitandoli a tener conto del percorso del Signore fra la gente: “Mentre cammina, incontra; quando incontra, si avvicina; quando si avvicina, parla; quando parla, tocca col suo potere; quando tocca, cura e salva” (8 settembre 2017).
    [6] A conferma di ciò riportiamo recenti battute di Papa Francesco rivolte ai giovani:” Gesù, attraverso tutto il Vangelo, in tutti gli incontri che gli capitano lungo la strada, appare come un “incendiario” dei cuori. Da qui quella sua domanda che cerca di far emergere il desiderio di vita e di felicità che ogni giovane si porta dentro: “che cosa cerchi?”. Anche io vorrei oggi domandare ai giovani che sono qui in piazza e a quelli che ascoltano per i media: “Tu, che sei giovane, che cosa cerchi? Che cosa cerchi nel tuo cuore?” (Udienza 30 agosto 2017).
    [7] Allo stato attuale non si può essere contenti per più motivi: per tantissimi giovani anche cristiani quello della Bibbia è un mondo ignorato (insignificante) o quasi; si propongono itinerari deficitari su uno dei tre elementi interferenti: la Bibbia è colta in maniera esegetica scorretta e soprattutto non compresa come Parola di Dio; marginalità del soggetto partecipe dell’incontro; noncuranza del contesto reale di vita dei giovani destinatari.


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